Bartolomea Capitanio: «Voglio farmi santa»
Urna con i resti mortali di santa Bartolomea Capitanio, Santuario di Cristo Re dei Vergini, Lovere (fonte). |
Chi è?
Bartolomea
Capitanio nacque a Lovere (in provincia di Bergamo e diocesi di Brescia) il 13 gennaio 1807. Educata presso le suore
Clarisse del suo paese, iniziò un’intensa vita spirituale, aiutata dal vicario
parrocchiale don Angelo Bosio.
Con l’amica Caterina Gerosa intraprese, il 21
novembre 1832, una forma di vita comune, primo germe delle future Suore di
Carità oggi note come “di Maria Bambina”. Non poté vedere, tuttavia,
l’approvazione ufficiale di quell’Istituto: morì il 26 luglio 1833.
Bartolomea e
Caterina, in religione suor Vincenza, sono state canonizzate insieme il 18
maggio 1950 da papa Pio XII. L'Istituto delle Suore di Carità dette di Maria Bambina le ricorda il 18 maggio, mentre nel Martirologio Romano le loro feste sono rispettivamente il 26 luglio e il 28 giugno.
Cosa c’entra con me?
Il volto
giovane di Bartolomea mi è diventato familiare nel frequentare sempre più
spesso, durante gli studi universitari, il Santuario di Maria Bambina, a
Milano, in via santa Sofia 13. Inizialmente mi ero concentrata, più che su di
lei, sul simulacro della Madonna in fasce lì custodito, ma le suore che lì
abitano mi hanno presto regalato una breve biografia di entrambe le loro
Fondatrici.
Il giorno in
cui, però, sento di aver capito davvero cosa lei aveva da insegnarmi è stato il
13 gennaio 2007, suo duecentesimo compleanno. Per l’occasione, le suore avevano
allestito un musical, “Troppo mi
piace”, incentrato sulla vicenda di una giovane attrice che, dovendo ricoprire
il ruolo della Santa per uno spettacolo, s’immerge a tal punto nella parte da
cambiare vita. Le colorate coreografie, le musiche coinvolgenti e i testi
intensi mi hanno aiutata a capire che la vita non va tenuta per sé, ma spesa,
affinché possa diventare “plurale”, condivisa con quante più persone possibili.
Il 2007 ha
visto anche un appuntamento speciale: il Convegno Giovani, organizzato dalla
Pastorale Giovanile delle suore, proprio nella città dove tutto è iniziato,
Lovere. Vi ho partecipato insieme ad un gruppo di giovani appartenenti alla
parrocchia di Maria Madre della Chiesa nel quartiere milanese di Gratosoglio: lì ho trovato una
vera amica, con cui più di una volta ci siamo scherzosamente paragonate alle
Sante loveresi, almeno per una questione anagrafica. Visitare il Santuario
intitolato a Cristo Re dei Vergini, venerare le spoglie di quelle sue innamorate,
l’una giovanissima, l’altra più avanti negli anni, vedere i luoghi dove
entrambe hanno servito i giovani e i poveri mi è servito per non fossilizzarle
nelle immaginette che ho preso come ricordo.
Col tempo,
mi sono resa conto di avere molti punti in comune con Bartolomea: come lei, amo
tantissimo scrivere e comunicare alle persone le mie scoperte spirituali
(questo blog ne è la prova); ho dei
Santi a cui rivolgermi sapendo di essere ascoltata come fanno gli amici (per
lei basterà citare san Luigi Gonzaga, che affettuosamente chiamava “Luigino”
nei suoi scritti); ritengo importantissimo prendermi ogni tanto un momento di
deserto tramite gli Esercizi Spirituali (lei li compiva a Cascina Mariet, a
Sellere, casa di sua nonna).
