Filippo Gagliardi, educatore e padre – Davanti a Gesù con grande fiducia (Cammini di santità # 47)
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Lo
scorso agosto, però, ho scoperto che la tappa milanese di Via Lucis 2024,
quel percorso itinerante di evangelizzazione e incontro con i poveri a cui
avevo già partecipato,
sarebbe stata dedicata a lui, con la presenza di alcuni amici che avrebbero
tenuto una testimonianza a suo riguardo.
Così mi
sono messa in cammino verso l’Istituto Maria Ausiliatrice di Milano – Filippo non
ne era stato allievo, ma immagino che il tramite sia stata una Figlia di Maria
Ausiliatrice che opera all’Ufficio Missionario diocesano – decisa a capire se
fosse il momento buono per parlare di lui, dato che avevo mancato quello che
sarebbe stato il suo quarantesimo compleanno, il 5 marzo di un anno fa.
Come
aveva fatto lui, mi sono messa davanti a Gesù nel Santissimo Sacramento, per
capire se fosse giunto il momento di occuparmi di lui per la rivista salesiana.
Gli interventi di don Fabrizio Corno e di Andrea Pisano, presidente dell’Associazione
“Pippo c’è”, mi hanno fatto definitivamente capitolare.
Ecco
quindi l’esito del mio lavoro, che pubblico oggi, nella festa del papà, per
sottolineare la paternità di Pippo, che non si è compiuta col suo figlio
secondo la carne, ma che ha generato nello spirito moltissimi giovani; continua
a farlo, in fin dei conti, anche dopo la sua morte.
*
* *
È la
metà di dicembre del 2012. Al Circolo San Vittore, oratorio dell’omonima
parrocchia di Verbania, si è da poco conclusa la festa di Natale, in cui
ragazzi, educatori e animatori si sono ritrovati per stare insieme prima delle
vacanze. Durante il pomeriggio, don Fabrizio Corno, il sacerdote incaricato del
Circolo, ha ascoltato a lungo le confidenze di uno dei giovani educatori,
Filippo Gagliardi.
Più
tardi, passando nella cappellina che si trova accanto al salone, scorge proprio
quel giovane in ginocchio davanti al Tabernacolo, in lacrime. Quando si alza e
si accorge che il sacerdote è dietro di lui, Filippo esclama, gettandosi al suo
collo: «Fabri, oggi ero venuto qui per riflettere sul mio modo di vivere il
matrimonio: certe cose le capisci solo davanti a Lui!».
Verso le 19, tornato a casa, abbraccia anche sua moglie Anna e le annuncia: «Amore, credo di essere pronto per avere un bambino». Il cuore della donna scoppia di felicità: ancora non sa che, in quella preghiera, Filippo si era messo a disposizione di Gesù per poter trasmettere il dono di una nuova vita.
Da bravo ragazzo a
credente serio
Filippo
nasce a Verbania il 5 marzo 1983. Vive con la famiglia, composta dal padre
Alberto, la madre Elisabetta e la sorella Alice, fino a quando s’iscrive a
Ingegneria al Politecnico di Milano. Fin da piccolo è molto spontaneo,
brillante, intelligente: pratica il karate, ama circondarsi di amici e stare in
loro compagnia. Nell’autunno 2005 lo sconvolge la notizia della separazione dei
suoi genitori: solo col tempo riesce a superare quel colpo così duro.
Frequenta
da sempre il Circolo San Vittore, ma più per trovarsi con gli amici che per
condividere un cammino di fede. Grazie a don Fabrizio, con cui ha un rapporto molto
intenso, conosce la Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea e le sue iniziative
per i giovani, come l’Adorazione eucaristica notturna “Una luce nella notte”, a
cui partecipa per la prima volta nel
maggio
2009: da quell’occasione in poi, impara a vivere in maniera più leggera e
serena le preoccupazioni, affidandole a Gesù. Con gli amici dell’università e
poi sul lavoro, condivide volentieri le sue esperienze, come il Cammino di Santiago
o la Giornata Mondiale della Gioventù.
Mentre
cresce nella fede, capisce di dover dare uno scopo nuovo al suo impegno in
oratorio e diventa educatore. I ragazzi se ne accorgono subito: si sentono accolti
dal suo fare amichevole, dalla sua capacità di ascoltarli senza giudicarli e di
mettere, all’occorrenza, qualche punto fermo. Ne fa esperienza, ad esempio,
Rafael, un ragazzo che, un giorno, gli confida di non riuscire a credere nella
vita dopo la morte, né all’immortalità dell’anima rispetto al corpo mortale. Filippo
sta per replicare, ma si ferma. Poco dopo, guarda negli occhi Rafael e,
indicandogli il panorama attorno a loro, il lago di Verbania e le montagne, gli
parla: «Guardati intorno… guarda quanta bellezza ti circonda… sarebbe troppo
riduttivo se la vita finisse con la morte! Per questo non è possibile che tutto
finisca così».
Il suo
amore per l’Eucaristia lo porta anche ad accettare di ricevere il mandato come
Ministro Straordinario della Eucaristia: è uno dei più giovani in parrocchia.
Spesso i fedeli vanno apposta nella fila al cui termine c’è lui, perché
vogliono comunicarsi dopo aver visto il suo sorriso, lo stesso con cui accoglie
a Messa i suoi ragazzi ritardatari.
