Padre Girolamo Maria Biasi: unito al sacrificio di Gesù, amico di san Massimiliano Kolbe
Una fotografia del Servo di Dio Girolamo Maria Biasi da ragazzo (fonte) |
Chi è?
Arcangelo
Biasi nacque a Sfruz (TN) il 7 dicembre 1897. Dopo un’infanzia serena, vissuta
tra le montagne della Val di Non, entrò a dodici anni nel collegio dei Frati
Minori Conventuali a Camposampiero (PD). Il 4 ottobre 1915 assunse, con la
professione religiosa, il nome di fra Girolamo.
Inviato
a Roma per approfondire gli studi teologici, conobbe un giovane confratello
polacco, Massimiliano Kolbe. Insieme a lui e ad altri cinque compagni costituì
il primo nucleo della nascente Milizia dell’Immacolata, che aveva e ha tuttora lo
scopo di ricondurre le anime a Dio per mezzo della Vergine Maria.
Il
suo desiderio di diventare sacerdote fu temporaneamente arrestato dall’insorgere
della tubercolosi, che gli fece interrompere gli studi. Dopo mesi di attesa,
ricevette infine l’ordinazione il 16 luglio 1922.
Costretto
a spostarsi da un ospedale all’altro, spesso non poteva nemmeno celebrare la
Messa o pregare il Breviario per il peggioramento della salute, ma viveva la
sua offerta come parte del Sacrificio Eucaristico. Morì all’ospedale di
Camposampiero il 20 giugno 1929.
La
fase diocesana della sua Causa di beatificazione è durata dal 1999 al 2000,
presso la Diocesi di Treviso. I suoi resti mortali riposano nella navata destra
della chiesa della Visione a Camposampiero.
Cosa c’entra con me?
Quando
sono in vacanza a Portici, come adesso, mi viene spontaneo raccontare vicende
di santi o candidati agli altari legati in qualche modo all’ambiente campano o
partenopeo. Stavolta, però, mi sento di agire diversamente, anche se esiste un
labile legame tra il personaggio di cui scrivo e il luogo delle mie ferie.
Due
anni fa mi ero trovata a passare per la chiesa di Sant’Antonio di Padova in via Università e ho colto l’occasione per domandare al sacrestano se potevo avere
qualche immaginetta per la mia collezione. Il buon uomo ha acconsentito e ha
spalancato un armadio pieno zeppo di opuscoli, santini, segnalibri che
sembravano aspettare solo me.
Mentre
rimiravo tutta quella grazia di Dio, il mio sguardo è stato attirato dalla
fotografia di un giovane frate con gli occhiali tondi, appunto padre Girolamo
Maria. Dato che il mio interesse maggiore risiede proprio nelle figure
giovanili proposte ad esempio a vari livelli, ero sul punto di prendere l’immagine,
ma una vocina nel cervello ha provato a dissuadermi: «Un altro giovane quasi
santo? Ma cercati qualche bel ragazzo vivente, invece, magari non intenzionato
a farsi frate o prete!». Alla fine ho lasciato perdere quelle insinuazioni e ho
preso, insieme agli altri che ritenevo interessanti, alcuni suoi santini.
Quanto
ho letto all’interno di quello che riportava alcune notizie biografiche mi ha
lasciata sorpresa: senza saperlo, avevo trovato un altro giovane che desiderava
intensamente diventare sacerdote e lo è stato per breve tempo, a causa di
quella che un tempo era detta “la malattia dei santi” (ma, secondo me, ogni
malattia è santificabile, non solo la tisi; sbaglio?). Non solo: si trattava
nientemeno che di un compagno di san Massimiliano Maria Kolbe.
Contrariamente
a quanto faccio di solito, ho preso quasi subito carta e penna e ho inviato una
lettera alla Postulazione della sua Causa canonica: i brevi cenni sul santino,
infatti, non mi erano sufficienti. In capo a un mese o due, mi è arrivato a
casa un plico da parte di padre Tito Magnani, contenente altre
immagini e, soprattutto, un libretto biografico.
