Terra Santa 2014 #4: A Gerusalemme, tra eccesso e santità (quarta parte)



Il racconto della parte del pellegrinaggio vissuta a Gerusalemme si conclude qui, con la mezza giornata trascorsa al romitaggio del Getsemani e la fatica nel contrattare nei negozi del suk. Prima dell’arrivo a Nazaret, c’è stato tempo per osservare i reperti a Qumran e per un salutare bagno nel Mar Morto. Si va!


Giovedì 7 agosto
8:25 – Le consegne del Getsemani

La Messa mattutina si è svolta proprio nella Basilica delle Nazioni, attorno a quella pietra che il giorno prima aveva attirato la mia attenzione. Nel ricantare il nostro brano che s’intitola proprio Getsemani, ho rimesso la mia vita nelle mani del Padre, anche se a volte non comprendo bene cosa voglia per me.
Al termine ci siamo diretti verso il romitaggio, ovvero un sistema di casette approntate dai Francescani per chi volesse, a differenza degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, vegliare in preghiera col Signore. Il tutto immerso in un ambiente che aiuta a meditare, anche se non molto lontano passano le automobili.
Il nostro simpatico accompagnatore, fra’ Diego, ci ha introdotti alla meditazione tramite alcuni esempi e associazioni di idee. Ad esempio, ci ha detto che tra il descrivere quel posto e l’esserci dentro passa la stessa differenza tra il raccontare comè fatta una pizza e il mangiarla: i sensi vengono coinvolti pienamente. Ecco quindi una risposta indiretta all’interrogativo che mi aveva presa prima di decidere di partire: è pur vero che nei nostri Tabernacoli abbiamo Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, ma un viaggio in Terra Santa serve a percepire fisicamente le stesse sensazioni, o qualcosa di simile, a quelle che ebbe Lui nel suo passaggio terreno.
Riferendosi poi agli ulivi, alcuni secolari, che sorgevano accanto a noi, ci ha chiesto che cosa ci viene in mente quando pensiamo ad essi: la mia risposta è stata che sono saldi e producono dei frutti che necessitano di essere spremuti per ricavarne olio. Indirettamente, è come se avessi dichiarato che tipo di persona vorrei essere: una che non crolla al primo soffio di vento e che concretizza la vita fornendo agli altri qualcosa di utile.
Dopo aver salutato il giovane frate, ci siamo sistemati in un punto al fresco, dove don Bortolo ci ha lasciato la sua meditazione, incentrata sulle tre consegne compiute da Gesù in quella lontana notte: la consegna della vita, quella dell’amore e quella della libertà. Non mi sento di condividere tutte le intuizioni che ho avuto nel momento di silenzio, ma almeno un punto che ho capito devo riferirlo: Dio è più grande della mia angoscia, qualunque sia. In uno dei brani recitati che inframmezzano i nostri canti, durante i concerti-meditazione, il nostro don ha messo sulle labbra di Gesù queste parole: «Il traditore è vicino, ma il Padre di più». Questo deve darmi forza, ho pensato, certa che Lui non risolverà automaticamente i miei problemi, ma almeno mi aiuterà a viverli in spirito di abbandono.

14:25 – In giro per il suk

Una montagna di spezie:
come direbbe il cuoco Guerrino Maculan,

«
Peccato che non possiate sentire il profumo...».
Prima di lasciare Gerusalemme, ci è stato concesso di girarla da soli, o meglio a gruppetti, per curiosare nei negozi e comprare qualche ricordo da portare a casa. Dato che avevo già proceduto ad acquistare una delle due cose che mi premevano di più, mi era venuta voglia di prendere un paio di pantaloni di cotone, come quelli sfoggiati da parecchie mie compagne. Contrattare per averli a un prezzo onesto è stato faticosissimo: alla fine, esausta per aver ripetuto di continuo «It’s too expensive!», ho speso € 10,00 per dei calzoni a righe viola, nere e blu.
A dirla tutta, mentre tornavo dalla visita alla chiesa di Sant’Anna, avevo adocchiato un negozio un po’ nascosto, nella cui vetrina campeggiava un cartello con scritto «Petites Sœurs de Jésus». Conoscevo di fama quelle religiose che attingono il proprio carisma fondativo dall’esperienza del Beato Charles de Foucauld, ma non le avevo mai incontrate. Inoltre, vedere che avevano un negozio mi faceva pensare che il ricavato delle vendite, oltre a servire a loro stesse per sostentarsi, sarebbe sicuramente andato in mano a persone bisognose.
Sulla via del ritorno in albergo, ero convintissima che non avrei più ritrovato quella vetrina, quando eccola comparire davanti a me. Ho chiesto alle ragazze che erano con me se volevano seguirmi, poi siamo entrate insieme.
Ad accoglierci c’era sorella Rose, di nazionalità tedesca (ma parlava francese e inglese), che aveva partecipato al nostro concerto al Notre Dame Center di due giorni addietro. Si è detta entusiasta per averci sentiti, ma si è anche rammaricata del fatto che la sala fosse semivuota. Poco dopo, sono entrate altre ragazze del mio gruppo: anche a loro la Sorella ha rivolto i medesimi complimenti.
Campanile della chiesa del SS.mo Salvatore
Sono stata molto felice di aver trovato quel piccolo spazio di lavoro e di preghiera (sotto il negozio c’è una cappella scavata nella roccia), di aver preso alcuni regalini e, ancora di più, di aver visto che le mie compagne condividevano la mia felicità.

