Squarci di testimonianze # 13: il papa, la santa e il condannato a morte
Teresa prega per Pranzini
(Thérèse prie pour Pranzini), acquerello di Charles Jouvenot (fonte) |
Lo
scorso 3 marzo mi è saltato all’occhio un fatto che mi era sfuggito perché,
contrariamente al mio solito, non ho ascoltato l’Angelus della domenica precedente. Me ne sono accorta, però,
guardando la rubrica L’Angelus a fumetti di Vatican Insider.Ne
parlo solo ora, tuttavia, perché il mio impegno di non pubblicare nulla durante
la Quaresima non me lo consentiva.
Ormai
è risaputo quanto papa Francesco sia particolarmente affezionato a santa Teresa
di Gesù Bambino. Aveva con sé un libro su di lei, un saggio del giornalista
Gianni Gennari durante il viaggio apostolico in Brasile, contenuto nella
famosa borsa da viaggio nera.
Anche prima di cambiare diocesi, ossia quand’era
ancora a Buenos Aires, le si rivolgeva spesso per chiederle di aiutarlo ad
affrontare i problemi; non molto tempo dopo la richiesta, gli capitava di
ricevere una rosa bianca (mi rifaccio a quanto è scritto qui).
Di
conseguenza, gli è sembrato opportuno riferire un episodio della sua vita
agganciandosi al Vangelo che, quest’anno, il Rito Romano prevedeva per la III
domenica di Quaresima:
Avete pensato, voi, alla pazienza di Dio? Avete pensato
anche alla sua irriducibile preoccupazione per i peccatori, come dovrebbero
provocarci all’impazienza nei confronti di noi stessi! Non è mai troppo tardi
per convertirsi, mai! Fino all’ultimo momento: la pazienza di Dio che ci
aspetta. Ricordate quella piccola storia di santa Teresa di Gesù Bambino,
quando pregava per quell’uomo condannato a morte, un criminale, che non voleva
ricevere il conforto della Chiesa, respingeva il sacerdote, non voleva: voleva
morire così. E lei pregava, nel convento.
E quanto quell’uomo era lì, proprio al momento di essere ucciso, si rivolge al
sacerdote, prende il Crocifisso e lo bacia.
Non
a caso ho messo in grassetto le parole “nel convento”. Già quando avevo letto
da piccola il mio primo libro su santa Teresina, mi aveva colpito il racconto
delle sue intense preghiere per Enrico Pranzini, un condannato a morte. Ecco
come lo riferisce nella già citata Storia
di un’anima (manoscritto A, 135):
Allo scopo di
eccitare il mio zelo il Buon Dio mi mostrò che i miei desideri gli
erano graditi. Sentii parlare di un grande criminale che era appena
stato condannato a morte per dei crimini orribili: tutto faceva
credere che sarebbe morto nell’impenitenza. Volli ad ogni costo
impedirgli di cadere nell’inferno; allo scopo di riuscirvi usai tutti
i mezzi immaginabili: capendo che da me stessa non potevo nulla,
offrii al Buon Dio tutti i meriti infiniti di Nostro Signore, i
tesori della Santa Chiesa; infine pregai Celina di far dire una messa
secondo le mie intenzioni, non osando chiederla di persona nel timore di
essere costretta a confessare che era per Pranzini, il grande
criminale. Non volevo nemmeno dirlo a Celina [una delle sue
sorelle, ndr], ma mi fece delle
domande così affettuose ed insistenti che le confidai il mio segreto;
invece di prendermi in giro mi chiese di aiutarmi a convertire il mio
peccatore: accettai con riconoscenza, perché avrei voluto che tutte
le creature si unissero a me per implorare la grazia per il colpevole.
Sentivo in fondo al cuore la certezza che i nostri desideri
sarebbero stati esauditi; ma allo scopo di darmi coraggio per
continuare a pregare per i peccatori, dissi al Buon Dio che
ero sicurissima che avrebbe perdonato al povero disgraziato Pranzini,
che l’avrei creduto anche se non si fosse confessato e non avesse
dato alcun segno di pentimento, tanto avevo fiducia
nella misericordia infinita di Gesù, ma che gli domandavo soltanto un
segno di pentimento per mia semplice consolazione...