L’amore per Anna
custodito dall’amico Gesù
Nel maggio 2006, dopo una precedente storia d’amore, Filippo si fidanza con Anna Bonisoli, una sua amica d’infanzia. Quattro anni dopo, quando lei parte per l’Erasmus in Russia, le consegna una busta con una chiavetta USB (contiene un film per il viaggio) e una lettera, in cui confida: «Siamo cresciuti molto come coppia negli ultimi tempi e sento che ormai è solo con te che riesco a vedermi in futuro». Hanno infatti deciso di vivere nella castità il fidanzamento fino al matrimonio, per custodire la bellezza del loro amore, già messo alla prova dall’esperienza della separazione dei genitori di Filippo.
Si
preparano alle nozze accompagnati anche da don Fabrizio e fissano con lui la
data: 15 settembre 2012. La basilica di San Vittore è stracolma di amici e
conoscenti, davanti ai quali Filippo e Anna si scambiano le fedi: i metalli che
le compongono (oro rosso per l’anello della sposa, giallo per quello dello
sposo) rappresentano la diversità delle loro persone, unita ancora di più
dall’amicizia di Gesù, simboleggiata da un inserto in oro bianco.
La
scelta di diventare padre arriva dopo tre mesi nei quali Filippo si è sentito
lacerato da pressioni opposte: c’è chi gli suggerisce di aspettare ancora, ma
lui vorrebbe aprirsi alla vita subito, e anche Anna è d’accordo, ma preferisce
seguire i tempi del marito. Quando lei scopre di essere incinta, neanche tre settimane
più tardi, urla di gioia insieme a lui: da allora attendono insieme l’arrivo
del figlio, che hanno deciso di chiamare Luca.
Il Signore è la
sua forza
Il 15
agosto 2013, Filippo e Anna, quest’ultima all’ottavo mese di gravidanza,
vorrebbero raggiungere i ragazzi dell’oratorio al campo estivo che, come ogni
anno, si svolge a Prascondù, vicino Torino, ma da qualche giorno lui avverte un
fastidio all’addome: va in ospedale, ma gli viene chiesto di tornare
l’indomani. La Tac evidenzia, oltre a un liquido sospetto già emerso dai primi
esami, delle masse non ben precisate: come da prassi, Filippo è ricoverato in Oncologia.
Tre giorni dopo, don Fabrizio gli lascia Gesù Eucaristia sul comodino della sua stanza, perché possa mettersi di nuovo davanti a Lui in quel momento difficile. Dopo l’Adorazione, Filippo prende il suo iPhone e risponde a un messaggio che ha ricevuto poco prima dall’amico sacerdote: «All’inizio volevo dirgliene quattro…». Poi si ferma, medita ancora e aggiunge: «Poi ho capito che Lui carica la croce su chi può sopportarla (anche se ne facevo a meno)». Dopo una “faccina” sorridente, conclude: Quindi gli ho affidato tutto: me, il piccolo e Anna».
I ragazzi e gli animatori non tardano a ricorrere alla Madonna, pregando nel santuario di Prascondù, tappa fissa delle loro gite nel campo estivo. Ricevendo sul proprio cellulare una foto dell’immagine della Vergine lì venerata, Filippo scrive, il 1° settembre: «Grazie Fabri per avermi portato da Lei. Tra l’altro l’ultima volta che con Anna siamo andati a trovarla (a fine luglio, in tempi non sospetti), le abbiamo chiesto aiuto perché Luca possa nascere forte e sano e perché io e Anna possiamo essere non solo genitori, ma educatori di Luca, per condurlo, accompagnato dalla preghiera e da Lei, a conoscere l’amico Gesù che sta anche sui nostri anelli nuziali».
Dal suo
letto, il numero 1 dell’ospedale Castelli di Verbania, Filippo continua ad
abbracciare tutti. Con quelli che non possono venire a trovarlo, ma anche con
chi lo raggiunge, si tiene in contatto con SMS, post su Facebook, brevi messaggi.
L’8 settembre, dopo aver ricevuto l’Eucaristia, prende il cellulare e inizia a
cercare qualcosa, ma senza riuscirci. Anna e don Fabrizio non capiscono il perché
di quell’agitazione, finché lui non spiega: «Volevo ascoltare il canto di
Taizé. Volevo che quelle parole fossero la mia risposta al Signore». È il
canone «Il Signor è la mia forza», che fa da ritornello a quei giorni di
angoscia.
Filippo
muore all’alba dell’11 settembre 2013, mentre le infermiere dell’ospedale lo
stanno lavando. Solo pochi giorni dopo viene chiarita la natura della sua
malattia: tumore rabdoide extrarenale, molto raro, solitamente rintracciato nei
bambini dai tre anni in su. Anna partorisce il 6 ottobre: al bambino, oltre al
nome Luca, viene dato quello del padre.
La
storia di Filippo, dopo una sola settimana dalla morte, viene raccontata sul
settimanale «Credere», mentre a un anno di distanza esce, pubblicata da San
Paolo, la sua prima biografia, «”Volevo dirgliene quattro…” – Storia di Filippo
Gagliardi», a firma di Ilaria Nava. Gli amici di Filippo, sempre un anno dopo,
hanno fondato l’Associazione “Pippo c’è”, per continuare a vivere uniti dalla sua
testimonianza e raccontarla a quanti non la conoscono.
Originariamente pubblicato su Sacro Cuore VIVERE 2 (2024),
pp. 22-23 (consultabile qui)
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