Francesco d’Assisi: premura e tenerezza per il Bambino di Betlemme (Corona dei Testimoni 2013 # 2)
Sieger Köder, Il presepe di
Greccio |
Francesco
nacque ad Assisi nel 1182, figlio del mercante di stoffe Pietro di Bernardone e
di sua moglie Pica, di probabile origine provenzale. Al battesimo gli fu
imposto il nome di Giovanni, ma il padre, sin dalla prima infanzia, prese a
chiamarlo “Francesco”, in onore della Francia, paese dove si recava spesso per affari.
Sentendosi
pienamente coinvolto nelle tensioni politiche e sociali della sua epoca,
partecipò alla guerra contro Perugia, dove fu fatto prigioniero. Una volta
liberato, cercò di prender parte alle crociate, ma, ammalatosi, si fermò a
Spoleto. Poco dopo, mentre visitava la chiesa di san Damiano, poco fuori
Assisi, venne raggiunto da una voce, che l’invitava a riparare la sua casa.
Francesco, quindi, abbandonò la famiglia e prese a vivere in penitenza e
povertà; in seguito, venne raggiunto da altri discepoli, che volevano
condividere il suo stile di vita, per cui chiese personalmente l’approvazione
del Papa nel 1209.
Morì
ad Assisi, nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 1226, e venne canonizzato appena
due anni dopo. I suoi resti mortali sono venerati nella cripta della Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi.
Cosa
c’entra con me?
Sintetizzare
nel paragrafo sopra i tratti salienti della vita di san Francesco mi è parso
quasi superfluo, dato che è un personaggio così famoso. In ogni caso, ci ho
provato.
Quanto
alla mia esperienza personale, ritengo che lui sia entrato nella mia vita
quando, alle scuole medie, la professoressa d’italiano ci fece studiare il Cantico delle creature. Lei, che pure si
professò apertamente non credente, affermò di volercelo proporre lo stesso,
data l’importanza per la storia della lingua italiana costituita da quel testo.
Nell’ambito di un percorso di approfondimento, ci sottopose alla visione di Fratello sole, sorella luna di Franco
Zeffirelli e di Francesco di Liliana
Cavani, guidandoci a capire le differenti interpretazioni proposte dai registi
su quel personaggio.
Quel
lavoro mi fu decisamente utile alcuni anni dopo: all’oratorio della mia
parrocchia d’origine, il testo scelto per l’annuale spettacolo teatrale di
bambini e ragazzi fu Fratello Francesco. In
realtà, le canzoni previste dal copione erano state sostituite dal regista con
quelle del musical religioso forse più noto d’Italia, Forza venite gente, che nella mia
parrocchia d’origine era stato più volte replicato con successo. Miravo ad
interpretare santa Chiara, ma mi vennero assegnati due ruoli apparentemente
minori: quello di madonna Pica, la madre di Francesco, per il quale mi sono
ripetutamente esercitata a svenire, come previsto dalla scena della rinuncia ai
beni, e quello di Giovanna, versione femminile di Giovanni, l’uomo di Greccio
che contribuì alla rappresentazione del primo presepe vivente della storia.
Inoltre, ero presente nelle scene di gruppo come personaggio di contorno, il
che mi aiutò ad entrare meglio nella vicenda narrata.
Circa
in quel periodo, quando avevo da poco iniziato il liceo classico, san Francesco
tornò nei miei programmi scolastici. Stavolta l’insegnante non nascondeva la
sua fede: si vedeva chiaramente, quando fu la volta di presentarcelo nel
contesto della letteratura medievale. Con tutti questi presupposti, non potevo
fare altro che sceglierlo come soggetto per un tema libero durante un compito
in classe: il voto finale fu di 8/9, il più alto che avevo mai conseguito sino
ad allora. Non fu lo stesso per altri miei compagni, i quali, durante le
interrogazioni, fornivano risposte che oggi sarebbero degne di quei siti dove
vengono pubblicati strafalcioni di professori e studenti. Un piccolo saggio: «San
Francesco ordinò ai monaci di pregare e lavorare» (sic!).
Nel
momento in cui mi venne riconsegnato il tema, mi sono ricordata di un punto in
cui riprendevo un libro per ragazzi che mi aveva aiutata nell’approfondimento
personale per lo spettacolo: san Francesco era capace di lodare non solo quando
gli andava tutto bene, o quando osservava la creazione, ma anche quando
soffriva per le malattie o comprendeva che il volere di Dio non collimava col
suo. Mi venne dunque spontaneo pensare, ogni volta che stavo per conoscere
l’esito di qualche prova scritta oppure orale, che dovevo lodare il Signore
anche per un voto andato male.
