Madre Francesca Saverio Cabrini: volare con la luce di Dio



Santa Francesca in una foto risalente a quando aveva cinquant'anni
Chi è?

Maria Francesca Cabrini nacque a Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi, il 15 luglio 1850, ultima dei numerosi figli (undici figli, dei quali quattro morti da adulti) di Agostino Cabrini e Stella, Oldini, contadini. Educata energicamente dalla sorella maggiore Rosa, che fu anche sua maestra a scuola, iniziò a interessarsi alle missioni estere tramite la lettura che lei faceva ai familiari degli Annali della propagazione della fede.
Dopo essersi diplomata maestra elementare, insegnò nella scuola elementare di Vidardo. Fu poi chiamata, nel 1872, a diventare responsabile di un orfanotrofio a Codogno, la Casa della Provvidenza. Emise i voti religiosi tre anni dopo, tra le Sorelle della Provvidenza che si occupavano dell’orfanotrofio, e assunse il nome di suor Saverio Angelica del Bambino Gesù; Saverio, al maschile, in onore del Santo patrono delle missioni.
Quando il vescovo di Lodi, monsignor Domenico Gelmini, sciolse le Sorelle della Provvidenza, le suggerì di fondare un istituto missionario, per corrispondere alle sue vere aspirazioni. Il 14 novembre 1880, insieme alle ragazze che l’avevano seguita e alle orfanelle, passò nella nuova casa di Codogno, dando il via alle Missionarie del Sacro Cuore.
L’incontro col vescovo di Piacenza, monsignor Giovanni Battista Scalabrini, le mise in cuore il desiderio di occuparsi degli emigrati italiani nelle Americhe, ma interiormente non voleva lasciare l’idea di partire per la Cina. Papa Leone XIII, invece, le indicò che la sua missione doveva volgersi all’Occidente, non all’Oriente: a quel punto, obbedì.
Madre Francesca Saverio (da Missionaria del Sacro Cuore mediò tra il nome di Battesimo e quello assunto alla Casa della Provvidenza) varcò l’oceano oltre ventiquattro volte, nonostante la sua salute fragile, istituendo orfanotrofi, scuole, educandati, ma anche ospedali e dispensari, per venire incontro ai connazionali che, cercando un futuro migliore, rischiavano di perdere la dignità umana e la consapevolezza di essere figli di Dio. Morì a Chicago il 22 dicembre 1917.
La sua causa di beatificazione fu introdotta il 30 marzo 1931. Divenne Venerabile il 21 novembre 1937. Beatificata il 13 novembre 1938, fu canonizzata il 7 luglio 1943 da papa Pio XII, il quale, con il Breve Apostolico Superiore iam aetate dell’8 settembre 1950, la dichiarò celeste patrona degli emigranti.
I suoi resti mortali sono venerati nel santuario a lei dedicato a New York, mentre la reliquia del cuore è conservata nel Centro di Spiritualità Madre Cabrini a Codogno. Il Martirologio Romano la ricorda il 22 dicembre, ma nelle diocesi di Milano e Lodi viene ricordata il 13 novembre, giorno anniversario della beatificazione (e vigilia dellanniversario della fondazione delle Missionarie del Sacro Cuore).

Cosa c’entra con me?

Madre Cabrini è una di quelle figure che ho scoperto da piccola, collezionando i Fiori di Cielo delle Edizioni Paoline prima, della San Paolo poi. Non ricordo, però, quando ho scoperto che le sue Missionarie avevano una scuola a due passi da casa mia. So per certo che sono state le prime suore a cui mi sono rivolta per avere libri, santini, materiale per andare oltre quella prima conoscenza da bambina.
I testi che mi fornirono mi lasciarono senza parole, forse perché avevo iniziato da quello più profondo, i «Pensieri»: secondo uno schema abituale, la santa racconta in terza persona le apparizioni e i colloqui che aveva col Signore. Sarà che stavo muovendo i primi passi per riscoprire il ruolo dei personaggi con l’aureola nella mia vita, ma non mi sarei mai aspettata che una donna così attiva e dinamica potesse avere una vita interiore tanto intensa. Dovevo ancora capire che la vita spirituale non va scissa da quella esteriore, come l’anima non è separata dal corpo. Mi andò molto meglio con il racconto dei viaggi, che però sento di dover rileggere.
Sempre a proposito di libri, avevo tra le mani una sua biografia, altro regalo delle suore, quando, il 22 dicembre di dieci anni fa esatti, sono rimasta coinvolta in un incidente stradale, mentre partivo per le vacanze per andare a Napoli. L’automobile guidata da mio padre, sulla quale viaggiavo con la mia famiglia, è scivolata sull’asfalto ghiacciato in galleria e ha tamponato la vettura di fronte. Le pagine di quel libro sono ancora macchiate di sangue, quello di mia zia, che mi aveva protetta per evitare che battessi la testa mentre, come mio solito, dormivo per abbreviare il viaggio. A parte qualche graffio della zia, nessuno di noi ha subito grossi danni; non si poté dire lo stesso per la nostra auto, che dovette essere rimessa a nuovo.
Questo evento, oltre al semi-congelamento alla GMG di Colonia, appena pochi mesi prima, mi ha posto davanti una certezza: Dio non voleva che la mia vita terminasse in autostrada né sul prato di Marienfeld. Dovevo impegnarmi, quindi, a trovare il modo per cui spenderla, magari cominciando dal trovare un buon motivo per cui pregare. Prima di allora ero meno incline a riconoscere segni speciali nella mia esistenza: adesso, invece, non dubito nell’affermare che madre Cabrini abbia protetto me e i miei cari.
Ho continuato a venire, ogni tanto, a trovare le suore, ad esempio quando una di loro mi ha domandato di poter insegnare a realizzare braccialetti-decine di Rosario ai bambini della Prima Comunione. Da quando mi sono trasferita ci vado meno spesso, ma nei prossimi giorni tornerò, per festeggiare a dovere una di loro, che ha appena ricordato il cinquantesimo anniversario della sua professione religiosa.