17:30 – Una parrocchia come casa di tutti

L’ultimo incontro che abbiamo avuto, stavolta come gruppo, è stato quello con il parroco e il viceparroco della parrocchia latina (vale a dire cattolica occidentale) del SS.mo Salvatore, l’unica di tutta la città. Ci hanno spiegato il senso della Custodia francescana di Terra Santa, ovvero di servire quei luoghi da sempre, e raccontato le diverse iniziative per i giovani, sorte allo scopo di farli sentire a casa propria.
Si vedeva che era davvero così nei volti di Hani, membro del coro parrocchiale e di quello della Custodia, e dei suoi amici, coi quali abbiamo scattato una foto ricordo sul tetto dell’edificio che ci ospitava per l’incontro.


Venerdì 8 agosto
10:00 – Ricordando il Battesimo

Lasciandoci alle spalle Gerusalemme, siamo partiti in pullman alla volta di Nazaret. Sulla strada, però, abbiamo compiuto tre soste brevi ma importanti.
La prima si è svolta presso uno dei siti battesimali predisposti sulle rive del fiume Giordano, le cui acque non erano granché limpide. Tuttavia, ho immerso almeno la mano, pensando che trent’anni fa sono stata anch’io battezzata in acqua e Spirito. Spesso si sente l’espressione “in forza del Battesimo”, ma penso che non debba essere interpretata quasi come se fosse un grimaldello o uno strumento per imporsi: quel sacramento è segno di come quelli che lo ricevono sono figli dei quali il Padre è contento, proprio com’è successo a Gesù. Di conseguenza, la forza che dà è la consolazione di sentirsi amati e preziosi ai Suoi occhi e, quindi, capaci di costruire un mondo e una Chiesa più simili al Suo progetto.

11:00 – Che caldo a Qumran!

Prima di arrivare a quel sito archeologico, più noto ai miei compagni per aver dato il nome a un famosissimo spazio web di materiale pastorale, abbiamo fatto un salto a Gerico, giusto il tempo di ammirare il presunto sicomoro su cui Zaccheo salì per vedere meglio Gesù e di pensare come gli altri possano essere, a loro volta, strumenti per riconoscerLo quando passa accanto a noi.
La colonnina di mercurio, giunti al parco archeologico di Qumran, segnava i trentasei gradi centigradi, per cui abbiamo gradito tantissimo la possibilità di vedere un filmato sulla giornata-tipo della comunità di Esseni che lì viveva; un po’ meno le divagazioni, tipiche di certi programmi televisivi sui misteri misteriosissimi, circa la presunta adesione di Giovanni il Battista a quello stile di vita.
Usciti di nuovo al caldo, abbiamo osservato da lontano le numerose caverne naturali, compresa quella dove, nel 1947, sono stati ritrovati i rotoli che hanno incuriosito gli archeologi, i filologi e i biblisti di tutto il mondo. In effetti io stessa, prima di approfondire i miei studi in tutt’altra direzione, avevo ipotizzato di iscrivermi al curriculum storico-archeologico in università, ma la mia natura un po’ pigra mi ha fatto optare diversamente.

A mollo nel Mar Morto

Per finire, il meritato relax nelle acque più salate del mondo, con l’immancabile copertura di fanghi. Non sono particolarmente abile a nuotare, ma ero sicura che sarei stata a galla: eppure, non appena ho iniziato a non toccare il fondo, non riuscivo più a mantenermi. Solo appoggiandomi a una serie di boe ho potuto stendermi con calma, mentre gli occhi mi bruciavano a causa degli spruzzi che mi avevano raggiunta.
Ho causato un po’ di disagi ai miei compagni nel recuperare le creme solari dal mio bagaglio, ma per il resto è stato veramente piacevole, anche alla luce delle fatiche dei giorni successivi.


Da domani passerò a riferire di quanto ho visto e vissuto a Nazaret, tra salite estenuanti e consolazioni inattese. Non vi annoierò ancora a lungo, promesso!

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