Riconosco
di non averlo mai fatto alla perfezione, specie negli anni universitari e, in
quel periodo, quando ho sostenuto due esami di fila, con esito molto inferiore
alle mie aspettative. Come già raccontavo a proposito di san Giuseppe da Copertino,
durante una visita al convento dov’è conservata la reliquia del suo cuore ho
chiesto consiglio a uno dei frati per riprendermi da quel periodo difficile:
nel congedarmi, pronunciò su di me la “benedizione a frate Leone”. Tornata a
casa, mentre cercavo non ricordo più cosa, mi capitò fra le mani l’immaginetta
con quella medesima invocazione, che tenevo nel portafogli all’epoca in cui
recitavo in Fratello Francesco. L’ho
ripresa e mi sono impegnata a ripeterla sempre, prima di ogni esame, ma non a
scopo scaramantico, bensì per ricordarmi che il Signore mi voleva bene anche se
non conseguivo il massimo dei voti.
Insomma,
anche se non ho mai aderito pienamente alla spiritualità francescana
partecipando a movimenti giovanili o a manifestazioni organizzate dai Frati
Minori, conservo sempre in me quanto ho imparato dal Poverello, anche se devo
lavorare ancora su altri aspetti, come la vicinanza verso i poveri e gli
ammalati. Dopotutto, lui stesso non è andato subito incontro ai lebbrosi, anzi,
li rifuggiva in gioventù.
Il
suo Vangelo
Stavolta
il motivo per cui ho inserito san Francesco nella Corona d’Avvento dei
Testimoni dovrebbe essere abbastanza chiaro, anzi, l’ho accennato nel paragrafo
precedente. Sapevo che lui è considerato l’inventore del presepio, o meglio,
della rappresentazione della Natività, ma l’interpretazione del ruolo di
Giovanna mi fu utile per immaginarmi meglio la scena e per aiutare il pubblico
a fare lo stesso.
La
candela virtuale a cui lo associo è quella detta “di Betlemme” e simboleggia la
pace. La trovo decisamente appropriata sia perché, come ha dichiarato l’attuale
Pontefice, uno dei motivi per cui ha scelto di prendere il suo nome è perché
costituisce, non solo per lui, uno sprone a lavorare per la pace, affinché nessuno sia la misura
di se stesso.
In
seconda battuta, mi sono ricordata di un passo della Vita prima di Tommaso da Celano, proprio dove racconta l’evento di
Greccio (cfr. Fonti francescane 470):
Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù, infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.
Purtroppo,
tra le canzoni di Forza venite gente
scelte dal mio regista parrocchiale, venne omessa È Natale,
che avrebbe seguito proprio la scena della rievocazione del presepio. La
ripropongo lo stesso nella versione del cast ufficiale del 2013, come degna conclusione di un post che, per forza di cose, non racconta tutto san Francesco e il
suo modo di vivere il Natale, ma solo quello che ha insegnato a me.
Per
saperne di più
San
Francesco è uno di quei personaggi che hanno una bibliografia sterminata a
partire dai Fioretti e dagli opuscoli
devozionali, passando per le opere storico-critiche. Mi limito quindi a dare
poche indicazioni di massima.
Grado G. Merlo, Frate Francesco, Il Mulino 2013, pp. 181, € 15,00.
Un
ritratto storico della figura del santo, a partire dalla società del suo
secolo, dalle fonti e dai documenti che lo riguardano.
Éloi
Leclerc, La sapienza di un povero, Biblioteca Francescana Edizioni
2004, pp. 150, € 8,78,
Un san Francesco insolito, descritto nel
momento di espansione dell’Ordine dei Frati Minori, durante il quale visse e
superò una crisi personale.
Angelo De Simone, Francesco
d’Assisi, Edizioni San Paolo 1988 (settima edizione 2011), pp. 110, € 6,00.
Un volumetto
pensato per i ragazzi, ma buono anche per una prima conoscenza (è il libro che
menzionavo sopra).
Maria
T. Corti, Francesco d'Assisi, In Dialogo 2013, pp. 64, € 5,80.
L’ideale per quei pochi bambini e ragazzi
che non sanno ancora nulla di lui.
Éloi
Leclerc, Il Natale di frate Francesco,
Biblioteca Francescana Edizioni 2013, pp. 34, € 9,00.
Dall’autore de La sapienza di un povero, un racconto per bambini che rievoca la rappresentazione
del Natale 1223.
Su
Internet
Sito ufficiale del Sacro Convento di Assisi
Sito
della rivista San Francesco Patrono
d’Italia
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