Arcabas: il Vangelo raccontato con l'arte di oggi
Arcabas, Autoritratto, particolare (tratto da Fiaccolina, marzo 2010, p. 30). |
Chi
è?
Jean-Marie Pirot nasce il 26 dicembre 1926 a
Trémery, nel dipartimento francese della Mosella. Diplomatosi presso la Scuola nazionale Superiore
delle Belle Arti di Parigi nel 1949, insegnò presso la scuola di belle arti di
Grenoble e, successivamente, all’università di scienze sociali. Prese il nome d’arte
di Arcabas durante le agitazioni del maggio 1968, quando rimase colpito da due
graffiti sovrapposti su di un muro che i suoi studenti avevano a disposizione
per le loro libere espressioni artistiche: «L’arc» (“l’arco”) e «à bas Malraux»
(“abbasso Malraux”, il Ministro della cultura) (fonte).
Nel corso della sua lunga carriera, ha adoperato
svariate tecniche artistiche, principalmente la pittura, e si è espresso nel
campo dell’arte sacra. È principalmente noto per i dipinti nella chiesa di
Saint-Hugues-de-Chartreuse, ma ha realizzato opere per la basilica del Santuario
di La Salette e in altri luoghi del mondo. In Italia, si trovano suoi lavori
presso la Chiesa della Risurrezione a Torre de’ Roveri (BG) e per la Cappella
della Riconciliazione. Il suo tratto distintivo è una certa ingenuità nel
trattare i brani della Scrittura, capace proprio per questo di fare emergere
intuizioni e riflessioni profonde da parte di chi osserva le sue realizzazioni
artistiche.
Dal 1986 vive ed opera a
Saint-Pierre-de-Chartreuse.
Cosa
c’entra con me?
Non
conoscevo affatto le opere di Arcabas fino agli anni universitari, quando ho
notato che venivano spesso utilizzate per illustrare le copertine di numerosi
testi prodotti dall’ufficio di Pastorale Giovanile della mia Diocesi. Inoltre,
un sacerdote che conosco le adoperava per alcuni incontri di lectio divina per giovani, o
semplicemente per alcuni manifesti o volantini.
I
miei gusti in campo artistico sono decisamente orientati verso l’arte
figurativa, ma apprezzo molto anche quei dipinti che hanno al loro interno
simboli da decifrare, pur senza arrivare a certi eccessi alla Dan Brown. Le
riproduzioni dei lavori di Arcabas sembravano unire questi due aspetti, per cui
mi affascinarono subito.
Un
giorno mi sono trovata tra le mani, forse per averla trovata in qualche chiesa,
Oggi devo fermarmi a casa tua, biografia
della Beata Anna Maria Michelotti, ormai fuori catalogo. In copertina, ancora
una volta, qualcosa di Arcabas, precisamente il pannello intitolato L’accoglienza, tratto dal ciclo dei Pellegrini di Emmaus. Stavolta, però,
sapevo dove si trovava l’originale: presso la Chiesa della Risurrezione, a
Torre de’ Roveri, in provincia di Bergamo.
Quella
località mi tornò in mente il 5 aprile 2010 (ricordo con precisione la data
perché l’avevo annotata sul mio diario spirituale), quando, insieme ad alcuni
miei amici della parrocchia da cui provengo, ero andata in un agriturismo nella
bergamasca, dalle parti di Selvino, per l’abituale pranzo di Pasquetta.
Il mio quadretto comprato il 5 aprile 2010 |
Finito
di mangiare, il mio gruppetto è andato nel negozio annesso all’agriturismo per
acquistare qualche leccornia da portare a casa. Non su salumi e formaggi, che
pure deliziano il mio appetito, mi sono soffermata io, bensì su di un piccolo
quadro che aveva dei tratti familiari: raffigurava le donne al sepolcro, con i
due angeli all’interno, come raccontato dal vangelo di Luca. Tra l’altro, avrei
voluto usare quella stessa immagine per corredare il mio post sul giovane Marco Gallo,
perché riprende il passo evangelico che tanto lo fece riflettere negli ultimi
tempi della sua vita, ma non ne avevo trovato traccia sul web.
Pur
avendo sborsato una somma eccessiva per l’esiguità del quadretto, me lo sono
portata ugualmente a casa perché mi sembrava adattissimo sia alla circostanza
del tempo liturgico – la “Pasquetta”, in realtà, è il Lunedì dell’Angelo – sia
al particolare periodo della mia vita.
