Giuseppe Moscati: scienza e carità che hanno salvato gli uomini
Giuseppe
Moscati nacque a Benevento il 25 luglio 1890 e si trasferì a Napoli quando
aveva quattro anni, per via del lavoro del padre Francesco, magistrato.
Conseguita la maturità classica presso il liceo Vittorio Emanuele, s’iscrisse alla facoltà di Medicina, laureandosi il 4 agosto 1903.
Agì tempestivamente per salvare gli ammalati ricoverati a Torre del Greco durante l’eruzione del Vesuvio del 1906 e per arginare l’epidemia di colera esplosa nel 1911, anno nel quale fu inserito a pieno titolo nell’attività dell’Ospedale degli Incurabili.
In parallelo alla libera docenza universitaria, portava avanti l’attività medica vera e propria, visitando malati di ogni ceto sociale, ma prediligendo i pazienti più poveri, dai quali non voleva farsi pagare.
Morì d’infarto verso le 15 del 12 aprile 1927, nella sua casa di via Cisterna dell’Olio 10, a Napoli.
Il suo processo di beatificazione partì appena a quattro anni dalla morte, dato che la gente della sua città lo acclamava come santo già in vita.
Dichiarato Venerabile il 10 maggio 1973, è stato beatificato il 16 novembre 1975 e canonizzato il 25 ottobre 1987. I suoi resti mortali sono conservati nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, sotto l’altare della cappella della Visitazione. La sua memoria liturgica cade il 16 novembre, giorno anniversario della sua beatificazione, perché il giorno della sua nascita al Cielo può cadere in Quaresima o a ridosso della Pasqua.
Conseguita la maturità classica presso il liceo Vittorio Emanuele, s’iscrisse alla facoltà di Medicina, laureandosi il 4 agosto 1903.
Agì tempestivamente per salvare gli ammalati ricoverati a Torre del Greco durante l’eruzione del Vesuvio del 1906 e per arginare l’epidemia di colera esplosa nel 1911, anno nel quale fu inserito a pieno titolo nell’attività dell’Ospedale degli Incurabili.
In parallelo alla libera docenza universitaria, portava avanti l’attività medica vera e propria, visitando malati di ogni ceto sociale, ma prediligendo i pazienti più poveri, dai quali non voleva farsi pagare.
Morì d’infarto verso le 15 del 12 aprile 1927, nella sua casa di via Cisterna dell’Olio 10, a Napoli.
Il suo processo di beatificazione partì appena a quattro anni dalla morte, dato che la gente della sua città lo acclamava come santo già in vita.
Dichiarato Venerabile il 10 maggio 1973, è stato beatificato il 16 novembre 1975 e canonizzato il 25 ottobre 1987. I suoi resti mortali sono conservati nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, sotto l’altare della cappella della Visitazione. La sua memoria liturgica cade il 16 novembre, giorno anniversario della sua beatificazione, perché il giorno della sua nascita al Cielo può cadere in Quaresima o a ridosso della Pasqua.
Cosa c’entra con me?
Il
volto di questo personaggio mi è diventato familiare per averlo visto comparire
sui vetri di molte automobili nel corso delle mie vacanze napoletane, proprio
com’è successo per madre Flora De Santis. A volte lo vedevo identificato
come Beato, altre come Santo; unica costante era il camice bianco, che l’identificava
come medico. Dato che c’era un suo quadro nella mia parrocchia delle vacanze,
ho chiesto a una mia cugina se me ne raccontasse la storia.
Lei
stessa gli era parecchio devota in quanto, anni addietro, aveva intrapreso gli
studi di Medicina. A pochi esami dalla laurea, però, fu costretta a
interromperli perché suo padre (ossia mio zio, marito di una sorella di mia
madre) aveva avuto una seria malattia dell’intestino.
Aveva appena cominciato a vedere il suo recupero, che sua madre ebbe un ictus cerebrale. Ricordo con chiarezza che sul comodino della sua camera d’ospedale erano state sistemate varie immaginette: ce n’era una di san Camillo de Lellis, ma presumo che non mancasse Moscati.
Anche se non ha ancora completato gli studi, perché la zia è morta alcuni anni dopo l’ictus ed è stata seguita, due anni fa, dalla figlia maggiore, mia cugina è rimasta affezionata a lui e si comporta in tutto e per tutto come se fosse un medico vero: ad esempio, si offre gratuitamente di misurare la pressione sanguigna alle persone anziane del suo palazzo.
