Padre Giovanni Battista de La Salle: una pietra viva nell’edificio dell’educazione

Ritratto opera di fratel Laberius,
conservato nella Casa Generazlizia (fonte)
Chi è?

Jean-Baptiste de La Salle nacque in una famiglia nobile di Reims, in Francia, il 30 aprile 1651, primogenito di dieci figli. A nove anni divenne allievo del collegio dei “Bons Enfants” e a undici chiese ai genitori di poter diventare sacerdote.
Il 17 gennaio 1667, ad appena sedici anni, divenne canonico della cattedrale di Reims. Proseguì la formazione verso il sacerdozio nel Seminario di San Sulpizio a Parigi, a partire dal 1670, e presso l’Università della Sorbona. Fu ordinato sacerdote il 9 aprile 1678.
Subito dopo, accettò l’invito dell’amico sacerdote Nicolas Roland a sostenere le scuole gratuite delle Suore del Bambino Gesù, ma dopo che esse ebbero ottenuto l’approvazione del re Luigi XIV non continuò come superiore.
L’incontro con Adrien Nyel, maestro laico che voleva aprire una scuola popolare per ragazzi, l’indirizzò definitivamente su quella strada. Cominciò a ospitare in casa propria i maestri coinvolti da Nyel per dare loro una formazione, ma a causa delle proteste dei familiari comprese di dover prendere un’altra abitazione.
Il 24 giugno 1682 andò a vivere coi maestri nel quartiere di San Remigio. Quello fu l’atto di nascita dei Fratelli delle Scuole Cristiane, religiosi non sacerdoti dedicati interamente all’istruzione dei bambini e dei ragazzi. Il 9 maggio 1684 i primi Fratelli emisero la professione religiosa. Quattro anni più tardi furono chiamati a Parigi, dove ebbero oltre un migliaio di allievi nel giro di un anno.
Sollecitato dai confratelli a una vita più sobria, padre Jean-Baptiste si spogliò di ogni avere, distribuendolo alle famiglie dei suoi allievi. Fu attaccato su vari fronti, fino a essere destituito, nel 1702, dall’incarico di superiore.
Continuò la sua opera aprendo scuole per adulti e ragazzi, anche nelle carceri, e scrivendo trattati e libri di testo. Il 16 maggio 1717 chiese ai Fratelli che avevano le maggiori responsabilità di eleggere il suo successore e che questi non fosse sacerdote. Morì il 7 aprile 1719, Venerdì Santo, a Saint-Yon, dove aveva trasferito la sede principale.
È stato beatificato da papa Leone XIII il 19 febbraio 1888 e canonizzato dallo stesso Pontefice il 24 maggio 1900. Il Martirologio Romano lo commemora il 7 aprile, giorno della sua nascita al Cielo, ma i Fratelli delle Scuole Cristiane lo ricordano il 15 maggio, anniversario della proclamazione a patrono degli educatori cristiani, operata da papa Pio XII nel 1950.
I suoi resti mortali riposano dal 26 gennaio 1937 nella chiesa a lui dedicata, interna alla Casa Generalizia di Roma.

Cosa c’entra con me?


