Sulla scia di… santa Gianna Beretta Molla
Questa scultura si trova vicino al Centro di Spiritualità familiare annesso al Santuario:
Gianna presenta la figlia appena nata agli altri fratellini (foto mia)
|
Tra
i Santi più vicini a noi nel tempo, santa Gianna Beretta Molla ha un posto
speciale per me, non solo per ragioni di appartenenza diocesana. Le avevo dedicato il secondo post in assoluto (tolta l’introduzione), il primo su una figura ufficialmente
canonizzata.
Pochi
anni fa ho partecipato a un matrimonio nella basilica di San Martino a Magenta,
dove fu battezzata e si sposò. A Mesero, invece, la cittadina dove lei aveva il
suo ambulatorio medico e dove si trova la sua tomba, non ci ero mai stata.
Ai
primi di marzo ho visto un manifesto nella bacheca della mia parrocchia, che
annunciava un pellegrinaggio proprio al Santuario della Famiglia di Mesero,
previsto per il 20. Negli avvisi dopo le Messe festive, però, ho sentito che
era riservato al gruppo della Terza Età. A rigor di logica, dunque, avrebbero
potuto andarci solo mia madre e mia zia, alle quali ho rivolto la proposta.
Loro, invece, mi hanno invitata a domandare alla suora che segue il gruppo se
potessi aggregarmi: con mia gran gioia, ha risposto di sì.
Ecco
quindi il racconto di quelle poche e profonde ore a Mesero, nel giorno in cui
ricorrono venticinque anni esatti dalla beatificazione di Gianna e poche
settimane prima del quindicesimo anniversario della canonizzazione.
Ore 13.40: il pellegrinaggio comincia
Il
nostro pullman è partito con venti minuti di ritardo. Una delle partecipanti,
infatti, era irrintracciabile: non rispondeva né al telefonino, né sul numero fisso.
Due giorni dopo abbiamo scoperto che aveva avuto un ictus proprio poco prima della partenza: sua figlia l’ha
trovata stesa a terra.
Lungo
la strada la suora responsabile del gruppo ha raccontato i dati salienti della
vita di santa Gianna. Benché i viaggi lunghi mi portino un po’ di sonnolenza,
mi sono impegnata ad ascoltarla: avrebbero potuto esserci particolari di cui
non ero a conoscenza. Alla fine non ha raccontato granché di nuovo, neanche sui
due miracoli esaminati rispettivamente per la beatificazione e per la
canonizzazione, ma è stato ugualmente bello ripassare.
Ho
ripensato a quando il mio Arcivescovo aveva affermato, all’apertura dell’inchiesta
diocesana per il Servo di Dio Ettore Boschini, che le storie dei santi non debbano essere riferite in modo da
conciliare il sonno. Ancora una volta, quindi, mi sono interrogata se il mio
modo di raccontare scuota i lettori o se, piuttosto, non li addormenti come una
bella fiaba.
Ore 14.40: al Santuario
della Famiglia
Il
viaggio, alla fine, è durato un’ora circa. Dopo aver parcheggiato il pullman,
siamo entrati negli edifici annessi al Santuario della Famiglia, che in realtà
è una chiesa preesistente, l’antica parrocchiale, risalente a secoli prima che
Gianna la frequentasse.
Ci
ha accolti monsignor Paolo Masperi, il rettore, che ci ha raccontato alcuni
fatterelli curiosi e, almeno per quanto mi riguarda, inediti. Il primo
riguardava la passione di Gianna per la montagna: non solo era socia del Club
Alpino Italiano (questo in verità lo sapevo), ma neppure si faceva problemi a
portare i pantaloni, fatto abbastanza inusuale per gli anni della sua
giovinezza, o a fare escursioni in compagnia di uomini.
Fonte |
Non
ci ha raccontato solo episodietti come questi. Soprattutto, ci ha invitato a
far nostro il proposito che Gianna, sedicenne, formulò negli Esercizi Spirituali
che diedero una svolta al suo percorso di fede: «Voglio amare Gesù». L’ha
ripetuto anche durante la Messa, spiegando come, restando fedele a quell’intento,
lei abbia potuto essere perfetta com’è perfetto il Padre nei Cieli, secondo
quanto riportava il Vangelo del giorno per il Rito Ambrosiano (essendo Quaresima,
non abbiamo potuto celebrare la Messa votiva di santa Gianna, né usare le
letture proprie).