Nel
leggerlo, mi sono trovata a condividere le ardenti aspirazioni di Arcangelo,
poi fra Girolamo, in particolare l’anelito alla santità di vita, concretizzata
per lui nella scelta del sacerdozio da religioso. Col procedere delle pagine,
ho finito per commuovermi e interrogarmi di fronte alle righe che descrivono la
malattia del Servo di Dio, riportando le sue precise parole. Mentre mi
domandavo se lui vivesse davvero ciò che scriveva, subito ricevevo risposta
affermativa dalle dichiarazioni dei suoi parenti, amici e confratelli.
Ammetto
che, dopo quell’entusiasmo iniziale, ho riposto la biografia in uno degli
scaffali stracarichi di libri che ho in casa; quanto alle immagini, invece,
saranno ancora in uno degli scatoloni del mio trasloco. Quando tornerò a
Milano, scuoterò via la polvere dalla copertina e la riprenderò.
Per
scrivere il primo paragrafo di questo post
nella maniera più accurata possibile, ho proceduto a una breve ricerca in Rete.
Il risultato è che, stando alla cronaca locale trentina, il processo canonico
va un po’ a rilento, ma gli abitanti di Sfruz continuano a coltivare e
diffondere la memoria del loro concittadino, specie nell’anniversario della sua
Prima Messa celebrata in paese.
Il
sito ufficiale della Provincia Italiana dei Frati Minori Conventuali, invece,
riferisce che la Positio super virtutibus
è stata consegnata alla Congregazione vaticana per le Cause dei Santi nel 2007;
l’attesa perché essa venga esaminata si è ridotta di molto.
Il suo Vangelo
Anche
senza avere in mano il libro che ho a casa, sono del parere che il messaggio
generale che deriva da padre Girolamo sia che ogni vita è utile, anche quella
più martoriata e dolorosa. Pur se non si compie nulla che lasci un segno
significativo, quello che conta è vivere amando e cercare di farlo nel migliore
dei modi.
Così
la sua vicenda e quella di san Massimiliano Maria Kolbe (non a caso, ho deciso
di scrivere questo articolo nel giorno della sua memoria liturgica) appaiono
complementari: l’apparente inattività dell’uno e le molteplici iniziative dell’altro
hanno la medesima radice nell’attuazione della volontà del Padre che è nei
cieli.
Ora
che sono tornata sulla storia di questo Servo di Dio, mi sembrano più chiare
quelle parole che mi avevano spinta alla riflessione:
Benché non sia che un peccatore, o mio Salvatore Gesù, permettete che mi unisca a Voi per morire con Voi e riscattare gli uomini. Voi non avete avuto che una vita da immolare al Padre vostro; ebbene io ve ne offro una seconda, la mia, per partecipare allo stesso sacrificio. Mettetemi sul vostro altare, accanto al pane e al vino. Dite su di me, o Sacerdote sovrano, la parole che mi trasformano in Voi. Una volta cambiato e ricco dei vostri meriti, mi farò vittima con voi. Vi offro il corpo, lo spirito, i sensi, la volontà, affinché possiate su tutto il mio essere estendere e completare l’opera della vostra divina passione.
Quando un giorno le competenti autorità
dichiareranno che padre Girolamo ha vissuto in grado eroico le virtù cristiane,
avrò la certezza che questa sua offerta è stata sincera. Fino ad allora, mi
fiderò di quanto hanno affermato quelli che hanno condiviso con lui un tratto
di cammino, non ultimo il suo caro amico che ora consideriamo Santo.
Per
saperne di più
Tullio Faustino
Ossanna, Un ragazzo che cantava. Piccola
storia di frate Girolamo Biasi, s. n., 2000, 92 pp.
L’unica
biografia sinora disponibile (si può richiedere ai Santuari Antoniani di Camposampiero)
Su Internet
Pagina Facebook dedicata a padre Girolamo, curata da fra Manuel Lunardi
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