Nicola D’Onofrio: la bellezza e l’esigenza della vocazione


Un particolare della foto più famosa di Nicola,
scattata durante il pellegrinaggio a Lourdes (fonte)
Chi è?

Nicola D’Onofrio nacque a Villamagna, in provincia di Chieti e oggi in diocesi di Chieti-Vasto, il 24 marzo 1943. Era il primo dei due figli di Giovanni D’Onofrio e Virginia Ferrara, contadini. Frequentò le elementari al suo paese e partecipò costantemente alle celebrazioni nella sua parrocchia, posta al confine tra Villamagna e Bucchianico, il paese natale di san Camillo de Lellis, fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi, detti Camilliani.
Uno di quei religiosi, padre Santino, propose a Nicola di entrare nel loro Seminario. I familiari si opposero, ma un anno dopo gli concessero di partire. Il 3 ottobre 1955, il ragazzo arrivò allo Studentato Camilliano di Roma, dove rimase anche quando suo padre gli scrisse di volerlo riportare a casa. Il 6 ottobre 1960 fece la vestizione religiosa e cominciò il noviziato, mentre il 7 ottobre 1961 emise i voti temporanei triennali.
Sul finire del 1962 cominciò a non sentirsi bene. Il 30 luglio 1963 fu operato presso il reparto di Urologia dell’Ospedale San Camillo di Roma. L’esame istologico dimostrò che aveva un teratosarcoma, un tumore molto raro a un testicolo. Nicola cercò per quanto possibile di tenersi in pari con gli studi, dato che era stato iscritto al primo anno di Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Nel marzo 1964 domandò espressamente di sapere quale fosse il suo reale stato di salute: lo accettò, immergendosi ancora di più nella preghiera. I superiori lo inviarono in pellegrinaggio a Lourdes e a Lisieux, nella speranza di ottenere un miracolo.
Il Papa san Paolo VI gli concesse di emettere i voti perpetui con dispensa super triennium: la celebrazione si svolse il 28 maggio 1964, nella chiesa dello Studentato Camilliano. Nicola morì alle 21.15 del 12 giugno 1964; aveva ventuno anni.
L’inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione, per l’accertamento delle virtù eroiche, si è svolta presso il Vicariato di Roma dal 16 giugno 2000 allo stesso giorno del 2004. Il 5 aprile 2013 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Nicola veniva dichiarato Venerabile.
I suoi resti mortali riposano dall’8 ottobre 1979 vicino alla cripta del Santuario San Camillo de Lellis a Bucchianico.

Cosa c’entra con me?

