|
Fonte: galleria fotografica della scheda
sull’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni |
Chi è?
Giacomo
Alberione nacque il 4 aprile 1884 a San Lorenzo di Fossano (Cuneo), da una
famiglia di contadini. Avvertì la vocazione al sacerdozio all’età di sette anni
e la verificò dapprima nel seminario di Bra, poi in quello di Alba.
Nella
notte fra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901, davanti al
Santissimo Sacramento solennemente esposto nel Duomo di Alba, si sentì chiamato
a «fare qualcosa per gli uomini del nuovo secolo», come avrebbe confidato. Quel
“qualcosa” si espresse dapprima nell’apertura di una scuola tipografica, poi
nella formazione di giovani desiderosi di servire Dio in una maniera
specialissima: producendo libri e riviste. Sorse quindi la Pia Società San
Paolo, seguita, negli anni, da altri nove rami che, insieme, compongono la
Famiglia Paolina.
Instancabile viaggiatore, ma anche uomo d’intensa
preghiera, don Alberione partecipò alle sessioni del Concilio Vaticano II e
godette dell’amicizia con papa Paolo VI, che lo visitò personalmente poco prima
della sua morte, avvenuta a Roma il 26 novembre 1971. Il 27 aprile 2003 Giovanni
Paolo II l’ha iscritto fra i Beati, fissando la sua memoria liturgica al 26 novembre, giorno della sua nascita al Cielo.
I suoi resti mortali sono venerati nella sottocripta del Santuario di Maria Regina degli Apostoli a Roma [AGGIORNAMENTO 25/11/2021: in occasione del cinquantesimo della morte, sono stati traslati nella chiesa principale del Santuario, sotto l’altare di Gesù Divino Maestro].
Cosa c’entra
con me?
La
prima candela della mia “corona dei Testimoni” è costituita da un personaggio
che reputo fondamentale conoscere da parte di chi, come me, cerca di vivere il
Vangelo mediante i mezzi di comunicazione di massa. Io per prima non sapevo
molto di lui, pur essendo inconsapevole fruitrice di alcuni prodotti della sua
creatività spirituale.
Da
piccola, come tanti bambini, leggevo Il Giornalino perché lo trovavo in chiesa, al banco della cosiddetta “buona
stampa”. Apprezzavo moltissimo soprattutto la rubrica di giochi biblici, le
schede di Conoscere Insieme e, d’estate,
i volumi cartonati con le riduzioni a fumetti di alcuni classici della
letteratura. Quando Famiglia Cristiana
iniziò a pubblicare la “Bibbia per la famiglia” a dispense, provavo a leggerla
e ritenevo tassativi i consigli che forniva, ad esempio in materia di programmi
televisivi. I miei familiari, purtroppo, non mi prendevano granché sul serio.
Inoltre,
spesso mi capitava di seguire qualche programma della televisione locale
lombarda Telenova, dove veniva
trasmessa spessissimo una pubblicità che reclamizzava proprio Famiglia Cristiana, elencando una sorta
di “Credo” moderno col sottofondo del ticchettio di una macchina da scrivere.
Non capivo, però, quale legame esistesse fra la rivista e quel canale
televisivo.
Tutto
mi fu più chiaro quando, se non sbaglio nel 1994, Il Giornalino uscì con un allegato insolito: una storia completa a
fumetti, intitolata Il segreto dei
quattro codici. Altro non era se non una vita a fumetti di don Alberione,
vista attraverso le ricerche di due giovani studiosi di mass media. Scoprii, quindi, che sia “il grande giornale dei
ragazzi”, come all’epoca si presentava, sia la rivista per le famiglie, sia
addirittura l’emittente che a volte vedevo erano frutti dell’apostolato attivo
della Società San Paolo e dei suoi collaboratori laici.
Grosso modo a quell’epoca avevo iniziato a bazzicare le
librerie religiose, a cominciare da quella delle Paoline di Napoli,
dove andavo e vado tuttora in vacanza. Le Figlie di San Paolo, sorprese dal mio
desiderio di conoscere meglio il loro Fondatore, mi regalarono un’altra sua
piccola biografia, unitamente ad un opuscolo sulla sua prima collaboratrice e
loro confondatrice, suor Tecla Merlo, attualmente Venerabile.
Con il passare degli anni me ne ero quasi dimenticata, anche
a causa della crisi di rigetto verso gli esempi virtuosi di cui ho già parlato
in altri articoli di questo blog.
Quando però ho iniziato a chiedermi quale tipo di servizio potevo rendere alla
Chiesa compatibilmente con le mie attitudini personali e ho scelto di dedicarmi
alla cultura e ai mezzi di comunicazione sociale, mi è venuto spontaneo
ripescare quel volumetto a fumetti e cercare di andare oltre le informazioni che
esso mi forniva.
La lettura di altri testi e di articoli trovati in Rete sui
vari siti paolini mi ha fatto capire che avevo trovato proprio la persona
giusta a cui affidarmi, ma non solo: ho riconosciuto che la sua attività non
era sterile, ma traeva origine e forza dal Tabernacolo, come don Alberione
stesso diceva dei vari rami della Famiglia Paolina.
Il primo che ho conosciuto in ordine di tempo, come dicevo
prima, sono state le Figlie di San Paolo o suore Paoline. Sapevo che avevano
sede anche a Milano, ma non mi ero mai presa la briga di andarle a trovare. Mi
sono decisa poco prima di compiere ventisei anni, per chiedere alle suore di
pregare per un progetto cinematografico dagli intenti molto simili a quelli che
il Primo Maestro – così, ho scoperto, i Paolini definiscono il loro Fondatore –
aveva quando decise di lanciarsi nell’avventura dell’apostolato del cinema.
