I seminaristi ambrosiani e la fede che mi unisce a loro
Il manifesto della Giornata per il Seminario 2012
Nella Diocesi di Milano domani è la Giornata per
il Seminario, che solitamente cade la penultima domenica di settembre.
Da alcuni anni mi sento particolarmente vicina a
quegli “uomini senza paura”, per riprendere il noto canto Amare questa vita, giovani e meno giovani, che decidono di
verificare se effettivamente il Signore li chiama ad essere degli “altri Lui”.
Hanno veramente bisogno di sostegno nella preghiera, ma anche di un sincero
rapporto di amicizia, rispettoso della dignità che, se Dio vorrà, rivestiranno
con l’Ordine Sacro.
In apparenza, non c’entrano nulla con me: dalla
mia parrocchia non sorge una vocazione per il clero diocesano da almeno
trent’anni. Forse non abbiamo pregato abbastanza: il mio parroco emerito, una
volta, si è molto rammaricato per questo motivo. Ciò nonostante, ho avvertito
un senso di curiosità per queste persone speciali e normali al tempo stesso.
Penso di averlo iniziato a provare il 25 marzo
2001, quando il mio don dell’oratorio condusse me e compagni del Gruppo
Adolescenti ad una giornata di ritiro presso la sede di Seveso (MB), dove
attualmente, ma non per molto, sono ospitati gli studenti del Corso
Propedeutico (più familiarmente detto “Corso P”) e del Biennio di Teologia. Nel
mio diario di allora, scrissi di essermi emozionata tantissimo quando i
seminaristi avevano preso posto accanto a me e, nel sentirli cantare, li
definii – beata ingenuità – simili ad un coro di angeli.
Mi ero quasi dimenticata di quel primo approccio
con quella realtà, quando, cominciando a frequentare le suore Figlie di San
Giuseppe di Rivalba (credevo che fossero quelle di santa Emilia De Vialar), ho
appreso i primi rudimenti di come si faccia a pregare per un giovane prossimo
all’Ordinazione e per i suoi confratelli. Alcuni mesi dopo, alla prima del musical “Troppo mi piace”, ho rivisto
quel ragazzo che avevo incontrato in università e che ora chiamo con gioia “don”
Emiliano (ne parlavo già qui). Sapere che era in Seminario mi lasciò stupita,
ma ben presto dallo stupore sono passata al desiderio di poter fare qualcosa
per lui, senza però intralciarlo nel suo percorso. Grosso modo a quell’epoca ho
deciso di abbonarmi alla rivista del Seminario, La Fiaccola, certa che avrei potuto conoscere meglio la vita che
lui e compagni conducevano. Allo stesso tempo, se trovavo in parrocchia qualche
copia avanzata, non disdegnavo di leggere Fiaccolina,
mensile destinato principalmente ai ministranti ambrosiani, a cui
collaboravano, fino ad alcuni anni fa, i seminaristi addetti all’équipe di Pastorale Vocazionale, che
producevano degli inserti di preghiera.
Quando avevo un po’ di tempo libero dagli studi,
non perdevo occasione di partecipare a qualche Messa nel Duomo della mia città.
Ho quindi appreso che i seminaristi sono coinvolti nel servizio all’altare in
alcune solennità: per citarne solo alcune, l’apertura dell’anno pastorale, la
festa di san Carlo Borromeo, la Messa Crismale e le Ordinazioni Diaconali e
Presbiterali. Fu nella prima di esse che ho avuto la gioia di vedere, due anni
fa, un altro mio compagno di studi, Pierluigi detto “Pigi”, essere ammesso fra
i candidati agli Ordini.
