Il duro (ma bello) compito dell’agiografo dilettante
Mi è venuto in mente che proprio oggi cade il
quarto anniversario della pubblicazione del primissimo profilo che ho scritto
per l’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni (d’ora in poi, per brevità, santiebeati).
Da allora sono cambiate parecchie cose, anche nel mio modo di scrivere e di
approcciarmi a figure degne di essere trattate.
I miei criteri
Sin dagli inizi, lo scopo che mi ha guidata
è stato fornire una trattazione rapida, esaustiva e breve al tempo stesso: i parametri del sito, infatti, affermano che ogni scheda biografica dev’essere lunga al massimo
seimila caratteri, spazi inclusi (anche se il webmaster mi ha poi concesso di
sforare). Quanto al contenuto, per i semplici Testimoni, come ho deciso di fare
anche qui, l’ho improntato al racconto dei fatti per come sono, senza giudizi
di valore che potrebbero trapelare, ad esempio, dall’uso di certi avverbi. Lo
stesso vale per i personaggi col processo avviato o già sugli altari, anche se
in quel caso mi concedo qualche lieve elogio in più, tanto le autorità
ecclesiastiche si sono già pronunciate, quindi non ci sono problemi.
I miei strumenti
Una piccola parte della mia biblioteca (attenzione: a parte qualche intruso, contiene anticipazioni sui prossimi post) |
Qualche volta i miei lettori, ma anche
amici e conoscenti, mi hanno chiesto come faccia a sapere vita, morte e
miracoli – nel caso dei Santi e dei Beati, ovviamente – di un sacco di
personaggi. Ho sempre nutrito un grande interesse per questi argomenti, sin da
quando frugavo nel cassetto di mia nonna materna, morta prima che io nascessi,
e ne traevo immaginette, cartoline, ricordi dei numerosi pellegrinaggi cui
aveva partecipato. A quelli conosciuti nell’infanzia si sono aggiunti
numerosissimi altri, a partire dalle mie letture, da qualche giro nelle
librerie cattoliche della mia città, da un servizio o un documentario seguito
alla televisione, da un santino trovato in una chiesa sconosciuta, fino al passaparola o al racconto da parte di qualcuno.
Con Internet, poi, sulle prime mi sembrava
di aver di fronte una vera e propria miniera: basta cercare nome e cognome di
chiunque per trovare, in brevissimo tempo, tutte le informazioni necessarie. A
dire il vero, mai come nella ricerca online
ho capito che devo attuare lo strumento più importante di tutti, a cui sono
stata educata sin dalle scuole elementari: l’analisi delle fonti. Se una pagina
mi può fornire lodi sperticate di Tizio, un’altra mi può indicare invece che
era un tipaccio; oppure, venendo a situazioni meno pessimistiche, posso trovare
un articolo più dettagliato, un altro che lo è meno, un altro ancora ricco di
aneddoti utili a rimpolpare la scheda che sto per scrivere.
Precisione innanzitutto!
No, non sono così “squadrata”! (fonte) |
Nella maggior parte dei casi, data la mia
fissazione per storie apparentemente dimenticate, arrivo a cercare gli
indirizzi delle parrocchie cui il mio soggetto appartenne in vita. Ad esempio, dopo
aver scovato nella biblioteca di alcune suore la biografia di Angelo Anselmi, nativo
di Pontoglio (BS), morto a ventun anni di tifo nel 1934, mi è venuta voglia di
sintetizzarla in un profilino. Ho cercato i recapiti della sua parrocchia e mi
è andata benissimo, dato che ho trovato l’indirizzo di posta elettronica del
prete d’oratorio del posto. Circa un mese dopo, quando ormai non ci speravo
più, ho visto nella mia casella la sua risposta: don Massimo, così si chiama, è rimasto sorpreso del mio
interesse e, anzi, ha affermato che si sentiva spronato ad approfondire la storia di Angelo.
Chi l’avrebbe mai detto?
Solo in un caso i miei interlocutori mi
hanno domandato chi mi avesse ordinato di scrivere: da allora premetto che lo
faccio per un mio personale interesse, o perché il webmaster di santiebeati mi ha suggerito quella tale
storia.
Chi me lo fa
fare?
Ecco la domanda più grossa, tenuto conto
del fatto che, dalle mie ricerche, non guadagno nemmeno un centesimo. Se
rispondessi: «Lo faccio solo per Gesù», sarei un’ipocrita: soprattutto da
quando ho aperto Testimoniando,
infatti, ho come mira principale quella di costruirmi una buona reputazione nel
web cattolico, così che un giorno qualche giornalista serio mi possa prendere
al suo servizio o, magari, chiedermi un’intervista per qualche periodico
importante.
Tuttavia, sono perfettamente consapevole
che carmina non dant panem, neque vitae
sanctorum (mio adattamento dell’antico proverbio latino), sempre se non si
è già diventati famosi con opere simili. Allora, mi accontento di vedere che i
miei post, specie quelli sui
Testimoni recenti, totalizzano un buon numero di visualizzazioni, oppure, nel
corso di una chiacchierata con un amico seminarista, apprendere che ha utilizzato
uno dei miei articoli per presentare un certo caso agli adolescenti della
parrocchia dove presta tirocinio pastorale. Queste sono soddisfazioni che non
mi procacceranno mai il vitto, ma che mi consolano tanto, rispetto alle
critiche, seppure in buona fede, di cui spesso sono oggetto.
E poi, se proprio devo dirla tutta, spero
che quanto scrivo torni a lode di Dio, mirabile nei suoi Santi e Testimoni, e
che i miei lettori si sentano interpellati, scossi, per non dire turbati di un
sano turbamento, ponendosi l’annosa domanda che fu di sant’Agostino e che può
essere resa liberamente come: «Se ce l’hanno fatta loro (o ci hanno provato), perché non posso riuscirci (o provarci)
anch’io?».
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