Ho chiesto al commesso del negozio dove si trovasse e lui, con tono vago, ha
risposto che era in una chiesa più a valle. In quel momento, girando il quadro
e notando il bollino della cooperativa che l’aveva realizzato, mi è tornato
alla memoria il nome della località dove invece c’erano i Pellegrini di Emmaus e, per affinità tematica, ho pensato che fosse
nello stesso luogo. Ho subito chiesto ai miei compagni di gita se potevamo
andarci, ma loro, con tono annoiato, o più probabilmente perché avevano la
pancia piena, me l’hanno negato.
Tra
Bergamo e Milano non c’è grande lontananza, ma andarci da sola mi dispiaceva
tantissimo: le meraviglie artistiche sono godute meglio se si è in compagnia di
altre persone. Finalmente, due settimane fa, sono riuscita nel mio intento: a
conclusione di una delle “Vie incontro all’umano”, come si chiamano quest’anno
i Laboratori diocesani di Pastorale Giovanile, dedicata al modo in cui la
cultura contemporanea indaga il mondo, era prevista un’uscita a Torre de’ Roveri,
per visitare la Chiesa della Risurrezione e la Cappella della Riconciliazione,
entrambe con lavori di Arcabas, e incontrare i responsabili della Cooperativa Aeper.
Pavimento della Chiesa della Risurrezione (foto mia) |
La
nostra comitiva è stata accolta presso la sede della Comunità Nazareth di Torre de’ Roveri da parte del fondatore, don Emilio Brozzoni, il quale, prima d’iniziare la sua catechesi sui dipinti
presenti nella Chiesa della Risurrezione, ci ha lasciato qualche minuto per
osservarli da vicino in silenzio. Guardandomi intorno, ecco finalmente, in
tutta la sua grandiosità, l’originale del quadretto che avevo comperato: come
mi fu spiegato in seguito, il titolo esatto non è Le donne al sepolcro, bensì L’annuncio
del Risorto.
Dopo
qualche minuto, don Emilio è ritornato e ci ha raccontato in breve l’avventura
che lo condusse a fondare la Comunità e come, durante un viaggio con i suoi
compagni di Messa in occasione del loro venticinquesimo anniversario di
ordinazione, s’imbatté nella chiesa di Saint-Hugues-de-Chartreuse, che Arcabas
stesso ha paragonato, fatte le debite proporzioni, a ciò che fu la Cappella
Sistina per Michelangelo.
Successivamente,
è passato ai dipinti del ciclo di Emmaus, interrogandoci non solo su cosa
avevamo davanti agli occhi, ma a ciò che suscitava in noi. Nessuna
riproduzione, né fotografica né filmata, potrebbe restituire la preziosità
della materia con cui l’artista ha lavorato, in particolare l’oro, tradizionale
segno artistico per la sacralità, anzi, per la presenza amante di Dio. Ho avuto
un piccolo battibecco col sacerdote che ci accompagnava, di fronte al primo pannello,
Sulla strada, ma la nostra guida è
riuscita a mediare tra le nostre interpretazioni divergenti.
Dopo
aver mangiato il cibo che ci eravamo portati da casa, dovevamo trasferirci a La
Pèta, presso Costa Serina, per vedere la Cappella della Riconciliazione. Non volevo
andarmene, tuttavia, senza comprare qualche altra riproduzione di quei dipinti,
pur temendo di rendere vuoto il mio borsellino. In breve, ho preso un quadretto
(del pannello La scomparsa) e un bel po’
di immagini formato santino, il che ha causato l’ilarità di alcuni miei
compagni di viaggio; ho poi versato la mia offerta e mi sono avviata per la
nuova località da visitare.