Aveva appena cominciato a vedere il suo recupero, che sua madre ebbe un ictus cerebrale. Ricordo con chiarezza che sul comodino della sua camera d’ospedale erano state sistemate varie immaginette: ce n’era una di san Camillo de Lellis, ma presumo che non mancasse Moscati.
Anche se non ha ancora completato gli studi, perché la zia è morta alcuni anni dopo l’ictus ed è stata seguita, due anni fa, dalla figlia maggiore, mia cugina è rimasta affezionata a lui e si comporta in tutto e per tutto come se fosse un medico vero: ad esempio, si offre gratuitamente di misurare la pressione sanguigna alle persone anziane del suo palazzo.
Ero
insieme a lei quando, credo fosse il mese di dicembre di una decina d’anni fa,
ho partecipato a un pellegrinaggio in pullman per andare a vedere un presepe
vivente nel beneventano. Purtroppo il clima peggiorò improvvisamente, quindi la
manifestazione non si svolse e il nostro mezzo fu dirottato verso il più vicino
santuario della Madonna del Rosario di Pompei.
Fu lì che, come mia abitudine sin dall’infanzia, ho comprato un libro come ricordo di quella visita: quella volta fu una biografia di Moscati, purtroppo non più in catalogo. Riconoscevo, infatti, di non sapere granché di lui, salvo il fatto che curasse i poveri.
Fu lì che, come mia abitudine sin dall’infanzia, ho comprato un libro come ricordo di quella visita: quella volta fu una biografia di Moscati, purtroppo non più in catalogo. Riconoscevo, infatti, di non sapere granché di lui, salvo il fatto che curasse i poveri.
Quella
lettura mi fece scoprire aspetti che ignoravo, primo fra tutti la scelta del
celibato senz’aderire a un istituto secolare, come quelli che alla sua epoca
iniziavano a sorgere, né diventare sacerdote diocesano o religioso.
In secondo luogo, sapevo che a Pompei c’era una cappella a lui dedicata, ma non conoscevo i dettagli del suo rapporto professionale e d’amicizia col fondatore di quel santuario e delle opere annesse, il Beato Bartolo Longo (avrei da scrivere anche di lui). Mi sono promessa, quindi, che appena possibile sarei andata con mia cugina alla chiesa del Gesù Nuovo, per osservare i cimeli lì conservati e pregare sulla tomba del santo.
In secondo luogo, sapevo che a Pompei c’era una cappella a lui dedicata, ma non conoscevo i dettagli del suo rapporto professionale e d’amicizia col fondatore di quel santuario e delle opere annesse, il Beato Bartolo Longo (avrei da scrivere anche di lui). Mi sono promessa, quindi, che appena possibile sarei andata con mia cugina alla chiesa del Gesù Nuovo, per osservare i cimeli lì conservati e pregare sulla tomba del santo.
Se
la memoria non fa cilecca, penso di aver realizzato quel desiderio nel 2007, ma
da allora sono tornata altre volte, l’ultima verso Natale, quando mi sono
imbattuta in una copia dell’immagine di Nostra Signora di Madhu.
Lo scorso marzo, poi, ho appreso che
uno dei miei amici di Facebook, Claudio, che avevo conosciuto a un concerto del
Gruppo Shekinah, si sarebbe laureato in Medicina. Per non presentarmi a mani
vuote, ho pensato bene di regalargli un piccolo libro su san Giuseppe Moscati,
per un semplice motivo: sono tuttora convinta – ma spero di sbagliarmi – che
qui in Italia lui sia venerato prevalentemente al Sud, quindi un giovane futuro
medico del Nord, seppur credente, forse non lo conosceva affatto.
Immaginatevi la mia sorpresa quando, sbirciando la sua tesi, ho visto citato sul finale il pensiero che riporterò nel paragrafo “Il suo Vangelo”! Per un istante mi sono rabbuiata, ma ormai non potevo più tirarmi indietro, quindi ho consegnato il pacchetto al laureato. Nonostante le mie pessimistiche previsioni, l’ha apprezzato davvero.
