Tre domande a... Roberto Fedele: Carlo Acutis, come il Siracide, è modello di sapienza
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La copertina del libro di Fedele |
Chi è?
Roberto Fedele, nato a Napoli nel 1973, è ingegnere e professore presso il Politecnico di Milano. È coinvolto in iniziative di formazione e apostolato biblico. Il suo approfondimento dei testi biblici l’ha portato alcuni anni fa a produrre una nuova traduzione italiana con testo greco a fronte e a commentare il Vangelo secondo Marco (Evangelo di Gesù secondo Marco – Il percorso di un cristiano), edito nel 2015 da Cantagalli. Da pochi mesi è uscito La Sapienza viaggia in rete. A scuola di sapienza da Giosué Ben Sira (il “Siracide”) in compagnia del beato Carlo Acutis, De Frede Editore.
Cosa c’entra con
me?
Lo scorso 9 marzo mi è arrivata un’e-mail da parte di questo professore, il cui nome non mi era sconosciuto: ricordavo, infatti, di aver letto qualche suo contributo quando collaboravo a La Croce – Quotidiano. Incuriosita dall’indice e dall’estratto allegati, ho pensato di ricontattarlo. Nel giro di pochi giorni, ci siamo parlati e… questo è il risultato.
Le
librerie cattoliche ormai pullulano di libri e libretti su Carlo. Qual è lo
specifico del suo testo, ovvero, quale originalità presente nella sua
testimonianza ha voluto evidenziare?
Molte sono le pubblicazioni sul beato Carlo Acutis:
alcune hanno un alto grado di attendibilità, altre sono variazioni sul tema.
Sono tutte iniziative rispettabili, che vanno a intercettare una diversa
tipologia di lettori. La mia è innanzitutto una ricerca personale, che riguarda
la mia vita di fede, affrontata con l’intelligenza e il cuore. Questo libricino
costituisce una catechesi succinta ma ad ampio spettro, anche se condotta con un
tono colloquiale come condivisione di esperienza davanti a un caffè, senza
tralasciare la precisione del linguaggio.
Seguendo alcuni temi cari alla sapienza biblica,
attualizzati dall’esempio del beato Acutis, il libro contiene anche riflessioni
sui social media, e in particolare sulle dinamiche psicologiche che questi
posso attivare in specie in soggetti giovani o fragili (non esclusi gli
adulti!). In questo ho potuto raccontare anche la mia esperienza.
Poi ho sviluppato alcune riflessioni sul mistero
Eucaristico e la Santa Messa, soffermandomi anche sui miracoli eucaristici. Non
mi ero mai soffermato sui miracoli eucaristici, li ritenevo qualcosa di
secondario, legato a una vena polemica o apologetica che non mi ha mai molto
affascinato: tali riflessioni le ritengo dunque un “regalo” del beato Carlo. Grazie
a Dio ho avuto esperienza di ritiri spirituali dove sostavo ore davanti al
tabernacolo, e della Messa quotidiana. Ho fatto esperienza di questa straordinaria
capacità attrattiva del Santissimo Sacramento, che ti spinge a uscire da te
stesso offrendoti a Dio, un’esperienza mistica “ordinaria” che tutti sono invitati
a fare.
Le è
venuta prima l’idea di commentare il libro del Siracide o quella di scrivere
di Carlo Acutis?
Grazie al percorso nei gruppi di ascolto della Parola di
Dio, ho potuto studiare testi biblici che da solo avrei trascurato, e farli
oggetto di approfondimento, di preghiera e di rielaborazione, in gruppo. Mi ha
molto affascinato la letteratura sapienziale e in particolare il testo del
Siracide, che in diocesi di Milano è stato affrontato negli anni del lockdown.
Dietro un’apparenza polverosa, c’è tanta ricchezza umana e.. divina! Quando poi
ho approfondito la figura di Carlo, in prossimità alla beatificazione, l’ho potuta
rileggere su questo spartito.
