Martire della dignità della donna – La Serva di Dio Santa Scorese (Cammini di santità #28)

Santa in una foto del 1985 (fonte)
Quasi due anni fa avevo deciso di occuparmi su queste pagine della Serva di Dio Santa Scorese. Rileggendo quel post, mi parve un po’ striminzito e scritto in fretta per l’occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.
Di conseguenza, quando il direttore di Sacro Cuore VIVERE mi ha domandato quali personaggi mi sarebbe piaciuto trattare per i numeri del 2020, scegliendoli tra quelli della mostra a pannelli Santi della porta accanto, ho subito risposto che avrei voluto trattare lei.
Il direttore fu immediatamente d’accordo, tanto più che, proprio nei giorni in cui stava stilando il piano editoriale, il docufilm su di lei, Santa, Subito aveva partecipato alla Festa del Cinema di Roma. Me ne sono interessata, ma alcune presentazioni sulla stampa e online mi sembravano riduttive: per quanto avevo capito, infatti, Santa non era semplicemente un’«attivista cattolica», né andava ricordata solo per essere stata uccisa da uno stalker.
Per rendere più originale il mio racconto, ho voluto concentrarmi sull’aspetto della ricerca vocazionale, che già mi aveva colpita. Ho poi pensato che fosse il caso di precisare che ne è stato del suo persecutore: credo che sia una domanda che viene naturale a chi sente parlare di lei, per sapere se almeno sul piano umano ha ottenuto giustizia.
Ho avuto l’appoggio da tutte le persone coinvolte nella sua storia, dopo averle preventivamente contattate: sua sorella Rosa Maria, la Missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe Carmencita Picaro, don Donato (detto Tino) Lucariello e il dottor Giuseppe Micunco, notaio attuario del suo processo diocesano.
Nel corso della stesura, mentre ascoltavo e leggevo varie testimonianze, ho appreso che alle sorelle Scorese piaceva molto Renato Zero. Ho quindi scritto di nuovo a Rosa Maria, che mi ha confermato quella loro passione. In questo modo, ho potuto citare di nuovo Santa, nella mia playlist dei Testimoni.


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Palo del Colle, vicino Bari, primi mesi del 1991. Don Tino Lucariello, viceparroco della chiesa matrice di Santa Maria alla Porta, ascolta le confidenze di Santa Scorese, una ragazza che, dopo essersi trasferita in quella cittadina con la famiglia, si è affidata alla sua direzione spirituale. Dal 1988, Santa è perseguitata da Giuseppe, più grande di lei di oltre dieci anni. L’ultimo segno della sua ossessione è un biglietto, dove le ha scritto: «O mia, o morta». Nonostante questo, lei appare decisa e dichiara al sacerdote, con cui ha piena confidenza: «Qualunque cosa mi succeda, sappi che ho scelto Dio».
Quella frase torna in mente a don Tino la sera del 15 marzo 1991, mentre corre al Policlinico di Bari: Santa, che poco prima aveva visto Quella frase torna in mente a don Tino la sera del 15 marzo 1991, mentre corre al Policlinico di Bari: Santa, che poco prima aveva visto in un incontro di catechesi, è stata ferita gravemente proprio da Giuseppe. Non riesce però a parlarle, prima che entri in sala operatoria. Ma come si è arrivati a questo?

Con Maria come ideale e modello

Santa nasce a Bari il 6 febbraio 1968. Fin da piccolissima frequenta la parrocchia del Santissimo Redentore, retta dai Salesiani. Negli anni delle scuole superiori conosce il Movimento dei Focolari e partecipa agli incontri giovanili organizzati dall’Istituto Secolare delle Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe. Vive una carità delicata verso gli anziani di una casa di riposo e si prende cura, come Pioniere della Croce Rossa, di bambini e disabili.
L’ispirazione di tutte queste esperienze può essere rintracciata nella figura della Vergine Maria. In lei vede compiuta il desiderio che sentiva nell’adolescenza e che confidava a don Rosario Adamo, già parroco del Redentore: essere una «vera donna». In un testo scritto a diciannove anni, commenta: «Non avevo mai prestato attenzione alla frase del Vangelo “Madre ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre” e sentire che in essa è racchiuso tutto il segreto della maternità dell’universo intero, era una rivelazione strana e nuova per me, però mi piaceva. Ho cominciato così a capire finalmente che cosa mancava in me: dei punti fermi, delle immagini a cui rifarmi, insomma un Ideale e un modello di donna e Maria mi sembrava proprio quello giusto».

Il tempo del discernimento

Santa riconosce che le Missionarie dell’Immacolata di Padre Kolbe rappresentano la concretizzazione di quell’ideale. Il suo discernimento è favorito da Carmencita Picaro, la consacrata che per lei è madre spirituale e compagna di cammino. Un giorno, mentre camminano insieme sul lungomare di Palese, quartiere di Bari, Carmencita l’incoraggia: più che come un gabbiano che vola verso il sole, devi essere come un’aquila che punta sempre più in alto.
Anche il fondatore dell’Istituto, il francescano conventuale padre Luigi Faccenda, la sostiene e le consiglia: «Santa di nome, tu devi esserlo anche in concreto, per cui ti ricordo: preghiera, meditazione, apostolato, amore. Il tuo cuore per Dio. La tua purezza per le anime», le raccomanda nella lettera del 17 maggio 1987.
Il 17 aprile 1988 Santa manifesta ai familiari la decisione di entrare tra le Missionarie. Sua sorella Rosa Maria l’appoggia, ma i genitori appaiono contrari: preferirebbero infatti che terminasse gli studi universitari – è passata da Medicina a Pedagogia – per avere una maggior sicurezza lavorativa.
Tuttavia, quasi al termine del suo periodo di prova, la ragazza entra in crisi, anche a causa del grande affetto che prova per i suoi cari. Nella lettera del 21 febbraio 1990 riferisce a Carmencita di aver preso una pausa di riflessione. Allo stesso tempo ha una certezza: «So che Dio sta comunque scrivendo la mia storia e, nonostante gli ostacoli che gli oppongo, riuscirà a compierla ed ora so che, anche nel dolore e nel buio, posso comunque cantare a Lui, con Maria, il mio Magnificat per le cose che ha compiuto e continuerà a compiere in me».

