Suor Enrichetta Alfieri, che «Ha fatto fiorire la vita»
Suor Enrichetta accanto alla grotta di Lourdes della sezione femminile del carcere di San Vittore (fonte) |
Maria Angela
Domenica Alfieri, primogenita di Giovanni e Rosa Compagnone, nacque a Borgo
Vercelli (VC) domenica 23 febbraio 1891. Entrata tra le Suore della Carità di
Santa Giovanna Antida Thouret il 20 dicembre 1911, il 25 marzo 1913 assunse,
con la vestizione religiosa, il nome di suor Enrichetta. Riprese gli studi per
diventare insegnante, ma pochi mesi dopo la professione temporanea le venne
diagnosticato il morbo di Pott, da cui guarì dopo aver ingerito un sorso di
acqua di Lourdes.
Per sottrarla alla
curiosità delle folle, venne destinata alla comunità del carcere di San Vittore
a Milano, dove emise la professione perpetua. Ben presto venne considerata la
“mamma” e l’angelo consolatore dei detenuti.
Nell’immediato
dopoguerra, venne accusata di spionaggio e minacciata di morte, ma, per diretto
interessamento dell’arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster, la pena le venne
cambiata in esilio presso le Suore delle Poverelle a Grumello al Monte. Il 7
maggio 1945 venne riportata a San Vittore, dove proseguì la sua vicinanza ai
detenuti, finché, il 22 dicembre 1950, inciampò in piazza Duomo, fratturandosi
il femore. Morì venerdì 23 novembre 1951, verso le 15.00.
Il processo diocesano della sua causa di
beatificazione si è aperto a Milano il 30 gennaio 1995 e chiuso
il 20 aprile 1996. Il 19 dicembre 2009 è stato reso pubblico il decreto con cui
papa Benedetto XVI ha sancito le sue virtù eroiche e, il 2 aprile 2011, è stato
approvato un miracolo ottenuto per sua intercessione.
È stata beatificata
il 26 giugno 2011 in piazza del Duomo a Milano, insieme a don Serafino
Morazzone e a padre Clemente Vismara.
Cosa c’entra con
me?
Riconosco che suor
Enrichetta non mi aveva mai colpita più di tanto, neppure nei primi tempi in
cui avevo preso ad approfondire alcune figure della mia Chiesa diocesana. La
conoscevo sì e no di nome, tanto da averla menzionata a una Suora della Carità che
avevo conosciuto in vacanza e che mi aveva portato a visitare la culla italiana
della sua Congregazione, il convento di Regina Coeli a Napoli. Insomma, c’è
voluta la notizia che il Papa aveva approvato il decreto con cui le sue virtù erano
dichiarate eroiche perché mi decidessi a sapere qualcosa di più sul suo conto,
al di là di alcuni trafiletti pubblicati sull’inserto domenicale di Avvenire, Milano Sette.
Non ricordo il
giorno esatto, forse fu dopo che il giornalista Angelo Montonati parlò di lei
nella sua popolare rubrica mensile su Radio
Maria, I Sempre Giovani, ma alla
fine ho pensato di andare a pregare nella cappella della Piccola Casa San
Giuseppe (la comunità delle suore che si trova non molto lontana dal carcere di
San Vittore), dove le sue spoglie erano state traslate il 16 dicembre 1995.
Sono poi tornata altre volte, come il 1° marzo 2011, in occasione della
ricognizione canonica dei suoi resti mortali, oppure, in compagnia di un’amica,
il 5 luglio dello stesso anno. Di quella visita, mi è rimasta decisamente
impressa la raccomandazione che la suora portinaia ci rivolse, valida per
chiunque si rechi a venerare un Santo o un Beato: non dovevamo andare prima
dalla sua consorella defunta, bensì dal Padrone di casa.
Appena ho saputo
della sua beatificazione, avrei voluto interpellare le suore per avere il pass per assistere alla Messa solenne –
curiosamente, si è svolta nella stessa piazza dove lei si fratturò il femore –,
ma ho preferito non disturbarle. L’ho ottenuto lo stesso, iscrivendomi tramite
il Pime, cui apparteneva un altro dei tre futuri Beati, padre Clemente Vismara.
Penso che sia stato
da allora che l’ho sentita ancora più vicina a me, sebbene lo stile della
carità da lei vissuto non sia proprio quello che riesco ad esercitare per bene.
In particolare, leggere una delle numerose biografie uscite in occasione del
grande evento mi è servito per intravvedere uno squarcio della sua interiorità.