La mia conoscenza di san Giovanni Battista de La Salle, per molto tempo, si è fermata al suo solo nome. Sapevo collocarlo nello spazio e nel tempo in maniera approssimativa ed ero a conoscenza del suo ruolo di fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ma non di più.
L’approfondimento è cominciato un pomeriggio del 2007, quando ero di passaggio dalle Figlie di San Giuseppe di Rivalba: da qualche tempo, infatti, frequentavo il loro negozio di via Pantano a Milano, come ho raccontato qui.
Quella volta, appena entrata, ho trovato, tra il materiale che le suore lasciano a disposizione, la prima biografia di Carlo Acutis (non mi è sfuggita la notizia relativa al presunto miracolo a lui attribuito e al parere positivo della Consulta Medica, ma riparlerò di lui più avanti). Non l’avevo ancora comprata, ma le suore, vedendomi incuriosita, mi suggerirono di prenderla.
Ad assistere alla scena c’era un altro cliente, un signore di una certa età. Intervenne nella conversazione e mi disse che, se m’interessavano le storie dei Testimoni giovani o adolescenti, lui ne conosceva uno: Aldo Marcozzi, allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Di più: lui stesso era un loro religioso, fratel Raffaele, insegnante all’Istituto Gonzaga di Milano.
A quel punto, gli chiesi di avere santini e libri sul suo fondatore e, magari, di parlarmi anche di Aldo. Avrei ricambiato con un Rosario di quelli che faccio io, dei suoi colori preferiti, il rosso e il blu.
Mi lasciò quanto avevo richiesto al negozio delle suore, ma poi sono andata a trovarlo al Gonzaga. In quella stessa circostanza mi raccontò che nella sua congregazione si usa scrivere dei profili riguardo i confratelli deceduti. Non due righe di necrologio, ma veri e propri volumetti. Ho trovato molto commovente questo segno di memoria che continuava.
Non molto tempo dopo, ho iniziato a seguire il blog Una penna spuntata. Tra un Ma che sant’uomo! e l’altro, comparivano spesso dei post in Lucia, la curatrice, parlava dei Fratelli o del fondatore stesso. Non mi ci è voluto molto per intuire che lei avesse un rapporto speciale con loro: è un’exallieva dell’istituto che hanno a Torino. Anzi, tempo dopo ha trovato lavoro presso di loro come archivista.
Ho poi incontrato fratel Raffaele alla beatificazione di don Carlo Gnocchi, che fu cappellano al Gonzaga prima ancora che tra gli Alpini. Ricordo che era vestito con l’abito antico dotato delle caratteristiche facciole (le due falde bianche che scendono dal colletto) e del mantello un tempo in uso fra i contadini, perché era un’occasione solenne.
Sono poi trascorsi quasi dieci anni, durante i quali non mi ero dimenticata del La Salle né dei suoi figli. Anzi, cercavo l’occasione giusta per scrivere di lui, ma non riuscivo a trovarla.
L’anno scorso, durante le tappe di avvicinamento all’incontro dei giovani italiani con il Papa a Roma, ho saputo che parte di noi coristi sarebbe stata alloggiata a Casa La Salle. Dopo una breve ricerca, ho scoperto che è la casa per ferie interna alla Casa Generalizia.
Ho pregato intensamente di poter essere tra coloro che avrebbero dormito lì, così da poterne approfittare per le mie ricerche, sebbene anche stare al Collegio Spagnolo non mi sarebbe stato sgradito.
Le mie preghiere sono state esaudite. Appena arrivata, mi sono guardata intorno, stupendomi della vastità dell’edificio e cercando di non perdermi, come spesso mi accade in qualche posto nuovo. Ho quindi rimandato l’esplorazione all’indomani, dopo la colazione e prima di partire per le prove della veglia. In particolare, m’incuriosiva la grande chiesa interna, che all’ora del mio arrivo era chiusa.
Il giorno dopo, sono riuscita a entrare. Ancora una volta, sono rimasta a bocca aperta, ma per un altro motivo: in fondo all’abside si trovava il reliquiario con i resti di san Giovanni Battista de La Salle stesso. Mi sono vergognata della mia ignoranza: credevo che fossero in Francia. Non sapevo che, a causa delle guerre e delle persecuzioni, i Fratelli avevano rischiato di essere dispersi: solo le case presenti in Italia, prima tra tutte quella di Roma, consentirono loro di prosperare e di diffondersi in altri Paesi.
Ho quindi continuato la mia perlustrazione, per trovare materiale sugli altri candidati agli altari dei Fratelli. Qualcosa l’ho trovato, ma speravo di ottenere anche qualche santino. Alla fine mi sono accontentata del mio bottino, comunque non magro: dopotutto, dovevo concentrarmi sui canti e sulle celebrazioni.
Prima di partire per raggiungere i miei a Napoli, mi aveva sfiorato l’idea di farmi chiamare il Postulatore Generale dalla portineria. Ho scacciato il pensiero, perché immaginavo che fosse all’estero o che comunque non potesse darmi retta. Gli ho poi scritto, qualche volta, per avere aggiornamenti relativi alle cause da lui seguite.

Il suo Vangelo

San Giovanni Battista de La Salle comprese che la scuola, ai suoi tempi, era un privilegio per pochi, mentre la gran parte dei bambini aveva scarse possibilità per il futuro. Con i suoi Fratelli aprì scuole anche per loro, dove l’insegnamento non era impartito in latino, come nell’istituto che aveva frequentato da piccolo.
Così facendo, si attirò critiche e ingiurie da parte dei maestri stipendiati che si sentivano rubare il mestiere, ma anche da quanti seguivano la corrente del giansenismo, che volevano attirarlo dalla loro parte, mentre lui proclamò la propria fedeltà al Papa.
Le sue scuole, quindi, sono diventate dei veri e propri templi per l’educazione, dove l’importanza di stare alla presenza di Dio veniva ricordata a ogni ora. Per esse, per certi versi, vale quanto raccomandava nelle sue Meditazioni, precisamente nella numero 188. È il testo previsto come seconda lettura nell’Ufficio delle Letture per la Memoria della Dedicazione della chiesa della Casa Generalizia, che cade oggi.
Quasi sul finale, scrive:
È lì [nei luoghi santi] che questo Padre di bontà riceve a braccia aperte il figliol prodigo; è lì che il buon Pastore porta al suo ovile la pecorella smarrita; è lì che gli afflitti trovano consolazione e i malati la guarigione; è lì che i deboli ricevono nuova forza e quelli che sono tentati un più forte aiuto contro i loro nemici. Infine è lì che Dio ascolta favorevolmente le preghiere che gli sono presentate e si compiace di colmare delle sue grazie chi fa ricorso alla sua divina bontà.
Vale anche per le persone sante, come lui.

Per saperne di più

Donato Petti, “Opzione” De La Salle – Ripartiamo dall'educazione. Vademecum per insegnanti e genitori, Effatà 2019, pp. 240, € 15,00.
La proposta educativa del De La Salle vale anche per gli educatori di oggi, spesso sfiduciati e abbattuti: è la premessa da cui parte questo libro.

Marcello Stanzione, Con San Giovanni Battista de La Salle: ieri, oggi e domani, Edizioni Segno 2019, pp. 154, € 15,00.
Una selezione di pensieri per ogni giorno dell’anno, completata con preghiere per la meditazione personale.

Giovanni Battista de La Salle, Via Crucis, Ancora, pp. 32, € 4,00.
Via Crucis con brani tratti dalle Meditazioni e dal Metodo di orazione.


Su Internet

Sito istituzionale internazionale dei Fratelli delle Scuole Cristiane
Sito della Provincia Italiana

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