Bufale di Chiesa #5: chi ha scritto le “Litanie dell’umiltà”?

Fonte, dov’è riportata anche un’interessante versione musicata in spagnolo

Nel suo discorso di ieri ai partecipanti alla Riunione dei Rappresentanti Pontifici, o meglio, nella versione preparata e consegnata, papa Francesco ha stilato un ideale decalogo delle virtù di un buon nunzio, concludendo con quella dell’umiltà.
A tale proposito, scrive:
Vorrei concludere questo decalogo con la virtù dell’umiltà citando le “Litanie dell’umiltà” del Servo di Dio Cardinale Rafael Merry del Val (1865-1930), Segretario di Stato e collaboratore di San Pio X, un vostro ex collega.
Segue quindi il testo di queste invocazioni, tratto (come indica la nota 14 al testo) dal sito Corrispondenza Romana, al termine di un articolo biografico sul cardinale in questione.
Il sito del Centro Culturale Gli Scritti le riporta in forma molto più estesa, in un articolo del 31 marzo 2013 e affermando che il cardinale
le recitava ogni giorno dopo la celebrazione della santa Messa
ma con una precisazione:
non è stato possibile verificare la fonte e l'esattezza della citazione.
Eppure questo testo ha avuto una fortuna notevole, pari solo a quella della Preghiera semplice a lungo fatta circolare sotto il nome di san Francesco d’Assisi.

Merry del Val, chi era costui?

Fonte
Rafael Merry del Val y Zulueta nacque il 10 ottobre 1865 a Londra, perché suo padre era segretario dell’ambasciata di Spagna. Desideroso di operare per la conversione dell’Inghilterra al cattolicesimo, capì di dover diventare sacerdote.
Dopo aver completato il corso filosofico presso il collegio universitario di Ushaw, a vent’anni partì per Roma, inviato al Pontificio Collegio Scozzese per gli studi teologici. Entrò poi a far parte dell’Accademia dei Nobili Ecclesiastici, la struttura dove venivano formati i futuri diplomatici al servizio della Santa Sede.
Non era ancora sacerdote, ma papa Leone XIII si servì di lui per alcune missioni in Inghilterra, Germania e Austria. Fu ordinato il 20 dicembre 1888. Nel suo tempo libero, insegnava il catechismo ai bambini di Trastevere e prestava servizio tra gli aristocratici inglesi residenti a Roma.
Il 31 dicembre 1891, il Papa lo nominò Cameriere Segreto Partecipante, facendolo quindi entrare al suo più diretto servizio. Don Rafael obbedì a quell’ordine superiore, accantonando il desiderio di stare tra la gente. Proseguì quindi le sue missioni diplomatiche, in Inghilterra e in Canada. Nominato Presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici nell’ottobre 1899, poco più tardi, nell'aprile 1900, fu ordinato vescovo; aveva appena trentaquattro anni.
Alla morte di Leone XIII, divenne Segretario del Conclave che avrebbe eletto il suo successore, anche perché, quasi contemporaneamente, era morto il prelato che svolgeva quell’incarico. Fu eletto il cardinal Giuseppe Sarto, che prese il nome di Pio X. Notando le capacità del giovane vescovo, gli chiese di restargli accanto in qualità di Segretario di Stato, nomina che avvenne il 18 ottobre 1903. Poco più di un mese dopo, l’11 novembre, lo creò cardinale.
In tutto il pontificato, Pio X fu appoggiato dal cardinal Merry del Val, in particolare per quanto riguardava la lotta contro il modernismo, ovvero contro le tendenze di rinnovamento della Chiesa ma cambiandone gli ordinamenti dogmatici e morali. Alla morte di papa Sarto, il cardinale divenne segretario del Sant’Uffizio. Continuò a dedicarsi anche alla direzione spirituale e allo studio, mantenendo uno stile di vita sobrio e raccolto.
Morì a causa di un attacco di appendicite, di cui aveva trascurato l’importanza, nel pomeriggio del 26 febbraio 1930. La sua tomba si trova nelle Grotte Vaticane: l’11 luglio 1931 fu benedetto il suo nuovo sepolcro. Il 26 febbraio 1953 è iniziato il processo informativo ordinario per la sua causa di beatificazione, mentre l’8 ottobre 1956 è stato emesso il decreto sugli scritti.