Il suo Vangelo

Giustamente santa Francesca Saverio Cabrini è ricordata per i suoi viaggi missionari e per le realizzazioni che l’hanno resa a lungo l’italiana più famosa all’estero. Lei stessa, però, ricordava che senza l’aiuto di Dio non avrebbe fatto nulla, facendo proprie le parole di san Paolo Omnia possum in Eo qui me confortat («Tutto posso in Colui che mi dà la forza», cfr. Fil 4, 13). Sembra proprio una lezione per quanti si ritengono autosufficienti e non osano tendere la mano soprattutto verso l’alto, per domandare le grazie veramente necessarie.
Trovare la vera forza nel Signore le è servito per mettere le ali, come quelle delle colombe che, come raccontano le biografie, scesero in picchiata sull’aia di casa sua nel momento in cui veniva alla luce. Penso che ricordasse questo episodio quando, mentre si trovava a Buenos Aires per una fondazione nel 1896, così commentava il suo incontro con un buon sacerdote, padre Kiernan:
Che bello vedere anime che come colombe volano sopra la terra, beneficiandola, senza immischiarsi negli impicci della medesima! Volano, volano con ansia sempre nuova di far del bene, volano senza stancarsi, o dirò meglio, senza accorgersi della stanchezza, anche quando loro mancano le forze materiali: un'aureola di luce celestiale circonda esse e le loro opere, e i benefici loro influssi tornano sempre di grande giovamento, perché sono segnati sempre dalla benedizione di Dio.
Anche lei, sicuramente, è una di queste anime. I riconoscimenti civili continuano ad arrivare a quasi cent’anni di distanza dal suo transito: basti pensare alla dedicazione della Stazione Centrale di Milano. Ogni volta che ci passo, per viaggi più o meno lunghi, il mio pensiero va a lei e le domando di poter mettere le ali a mia volta. Ripensandoci, non sarebbe stato più adatto l’aeroporto di Malpensa?
Non colombe, ma uccellini di altra specie si posarono su di lei mentre, di passaggio a Parigi per la fondazione di una casa, riposava su una panchina del parco delle Tuileries. Immagino che non soffrisse di ornitofobia, visto che si mise ad accarezzarli finché, di botto, non volarono via tutti insieme. Per lei, come racconta la suora che fu testimone oculare dell’accaduto, erano un’immagine delle orfanelle che avrebbe raccolto.
Ho inserito questo piccolo aneddoto per indicare che non sono rimasta indifferente ai fatti di Parigi. Solo che avevo pronto il post da ieri e volevo pubblicarlo oggi, in occasione del 135° anniversario di fondazione delle Missionarie del Sacro Cuore.

Per saperne di più (aggiornato 31/08/2023)

Massimiliano Taroni, Santa Francesca Saverio Cabrini – La Santa dei migranti, Velar 2020, pp. 48, € 5,00.
Una breve presentazione della sua storia, utile anche per le immagini riprodotte.

Lucetta Scaraffia, Tra terra e cielo – Vita di Francesca Cabrini, Marsilio 2017, pp. 208, € 16,00.
Nuova edizione di un volume già uscito nel 2003, nel quale una studiosa particolarmente attenta alle questioni femminili indaga a modo suo le vicende delle quali madre Cabrini è stata protagonista.

Norina Serpente Berritto, Santa Francesca Cabrini – Patrona degli emigranti …quando la fede e la speranza si fanno carità, Bonaccorso Editore, pp. 312, € 15,00.
Il racconto della sua vita svolto con un lessico forse a tratti troppo poeticizzante, ma ugualmente efficace.

… Tra un’onda e l’altra – Viaggi di S. Francesca Saverio Cabrini, Centro Cabriniano Roma 2012, pp. 576 (si può richiedere alle Missionarie del Sacro Cuore o scaricare qui).
Il racconto diretto che la Madre spediva alle sue figlie durante i suoi viaggi dal 1890 al 1912.

S. Francesca Saverio Cabrini, «Pensieri» e propositi, Centro Cabriniano Roma 1982, pp. 216 (si può richiedere alle Missionarie del Sacro Cuore).
Un volumetto che contiene due testi: nel primo lei tratta delle sue esperienze soprannaturali, parlando di sé in terza persona. Il secondo, invece, riporta le riflessioni emerse durante gli Esercizi spirituali.

Su Internet (aggiornato 31/08/2023)

Sito internazionale delle Missionarie del Sacro Cuore
Sito del Museo Cabriniano di Codogno e dell'annesso Centro di Spiritualità
Sito del Santuario di New York dove sono custoditi in maggior parte i suoi resti

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