Da docente, sono rimasto colpito dalla straordinaria
passione educativa di Giosuè Ben Sira, la sua interiore commozione per la Legge
di Dio e il desiderio forte di condividerlo con i più giovani. Possiamo
immaginarlo mentre si trovava nella sua scuola di Gerusalemme, con i più
piccoli che siedevano sulle sue gambe. Ruminò così a fondo la Torah da fare
della propria vita e del proprio insegnamento un supplemento di Sacra
Scrittura, che è un po’ il compito a cui siamo chiamati tutti. In questa scuola
di saggezza Carlo si pone come l’alunno modello, anche se dal punto di vista strettamente
scolastico non mi risulta che avesse voti eccezionali. Eccelse nella dimensione
della carità, del dono di sé a Dio e al prossimo, più che in abilità “tecniche”
particolari, anche se aveva un’intelligenza molto vivace e una predisposizione
per l’informatica coltivata con passione.
L’esperienza
della santità adolescente e giovanile, che non solo grazie a Carlo sta vivendo
una riscoperta notevole, ha quindi degli insegnamenti anche per chi giovane non
è più?
Molti di questi “giovani” santi non hanno raggiunto la
capacità di valutare in tutta la complessità i problemi della vita, non hanno
attraversato le crisi psico-fisiche o la depressione che ci accompagnano nella
vita e possono colpire nei momenti di maggiore fragilità, non mostrano la
prudenza che nasce dai fallimenti e dalla consapevolezza di possedere forze
limitate con la paura di tirare troppo la corda. Si percepisce in loro una
tensione allo stato puro, anche un po’ d’incoscienza, lo scatto verso il Signore
che chiama tutta aperto al futuro, accompagnata dal timore verso un Dio ancora
in parte ignoto, come nell’esperienza del giovane Samuele. Da ingegnere direi
che le loro vite sono come la retta tangente ad una funzione nell’origine: con
il tempo la funzione si complica, il suo andamento diviene fortemente
nonlineare, occorre valutare con prudenza moltissimi aspetti nelle proprie
scelte, la famiglia, la salute il lavoro, al punto che alcune decisioni possono
risultare poco comprensibili all’esterno. È questo che dovremmo riscoprire noi
adulti, superando le delusioni e i fallimenti che alla fine diventano
auto-giustificazioni e ci tengono incatenati al passato.
Penso che Carlo non sarebbe contento di tanta attenzione riservata
esclusivamente per se stesso, del morboso interrogarsi sui suoi doni o eventi
straordinari, sui particolari della sua vita. Ci esorta a proseguire verso la
meta sull’autostrada della vita, incontro al Signore. Per ciascuno di noi, la
scoperta della vocazione è condensata in quella frase di Agostino contenuta
nelle Confessioni: Si isti et iste
cur non ego? (“Se questi e
queste [ci riescono], perché io no?”). L’intelligenza è innanzitutto mimetica,
basata sulla mimesi, sull’imitazione, ce lo dice anche la scienza con la teoria
dei neuroni specchio. E il cuore e la volontà vengono trascinati dall’intelligenza
emotiva che coglie le scintille di bellezza in una vita donata e la conformità
con la propria. Molti, vedendo l’esempio di Carlo, si sentiranno spronati ad aggrapparsi
a Dio, anche nella malattia e nella solitudine, anche se intorno a sé vengono
invitati a lasciare perdere o storditi dal rumore della civiltà digitale. Se
lui ce la fa, anche io posso farcela! In fin dei conti, i santi vengono
trasfigurati e donati al mondo come profezia: siamo rapiti dalla loro
singolarità, come fu per il profeta Elia, ma sono presenti e ci accompagnano.
Il libro è disponibile su Amazon, in formato cartaceo e Kindle.
Infine, questa domenica, alle 15.30, nella parrocchia della Sacra Famiglia in Rogoredo a Milano, dialogherò con l’autore sul tema Evangelizzare: relazioni reali o virtuali?
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