Soprattutto,
però, avverto come lei la necessità fondamentale per ogni cristiano, ovvero la
santificazione nel proprio stato di vita. Bartolomea ne capì l’importanza
quando, a neanche dieci anni, partecipò ad un gioco suggerito dalla sua
maestra, la Clarissa suor Francesca Parpani: chi delle educande avesse estratto
la pagliuzza più lunga di un mazzetto si sarebbe fatta santa per prima. Ebbene,
le biografie raccontano che fu proprio lei la fortunata: appena poté, corse
nella cappella del collegio. Di fronte ad una statua della Vergine Maria, così
espresse il suo fervore: «Voglio farmi santa, grande santa, presto santa!».
Come mi ha
rammentato una sua figlia spirituale, però, dal “Voglio” bisogna passare a
voler quello che Dio vuole. Sono certa che, mediante l’aiuto di santa
Bartolomea, riuscirò a fare questo passaggio.
Il suo Vangelo
È senza
dubbio un Vangelo d’amore quello scritto dalla vita di Bartolomea. L’ha vissuto
con le ragazzine di cui si prendeva cura, con gli anziani ammalati, con le sue
prime compagne. Nel 1829 espresse il suo voto privato di carità, iniziandolo con
queste parole:
Mio buon Gesù, so che l’amor vostro non va mai disgiunto da un vero amore
del prossimo; perciò io […] faccio voto […] di usare al mio prossimo tutta la carità
tanto spirituale, quanto corporale in tutto ciò che potrò adoperarmi.
Ancora oggi
le Suore di Carità dette di Maria Bambina, sparse in tutto il mondo, tantissimi
giovani e adulti provano a vivere con questo proposito.
Per saperne di più
Albarica Mascotti, Bartolomea Capitanio – Il coraggio
dell’amore, Elledici, Leumann (TO), 2000, pp. 34 (fuori catalogo, ma disponibile su richiesta solo
dalle Suore di Maria Bambina oppure visualizzabile qui)
Opuscolo
diretto principalmente ai ragazzi, ma adatto per una prima conoscenza della sua
storia.
Ennio Apeciti, Bartolomea Capitanio – «Quella benedetta carità… troppo mi piace»,
Cinisello Balsamo (MI) 2011, pp. 230, € 11,00.
Biografia
divulgativa e documentata, con ampi approfondimenti storici.
Su
Internet
La conosco... ne lessi una breve biografia qualche anno fa, quando seguii una ragazza al Grest di San Polo, all'oratorio intitolato alle sante Capitanio e Gerosa.
RispondiEliminaBuona domenica ;)
Santa??? Io ero rimasta a "Suore della Beata Capitanio" . . . interessante, una santa delle mie parti, e quante statuette della Maria Bambina (sotto campana di vetro) ho visto sui comò delle camere da letto delle signore anziane, anni fa! :-)
RispondiEliminaCiao, Fior
Valla a trovare, allora, e pregala per me!
EliminaQuanto alla Maria Bambina sotto vetro, c'era l'usanza di regalarla alle sposine novelle come augurio di una prole santa come quella dei genitori della Vergine. Se t'interessa, le suore di Maria Bambina a Milano le producono ancora.
Personalmente, porto avanti questa tradizione regalando alle giovani spose che conosco un quadretto con la foto della "Santa Crisalide", come poeticamente la definiscono alcuni.
Eh! Eh! Eh! Ormai sto lontana . . . ti potrei andare a trovare più facilmente la Madonna di Loreto o meglio San Giacomo della Marca ... con questi indizi è facile capire dove sto!:-)
RispondiEliminaCiao, Fior
Fin dalla prima S. Comunione, conosco la beata Capitanio, poiché regalandomi il libretto delle preghiere, penso una suora di Comabbio scrisse la frase della beata."Voglio farmi Santa, presto Santa, grande Santa!" Vorrei tanto che Papa Francesco la canonizzi!!! Alessandra di Foligno, da Sondrio
RispondiEliminaScusa. Ero rimasta a Beata quando ho ricevuto la S. Comunione, nel lontano 1956. Come sono contenta!!!!! Evviva!!!!
RispondiEliminaLo sono anch'io, per aver contribuito alla tua contentezza!
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