Immaginatevi la mia sorpresa quando, sbirciando la sua tesi, ho visto citato sul finale il pensiero che riporterò nel paragrafo “Il suo Vangelo”! Per un istante mi sono rabbuiata, ma ormai non potevo più tirarmi indietro, quindi ho consegnato il pacchetto al laureato. Nonostante le mie pessimistiche previsioni, l’ha apprezzato davvero.
Dimenticavo: non ho seguito la
miniserie dedicata a lui, con Giuseppe Fiorello a vestirne il camice, per un semplice
motivo. Le fiction sui santi mi danno
una strana forma di allergia, perché nelle sceneggiature non mancano
semplificazioni, storture, interpretazioni non conformi alla realtà dei fatti.
Anche nel suo caso non sono mancate: lì si parla di una sua storia d’amore, mentre i biografi affermano che non sia mai stato nemmeno fidanzato. Inoltre, lui stesso dichiarò che un giorno rivide come sua paziente una donna che in gioventù occupò i suoi pensieri, ma ammise di non provare più nulla per lei.
Anche nel suo caso non sono mancate: lì si parla di una sua storia d’amore, mentre i biografi affermano che non sia mai stato nemmeno fidanzato. Inoltre, lui stesso dichiarò che un giorno rivide come sua paziente una donna che in gioventù occupò i suoi pensieri, ma ammise di non provare più nulla per lei.
Credo comunque che tali opere possano
produrre un senso di curiosità e il desiderio di approfondire le storie cui
s’ispirano, ma se fossero realizzate con una maggior perizia nelle
sceneggiature, darebbero un servizio ancora migliore.
Il suo Vangelo
Ripassando
la storia di questo santo, in vista del centotrentacinquesimo anniversario
della sua nascita, che cade proprio oggi, ho cercato di trovare uno tra i tanti
suoi pensieri che lo descrivesse pienamente.
La mia scelta è caduta proprio su quello che il neo-dottore mio amico ha utilizzato in chiusura della sua tesi di laurea:
La mia scelta è caduta proprio su quello che il neo-dottore mio amico ha utilizzato in chiusura della sua tesi di laurea:
Non la
scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo
pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno
rimanere imperituri, simbolo dell'eternità della vita, in cui la morte non è
che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al
bene.
Nel
suo caso, è diventato famoso sia per l’una sia per l’altra: certo, non ha dato
il suo nome a qualche bacillo che causa gravi malattie, né trovato cure
rivoluzionarie, ma ha svolto numerose ricerche scientifiche a livello
internazionale. Soprattutto, è stato in grado di mettere a servizio dell’arte
medica la sua capacità intuitiva, che non gli veniva solo dall’Alto, ma
sicuramente anche dagli approfondimenti e dai continui aggiornamenti, che i
medici sanno essere necessari.
Per saperne di più
Alfredo
Marranzini, Biografia breve di Giuseppe Moscati, Apostolato della Preghiera Edizioni
2007, pp. 36, € 3,00
e
Francesco Occhetta, Giuseppe Moscati. Esempio di santità laica,
Velar – Elledici 2009, pp. 48, € 3,50.
Due
semplici proposte per iniziare a conoscerlo.
Carlo Colonna, San Giuseppe Moscati. Un grande nella carità,
Shalom 2014, pp. 320, € 5,00.
Più
che una biografia in senso stretto, è una serie di riflessioni sulle sue virtù,
corredate da testimonianze. In appendice, una selezione di preghiere per
invocare il Santo in varie occasioni.
Beatrice
Immediata, Giuseppe Moscati. Un uomo, un medico, un santo, Paoline 2008, pp. 160, € 12,00
Un testo più
ampio dal taglio divulgativo, ma documentato e accurato.
Alfredo
Marranzini, Giuseppe Moscati [Vol. I] – Modello del laico cristiano di oggi, Apostolato della
Preghiera Edizioni 2003, pp. 389, € 20,00
e
Id., Giuseppe
Moscati [Vol. II] - Un esponente della scuola medica napoletana, Apostolato della
Preghiera Edizioni 2004, pp. 255, € 14,00
Due volumi
molto corposi: il primo strettamente biografico, con un’ampia parte dedicata
alle lettere, e il secondo che inserisce Moscati nella scuola medica napoletana,
insieme a molti suoi contemporanei.
Su
Internet
[AGGIORNAMENTO 13/04/2020]
Sezione del sito della parrocchia Immacolata al Gesù Nuovo di Napoli dedicata a lui.
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