Non ricordo con esattezza il momento del mio primo contatto con Nicola D’Onofrio. Forse era su un sito dove c’erano varie immagini religiose, o più probabilmente sulla copertina di una piccola biografia in vista su un espositore. Mi attrasse il suo volto sorridente, ma anche il sottotitolo di quel libro, sebbene non fosse proprio incoraggiantissimo.
Ho più volte rimandato l’acquisto, fino a maggio o giugno di dieci anni fa; mi pare alla Elledici di Milano, che ora non c’è più. L’impressione che mi lasciò fu di profonda commozione, ma anche di speranza, specie quando ho capito il contesto in cui gli fu scattata quella foto. Anche la lucidità che Nicola ebbe nel voler sapere le proprie condizioni mi lasciò quasi senza parole.
Allo stesso tempo, sentivo che tra me e lui c’era una certa affinità nel voler ammirare e imitare i Santi giovani: nel suo caso, santa Teresa di Lisieux, a cui proprio in quel periodo mi ero riavvicinata, per capire come voler bene ai miei amici prossimi al sacerdozio senza fare loro del male.
Ricordo poi che, appena arrivata a casa dalla libreria, ho lasciato il volumetto sul tavolo di casa mia. Poco dopo sopraggiunse mio padre, lo prese in mano e mi domandò: tra il serio e il faceto: «Ma è possibile che mi porti sempre a casa ragazzi morti e che, per giunta, volevano farsi preti?». Non sono riuscita a rispondergli, dato che aveva colto nel segno.
Prima ancora che nelle sue virtù, ho imitato Nicola nel volermi procurare del materiale su di lui, proprio come fece verso santa Teresina. Sul libretto c’erano i contatti della Postulazione Generale dei Camilliani, a cui mi sono subito rivolta. In parte mi arrivò a strettissimo giro di posta, ma altri opuscoli e santini mi furono pervenuti dopo le vacanze estive.
A dire il vero, non dovevo andare troppo di fretta e neppure guardare troppo lontano. Non ricordo quando con esattezza, ma di certo prima del 2014, anno centenario della morte di san Camillo de Lellis, ho assistito alla rappresentazione di un musical su quest’ultimo. Nel foyer del teatro c’erano vari opuscoli, compreso il libro su Nicola che già avevo. In effetti, pur conoscendo di fama fratel Ettore Boschini e supponendo che i Camilliani avessero sede a Milano, non mi era affatto venuto in mente di rivolgermi alla loro sede qui, non alla Curia Generalizia a Roma.
All’epoca ero nel pieno del mio entusiasmo circa Alessandro Galimberti, seminarista di Lissone. Pensavo che avesse molto in comune con Nicola, tranne per il fatto che aveva scelto il sacerdozio diocesano.
Ho quindi inviato a fratel Giovanni, il collaboratore della Postulazione che mi aveva inviato il materiale, una sua immaginetta-ricordo. Mi rispose accomunandolo al suo giovane confratello: entrambi gli sembravano – testuali parole – «esempi giovanili di sofferenza santificata». A me veniva più da associarli per la capacità di trasmettere ciò in cui credevano tramite la scrittura, oltre che per il sacerdozio mancato.
Alla GMG di Madrid sono sicura di aver dato via qualche sua immagine, specie quando ho avuto contatti con giovani stranieri: fratel Giovanni mi aveva mandato anche quelle con le preghiere in inglese e francese, se non ricordo male.
Poco prima, mentre ero in giro per compere a Napoli, in un negozio di articoli religiosi ho attaccato bottone con un giovane novizio, riconoscendolo come un camilliano perché aveva un distintivo a forma di croce rossa. Ricordo solo che si chiamava Dario, ma non ho idea di che fine abbia fatto. Di certo, l’ho affidato all’intercessione di Nicola, che disse di avere ben presente.
A lui ho pensato in almeno altre due occasioni. La prima fu quando uscì, in una pubblicazione a dispense, una corona del Rosario con la sua foto sulla crociera (la medaglia centrale della corona) insieme a un opuscolo con le meditazioni sui misteri del Rosario (suppongo tratte da qui).
La seconda avvenne durante il mio pellegrinaggio a Lourdes del settembre 2013. Più volte ho riflettuto su come anche lui fosse andato lì, per motivazioni diverse dalle mie, ma per obbedire al volere dei superiori, che non ha corrisposto a quello di Dio. Gli ho quindi chiesto di aiutarmi ad accettare che le grazie che avevo chiesto non si realizzassero, a meno che non andasse diversamente. Intanto, non mi era sfuggita la bellissima notizia del riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù.
Passarono altri anni, poi una mia amica mi ha invitata all’ordinazione sacerdotale di padre Marco, camilliano nativo del suo paese. Pur non conoscendolo, ho preparato un piccolo dono per lui, corredandolo con un biglietto d’auguri: non potevo scegliere pensiero migliore che non una frase di Nicola sul tema della vocazione al sacerdozio.
Poco dopo il Natale di due anni fa, di passaggio per la Stazione Centrale per non so più quale ragione, mi sono spinta fino al Santuario di San Camillo, che è lì vicino. Se non ricordo male mi ha accolta il rettore, a cui ho manifestato la mia devozione per Nicola. Ho preso i suoi santini “aggiornati” (cioè con scritto “Venerabile”) e un’altra copia del libretto che già avevo (più altre piccole biografie degli altri Beati e Venerabili camilliani), per regalarlo a qualche novello prete.
Avevo già identificato il soggetto adatto, quando il mio Arcivescovo ha suggerito di non regalare libri a chi viene ordinato sacerdote. Posso pur sempre regalarlo a qualcun altro, o lasciarlo in qualche chiesa: così la luce di Nicolino, come lo chiamano i suoi devoti, si diffonderà ancora di più.
Non l’avevo messo nella Via Crucis Sui passi del Maestro essenzialmente perché volevo presentare non solo personaggi italiani e privilegiare comunque degli sconosciuti. In compenso, sono stata molto felice di averlo visto nella Via Crucis Corso intensivo d’amore. Dopo che ho visto che le illustrazioni di quel sussidio erano opera di un giovane camilliano, fratel Walter Vinci, ordinato diacono poco tempo fa, ho supposto che fosse lui il tramite per quella citazione.
Inizialmente, avevo pensato di pubblicare questo post tre giorni fa, a ridosso del sessantacinquesimo anniversario del transito di Nicolino. Era praticamente pronto, quando altre faccende mi hanno distratta dalla pubblicazione. Avevo anche sentito che su TV 2000, nel programma L’Ora Solare, si sarebbe parlato di lui, ma non ho visto in diretta quella parte che ripropongo qui sotto.