Interno della Cappella della Riconciliazione (foto mia) |
Dopo
aver viaggiato per una mezz’oretta in automobile, siamo giunti a La Pèta, a Costa Serina, sede
di un agriturismo riadattato sempre dal Gruppo Aeper. La Cappella della
Riconciliazione è stata ricavata da una vecchia stalla e, come la Chiesa della
Risurrezione, è carica di simboli: la roccia da cui scorre una vena naturale
d’acqua, che mi ha fatto venire in mente Lourdes, ma anche gli altri elementi
naturali raffigurati da Arcabas stesso nelle vetrate. Su tutto domina
l’arcinoto dipinto del Figlio prodigo,
nel quale mi hanno colpita le mani del Padre misericordioso: enormi,
avvolgenti, simili e al contempo diverse da quelle dell’analoga raffigurazione
dipinta da Rembrandt. Anche la caratteristica “doppia sedia”, sempre progettata
dall’artista, ha destato il mio interesse, perché comporta che coloro che vi si
siedono si guardino in faccia e può essere adoperata per il sacramento della
Riconciliazione. Pure lì ho avuto uno screzio col don che era con noi, dato
che, a suo dire, mi ero seduta dalla parte del confessore e non del penitente,
ossia quella che è rivolta verso il dipinto principale.
Adesso
che ho potuto vedere da vicino le realizzazioni artistiche di Arcabas, mi sento
un po’ come il discepolo amato, entrato nel sepolcro vuoto solo dopo san
Pietro, meglio disposto a credere nella Risurrezione perché ne ho notato un
segno tangibile nell’opera di questo multiforme uomo d’arte.
Il
suo Vangelo
Dato
che stavolta ho scritto di un personaggio vivo, discretamente famoso nel suo
ambiente, ho cercato qualche sua intervista, magari doppiata o sottotitolata in
italiano. Ne ho rintracciata una tratta da Le
strade della vita, settimanale della Diocesi di Piacenza-Bobbio, andata in
onda nel Natale 2013.
Prima
di presentarla, tuttavia, mi piace inserire una citazione scritta, tratta dalla
presentazione che Arcabas fa di sé stesso sul suo sito ufficiale. La trovo
particolarmente adatta perché oggi cade la memoria liturgica del Beato fra
Giovanni da Fiesole, alias Beato
Angelico, che proprio trent’anni fa venne proclamato da papa Giovanni Paolo II patrono
degli artisti, in particolare dei pittori.
[La creazione] è, per eccellenza, la materia dai profumi di terra e di cielo di cui si servono questi imitatori ingenui e fiduciosi che sono gli artisti e ai quali, ne sono sicuro, Dio accorda il suo sorriso e la sua tenerezza.
Per
saperne di più
Arcabas, Jean Bastaire, Enzo Bianchi, Arcabas – L'Enfance du
Christ, Editions
Du Cerf 2002, pp.
96, € 29,00.
Un
libro dedicato ai dipinti aventi come tema l’Incarnazione e l’infanzia di Gesù,
commentati da Jean Bastiaire e corredati da un dialogo tra Arcabas ed Enzo
Bianchi sull’arte sacra nel mondo di oggi.
Arcabas,
Fabrice Hadjadj, Arcabas
– Passion Résurrection, Editions Du Cerf 2004, pp. 128, € 29,00.
Una meditazione tra pittura e parole sulla Passione e la Risurrezione.
Giuliano Zanchi, I colori della bellezza. Jean-Marie Pirot
detto Arcabas, Lubrina-LEB, pp. 48, € 20,00.
Francois Boespflug,
In questa notte fonda. Meditazione sul
Vangelo dei pellegrini di Emmaus, Chiesa della Resurrezione – Comunità
Nazareth – Il Pitturello – Torre de’ Roveri – Bergamo – Italia, pp. 16.
Quest'ultimo testo si può richiedere esclusivamente a questo recapito:
Comunità Nazareth
Via Giovanni XXIII, 45/a
24060 Torre de’ Roveri (Bg)
telefono 035.58 34 85
E-mail: comunitanazareth @ aeper.it (ho messo gli spazi per evitare spam).
Allo stesso indirizzo si possono ordinare riproduzioni delle opere in varie
dimensioni, su supporto di legno, come cartoline o formato santino. Queste
ultime le trovo indicatissime in particolare come ricordini di varie
circostanze (momenti di ritiro, Professioni religiose, Prime Messe…); basta
solo scrivere o stampare dietro il testo desiderato.
Su Internet
Sito ufficiale curato dall’Associazione degli amici della chiesa di
Saint-Hugues-de-Chartreuse
Galleria d’immagini della chiesa di Saint-Hugues-de-Chartreuse
Schede didattiche a cura del Museo Diocesano di Alba, per la mostra itinerante “Vedere
la fede” (colonna a destra dello schermo)
Brava. Interessante e toccante.
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