Io c’ero #3: a Lourdes, per aiutare la mia incredulità

Come avevo anticipato sul mio profilo Facebook (cercatemi col nome Emilia Testimoniando), ho partecipato al pellegrinaggio organizzato dalla Diocesi di Milano verso Lourdes, nei giorni 16-19 di questo mese. Giornalisti più abili di me ne hanno raccontato ogni singolo aspetto, mediante la scrittura, la fotografia e riprese video. Io mi limito a raccontare ciò che ho compreso da questo viaggio e i risultati che ho tratto.

Lunedì 16 settembre

Dopo una levataccia, sono giunta all’aeroporto di Malpensa insieme ad altri miei dieci comparrocchiani (quasi tutti di una certa età, ahimè) e al parroco, dopo che ci siamo uniti ad un ben più folto gruppo di una parrocchia vicina.
L’atterraggio all’aeroporto di Tarbes e Lourdes è avvenuto dopo neanche un’ora di volo, che ho provato a trascorrere schiacciando un pisolino, ma la mia vicina di posto, un’arzilla signora sarda, non faceva altro che cercare di parlare con me. Insomma, tempo un’ora di pullman ed eccoci al nostro albergo, vicinissimo ad una delle porte del Santuario, ma situato nel bel mezzo di quello che le guide turistiche, a ragion veduta, definiscono “il supermercato di Maria”. Per me, sempre a caccia di nuovi articoli e curiosità, poteva essere una pacchia o una fonte di distrazione, quindi ho provato a resistere.
Il primo appuntamento ufficiale era alle 14:45, nella Basilica sotterranea intitolata a san Pio X. Dopo un attimo di smarrimento, dovuto al fatto di trovarmi sotto il livello del terreno, in una struttura che ricorda molto una barca rovesciata, mi sono diretta verso lo spazio dedicato al coro. Lì ho partecipato alla Messa di apertura del pellegrinaggio e ho udito, dalla voce del cardinal Scola, le parole che avrebbero accompagnato i miei tre giorni lì: “misericordia” e “affidamento”.
Il coro, per la precisione, era diretto da don Norberto Valli, insegnante di Liturgia presso il Seminario Arcivescovile di Milano, nella sede di Venegono Inferiore. Come voci soliste, due dei giovani che verranno ordinati diaconi questo sabato. Avrei voluto chiedere i loro nomi, ma ho preferito non disturbarli; li scoprirò prestissimo.
Immediatamente dopo la celebrazione eucaristica, il gruppo di cui facevo parte è andato ad omaggiare la Bianca Signora dei Pirenei, come si usa appena si giunge sul posto (noi non abbiamo potuto farlo perché siamo arrivati in tempo per il pranzo). Dopo una breve preghiera, ho iniziato a guardarmi intorno: il complesso del Santuario è veramente immenso! Fortuna che mi ero procurata per tempo una cartina, così da non correre il rischio di perdermi.
Alle 18:00, il secondo evento: il Rosario in italiano, trasmesso in diretta da TV2000 e dal sito Internet del Santuario. Il Cardinale si è alternato, nella prima parte delle preghiere, con uno dei cappellani di lingua italiana, a me noto perché, mentre ero in vacanza, mi è spesso accaduto di sgranare la mia corona in compagnia della televisione. In verità, ero alla Grotta già da una mezz’ora, così da prepararmi a dovere.
La serata avrebbe dovuto concludersi con la Processione Mariana detta aux flambeaux, ma la nostra guida, la signora Florentina detta “Flo”, ci ha riferito che il nostro gruppo avrebbe dovuto parteciparvi l’indomani. Ciò nonostante, sono andata a vedere lo stesso, con il mio parroco e un paio d’altre persone. Mi ha fatto molto riflettere come quelle fiaccole rappresentassero le anime di tante persone, con il carico di sofferenze e aspettative per il futuro.
Prima della processione, ammetto di aver ceduto allo shopping, acquistando alcune boccette e una tanica da un litro (non stupitevi: ce ne sono di capienza anche maggiore!) per l’acqua della Grotta.