Torniamo alle Litanie

Foto mia (cliccare per ingrandire)
Fatta questa premessa biografica, si capisce meglio come quel testo sia stato attribuito a lui. Da uomo che aspirava non a grandi cariche, ma al semplice sacerdozio, si ritrovò a seguire le grandi trasformazioni della Chiesa all’inizio del nuovo secolo.
Nella Rivista della Congregazione di Somasca, fascicolo LXVII, luglio-settembre 1936, precisamente nell’articolo intitolato Il primo anno di vita, tre chierici dello Studentato dei Chierici Regolari di Somasca, all’epoca a Corbetta vicino Milano, dicono che l’autore è lui:
Una particolarità può essere la recita delle Litanie dell'umiltà del Card. Merry del Val. Imparandone a memoria le litanie si spera che questa benedetta umiltà, il ritornello del Padre Reverendissimo [evidentemente san Girolamo Emiliani o Miani, fondatore del loro Ordine, ndr], trovi la via per entrare.
A dire il vero, stando alla Wikipedia spagnola, invocazioni come quelle compaiono in manuali di devozione in inglese (1867) e in francese (1865, 1873 e 1866). Anche in italiano, nel Manuale di Filotea di don Giuseppe Riva, canonico del Duomo di Milano, si trovano delle litanie molto ma molto simili, di cui però non è indicato l’autore.
Grazie a un prete che conosco, ho potuto tenerne una copia che apparteneva a un’anziana signora: ha l’imprimatur datato 1901, ma la prima edizione risale a molto tempo addietro, dato che nel 1876, alla morte di don Riva, la Filotea aveva toccato già le ventidue edizioni.
Sono più simili al testo citato nel discorso papale che a quello presente sul sito de Gli Scritti, effettivamente. Il titolo, però, è Litanie di un’anima che vive di fede.

Gli influssi su altri Santi e Beati

Provando a cercare in Rete quel titolo, ho scoperto che le Litanie di un’anima che vive di fede e che attende alla più alta perfezione erano comprese nelle preghiere comunitarie in uso presso gli Istituti religiosi fondati da sant’Annibale Maria Di Francia.
Sono citate sia a p. 375 del secondo volume degli Scritti, sia al termine della Preghiera al Patriarca S. Giuseppe per la virtù interiore citata qui, dove il riferimento al manuale di Riva è testuale:
Si recitano le Litanie di un’anima che vive di Fede, nella Filotea di Riva, pag. 4.
Erano presenti anche nel manuale di preghiere per madre Veronica Briguglio, che fece parte della primitiva comunità voluta dal Di Francia, ma in seguito se ne staccò, diventando la prima superiora generale di quelle che oggi sono le Suore Cappuccine del Sacro Cuore, fondate dal fratello di padre Annibale, monsignor Francesco (Venerabile dallo scorso 19 marzo).
Sempre come Litanie di un’anima che vive di fede, erano ben presenti a fratel Luigi della Consolata, al secolo Andrea Bordino, religioso cottolenghino vissuto tra il 1886 e il 1977 e Beato dal 2015 (parlavo di lui recensendo il libro Alpini di Dio, ma meriterebbe un post a parte).
Carlo Vetusto, nell’articolo Fratel Luigi della Consolata – un gigante con il cuore di povero, in Fratel Luigi è una proposta 8 (Anno cinque - Numero 1, 1° semestre 1993), racconta:
Al momento della sua morte ha nel portamonete due immagini, un paio di fogli con i numeri telefonici essenziali e un biglietto sdrucito dall’uso, con le "Litanie di un'anima che vive di fede", trascritto di propria mano da un qualche manuale di devozione.
Fratel Leone Morelli, già postulatore della sua causa e curatore della parte biografica della sua Positio super virtutibus citata in Fratel Luigi è una proposta 23 (Anno dodici - Numero 2, secondo semestre 2000), è incerto sull’attribuzione al cardinale, ma è sicuro di come fratel Luigi le avesse vissute:
Tra le poche cose che fratel Luigi teneva con sé alla sua morte è stata trovata una copia da lui manoscritta delle “Litanie di un'anima che vive di fede”, non saprei se scritte dal cardinale Merry Del Val, ma sicuramente da lui pregate. Se un giorno si vorrà approfondire lo studio della spiritualità di fratel Luigi ognuna e tutte queste invocazioni ne costituiscono la spina dorsale e potrebbero divenire altrettanti sottotitoli. Queste litanie sono state profondamente vissute dal Servo di Dio.
Riproduzione della copia autografa delle Litanie di un’anima che vive di fede, tratta da Fratel Luigi è una proposta 8, p. 8
Anche Lucien Botovasoa, laico martire nel Madagascar nel 1947, nato nel 1908 e beatificato nel 2018, le considerava una preghiera importante. Lui pure le aveva ricopiate, conservandole nel suo manuale del Terz’Ordine francescano, che aveva trovato casualmente e a cui si era tanto appassionato da voler fondare dal nulla una fraternità (ossia una comunità di Terziari). In questo file su di lui sono citate come Litanies de l’homme humble (letteralmente, Litanie dell’uomo umile), ma alcune invocazioni di quelle citate da Riva mancano del tutto.
Infine, il sito del Mother Teresa Center di San Diego in California, le menziona tra le preghiere preferite di santa Teresa di Calcutta. Ribadendo l’attribuzione a Merry del Val, dice anche che sono tratte dal manuale di preghiera dei Gesuiti del 1963. In effetti, madre Teresa ha avuto un lungo rapporto con la Compagnia di Gesù, della quale faceva parte anche il suo direttore spirituale, padre Celeste Van Exem.

