CineTestimoniando #6: «vedete, sono uno di voi»

vedete, sono uno di voi, Italia 2016, Ermanno Olmi, Istituto Luce Cinecittà, Rai Cinema, 76’.

Sono trascorsi cinque anni dalla morte del cardinal Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano. Tra le numerose iniziative per ricordarlo, che in questo periodo non sono mai mancate, un film-documentario firmato da un notissimo regista italiano, che non ha mancato di dare la sua personale interpretazione della vita del Cardinale, con l’aiuto di un suo estimatore e biografo.


La trama in breve

La vita del cardinal Martini viene ripercorsa a partire dalla sua fine terrena e dalle immagini della folla riunita in Duomo per dargli l’estremo saluto. Segue il racconto della sua infanzia e della vita in famiglia e l’intuizione della vocazione tra i Gesuiti, maturata negli anni della seconda guerra mondiale. L’incarico di docente all’università Gregoriana va di pari passo con gli anni della contestazione, mentre la nomina ad arcivescovo di Milano s’intreccia con i sequestri e le uccisioni da parte degli uomini delle Brigate Rosse. Non manca la rappresentazione di Gerusalemme, la città del cuore del Cardinale, e delle montagne dalle quali si sentiva attratto.

Considerazioni di stile

Il pregio principale di questo documentario sta nel tono per nulla retorico e smielato con cui è resa la figura di Martini. L’ammirazione che Olmi sente per lui è innegabile, ma non per questo ha scelto di renderlo tramite immagini apparentemente stereotipate. In questo aiuta molto la fotografia, che predilige colori freddi tranne in rarissimi casi, se non il bianco e nero, che ha un ruolo predominante.
La scelta dei fotogrammi di repertorio, spesso tratti da documentari del medesimo regista, porta lo spettatore più anziano a identificarsi con quei momenti storici e quello più giovane a pensare che, in fondo, il periodo dell’episcopato dell’arcivescovo gesuita non era proprio un’età dell’oro a livello politico e sociale.
Tuttavia, prevale un tono cupo, quasi sfiduciato, come a voler riprendere quell’ultima intervista di Martini ormai morente, capace solo di pregare per una Chiesa che continuava ad amare, pur ritenendola ferma a duecento anni addietro. La voce narrante del regista, che solo in rarissimi punti è sostituita da quella del protagonista, non aiuta in questo, anzi, causa una leggera confusione quando vengono citati passi di altri autori.
Inoltre, si nota un’insistenza fortissima sul momento culminante della sua vita: quasi come un ritornello, compare di continuo l’inquadratura sulla camera d’ospedale che rimanda a quella dove il Cardinale morì, quasi sempre ripresa con colori lividi.

Considerazioni di fede

Pur avendo la sceneggiatura di Marco Garzonio, presidente della fondazione Ambrosianeum e biografo di Martini (suo è il volume Il profeta), lo sguardo di fede sulla sua vicenda appare leggermente appannato. Certo, come scrivevo sopra, il ritratto che ne esce non è simile a certi quadri commemorativi, come quelli su san Carlo Borromeo già poco dopo la sua morte.
Inoltre mi sembra pressoché assente l’aspetto che, secondo testimoni fidati, ha caratterizzato la sua intera esistenza: il rapporto con la Parola di Dio, capace di animare tutte le sue scelte, non ultime quelle nell’episcopato. Qualche minuto in più dedicato alle sue visite pastorali, all’impronta che ha dato alla Chiesa diocesana e agli incontri importanti che ha avuto nelle parrocchie e a livello ecclesiale globale, forse, non avrebbe stonato.
D’altro canto, appare un’impresa ardua sintetizzare una personalità tanto importante in poche inquadrature: si rischia di accontentare gli uni e di scontentare gli altri, specie quelli che hanno vissuto realmente a fianco del protagonista. Avviene nelle fiction religiose – queste sì, a tratti oleografiche – ma anche nei documentari. Olmi ha fornito la sua impronta personale, andando però a discapito di altri aspetti che, se fossero stati raccontati, avrebbero restituito un Martini più quotidiano e sereno.

Consigliato a...

Il film è adatto agli estimatori della persona e dell’opera del Cardinale, ma se sono uomini o donne che l’hanno conosciuto personalmente potrebbero restare parzialmente delusi. Può essere utile per presentare la sua storia ai più giovani, ma dai 18 anni in su, perché gli altri potrebbero trovarlo a tratti noioso.

Valutazione finale
1/2
Questa volta il punteggio è relativamente basso perché a un comparto tecnico ineccepibile si accompagna una resa credente che tende al pessimismo e alle immagini di morte. Questo non implica che sia un buon prodotto, adatto alle visioni in parrocchia, magari accompagnato dalla testimonianza di qualcuno che conobbe bene il suo protagonista.
Tra l’altro, adesso è disponibile in DVD: in questi giorni è in edicola, ma suppongo che sarà acquistabile anche in libreria. In più, l’editrice Ancora ha appena dato alle stampe un volumetto che ha lo stesso titolo del film, in cui Marco Garzonio intervista Ermanno Olmi.

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