La biblioteca di Testimoniando #13: "Come muoiono i Santi"
Ricomincio
a scrivere, dopo il mio volontario digiuno che, ogni anno, mi concede di
pubblicare post solo nei giorni di San Giuseppe e dell’Annunciazione, uniche
memorie previste dal Rito Ambrosiano durante la Quaresima. Anche quest’anno ho
cercato di fare così, ma non ho guardato il calendario: quando ho visto che il
19 era il Sabato in traditione Symboli
e il 25 Venerdì Santo, mi sono vista bloccata. Ho colto l’occasione per provare
a concentrarmi sul Crocifisso, ma ho prodotto altri articoli per le mie
collaborazioni varie.
Insomma,
rieccomi con la recensione di un testo decisamente adatto alla solennità di
oggi, perfettamente degno di rientrare nella Biblioteca di Testimoniando.
In
sintesi
Come muoiono i Santi è la raccolta di 100
brevissime biografie di Santi e Beati (per la maggior parte, ma c’è anche
qualche Servo di Dio o Venerabile), la cui chiave interpretativa di base sta
nel racconto della loro morte, o meglio, del loro morire, cioè di come si sono
preparati a quel momento di passaggio.
All’interno
di quest’interpretazione, l’autore ha classificato ogni vicenda secondo queste
qualifiche:
I
– Morire martiri, limitatamente a
quelli dei quali esistono maggiori documentazioni storiche (da san Tommaso
Becket in avanti);
II
– Morire d’amore, accaduto
soprattutto a sante vergini;
III
– Morire di passione ecclesiale,
tipico di uomini e donne che fino all’ultimo hanno operato per l’unità e la
vita della Chiesa;
IV
– Morire di carità materna, che
comprende donne che hanno praticato la carità verso i deboli e gli emarginati;
V
– Morire di carità paterna, che riflette le storie di uomini
che hanno rappresentato nuovi modelli di vita sociale, ad esempio fondando
istituti e congregazioni;
VI – Morire di fatiche apostoliche,
caratteristica dei Dottori della Chiesa, ma anche dei sacerdoti che si sono
spesi completamente e di quanti hanno difeso la verità della fede;
VII – Morire innocenti, un altro modo per dire
“giovani” o “bambini”;
VIII – Morire santi, nel senso originario del
termine, ossia di semplici cristiani che sono vissuti nel mondo, impegnati in
varie occupazioni lavorative e non.
Ogni
capitolo è aperto e concluso da alcune considerazioni generali sulla categoria
trattata, che comunque è assunta per facilitare la collocazione di ogni
personaggio in un ambito specifico, sebbene possa apparire chiaro, per esempio,
che una santa della carità materna abbia comunque amato intensamente Gesù.
A dire il
vero, avevo già visto un’opera analoga, in quattro volumi, scritta da due
sacerdoti che ho conosciuto. In quel caso, però, erano descritti fino al
dettaglio proprio gli ultimi momenti della vita di ogni personaggio, attingendo
da testimonianze contenute, ad esempio, negli atti dei processi di
beatificazione. Qui, invece, la morte appare davvero come il degno coronamento della
vita.
L’autore
Padre
Antonio Maria Sicari è un sacerdote appartenente all’Ordine dei Carmelitani
Scalzi. È stato docente di teologia dogmatica e di spiritualità presso lo
Studio Teologico Carmelitano di Brescia. Nel 1993 ha fondato il Movimento Ecclesiale Carmelitano, Associazione privata di fedeli, che promuove la condivisione delle
ricchezze dottrinali dell’antico carisma carmelitano nel rispetto delle
vocazioni di ciascun aderente, sia religioso sia laico.
Gli
appassionati di agiografia lo conoscono maggiormente per i Ritratti di Santi, editi da Jaca Book in 14 volumi, che riportano
in maniera estesa le vicende di molti dei 100 personaggi trattati in questo
libro. L’ispirazione per scriverlo gli è venuta dopo che è stato invitato a
Roma a tenere una conferenza sul Beato Álvaro del Portillo, primo successore di
san Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei.
Consigliato a…
Mi
sento di consigliarlo anzitutto a quelli che credono – anche tra i cattolici,
purtroppo – che i Santi siano gente morta, della quale non bisognerebbe non
dico appassionarsi, ma neppure interessarsi minimamente. Leggere come sono
arrivati alla fine della vita può far del bene anzitutto a questo genere di
lettori, così che si rendano conto che, prima di morire, quelle donne e quegli
uomini hanno camminato sulla terra esattamente come loro. Sarebbe ovvio, ma non
sempre si ricorda questo.
La
brevità di ogni profilo li rende accattivanti e di rapida lettura in tutti i
giorni dell’anno, ma particolarmente nel Tempo di Pasqua, in modo da ricordare
che davvero la morte è stata vinta da Gesù e, quindi, chi crede in Lui ne
condivide anche la sorte risorta.
In
seconda battuta, fosse per me, ne leggerei qualche passo al capezzale di
qualche moribondo: dopotutto, qualcosa di simile l’ha fatto anche qualcuno dei
protagonisti del libro. Infine, anche chi conosce i personaggi rappresentati,
almeno di fama, può trarne giovamento, trovando elementi che prima gli erano
ignoti o, ancora, nuove figure interessanti.
Io
per prima ne sono uscita rincuorata e consolata. Sempre più spesso, specie
negli ultimi tempi, mi capita di pensare alla mia morte e mi viene paura di non
arrivarci pronta. Eppure, da agiografa dilettante (ben lontana dall’abilità di padre
Sicari), dovrei sapere come si fa!
Antonio Maria Sicari, Come muoiono i Santi – 100 racconti di
risurrezione, Ares 2016, pp. 224, € 12,90.
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