I Santi, amici per la vita
Chi sono?
Nei primi tempi del cristianesimo,
come attestano le Lettere paoline e confermato dal Santo Padre nell’ udienza generale di ieri, i “santi” erano semplicemente i credenti in
Gesù come Figlio di Dio, persone ritenute punti di riferimento per la fede degli altri. Con il passare
dei secoli, quel termine è passato ad indicare quei fedeli defunti che venivano
indicati dalle autorità ecclesiastiche come modelli di vita per chi rimane
sulla terra. A tutt’oggi, i santi canonizzati sono numerosissimi, provenienti
dalle più diverse epoche e località.
Cosa c’entrano con me?
Penso di essere stata interessata
alle vite dei santi sin dalla primissima infanzia. Come tanti bambini,
costringevo mia mamma a distrarsi dalla Messa per condurmi in giro per la mia
chiesa parrocchiale, allo scopo di accendere quante più candele possibili ai
vari altari. Così, fra i primi che ho conosciuto, oltre alla Vergine Maria, ci
furono san Rocco, col suo panino tondo portatogli dal cane e la piaga sulla
gamba, e sant’Antonio di Padova, che avevo già presente perché a casa avevo una
sua statuetta. Spesso, poi, finivo col naso per aria ad ammirare le figure
degli Apostoli e del Cristo pantocrator
dipinti sull’abside della mia chiesa.
Quando ho iniziato ad avere l’età
giusta per capire, se visitavo una chiesa nuova mi domandavo chi fossero i vari
personaggi rappresentati e, il più delle volte, ricevevo scarne risposte. Ad
aprirmi un mondo, come si suol dire, ha contribuito la meritoria collana di
libri per ragazzi denominata “Fiori di cielo” e pubblicata dalle Edizioni
Paoline, poi da San Paolo Edizioni (ci sono ancora!): ogni volta, infatti, che visitavo un
santuario mariano del napoletano, me ne facevo regalare qualcuno. Il problema è
sorto quando avevo già comprato e letto tutti i libri in vetrina! Non ricordo
come, ma venni a sapere dell’esistenza della “Libreria della Famiglia”, in
piazza Piemonte a Milano (ora c’è una Feltrinelli, purtroppo): lì ne acquistai
altri. A completare definitivamente la collezione mi aiutò la scoperta della
Libreria San Paolo proprio dietro il Duomo.
Con l’adolescenza, però, ho vissuto
una sorta di crisi di rigetto. Mi sembrava di non aver nulla a che vedere soprattutto
con i ragazzi dotati di aureola e vissuti secoli prima di me: li vedevo
inarrivabili e distanti. Anche se la pensavo così, non ho mai abbandonato la
pratica religiosa. A scuotermi da questi pensieri scorretti ci pensarono le
parole che sentii pronunciare da papa Benedetto XVI a Marienfeld, durante la
GMG di Colonia. Tornata a casa, ho rispolverato i miei vecchi libri, ne ho
acquistati di nuovi e, allo stesso tempo, ho ripreso a collezionare immagini sacre,
non limitandomi più soltanto a quelle della Madonna o dei santi canonizzati. In
tantissimi casi, infatti, sono stati dei semplici santini trovati in qualche
chiesa a farmi conoscere Servi di Dio e Venerabili a cui mi sono profondamente
affezionata.
In più di un’occasione, le
catechiste del mio Oratorio hanno richiesto la mia consulenza per preparare, ad
esempio, alcuni esempi da abbinare alle sette opere di misericordia corporale.
Penso che sia stato allora che ho iniziato a pormi una domanda: come far sì che
il mio sapere possa giovare al maggior numero di persone? In questo senso, due
anni fa ho chiesto ed ottenuto di poter entrare fra i collaboratori del noto
sito cattolico “Santi, Beati e Testimoni”, anche se solo negli ultimi mesi ho
scritto in maniera sistematica. Anche questo spazio esiste per il medesimo
scopo, oltre che a costituire una valvola di sfogo che le schede biografiche,
per la loro natura, non consentono: sono veramente stanca di sentirmi dire che,
fra me e i santi di vario tipo, non ci sono elementi comuni.
Il loro Vangelo
Come già scrivevo a proposito dei
seminaristi di Milano, infatti, sento di avere in comune un elemento
fondamentale: Gesù, autore e perfezionatore della fede mia e di tantissimi
uomini e donne che, nel corso dei secoli, hanno scritto quello che molti
definiscono “quinto Vangelo”. In realtà, ci sono tanti “vangeli” quante sono le
anime di coloro che hanno voluto fare sul serio con Gesù, diventando Suoi
ministri, Sue spose, accettando di servirLo con un uomo o una donna al proprio
fianco, dando alla luce figli o restando celibi o nubili per il Regno dei
Cieli, o perfino giocando, studiando e stando con i propri amici.
Infine, ho un interrogativo. Se io
avessi vent’anni di meno e, a scuola o a catechismo, mi venissero presentati i
santi, protesterei affermando che quella gente non vive più su questa terra;
vorrei vedere persone che vivono il Vangelo qui
e ora. Come si può fare, quindi, per far sì che i ragazzini odierni vivano
almeno un po’ la passione che mi ha animata fino a decidere di scriverne? Che
l’intercessione di tutti quelli che oggi festeggiamo, con l’aureola o no, noti
o nascosti, mi possa aiutare a scoprirlo.
P. S. Lucyette ha pubblicato le
soluzioni al suo ultimo quiz di Ognissanti. Non ero sicurissima di aver
stravinto, e infatti… appena due
risposte azzeccate, tolta una abbuonata a tutti! L’amarezza è lenita in parte
dal fatto che la mia motivazione sul Servo di Dio Alberto da Milano, al secolo
Enrico Beretta, è stata citata paro paro dalla collega blogger. Oh, son soddisfazioni!
Adesso mi appresto a scrivere del
Murialdo…
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