Nel 2009 un altro ragazzo che conosco mi aveva
comunicato di essere in procinto di entrare a Seveso e mi aveva invitata alla
festa che ogni anno serve per dare il benvenuto ai novellini e far conoscere
l’ambiente ai loro amici di parrocchia, detta “Accompagna un amico in
Seminario”. Ebbene, da un amico che avevo – ora, però, ha cambiato strada – ne
ho guadagnati altri tre, due dei quali, lo scorso 8 settembre, sono stati
accolti fra i nostri futuri sacerdoti. Ricordo ancora quando, salutandoli
insieme ad un’amica che mi aveva accompagnata, abbiamo recitato gli uni per gli
altri un’Ave Maria nel parcheggio illuminato dalla luna. In quella serata,
precisamente al momento dei Vespri, avevo dapprima familiarizzato con un altro
giovanotto, che però era entrato nel Corso P, e con sua madre, che ha asciugato
le mie lacrime di commozione durante la preghiera. Mi venne anche consegnato un
cartoncino con il nome di un altro ragazzo, ma devo cercarlo per ricordare chi
era.
Non posso tralasciare il fatto che, grazie al
Gruppo Shekinah, ho potuto fare amicizia con altri giovani che un tempo erano
definiti “chierici”, incontrandoli nelle parrocchie dove prestano servizio
pastorale o, semplicemente, perché volevano passare proficuamente una serata in
libera uscita.
Visitata Seveso, mi mancava la sede di Venegono
Inferiore, voluta dal Beato cardinal Schuster per garantire un clima più adatto
alla preghiera e alla meditazione. Situata su di un colle, sembra proprio un
monastero, con lunghi corridoi e vastissimi chiostri. Sono riuscita ad andarci
in occasione della Serata Vocazionale 2011, nonostante fossi reduce dalla
beatificazione di Giovanni Paolo II. Ho apprezzato molto la cura impiegata per
realizzare la scenografia nella cosiddetta Basilica (la cappella più grande del
luogo), la testimonianza di un ragazzo impegnato nella Pastorale Speciale in
carcere e i momenti di dialogo con altri suoi compagni (anche se io ho passato
più tempo a chiedere consigli a quelli che già conoscevo). Sono tornata lì per
il “Mensilario” dedicato ai Candidati 2012 e spero di rifarlo per quelli del 2013.
Nonostante i fatti parlino da soli, continuo ad
essere presa in giro e scoraggiata, perfino da sacerdoti e consacrate, perché
voglio bene ai seminaristi di Milano. A sostenermi, quest’anno, ci sono il
messaggio dell’Arcivescovo e il motto della Giornata: “Io credo – Noi
crediamo”. Oltre ad evidenziare il “noi ecclesiale”, tanto auspicato dal
cardinal Scola, mi fa pensare al fatto che, a smentire i miei detrattori, fra
me e gli inquilini di Seveso e Venegono c’è qualcosa, anzi, Qualcuno in comune:
la fede in Gesù, anzi, Lui stesso. Non Lo riceviamo forse nell’Eucaristia tutte
le domeniche?
Per saperne di più
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In che senso vieni presa in giro e scoraggiata perché vuoi bene ai seminaristi, scusa? O.o
RispondiEliminaNel senso che ti dicono che potresti essere una... tentazione per i seminaristi, o cos'altro?
In compenso, anch'io conosco un ragazzo che adesso è al suo secondo anno di seminario, e lo penso spessissimo... non tanto per l'amicizia in sè che ci legava anche prima, ma proprio perché mi piace pregare per un ragazzo che fra qualche anno sarà sacerdote :-)
Una preghiera anche per i tuoi amici seminaristi ambrosiani, allora... Per curiosità: quanti sono, lì a Milano?
Mi è stato semplicemente fatto notare che pregare per i futuri sacerdoti non è esattamente tipico di una persona della mia età. Allora vuol dire che sarebbe riservato solo ad anziane e pie signore e, tutt'al più, ai giovani delle parrocchie d'origine?
EliminaMeno male che l'Arcivescovo sembra d'accordo con me, quando scrive: "Tale preghiera incessante è alla portata di TUTTI" (maiuscolo mio)!
Quanto al numero esatto, non so dirtelo di preciso; forse domani, sull'inserto settimanale di "Avvenire", ci saranno le statistiche aggiornate.
Prego anch'io per il tuo amico, allora! :-)
Non dispongo ancora di statistiche aggiornate, ma so che quest'anno sono entrati venticinque novellini e, insieme a loro, un seminarista africano.
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