Ore 16.25: verso il
cimitero
Appena
scesi dal pullman, prima ancora di entrare in chiesa, una persona che conosco mi
ha chiesto se sapessi perché Gianna è ancora al cimitero. Ho ammesso di non
avere tanto informazioni certe, quanto una serie d’ipotesi. La più plausibile è
basata sull’Istruzione Sanctorum Mater
della Congregazione delle Cause dei Santi, datata 17 maggio 2007.
Nell’Appendice,
titolo IV, articolo 9, paragrafo 1, è scritto (grassetto mio):
Per rendere le reliquie di un Beato o le spoglie mortali
di un Servo di Dio più accessibili alla devozione del popolo di Dio, può verificarsi l’opportunità di
trasferirle in maniera definitiva da un luogo ad un altro (ad es. da un
cimitero ad una chiesa o cappella).
Ne
ho dedotto che, nel caso di Gianna, tale opportunità non è sembrata evidente,
in quanto era possibile pregare agevolmente anche al cimitero, che peraltro è molto vicino
al Santuario.
Una
signora incaricata dal rettore ci ha aperto l’interno della cappella della
famiglia Molla, dove ho visto un mosaico che già conoscevo, perché riprodotto su
alcuni santini che avevo trovato. Si vede Gianna che presenta alla Madonna, raffigurata come nelle apparizioni di Lourdes (penso che sia perché lì, nel 1954, lei chiese alla Vergine di aiutarla a capire se partire come medico missionario o sposarsi) la
sua secondogenita, Mariolina, morta ancora piccola, poco dopo il suo transito.
Alle sue spalle c’è Teresina, sorella di suo marito, vissuta ventitré anni.
Il
loculo che conserva i suoi resti mortali è contraddistinto da una cornice di
tessere di mosaico dorate, come d’oro è il fondo della cappella. Ovviamente, la
lastra che chiude la nicchia di suo marito Pietro è più lucida, dato che lui è
morto appena nove anni fa.
Poco prima delle ore
17: tra reliquie e ricordini
Finita
la visita al cimitero, siamo tornati in chiesa per baciare la reliquia
collocata nell’apposito contenitore, mentre la nostra suora recitava le litanie
a santa Gianna. Evidentemente i resti sono stati riesumati, ma non saprei dire
quando: mi sembrava proprio una reliquia ex
corpore, un ossicino.
Baciandola ho pensato alle spose che conosco e che
non hanno ancora figli, ma anche alle mie amiche e a una mia cugina prossime al
matrimonio. Ho anche rinnovato la mia invocazione a santa Gianna perché mi
aiuti a dare compimento a quella che credo sia la mia vocazione, o a dispormi a
capire che Dio voglia diversamente.
Foto ricevuta via WhatsApp
(in chiesa ho tenuto spento il telefono)
|
Dopo
quell’atto di devozione, ci siamo fermati nella cappella dov’è riprodotta la
foto scelta per l’arazzo della canonizzazione e dove sono custoditi altri
ricordi: un rosario, dei libri di preghiere e la riproduzione della tessera del
CAI. Lo spazio è pieno di fiocchi azzurri e rosa, come ho visto anche in altri
santuari di personaggi legati alla maternità.
Fino
a quel momento, mi sono trattenuta dal comprare ricordini o simili. Volevo
prendere un libro di don Tiziano Sangalli, il precedente rettore: quando uscì
mi promisi che l’avrei comprato se fossi andata a Mesero. Non avevo fatto i
conti col mio impegno di Quaresima, che consisteva nel non comprare libri. Ho
quindi rinunciato, sperando che mia madre o mia zia agissero tempestivamente
così da farmelo trovare come sorpresa a Pasqua (non ha funzionato) o, comunque,
di comprarlo in libreria, dato che è ancora facile da reperire.
Non
c’è un negozietto di ricordini vero e proprio, ma a destra e a sinistra dell’ingresso
ci sono scaffali che presentano santini anche in altre lingue, specie in
polacco e in inglese, medagliette, i già citati libri e immagini in formato
poster.
Due
di queste ultime ci sono state date per le nostre due parrocchie. Fosse stato
per me, le avrei solennemente esposte alla venerazione dei fedeli, debitamente incorniciate, a partire dal
giorno della sua memoria liturgica, benché quest’anno cada nell’Ottava di
Pasqua. A dire il vero, in una delle due chiese, Gianna è presente da tempo in
un quadro che raffigura vari personaggi. Insomma, il poster per la mia
parrocchia è stato appeso in sacrestia, mentre quello per l’altra parrocchia è
esposto in oratorio.
Commenti
Posta un commento