Martedì 17 settembre


La mia vicina di camera mi ha svegliata alle 6:00! Dato che non riuscivo più a prender sonno, mi sono lavata e, sempre con lei alle costole, ho fatto colazione. Quando le ho comunicato che stavo per uscire, ha insistito per seguirmi, ma io ho tagliato corto, affermando di volermela cavare da sola.
Mi sono quindi incamminata verso il Santuario, passando sempre per la solita sfilza di negozi e alberghi. Data l’ora, era tutto ancora chiuso, quindi non c’erano distrazioni, a parte una lieve pioggerella.
Ho colto l’occasione per andare a confessarmi e per attingere l’acqua per la mia tanica. Così facendo, mi sembra di aver rispettato quello che la Madonna chiese a Bernadette: fare penitenza e lavarmi alla fontana (mi sono semplicemente bagnata il viso). Mi sarebbe piaciuto andare alle piscine, ma il tempo non era dei migliori. In compenso, ho fatto un giro alla fornitissima Libreria dei Santuari, dove ho acquistato un libro su due giovani testimoni originari di Lourdes: Maria de Jésus, una ragazza che aspirava a diventare Carmelitana, e il sacerdote Jean-Luc Cabes. Se riesco, vorrei scrivere di entrambi.
Alle 9:20 circa ero di nuovo alla Grotta, stavolta con appresso la mia vicina. Entrambe eravamo intenzionate a cantare alla Messa che di lì a poco si sarebbe celebrata e ci siamo riuscite. L’Arcivescovo, riprendendo la sua omelia del giorno prima, ha affermato che noi non abbiamo la “libertà potente” che ebbe la Vergine, la quale pure fu messa alla prova, però, se diciamo il nostro “sì”, entriamo nella misericordia del Padre. Il luogo dove possiamo appoggiarci nel dire la nostra disponibilità è la Chiesa, che da duemila anni sfida la storia, nonostante i limiti, le persecuzioni e le ostilità.
Nel pomeriggio, insieme al mio gruppo, ho visitato i luoghi dove santa Bernadette ha trascorso giorni felici, ma anche quelli dove non fu propriamente allegra, ma si mantenne fedele, insieme ai suoi cari, alla preghiera. Ho provato ad istituire un raffronto con la mia esperienza di vita, uscendone a pezzi: nonostante io moltiplichi preghiere, visite a santuari e scriva di santi e affini, infatti, non ho imparato proprio un bel niente.
Abbiamo terminato la visita giusto in tempo per la Benedizione Eucaristica, prevista alle 17:00 nella Basilica sotterranea, dato che il tempo atmosferico andava peggiorando. Lì, alcune parole del cardinal Scola mi hanno segnata profondamente:
«Dare la propria vita è umanamente conveniente perché orienta in modo positivo la nostra vita al Paradiso; lo comprendiamo di fronte all’Eucaristia che è già Paradiso in germe. Al contrario chi non dona la propria vita è destinato alla tristezza, perché la sua vita sarà rubata dal tempo».
Mentre passava vicino a dove mi trovavo io, per benedire uno ad uno gli ammalati, mi è venuto spontaneo chiedere a Gesù, solennemente presente nel Santissimo Sacramento, come io possa donare la mia vita per coloro a cui voglio bene, sull’esempio di Lui, che si è donato come Pane per i Suoi amici. Lungi da me compiere gesti eroici, però vorrei davvero sapere come farlo…
Ho continuato questa preghiera durante la Processione Mariana, anche se avevo qualche problemino a reggere contemporaneamente la mia candela e l’ombrello, dato che la pioggia si faceva sempre più insistente.
Tra le due processioni, ho avuto il tempo di compiere un gesto simbolico. Dato che il tema di tutti i pellegrinaggi quest’anno è “Pregare il Rosario con Bernadette”, non lontano dalla statua dell’Incoronata, punto di ritrovo per coloro che si perdessero, sono stati piantati degli alberelli a cui chi vuole può annodare la propria corona del Rosario. Ne ho viste veramente di tutti i tipi: da quelle semplici in plastica ad altre realizzate per l’occasione, come una composta di cannucce e tappi di bottiglia. Ho aggiunto anche la mia, che ho confezionato con le mie mani, in cordoncino di nylon di colore blu; ho provato ad evidenziarla graficamente nella foto in cima a questo paragrafo.

