Bufale di Chiesa #6: papa Francesco e il messaggio sul coronavirus
Papa Francesco durante la Messa dalla cappella di Casa Santa Marta del 16 marzo (fonte) |
In
questi giorni strani a causa della pandemia del COVID-19 sto cercando di vivere
come sempre, anche se mi mancano gli appuntamenti che rendevano un po’ più
variegate le mie giornate.
In
questo rientra anche la decisione di continuare a pubblicare qui, pur
mantenendo il mio solito impegno quaresimale, che consiste nel non postare
nulla se non il 19 e il 25 marzo, seguendo la liturgia ambrosiana, per la quale
non ci sono memorie di Santi se non quelle di san Giuseppe e dell’Annunciazione.
Avevo
già preparato e programmato un post su uno dei Santi più attuali in questa
circostanza, quando ho visto circolare un nuovo messaggio falsamente attribuito
a papa Francesco. Ho quindi rimandato l’altro articolo per pubblicare questo.
Il
testo in questione
Stasera prima di
addormentarvi pensate a quando torneremo in strada.
A quando ci
abbracceremo di nuovo, a quando fare la spesa tutti insieme ci sembrerà una
festa.
Pensiamo a quando
torneranno i caffè al bar, le chiacchiere, le foto stretti uno all'altro.
Pensiamo a quando
sarà tutto un ricordo ma la normalità ci sembrerà un regalo inaspettato e
bellissimo.
Ameremo tutto quello
che fino ad oggi ci è sembrato futile. Ogni secondo sarà prezioso.
Le nuotate al mare,
il sole fino a tardi, i tramonti, i brindisi, le risate.
Torneremo a ridere
insieme.
Forza e coraggio.
Ci vediamo
presto!"
Papa Francesco
A
me è arrivato proprio così, con le virgolette chiuse ma non aperte; il corsivo
è invece mio.
Analisi
del testo
Contrariamente
all’altro caso di bufala riguardante un testo a lui attribuito di cui avevo
parlato qui, questa volta è palese l’assenza di riferimenti a Dio o a un
orizzonte cristiano. Sono parole incoraggianti, ma non di fede.
La reale autrice è una ragazza di Capri, più precisamente di Anacapri, Antonia Lonardo. Alle 22.57 del 9 marzo aveva postato sul proprio profilo Facebook quelle parole, ma senza l’attribuzione al Pontefice. Una sua amica le ha chiesto di rendere pubblico il post, inizialmente riservato solo agli amici digitali. La sera successiva ha scoperto che era stato copiato e condiviso con la falsa firma.
Antonia è poi stata ospite, seppur a distanza, del programma di Raiuno Vieni da me, dove la conduttrice Caterina Balivo l’ha interpellata sull’origine di quel testo e su come lei abbia vissuto questa improvvisa notorietà.
La reale autrice è una ragazza di Capri, più precisamente di Anacapri, Antonia Lonardo. Alle 22.57 del 9 marzo aveva postato sul proprio profilo Facebook quelle parole, ma senza l’attribuzione al Pontefice. Una sua amica le ha chiesto di rendere pubblico il post, inizialmente riservato solo agli amici digitali. La sera successiva ha scoperto che era stato copiato e condiviso con la falsa firma.
Antonia è poi stata ospite, seppur a distanza, del programma di Raiuno Vieni da me, dove la conduttrice Caterina Balivo l’ha interpellata sull’origine di quel testo e su come lei abbia vissuto questa improvvisa notorietà.
Ciò
che il Papa ha realmente detto in questi giorni
Il
26 febbraio, nella prima Udienza Generale dopo l’esplosione dell’epidemia (al
momento era ancora definita così), papa Francesco ha dichiarato:
Desidero esprimere
nuovamente la mia vicinanza ai malati del Coronavirus e agli operatori sanitari
che li curano, come pure alle autorità civili e a tutti coloro che si stanno
impegnando per assistere i pazienti e fermare il contagio.
Nell’Angelus
di domenica 1° marzo, invece, non ne ha fatto alcuna menzione.
Il
9 marzo, nella Messa da Casa Santa Marta, la prima trasmessa integralmente da
Vatican Media e dai mezzi di comunicazione che ne hanno fatto richiesta, ha pronunciato
queste parole (“messa” è scritto in minuscolo anche nell’originale, ndr):
In questi giorni
offrirò la messa per gli ammalati di questa epidemia del coronavirus, per i
medici, gli infermieri, i volontari, che aiutano tanto, i familiari, per gli
anziani che stanno nelle case di riposo, per i carcerati che sono rinchiusi.
Sono
poi seguite le omelie dei giorni successivi, con la scelta di offrire l’Eucaristia
per varie categorie di persone; l’Angelus di domenica 15 marzo, dove, con un
pizzico di fierezza, ho apprezzato il riferimento alla preghiera alla Madonnina
pronunciata dal mio Arcivescovo; la sera stessa, il piccolo pellegrinaggio a
Santa Maria Maggiore e a San Marcello al Corso; l’intervista di Paolo Rodari su
la Repubblica, con l’invito ai gesti minimi e a non sprecare il proprio
tempo. Per ultima, la preghiera che ha proposto ai telespettatori nella Messa di stamattina.
Considerazioni
Ancora
una volta, ho notato una certa approssimazione anche da altri siti collegati a
realtà ecclesiali. Ho visto citare quel pensiero, ad esempio, sul sito della
Comunità Pastorale Santi Profeti di Milano, nell’omelia pronunciata quattro
giorni fa da don Angelo Casati, o su quello del Collegio Bianconi di Monza, in questo post, retto
dalle Suore di Maria Bambina.
Mi
domando come mai, nonostante fonti rapidamente accessibili, si preferisce
pubblicare qualcosa prendendolo per certo senza risalire all’origine. Una
risposta possibile è riportata dal sito di Query, la rivista del CICAP
(Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), in
un articolo che riguarda proprio le false citazioni al tempo del coronavirus:
Si potrebbe dire che
tutto sommato non ha davvero importanza l’autore [di] queste
parole: sono frasi che entrano in risonanza con quello che sentiamo, che ci
aiutano a descrivere quello che sta accadendo e magari – perché no – anche a
guardare al futuro con più ottimismo. Attribuirle al grande scrittore o al
personaggio di spicco di turno tutto sommato è un gioco innocuo.
Nelle
autentiche parole del Santo Padre, invece, ho trovato motivi per non chiudermi
nella situazione in cui vivo, che in fondo è molto migliore di quella di tanti
altri.
Rispetto
ai vari flash-mob più o meno rumorosi, preferisco le azioni di preghiera
silenziosa. Più che ripetermi e ripetere «Andrà tutto bene» (anche se fino a ieri pomeriggio non sapevo che potesse derivare dal «Tutto
sarà bene» della Beata Giuliana di Norwich), vorrei poter
riuscire a fare mia la «parola impronunciabile», come la definì sette anni fa l’allora
Vicario Generale della mia diocesi, del Beato Christophe Lebreton, uno dei
Trappisti martiri a Tibhirine: «Vi dico, in piena libertà va tutto bene», col
verbo al presente. E lui lo scriveva consapevole che prima o poi i terroristi l’avrebbero
rapito e ucciso!
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