Luigi e Zelia Martin - Santi e genitori di sante (Cammini di santità #13)


È già pronto il numero di dicembre di Sacro Cuore VIVERE, la rivista per cui scrivo quasi ogni mese. Dato che a breve inizierò, come ogni anno, la “Corona d'Avvento dei Testimoni”, anticipo oggi la ripresa del mio articolo per questo numero.
Stavolta è il turno dei santi coniugi Martin. A loro avevo già dedicato un post nell'imminenza della canonizzazione, due anni fa; ammetto, però, che non fosse riuscitissimo. Per questa ragione, questa volta ho cercato d'impegnarmi al massimo, raccontando con parole mie la loro vicenda, ormai sempre più nota.
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Chiesa di Notre Dame ad Alençon, Normandia. Un sacerdote, don Federico Hurel, sta celebrando un matrimonio. Tutto normale, tranne l’ora: è quasi la mezzanotte del 13 luglio 1858. È il “matrimonio dei poveri”, quelli che non possono permettersi feste o banchetti. Sono gli sposi, però, ad aver voluto così: quello che conta di più è promettersi fedeltà reciproca davanti a Dio. Lo sposo ha 35 anni e si chiama Luigi Martin; al suo fianco, da ora e per sempre, c’è Zelia Guérin, ventisettenne. 


Un ponte tra due cuori

Luigi è nato a Bordeaux il 22 agosto 1823. Suo padre è capitano dell’esercito francese, ma a lui non interessa la carriera delle armi: ha un carattere molto riflessivo e ama ritirarsi in preghiera. Per ben due volte bussa alla porta del convento del Gran San Bernardo, sulle Alpi, ma i monaci lo respingono perché non sa il latino. Diventa quindi apprendista orologiaio e gioielliere e, in seguito, apre un negozio tutto suo ad Alençon.
Anche Zelia è figlia di un militare: è nata a Gandelain, non lontano da Alençon, il 23 dicembre 1831. Il suo desiderio di consacrarsi a Dio la conduce a chiedere di entrare tra le Figlie della Carità di san Vincenzo De’ Paoli, ma non le viene permesso, anche perché non gode di buona salute. Diventa quindi un’abile merlettaia, specializzata nel cosiddetto Punto d’Alençon, con svariate operaie alle sue dipendenze.
Si sono incontrati per la prima volta appena tre mesi prima delle nozze, mentre percorrevano entrambi, in senso opposto, il ponte San Leonardo ad Alençon. A Zelia, nel momento in cui ha scorto l’alta e pensosa figura di Luigi, è sembrato di sentire una voce: «È lui che ho preparato per te». D’altro canto, la madre di lui aveva conosciuto lei frequentando a sua volta i corsi di merlettaia. 

La loro famiglia, tra gioie e dolori 
Per i primi dieci mesi, i novelli sposi vivono senza avere rapporti sessuali, ma si aprono ugualmente all’accoglienza di un bambino di cinque anni. Il confessore, però, fa loro capire che la donazione reciproca che si erano promessi passava anche per i loro corpi.
Così, il 22 febbraio 1860, Zelia dà alla luce una bambina, la prima di nove figli. Alle femmine, i genitori scelgono di dare come primo nome Maria, mentre i maschi, oltre al nome della Madonna, avrebbero avuto anche quello di san Giuseppe. Tuttavia, quattro bambini, due maschi e due femmine, muoiono molto presto. Zelia è schiantata in particolare dalla morte di Elena, che spira tra le sue braccia, a soli cinque anni. L’ultima nata, il 2 gennaio 1873, viene battezzata come Maria Francesca Teresa.
In casa Martin, Dio è sempre al primo posto: si vede dalla scelta di tenere chiuso il negozio alla domenica, ma anche da quella di partecipare quotidianamente alla prima Messa del mattino, così da ricevere, tramite l’Eucaristia, la forza per tutta la giornata. 
Luigi non perde poi occasione di soccorrere ubriachi e sbandati, sempre appoggiato dalla moglie e sotto lo sguardo meravigliato delle figlie. Zelia, invece, le abitua a pregare sin da quando aprono gli occhi al mattino e a offrire a Dio piccoli sacrifici.
Le figlie sono l’orgoglio e la gioia di Zelia, ma Leonia, col suo carattere difficile, e Teresa, che al contrario è molto espansiva, la fanno preoccupare spesso. «La piccina è un folletto senza pari», scrive il 5 dicembre 1875 alla secondogenita Paolina, «viene ad accarezzarmi, augurandomi la morte: “Oh, come vorrei che tu morissi, mammina mia!” La sgridano e lei dice: “Ma è perché tu vada in Cielo, lo dici sempre che bisogna morire per andarci!” E così nei suoi trasporti di amore augura la morte anche a suo padre».