Vedere come
cercasse di sorridere nonostante le difficoltà della malattia prima e della
guerra poi ha costituito una lezione per un tipo come me, tendente a lagnarsi
per faccende molto meno serie. Inoltre, sono rimasta ammirata nel vedere come
per lei pregare fosse una grazia, in particolare nel tempo della prigionia
forzata. Non che mi sia mai risultato difficile, però a volte tendevo a dare
per scontata la possibilità di esprimere la supplica, la lode, il
ringraziamento.
Per finire, sabato
23 novembre 2013 ho partecipato, presso la Piccola Casa San Giuseppe, alla
presentazione del volume degli scritti completi, arricchendo in tal modo la mia
conoscenza di lei e riscoprendo dettagli che mi erano in precedenza sfuggiti.
Ha testimoniato la
misericordia perché…
Come dicevo nel
post di presentazione della Mercy Challenge, ho pensato di aggiungere, per tutto il Giubileo, un paragrafo
dove descrivo come i personaggi di cui parlo hanno testimoniato la misericordia
divina, perché l’hanno praticata, perché l’hanno ricevuta o per entrambi i motivi.
Con suor Enrichetta
ho gioco facile, perché ha proprio vissuto un’opera specifica, quella di
visitare i carcerati e le carcerate: personaggi famosi, illustri sconosciuti,
perseguitati politici. Per questo motivo, come ho scoperto durante una ricerca
d’archivio per altri motivi, l’avvocato Giovanni Maria Cornaggia Medici la
ricordò durante la seduta del Consiglio Comunale di Milano. Usò proprio le
parole che ho deciso di mettere nel titolo e che, più dei titoli ammirevoli con
cui è famosa, penso descrivano quello che ha compiuto per numerosissimi uomini
e donne del secondo dopoguerra.
Il suo Vangelo
Non penso che sarebbe
mai stata capace di far fiorire la vita, tuttavia, se non avesse compreso
pienamente ciò a cui una suora, e a maggior ragione una Suora della Carità, è
chiamata a vivere. Per dirla con le sue stesse parole, che scrisse nel marzo
1945, in occasione degli Esercizi spirituali in preparazione al rinnovo dei voti:
Non si può essere degne sue spose, non
si può essere anime apostoliche se non si è sante. Che cosa è mai un’anima
consacrata… una sposa di Gesù? È un’anima che si è data tutta a lui, ai suoi
interessi che sono: la sua gloria… le anime.
In questo senso,
lei è stata veramente feconda nello spirito nel senso inteso da papa Francesco,
suscitando qualcosa di simile in tutti coloro che le si sono avvicinati, anche
dopo la morte. Non a caso ne parlo oggi, a ridosso della chiusura dell’anno
dedicato alla Vita Consacrata.
Mi viene da
pregarla in particolare per i cappellani delle carceri, per i volontari e per
le religiose che li aiutano, perché non si lascino mai corrompere e seguano,
pur con il mutare delle condizioni storiche, il suo esempio.
Per saperne di più
Sergio Stevan, Suor
Enrichetta Alfieri – La mamma di San Vittore, Velar-Elledici 2010, pp. 52, € 3,50
Una
breve presentazione della sua vita, già edita nel 1997, in versione aggiornata
e riveduta.
Ennio Apeciti, Veramente e sempre suora di Carità. Beata
Enrichetta Alfieri, Centro Ambrosiano 2011, pp. 144, € 8,00.
Il Responsabile per
le Cause dei Santi della diocesi di Milano racconta le fasi del processo di
beatificazione intrecciandole con la narrazione della sua vita.
Paolo Damosso, E
lei, invece, sorride - Suor Enrichetta Alfieri, San Paolo 2011, pp.
237, € 22,00 (con
DVD).
La sua storia raccontata come un affascinante
romanzo. Il volume contiene anche il DVD del docufilm La vita è un cinematografo, dove l’attrice Daniela Poggi riveste i
panni di suor Enrichetta.
Wandamaria Clerici, Maria Guglielma Saibene (curr.),
Memorie di una ribelle per amore, Marna 2012, €
12,00.
Edizione rinnovata
delle memorie stese da suor Enrichetta in obbedienza alla sua Madre
provinciale.
Don Ennio
Apeciti, suor Wandamaria
Clerici, suor Maria Guglielma Saibene (curr.),
Scritti della Beata Enrichetta Alfieri, Velar 2013, €
22,00
Raccolta completa degli scritti sinora
disponibili.
Per visitare la
cappella dove suor Enrichetta è sepolta, ma anche per chiedere immaginette e
altro materiale, ci si può rivolgere a questo recapito:
Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret -
Piccola Casa San Giuseppe
Via del Caravaggio, 10
20144 Milano (MI)
Telefono 0248007557 oppure 0248018467
Su Internet
Sito ufficiale,
inaugurato in vista della beatificazione
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