Eminentissimi… errori

Circola anche un’altra attribuzione, in Rete, di questa preghiera. Nasce da quanto l’allora monsignor Gianfranco Ravasi scriveva su Avvenire nella sua rubrica Mattutino, il 17 novembre 2004 (copincollo pari pari, refusi compresi):
Signore, liberami dal desiderio di essere stimato, di essere amato, di essere innalzato, di essere apprezzato, di essere lodato, di essere scelto, di essere consultato, di essere approvato, di essere famoso" Signore, liberami dalla paura di essere disprezzato, di essere condannato, di essere dimenticato, di essere giudicato male, di essere deriso, di essere sospettato" Avremmo bisogno di ripetere più spesso, con coraggio, queste "litanie dell"umiltà" composte da un testimone del Vangelo fino al martirio, Charles de Foucauld, aristocratico francese, nato a Strasburgo nel 1858, ritornato alla fede nel 1886, divenuto il fondatore dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Gesù e morto assassinato nel Sahara algerino nel 1916.
A parte che Charles de Foucauld non è stato beatificato in quanto martire, come scrivevo anche nel post su di lui, e che non ha fondato i Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle in senso giuridico (ma aveva steso delle Regole, questo sì), non ho affatto idea di dove l’attuale Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura avesse tratto quelle espressioni e di quali scritti foucauldiani facciano parte.
Evidentemente prendendo da Ravasi, il cardinal Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, scriveva nella sua lettera ai sacerdoti per il Natale 2005:
Fate vostra la bella litania dell’umiltà scritta da Charles de Foucauld, recentemente beatificato: «Signore, liberami dal desiderio di essere stimato, di essere amato, di essere innalzato, di essere apprezzato, di essere lodato, di essere scelto, di essere consultato, di essere approvato, di essere famoso […] Signore, liberami dalla paura di essere disprezzato, di essere condannato, di essere dimenticato, di essere giudicato, di essere deriso, di essere sospettato». 
In precedenza, però, il cardinal Angelo Sodano, che fu lui pure Segretario di Stato, ribadiva l’attribuzione a Merry del Val, nell’omelia del 6 novembre 2003:
Di grandi doti intellettuali, si faceva però piccolo con i piccoli. Lungi dal desiderio di apparire, egli chiedeva al Signore il grande dono di una sempre maggiore umiltà. Note sono a tale proposito le sue "Litanie dell'umiltà", così come il suo apostolato nascosto fra i giovani di Trastevere.

Concludendo

A quanto pare, ci troviamo di fronte a un altro caso in cui un testo, già profondo e denso di contenuti di per sé, per avere ancora più forza viene attribuito a qualche personaggio famoso.
Anch’io sento, comunque, di doverle ripetere più spesso. Vorrei essere più amata, più considerata, vorrei che i miei talenti emergessero e che tante persone apprezzassero quello che scrivo e che faccio.
Pregandole, sentirò tanti altri fratelli e sorelle vicini, seppur lontani nel tempo, che pregano con me per rendermi più umile. In questo modo vivrò ancora più profondamente il mistero della Comunione dei Santi.

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