Fin qui tutto bene,
se non fosse che il fatto si sia verificato ben prima che Teresa entrasse in
convento, contrariamente a quanto ricordava il Papa. In effetti, lei continua
(anche qui, grassetto mio):
Forse è un po’
stucchevole,
ma rende perfettamente l’idea, secondo me (fonte). |
La mia preghiera fu
esaudita alla lettera! malgrado il divieto
che il papà ci aveva dato di leggere i giornali, pensavo di non
disobbedire leggendo i brani che parlavano di Pranzini. Il giorno
dopo la sua esecuzione mi trovo sotto mano il giornale: La Croix.
L’apro in fretta e cosa vedo?... Ah! le lacrime tradirono la mia emozione
e fui costretta a nascondermi... Pranzini non si era confessato, era
salito sul patibolo e stava per passare la testa nel lugubre foro,
quando a un tratto, colto da un’ispirazione improvvisa, si
volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presentava e bacia
per tre volte le piaghe sacre!... Poi la sua anima andò a ricevere la
sentenza misericordiosa di Colui che dichiarò che in Cielo ci sarà più gioia
per un solo peccatore che fa penitenza che per 99 giusti che
non hanno bisogno di penitenza!
(La citazione è riportata secondo la traduzione presente in questa pagina)
Pranzini, dunque, fu
messo a morte tramite ghigliottina il 31 agosto 1887, mentre l’effettivo
ingresso nel Carmelo di Lisieux della quindicenne figlia dei santi coniugi
Martin è invece datato 9 aprile 1888. Dato che lei parla di un divieto imposto
dal padre alle figlie, evidentemente valeva solo per lei e per Celina, essendo
le altre due, Paolina e Maria, già in convento (mi rifaccio a questa cronologia e a questo articolo).
Ma
chi era Enrico Pranzini? Di origini italiane, nato ad Alessandria d’Egitto,
aveva condotto una vita avventurosa: dapprima fu impiegato delle Poste
egiziane, poi interprete al servizio dell’esercito russo e di quello inglese.
Arrivato a Parigi nel 1886, senza un soldo, entrò nelle grazie di numerose
donne dell’alta società, che lo soprannominarono “le chéri magnifique” (si può
tradurre letteralmente come “il caro magnifico”).
Fotografia antopometrica di Enrico Pranzini (fonte) |
Fu
arrestato e accusato dell’omicidio di tre persone: Claudine-Marie Regnault, una
cortigiana nota come “Régine de Montille” (40 anni), la sua donna di servizio
Annette Grémeret (38) e la figlia di quest’ultima, Marie (12). Erano state trovate
senza vita nell’abitazione di madame Regnault, al civico 17 di rue Montaigne a
Parigi, il 17 marzo 1887. Tutti e tre i corpi erano stati sgozzati, ma quello
della bambina aveva la testa quasi staccata dal collo.
Le
indagini della Polizia condussero all’arresto di Pranzini, che fu rintracciato
a Marsiglia il 21 marzo. Sia durante gli interrogatori, sia al processo,
continuava a dichiararsi innocente. Ciò nonostante, come già detto, fu
ghigliottinato il 31 agosto davanti alle prigioni della Roquette a Parigi. Qui
è possibile vedere una riproduzione di quella pagina che la futura Santa ebbe
sotto gli occhi.
Non
intendo protestare contro il Santo Padre: anche a me, infatti, capita di
commettere degli errori nel raccontare a voce qualche fatto delle vite dei
Santi e dei Testimoni; per gli articoli, invece, cerco di essere molto più accurata.
In
ogni caso, l’episodio non perde la sua carica esemplare, sia per l’insegnamento
sulla preghiera d’intercessione, sia per la responsabilità che investe chi
racconta, specie sulla stampa cattolica e sul web, fatti che possano
sconvolgere positivamente chi li legge. Come ha fatto presente il Papa, serve
anzitutto a ricordare come Dio sia paziente e aspetti fino all’ultimo istante
la conversione degli uomini:
Quante volte – noi non lo sappiamo, lo sapremo in Cielo
–, quante volte noi siamo lì, lì… e il Signore ci salva: ci salva perché ha una
grande pazienza per noi. E questa è la sua misericordia. Mai è tardi per
convertirci, ma è urgente, è ora! Incominciamo oggi.
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