I cosplay di Gesù Bambino (Le 5 cose più # 4)


Il conduttore Costantino della Gherardesca mostra il Gesù Bambino oggetto della prova (fonte)

Pechino Express è un programma televisivo che delle bizzarrie di luoghi esotici ha fatto uno dei suoi punti di forza. Quelle religiose non fanno eccezione: nelle precedenti edizioni, ambientate in Asia, si sono visti monaci e asceti vari, coi quali i concorrenti hanno dovuto confrontarsi nelle varie prove. Nella quarta edizione, sottotitolata Il nuovo mondo e partita ieri sera su Raidue, l’avventura si è spostata in territori dove il Vangelo è arrivato, ma dove la commistione con le culture locali ha dato esiti davvero particolari.

Le otto coppie partecipanti hanno cominciato da Quito, in Ecuador, cercando di guadagnarsi cinque dollari americani (la valuta attualmente in corso) per uno scopo che è stato loro rivelato in seguito: dirigersi al convento di Carmen Alto e inserirli nella “ruota”, ossia quel meccanismo attraverso il quale le monache comunicano con l’esterno, ricevendo e consegnando oggetti o cibo. Dopo aver posizionato il denaro e aver fatto ruotare lo sportellino, si sono trovati davanti una statua di Gesù Bambino, simile a quelle dei nostri presepi.
Il conduttore ha spiegato che c’è un’usanza, in Ecuador, secondo la quale le famiglie hanno una particolare cura per i loro Bambinelli (mica tanto “-elli”: dalle immagini sembravano parecchio grandi): li vestono, infatti, in base alla professione del capofamiglia. I partecipanti al reality show dovevano quindi andare in uno dei negozi specializzati di Quito e procurarsi un completo specificamente assegnato.
Non fidandomi ciecamente delle sue affermazioni, mi sono messa a cercare delle immagini di queste curiose statue vestite, usando come parole chiave “niño Dios” unite a “traje” (abito), “vestido” o simili. Ho quindi appreso che la tradizione di vestire queste effigi è stata importata in Sudamerica proprio dalle monache di clausura. Il 2 febbraio, giorno della Candelora, anzi, della Presentazione di Gesù al Tempio, i fedeli le portano in chiesa per farle benedire e, di conseguenza, chiedere la benedizione divina su di sé. Oltre che in Ecuador, l’usanza è molto diffusa anche in Messico. Ogni anno si usa comprare un vestitino nuovo oppure confezionarlo personalmente, come pure provvedere al restauro dell’immagine.
Anche se oggi abbiamo festeggiato la nascita della Vergine Maria, mi è venuta la curiosità di cercare i cinque travestimenti più improbabili, a mio parere, con cui è possibile abbigliare il proprio Gesù Bambino. Nel titolo ho usato il termine cosplay: significa travestirsi da personaggi dei cartoni animati, dei fumetti, di film o telefilm. Spero che non lo troviate offensivo!

5) L’angelo
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Questo, più che improbabile, è teologicamente scorretto: Gesù è Figlio di Dio, ben diverso dagli angeli (qui ci vorrebbe qualche teologo più esperto a chiarire la distinzione). Che senso ha, quindi, confonderli? Va detto che, se uno non sa che la statuetta di partenza è appunto un Gesù Bambino, la differenza non si nota.
Stando a una delle versioni della tradizione, questo abbigliamento è prescritto quando sono trascorsi due anni dalla data in cui l’immagine è stata regalata.

4) Il chirurgo
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Sant’Ambrogio ha scritto: “Cristo è tutto per noi: se hai una ferita da curare, egli è medico”. Direi che con questo abito si esplica esattamente ciò che voleva intendere!

3) Lo chef
Anche gli altri dietro la signora non scherzano... (fonte)
Mi ha fatto pensare a quei sacerdoti che sono diventati famosi per i loro libri di ricette a sfondo religioso (opere che personalmente apprezzo, sia ben chiaro).

2) Il poliziotto
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Fa parecchia impressione il contrasto tra il giubbotto di pelle e il manganello da una parte e il faccino tenero dall’altra, vero?


1) Il cow-boy
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No, il gesto che fa con la manina destra non simula una pistola…

A parte questi abbigliamenti, ce ne sono alcuni leggermente più tradizionali, di cui l’immagine sotto costituisce un breve campionario. Quel che sorprende è che sono pressoché completamente fatti a mano.
Fonte
 
Considerazioni

A me è capitato altre volte di vedere statue vestite, specie durante le mie vacanze a Napoli, quindi la tradizione in sé non mi fa specie. A farmi sorridere sono, invece, i vestiti che vedrei più adatti a bambolotti giocattolo. Non li trovo dissacranti, tuttavia: come ho sentito affermare da un sacerdote in questo filmato, la gente veste i Bambinelli per indicare come Gesù sia parte integrante della propria vita e per sentirlo più vicino a sé. Dopotutto, come mi dicevano lo scorso anno le Piccole Sorelle di Gesù di Betlemme, realizzare sue immagini è un modo per far capire che non bisogna aver paura di un Dio che si fa tanto piccolo per noi.

Commenti

  1. Oddio, sorrido ma non posso negare che questa tradizione, alla pari di quella presepe napoletano più fai-da-te ed immaginativo, non mi piace.

    Detto questo, non è proprio esatto definirla cosplay, dal momento che si veste un oggetto e non ci si veste, in prima persona, da questo o quel personaggi di manga, anime e via dicendo (come hai giustamente riportato).
    Anzi, a pensarci ora ho paura che qualcuno il cosplay di Gesù Bambino lo faccia davvero: per l'appunto, travestendosi da bambinello... O.o

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    1. Be', anch'io quando vedo i presepi napoletani con personaggi più o meno curiosi (tipo " 'a papera cugliuta": chi legge "Una penna spuntata" sa) resto un pochino perplessa, ma poi mi concentro sulla Natività e passa tutto.

      Inizialmente avevo pensato di fare una carrellata dei Bambinelli più curiosi del Sudamerica, intendo vere invocazioni attestate, non travestimenti, ma poi ho visto quel programma e ho cambiato idea.

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  2. Anche io, leggendo il titolo, avevo pensato che tu avessi scovato cinque cosplayer che andavano in giro per le città travestiti di Bambin Gesù, con tanto di panni bianchi, aureola, e mangiatoia posticcia attaccata alle spalle.
    LOL :-DDD

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    1. Tu scherzi, ma sappi che, mentre cercavo immagini per completare questo pezzo, ho effettivamente trovato quella di un tizio che si stava travestendo da Bambin Gesù. Mamma mia!

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