Mercoledì 19 settembre

(Io sono la signorina con la giacca a vento rosa)
Credevo che l’ultimo giorno di pellegrinaggio non avrebbe portato nessun cambiamento di rilievo. Evidentemente, non ho ancora imparato che il Signore riserva sorprese e piccole consolazioni proprio quando meno le si aspettano.
Mentre stavo tranquillamente seduta in una delle panche della San Pio X, per partecipare in maniera ordinaria alla Messa Internazionale (avrei potuto andare a cantare, ma non me la sentivo), ho notato che un sacerdote stava passando accanto alla mia fila e sembrava indicare la signora seduta accanto a me. In realtà, cercava qualche giovane per la processione offertoriale, quindi ce l’aveva proprio con me! Nonostante non fosse la prima volta che mi capitava qualcosa di simile (mi era già successo in Duomo, al Pontificale di San Carlo Borromeo del 2007), ho iniziato ad agitarmi tantissimo. Mi sono calmata solo dopo aver affidato il mio zaino al padre della ragazza che era in fila davanti a me e seguendo attentamente le prove della processione.
La Messa Internazionale era davvero un’espressione, in piccolo, della “moltitudine di popoli” di cui parla il libro dell’Apocalisse. Ero decisa, quindi, a non commettere il benché minimo errore quando sarebbe toccato a me.
Arrivato il momento della Presentazione dei doni, ho cercato di concentrarmi al massimo, però mi sono accorta di avere un’espressione troppo tirata; allora ho emesso un sospirone e provato ad abbozzare un sorriso. Così, quando si è mossa la processione, ho iniziato a camminare in maniera più rilassata, tenendo fra le mani uno dei calici che di lì a poco sarebbero stati usati dai concelebranti. Mi è venuto da pensare, quindi, che quell’elemento mi richiamasse una volta di più ad offrire la mia vita, anche se il “come” mi restava ancora oscuro.
Insomma, grazie a questa sorpresa sono riuscita nel mio intento, ossia scambiare alcune parole con il Cardinale, poco importa se fossero previste dalla Liturgia. Un giorno non lontano, magari durante i “Dialoghi della Fede” che i giovani di Milano avranno con lui, spero di potermi esprimere con maggior libertà.
Ho trascorso gli ultimi momenti a Lourdes visitando le tre Basiliche sovrapposte e litigando con un mio compagno di viaggio che non ricordava l’esatta successione dei Misteri della Luce, recentemente riprodotti a mosaico sulla facciata della Basilica del Rosario dall’atelier del Centro Aletti di Roma. Pochissimo prima della partenza, infine, ho compiuto gli ultimi acquisti di ricordini e boccettine per l’acqua della Grotta, da riempire a casa con il contenuto della tanica che avevo comprato martedì mattina.
Insomma, non sento di aver del tutto sprecato tempo e danaro nel mio viaggio. Non ho compiuto proprio tutti i gesti devozionali: ho lasciato perdere il bagno alle piscine e la Via Crucis a causa del maltempo, ma ho pregato lungamente davanti alla Grotta e ho chiesto perdono nella Confessione sacramentale. In più di un’occasione, inoltre, ho sostato in adorazione dell’Eucaristia nell’apposita cappella della Chiesa di Santa Bernardetta, interpellando il Signore sulla modalità con cui devo (perché devo senz’altro) donarGli la mia vita. Ho paura che, proprio per aver tralasciato i gesti di cui sopra, il giorno in cui mi verrà chiarito tutto tarderà a venire.
Il ricordino più bello che ho comprato è quello la cui foto ho inserito in apertura. Si tratta di un carillon a carica manuale che riproduce la melodia della cosiddetta “Ave Maria di Lourdes”, che nella sua versione italiana prende il titolo di “È l’ora che pia”. So per certo che il Servo di Dio Aldo Blundo, un ragazzino malato di Napoli, ne aveva uno simile e lo faceva risuonare prima di pregare il Rosario o quando la nostalgia per quel luogo benedetto, dove andò pellegrino con lUnitalsi, si faceva più acuta. Anch’io farò così, in attesa di comprendere come potrò risolvere la preoccupazione che mi assilla.

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