Prima delle Paoline di Milano e dopo quelle di Napoli, però,
ho importunato altre religiose appartenenti alla medesima Famiglia: le Pie Discepole del Divin Maestro, il cui negozio di via della Signora è situato non lontano
dall’università che frequentavo. M’incuriosiva soprattutto una splendida e
inconsueta statua della Madonna col Bambino che troneggiava in una delle vetrine:
mi fu spiegato che era l’immagine di Maria Regina degli Apostoli, il titolo con
cui don Alberione si rivolgeva in maniera speciale alla Vergine.
Il carattere
insolito della sua iconografia è dotato dal fatto che ella non ha alcuna
caratteristica regale (niente corona in testa, né scettro, né abiti sontuosi) e
dal fatto che il suo Gesù Bambino tiene in mano un rotolo: allude alla Parola
di Dio, ma anche all’attestato simbolico con cui il credente si accosta alla
sua “madre, maestra e Regina”, come era scritto in una preghiera composta dal Fondatore che le suore mi
regalarono.
Le Pie Discepole, nel corso delle mie visite da loro, mi
hanno insegnato due modi per onorare Dio: da un lato circondarLo, nella Sua
casa materiale, di quanto di meglio ci possa essere, con decoro e rispetto;
dall’altro riconoscerLo presente nel Sacramento dell’Altare. Inoltre, mi hanno
presentato la loro prima superiora generale, la Serva di Dio suor Maria Scolastica Rivata.
Terze in ordine di tempo, le suore dell’Istituto Regina degli
Apostoli per le vocazioni, meglio note come Suore Apostoline. In tante
occasioni avevo ammirato i segnalibri colorati con frasi della Scrittura o di
autori spirituali da loro prodotti e spesso avevo acquistato la loro rivista di
orientamento, SE VUOI. Solo due anni
fa, però, ho appreso che anche loro sono state suggerite dallo Spirito Santo a
don Alberione, per un apostolato fondamentale: aiutare i giovani a riconoscere
la volontà di Dio su di loro da una parte e, dall’altra, far crescere nel
popolo di Dio la stima per tutte le vocazioni, non solo quelle di speciale
consacrazione.
Ho scritto alle suore per esporre loro alcuni problemi miei e di
mie amiche, instaurando così un dialogo sincero e libero. Ho conosciuto
personalmente due di loro al termine dei funerali di monsignor Luigi Padovese
nel Duomo di Milano; un istante dopo, ho fatto la conoscenza di un giovane
Paolino, Guido, che a breve diventerà sacerdote.
Sarebbe ingrato, però, dimenticare uno dei commessi della
Libreria San Paolo di Milano, di cui taccio il nome per riservatezza,
appartenente ai Discepoli del Divin Maestro, i religiosi laici della Società
San Paolo. I suoi sorrisi e i suoi consigli mi hanno sempre ispirato molta
fiducia, la stessa che traspare dai ritratti fotografici del Primo Maestro.
Per concludere, ho conosciuto anche alcuni laici che, in
quanto Cooperatori Paolini, vivono i suoi insegnamenti nello stato in cui si
trovano. Spero che prima o poi se ne formi un gruppo anche nella mia città.
Il suo Vangelo
Più approfondisco vita e spiritualità di don
Alberione, più mi è difficile trovare una definizione completa e non scontata.
Mi è saltata alla mente, però, una sua frase decisamente adatta al tempo
d’Avvento e al Natale che avevo letto su di un libretto di preghiere. Cercando
un po’ in Rete, ho trovato il contesto esatto di quel pensiero, le Brevi
meditazioni per ogni giorno dell’anno:
Il presepio è
cattedra del Maestro, tribunale del Giudice, trono di misericordia. È cattedra,
la prima cattedra del Maestro Divino. Egli, tacendo, insegna alle anime pie e
docili: l’umiltà, la povertà, la pazienza.
Ho ancora moltissimo da imparare dalla cattedra del
Divin Maestro, sia per la mia vita di fede sia per l’apostolato, ma conto sulle
preghiere di tutti i Paolini e le Paoline con cui ho avuto a che fare.
Per saperne di più
Giuseppe Lacerenza, Beato Giacomo Alberione. Editore e apostolo
del nuovo millennio, Shalom
2011, € 7,00.
Un buon punto di partenza
per chi fosse completamente a digiuno della vita di don Alberione.
Mercedes Mastrostefano (cur.), Don Alberione. Piccole storie
quotidiane, Paoline 2006, € 6,00.
Una raccolta di aneddoti e
testimonianze per andare oltre lo stereotipo del fondatore attivista ed intuire
qualche frammento della sua anima.
Giacomo Alberione, Nuovi
pulpiti per il Vangelo, San Paolo 1999, € 6,20.
Le intuizioni fondamentali
della spiritualità alberioniana riassunte in cento piccoli capitoli.
Giacomo Alberione, Un Rosario
“speciale” – perché Cristo sia vivo in voi, San Paolo 2003, € 2,00.
Meditazioni sul Rosario
pregato secondo il “metodo Via Verità e Vita”, ideato dal Primo Maestro.
Su Internet [aggiornato 25 novembre 2021]
Pagina su di lui del sito istituzionale internazionale della Società San Paolo Sezione su di lui del sito dei Testimoni della Famiglia Paolina (comprende anche i testi propri della Messa e della Liturgia delle Ore) Pagina su di lui del sito della Congregazione delle Cause dei Santi
Commenti
Posta un commento