Il suo Getsemani

Proprio mentre il suo discernimento si fa più intenso, un’ombra si profila davanti a lei. Si tratta di Giuseppe, un giovane che ha frequentato un gruppo vocazionale in seminario, ma ne è stato allontanato per i suoi comportamenti strani e atipici. Da quel momento, ha maturato come un senso di vendetta contro la Chiesa.
Comincia a prendere di mira Santa dopo averla vista proclamare la Parola di Dio durante una Messa nella cattedrale di Bari: per lui è «bella come la Madonna». Si accosta a lei una prima volta nel giugno 1988; da allora, diventa sempre più ossessivo. I familiari cercano di ottenere per lei una scorta – suo padre, Piero, è poliziotto – ma gli appelli cadono nel vuoto. Gli amici della sua parrocchia la proteggono, per quanto possibile.
Dal canto suo, Santa paragona la propria condizione a quella di Gesù nel Getsemani. Stare nella volontà del Padre le risulta difficile, ma sa che non è impossibile. Nel persecutore vede gli assalti del diavolo, ma ripensa anche al fatto che, come insegna padre Kolbe, chi si affida all’Immacolata non è mai perduto. Mentre la sua indipendenza sembra impedita, Santa continua a gridare il suo amore. Così prega, il 3 agosto 1989: «Ti amo Gesù ancora di più oggi che ho compreso la mia povertà e perché sto capendo anche perché mi hai scelta per starti vicino, perché in me si manifestasse la Tua potenza e misericordia! […] Canto la gioia di averti incontrato, di essere amata, desiderata da te. Il mio cuore canta e sente che deve battere solo per Te, come il cuore di Maria, con il suo stesso cuore. Ti lodo, Padre Buono, perché non sono sola, ma mi hai dato una Madre ed un gran numero di fratelli per cantare insieme il mio grazie. Dio di Misericordia, di Perdono, di Pace e di Gioia Ti amo!!!».

«Martire della dignità della donna»

Il 15 marzo 1991, Giuseppe l’aspetta nel cortile di casa e la colpisce con un coltello. Santa viene immediatamente soccorsa, mentre l’aggressore viene fermato; trascorrerà poi dieci anni in un ospedale psichiatrico giudiziario. Mentre viene portata in rianimazione, sua sorella riesce a rivederla e le suggerisce di rinnovare il proprio affidamento alla Madonna, secondo lo spirito della Milizia dell’Immacolata, cui hanno aderito nel 1983: con uno sguardo, lei fa capire di essere d’accordo. L’intervento dei medici è inutile: una delle coltellate le ha reciso la vena polmonare. Santa muore, praticamente dissanguata, alle prime ore del 16 marzo; ha ventitré anni.
Immediatamente per lei si parla di martirio per la difesa della castità come segno della sua fede. La sua causa di beatificazione, il cui processo diocesano si è svolto dal 5 aprile 1998 al 7 settembre 1999, prosegue attualmente nella fase romana. A lei sono stati dedicati il testo teatrale «Santa delle perseguitate», il mediometraggio «L’incredibile storia di Santa Scorese», e il docufilm, «Santa Subito», vincitore del Premio del Pubblico alla Festa del Cinema di Roma 2019.
La definizione più attuale della sua esperienza si deve al giornalista Luigi Accattoli, che, nella prefazione alla raccolta delle sue preghiere, la chiama «martire della dignità della donna». Santa e tante altre, come anche la Beata Teresa Bracco, sono per lui «donne forti, che sanno benissimo di essere chiamate a resistere a quanto offende – insieme al pudore personale – la dignità e la vocazione di ogni donna e quindi di tutte le donne».
Rosa Maria continua l’impegno di sua sorella, specie a favore delle donne vittime di violenza. Interpellata dal settimanale Credere, ha commentato: «Mi piacerebbe che l’accezione del termine “martire” fosse più ampia possibile: Santa è prima di tutto una donna che ha dato la vita per un Amore più grande, costi quel che costi». Non a caso ha voluto che Santa venisse vestita, per la sua «partenza per il Cielo», con un abito rosso: è il colore della passione che lei visse per Dio suo Padre, Fratello e Sposo.

Originariamente pubblicato su Sacro Cuore VIVERE NUMERO (marzo 2020), pp. 16-17 (visualizzabile qui)

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Quando ormai l’articolo era andato in stampa, Rosa Maria è stata di nuovo ospite, insieme a don Tino, a Bel tempo si spera su TV 2000, lo scorso 20 gennaio. Non avendo potuto integrare alcuni aspetti del loro racconto nel mio pezzo, concludo il post con quella stessa trasmissione.

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