Avevo anche pensato di metterlo in parallelo con don Michał Łos, religioso orionino, che ha professato i voti con dispensa speciale il 22 maggio scorso ed è stato ordinato diacono e sacerdote il giorno successivo (il giorno della professione di Nicola, invece, era il 28 maggio).
Da una parte volevo scrivere un post specifico su quest’ultimo, dall’altra non volevo creare un doppione della lista che avevo stilato quando divenne sacerdote don Salvatore Mellone. Alla fine avevo desistito, per non parlare nuovamente di preti e affini, dopo aver copiato tali e quali i consigli del Venerabile Giuseppe Quadrio a un sacerdote novello.
Oggi, però, ho saputo della morte di don Michał, o don Michele se lo si vuole chiamare all’italiana. Ho quindi ripensato al parallelismo con Nicola: erano entrambi religiosi, appartenuti a congregazioni dove la vicinanza a chi è debole fisicamente è fondamentale, anche se i Figli della Divina Provvidenza fondati da san Luigi Orione non sono medici né infermieri come i Camilliani. Tutti e due erano malati di tumore, sebbene per il giovane polacco non ho capito dove fosse la parte dove si era manifestato. Nicola, a differenza sua, non è stato ordinato sacerdote dopo i voti perpetui. Suppongo che la ragione sia perché la malattia era davvero avanzata; del resto, l’altro si è ammalato appena tre mesi fa.
Infine, penso che la tenacia di tutti e due nel voler morire da consacrati in modo definitivo abbia fatto riflettere non poche persone. Spero che, passata l’onda emotiva, per don Michał avvenga quanto sta ancora succedendo per Nicolino e che, ancora prima, il Signore lo accolga tra i suoi servi veri e fedeli.

Il suo Vangelo

L’annuncio del Vangelo incarnato da Nicola è che seguire la propria vocazione è un cammino esigente, che comporta sacrifici, indipendentemente che si presenti la malattia o meno. Aveva fatto propria un’espressione tratta dal Libro II, capitolo 12, dell’Imitazione di Cristo, secondo cui «Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio»: fare «il signore», come scrisse, di conseguenza non doveva essere il suo stile.
Come sacerdote camilliano sognava di trascorrere intere giornate al servizio dei malati, fino a crollare stanco. Era il suo modo di conformarsi a Gesù, anche se poi ha compreso che doveva assomigliargli diversamente.
Nei suoi appunti spirituali ha lasciato scritto:
Gesù Signore ha creato tanti astri per esempio e ad ognuno ha dato un percorso ben fisso. Cosa succederebbe se uno di essi volesse percorrere una strada differente dalla propria? Un finimondo, ed esso sarebbe destinato o a perdersi negli spazi infiniti, o a sfracellarsi contro tanti altri corpi celesti.
Così è l'anima mia. Se vorrà percorrere una strada differente da quella datagli dal Signore sarebbe la sua rovina. Il Signore mi ha chiamato per la via del Sacerdozio, quindi devo seguirla se un giorno vorrò essere felice eternamente.
L’ultima frase è la stessa che ho messo sul biglietto per padre Marco e costituisce, ancora una volta, ciò che auguro a tutti i sacerdoti, anche se non camilliani.

Per saperne di più

Felice Ruffini, Nicola D’Onofrio – “Vivere e morire d’amore”, Velar-Elledici 2007, pp. 48, € 3,50.
Piccola biografia scritta dal confratello che, in quanto aiutante della Postulazione Generale dei Camilliani, ha seguito molto la sua causa.

Felice Ruffini (a cura di), Un amore giovane – Scritti di Nicola D’Onofrio, studente camilliano, Postulazione Generale dei Ministri degli Infermi 1990, pp. 173 (scaricabile da qui).
La raccolta dei suoi scritti, che comprendono il diario del noviziato, appunti spirituali sparsi, lettere, poesie e alcuni articoli scritti per le riviste interne degli studenti camilliani.
A dire il vero, mentre cercavo le fonti per questo post, ho visto che la raccolta degli scritti è stata riproposta in una nuova edizione. Penso proprio che si possa richiedere alla Postulazione Generale dei Camilliani.

Padre Felice Ruffini, Una vita donata – Nicola D’Onofrio – Venerabile Servo di Dio studente camilliano, Edizioni Sant’Antonio 2019, pp. 256, € 25,90.
L’ultima fatica di padre Ruffini, utile per approfondire vita e spiritualità di Nicola. È acquistabile qui. 

Su Internet
Sezione del sito istituzionale dei Camilliani dedicata a lui
Sezione del sito del Santuario di San Camillo a Bucchianico (non è molto aggiornata, in verità)

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