Istantanee da un viaggio musicale (Le 5 cose più #16)
In piena luce, entrando a San Pietro |
È trascorsa una settimana dalla mia
partenza per Roma, per partecipare, come membro del coro, all’incontro dei
giovani italiani con papa Francesco. Potrà sembrare strano, ma non ho ancora
avuto, fino a oggi, del tempo per riflettere con calma e rielaborare quello che
ho vissuto in quei due giorni.
Invece di stendere un racconto quasi
minuto per minuto, come nella rubrica Io c’ero, ho pensato di scegliere cinque momenti che per me hanno avuto un
significato particolare. Spero che vi piacciano almeno un po’. Dove non altrimenti
precisato, le foto sono opera mia.
5)
Appuntamento a Santa Sabina
Una parte dei giovani pellegrini |
Quando ho avuto la conferma che avrei
potuto far parte del coro insieme ai miei compagni del Gruppo Shekinah, tra le
prime persone che ho avvisato c’è stata suor Daniela, una giovane religiosa
delle Figlie dell’Oratorio (l’avevo intervistata qui). Da qualche mese è
nella loro comunità di Roma, contemporaneamente segue dei corsi in una delle
Università Pontificie e, per finire, apprezza molto i nostri canti.
Ho pensato, allora, che le avrebbe fatto
piacere se ci fossimo incontrate alla Messa per i fedeli ambrosiani di sabato
11, inizialmente prevista nella chiesa di Sant’Anastasia al Circo Massimo, poi
spostata a quella di Santa Sabina. Le avevo detto che avrei indossato una maglietta
polo azzurra, ossia la mia divisa estiva quando canto col Gruppo Shekinah, ma
non avevo fatto ancora in tempo a cambiarmi. Ciò nonostante, ci siamo incontrate
pochissimo dopo che avevo messo piede in chiesa.
4)
«Scusa, di chi è quel canto?»
La nostra posizione nel coro della chiesa (archivio fotografico del Gruppo Shekinah) |
La condizione in cui abbiamo cantato
era leggermente complicata, dato che noi coristi dovevamo occupare gli stalli
dei frati al centro della chiesa ed eravamo lontani dai nostri musicisti. Salvo
qualche attacco sbagliato, non mi pare che sia andata così male.
Mentre tornavo indietro a recuperare la
mia borsa, sono stata fermata da una ragazza: voleva sapere di chi fosse il
canto alla Comunione. Avevamo eseguito due pezzi: Alto e glorioso Dio, di monsignor Marco Frisina (dopotutto, era la
memoria di santa Chiara d’Assisi e quel canto s’ispira ad alcune preghiere di
san Francesco) e Sul lago di Pasqua,
che è, per così dire, di produzione propria, dato che l’hanno composto il
paroliere e il direttore di Shekinah come canto che accompagnasse l’anno
pastorale 2015-2016 per i giovani della diocesi di Milano.
Credendo che la mia interlocutrice si
riferisse al primo, gliel’ho detto, ma ho avuto l’impressione che si riferisse
all’altro, così ho aggiunto quello: in effetti, era proprio così. Le ho quindi
chiesto il nome, ma ricordo solo che era di Gallarate. Chissà, a settembre
potrebbe entrare anche lei in Shekinah…
N. B. Per avere lo spartito di Sul lago di Pasqua, insieme alle altre
risorse per impararlo, fate riferimento al sito della Pastorale Giovanile della Diocesi di Milano.
3)
Responsabile di settantamila e più giovani
Quello che vedevo dal palco alle 17.46 |
Verso le 16.30 eravamo di nuovo al
Circo Massimo, per completare le prove svolte prima di pranzo e prepararci al
momento di veglia col Santo Padre. Certamente, avrei voluto poterlo vedere da vicinissimo, ma quel tentativo è sfumato dopo qualche istante.
Per non parlare, poi, del fatto che sono inciampata in un cavo dei microfoni
proprio mentre lui si posizionava davanti a noi coristi, quindi non compaio
neanche nella foto di gruppo…
In ogni caso, delle sue parole ho
trattenuto soprattutto queste, tratte dalla riflessione finale della Veglia:
Cari amici, vi siete messi in cammino
e siete venuti a questo appuntamento. E ora la mia gioia è sentire che i vostri
cuori battono d’amore per Gesù, come quelli di Maria Maddalena, di Pietro e di
Giovanni. E poiché siete giovani, io, come Pietro, sono felice di vedervi
correre più veloci, come Giovanni, spinti dall’impulso del vostro cuore,
sensibile alla voce dello Spirito che anima i vostri sogni.