Luigi senza Zelia 
 
La serenità della vita familiare si spezza quando Zelia, nell’ottobre 1866, si ammala: ha un tumore al seno. Continua come può la sua vita di sempre, ma vorrebbe che Dio gliela prolungasse. Si sfoga così in una lettera al fratello e alla cognata: «Ma no, non ho fatto abbastanza, queste bambine non sono ancora formate. Se non fosse per questo, la morte non mi farebbe paura». Muore il 28 agosto 1877; due mesi prima, nella speranza di un miracolo, è andata in pellegrinaggio a Lourdes. Col cuore a pezzi, Luigi vende il negozio e si trasferisce insieme alle figlie a Lisieux, nel villino «Les Buissonnets». 
La vita in famiglia continua, ma le ragazze cominciano a sentire la voce di Dio che le chiama. La prima a entrare nel monastero carmelitano di Lisieux è Paolina, seguita da Maria, la primogenita. 
Anche Teresa, l’ultima nata, le segue. È appena quindicenne, ma ha molto lottato per diventare monaca: Luigi la sostiene costantemente. Leonia, che ha imparato a controllarsi, tenta tra le Visitandine, dalle quali viene accettata solo nel 1899. Celina, invece, aspetta di entrare al Carmelo, perché sente di doversi prendere cura del padre.

Realmente «degni del Cielo» 

Luigi, infatti, comincia ad avvertire il peso degli anni. Una malattia che oggi viene ricondotta all’arteriosclerosi lo porta a momenti di scarsa lucidità mentale. Rimasto paralizzato e quasi privo della parola, viene ricoverato all’ospedale del «Bon Sauveur» a Caen. 
In uno dei suoi rari momenti di lucidità, commenta: «Sto molto bene qui, e ci sono per la volontà di Dio. Avevo bisogno di questa prova. Credo che sia per abbattere il mio orgoglio». Muore il 29 luglio 1892, dopo essere ritornato a Lisieux e aver visto per l’ultima volta le figlie carmelitane, dando loro il suo arrivederci in Cielo.
In una lettera rivolta a don Maurice Belliére, un giovane sacerdote che le era stato affidato in adozione spirituale, suor Teresa di Gesù Bambino ha commentato: «Il buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra». Quello che lei già pensava dei suoi genitori è stato sancito ufficialmente dall’autorità ecclesiale, come accaduto anche nel suo caso: è stata canonizzata nel 1925 e riconosciuta Dottore della Chiesa nel 1997.
Il processo informativo di Luigi e quello di Zelia si sono svolti rispettivamente nelle diocesi di Bayeux-Lisieux e di Sées, nei cui territori erano morti, dal 1957 al 1959. Nel corso della fase romana, papa Paolo VI decretò che le due cause procedessero insieme: i coniugi Martin divennero quindi Venerabili il 26 marzo 1994. Beatificati a Lisieux il 19 ottobre 2008, sono stati canonizzati quasi sette anni dopo, il 18 ottobre 2015: sono santi sia per i frutti della loro unione (anche per Leonia, diventata suor Francesca Teresa, è aperto il processo di beatificazione), sia per il loro cammino di coppia.

Originariamente pubblicato su "Sacro Cuore VIVERE" di dicembre 2017 (sfogliabile qui)

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