Mi sono sentita proprio come lui,
pensando ai miei compagni di Shekinah, che in dieci anni e più di servizio ho visto
crescere e progredire più di me, ma anche ai giovani che affollavano il Circo
Massimo. Per loro, a differenza di me, non è troppo tardi per «rischiare un
salto in avanti, un balzo audace e temerario per sognare e realizzare come Gesù
il Regno di Dio», come ha affermato il Santo Padre.
2)
Vietato attaccare bottone con le suore
Eravamo in Largo di Torre Argentina, più o meno qui (fonte) |
Ancora abbattuta per la mancata
fotografia, ho provato a consolarmi seguendo alcuni miei compagni fino a
Trastevere, dove alcuni di noi, me compresa, hanno preso un gelato. Per non
creare altri disagi, ho rinunciato a visitare alcune delle chiese aperte
durante la “Notte bianca della fede”, anche perché non conosco Roma tanto bene.
Per tornare al nostro albergo, abbiamo
preso un autobus. Alla fermata ho visto alcune suore Figlie della Chiesa, che
però non conoscevo. Ero sul punto di parlare con loro, quando altri miei
compagni mi hanno frenata. E mancavano più di dieci minuti all’arrivo del
mezzo!
Quando poi il bus è arrivato, ho preso
posto in piedi accanto a un’altra religiosa, che dall’abito mi sembrava proprio
una Cappuccina di Madre Rubatto. Ero sicura che fosse una di quelle che avevo
conosciuto alla sessione d’apertura dell’inchiesta diocesana per suor Edda Roda, ma non solo: mi sembrava la stessa che, un paio d’anni fa, era in una
delle comunità milanesi e mi diede un braccialetto-decina di Rosario, presso
uno degli stand prima dell’annuale
Veglia Missionaria diocesana.
I miei compagni hanno notato il mio
fare circospetto e, quindi, mi hanno subito intimato di non attaccare bottone
con lei. Ho ubbidito, tanto più che non ero sicurissima dell’appartenenza di
quella suora alla congregazione che pensavo.
Quando lei si è alzata, si è trovata
di fronte una mia compagna, che aveva vissuto un tempo di volontariato in
Eritrea (e la suora mi sembrava proprio originaria di quel Paese) nella locale
comunità delle Cappuccine. Nessuno le ha rimproverato nulla quando ha domandato
alla suora: «È una Cappuccina di Madre Rubatto?», ricevendo risposta
affermativa.
1)
Un canto che non finisce più
L'instancabile Giovanni |
Domenica mattina avremmo dovuto essere
in piazza San Pietro alle 8.30 per le prove della Messa. Siamo arrivati in
leggerissimo ritardo, ma non abbiamo avuto particolari problemi. Contrariamente
alla Veglia, durante la quale mi sentivo tremendamente tesa, in quella
circostanza mi sentivo molto più serena, fidandomi pienamente del nostro
direttore e delle indicazioni che riceveva man mano.
La celebrazione era terminata, ma
abbiamo dovuto continuare a cantare, appena il Papa ha iniziato il suo giro in
jeep. Lo abbiamo fatto anche appena terminato l’Angelus e, ancora per un bel
pezzo, mentre continuavano i saluti da parte dei vescovi. Abbiamo cercato di
attirare l’attenzione del Pontefice, ma invano: forse perché abbiamo gridato il
suo nome e non «Viva Gesù», come credo che preferirebbe?
Alla fine mi sono sentita più unita
agli altri quando cantavamo, rispetto a quando eravamo in giro per Roma. Avrei
comunque voluto avere maggior tempo per scambiare qualche parola o esperienza
con i coristi di Bari o con i membri dell’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia
“Don Luigi Guglielmi” di Reggio Emilia. Durante i brevi momenti di pausa, o al
termine di ogni esecuzione, mi accontentavo di ascoltare le loro conversazioni,
oppure di osservare le loro espressioni.
Qualcuno ha sentito quest’esperienza
come un punto d’arrivo nel proprio cammino come membro di Shekinah. Non ha
tutti i torti, ma io sento, allo stesso tempo, che sia stata una tappa
importante, il coronamento di un sogno (parola che ricorreva spesso nella
Veglia), un ricordo che ci spingerà a continuare.
N. B. 2: Se v’interessano gli spartiti
dei canti della Messa del 12 agosto, contattate direttamente l’Istituto
Diocesano di Musica e Liturgia di Reggio ai recapiti che troverete qui.
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