Filippo Gagliardi, educatore e padre – Davanti a Gesù con grande fiducia (Cammini di santità # 47)

 

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Mi ero già occupata della storia di Filippo Gagliardi nel 2015, in occasione della Settimana dell’Educazione di quell’anno, proprio per gli insegnamenti che poteva dare agli educatori della mia diocesi e non solo. Ero ugualmente intenzionata a dedicargli la mia rubrica su Sacro Cuore VIVERE, rivista dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna, ma non trovavo mai l’occasione giusta.

Lo scorso agosto, però, ho scoperto che la tappa milanese di Via Lucis 2024, quel percorso itinerante di evangelizzazione e incontro con i poveri a cui avevo già partecipato, sarebbe stata dedicata a lui, con la presenza di alcuni amici che avrebbero tenuto una testimonianza a suo riguardo.

Così mi sono messa in cammino verso l’Istituto Maria Ausiliatrice di Milano – Filippo non ne era stato allievo, ma immagino che il tramite sia stata una Figlia di Maria Ausiliatrice che opera all’Ufficio Missionario diocesano – decisa a capire se fosse il momento buono per parlare di lui, dato che avevo mancato quello che sarebbe stato il suo quarantesimo compleanno, il 5 marzo di un anno fa.

Come aveva fatto lui, mi sono messa davanti a Gesù nel Santissimo Sacramento, per capire se fosse giunto il momento di occuparmi di lui per la rivista salesiana. Gli interventi di don Fabrizio Corno e di Andrea Pisano, presidente dell’Associazione “Pippo c’è”, mi hanno fatto definitivamente capitolare.

Ecco quindi l’esito del mio lavoro, che pubblico oggi, nella festa del papà, per sottolineare la paternità di Pippo, che non si è compiuta col suo figlio secondo la carne, ma che ha generato nello spirito moltissimi giovani; continua a farlo, in fin dei conti, anche dopo la sua morte.

 

* * *

 

È la metà di dicembre del 2012. Al Circolo San Vittore, oratorio dell’omonima parrocchia di Verbania, si è da poco conclusa la festa di Natale, in cui ragazzi, educatori e animatori si sono ritrovati per stare insieme prima delle vacanze. Durante il pomeriggio, don Fabrizio Corno, il sacerdote incaricato del Circolo, ha ascoltato a lungo le confidenze di uno dei giovani educatori, Filippo Gagliardi.

Più tardi, passando nella cappellina che si trova accanto al salone, scorge proprio quel giovane in ginocchio davanti al Tabernacolo, in lacrime. Quando si alza e si accorge che il sacerdote è dietro di lui, Filippo esclama, gettandosi al suo collo: «Fabri, oggi ero venuto qui per riflettere sul mio modo di vivere il matrimonio: certe cose le capisci solo davanti a Lui!».

Verso le 19, tornato a casa, abbraccia anche sua moglie Anna e le annuncia: «Amore, credo di essere pronto per avere un bambino». Il cuore della donna scoppia di felicità: ancora non sa che, in quella preghiera, Filippo si era messo a disposizione di Gesù per poter trasmettere il dono di una nuova vita.

 

Da bravo ragazzo a credente serio

 

Filippo nasce a Verbania il 5 marzo 1983. Vive con la famiglia, composta dal padre Alberto, la madre Elisabetta e la sorella Alice, fino a quando s’iscrive a Ingegneria al Politecnico di Milano. Fin da piccolo è molto spontaneo, brillante, intelligente: pratica il karate, ama circondarsi di amici e stare in loro compagnia. Nell’autunno 2005 lo sconvolge la notizia della separazione dei suoi genitori: solo col tempo riesce a superare quel colpo così duro.

Frequenta da sempre il Circolo San Vittore, ma più per trovarsi con gli amici che per condividere un cammino di fede. Grazie a don Fabrizio, con cui ha un rapporto molto intenso, conosce la Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea e le sue iniziative per i giovani, come l’Adorazione eucaristica notturna “Una luce nella notte”, a cui partecipa per la prima volta nel

maggio 2009: da quell’occasione in poi, impara a vivere in maniera più leggera e serena le preoccupazioni, affidandole a Gesù. Con gli amici dell’università e poi sul lavoro, condivide volentieri le sue esperienze, come il Cammino di Santiago o la Giornata Mondiale della Gioventù.

Mentre cresce nella fede, capisce di dover dare uno scopo nuovo al suo impegno in oratorio e diventa educatore. I ragazzi se ne accorgono subito: si sentono accolti dal suo fare amichevole, dalla sua capacità di ascoltarli senza giudicarli e di mettere, all’occorrenza, qualche punto fermo. Ne fa esperienza, ad esempio, Rafael, un ragazzo che, un giorno, gli confida di non riuscire a credere nella vita dopo la morte, né all’immortalità dell’anima rispetto al corpo mortale. Filippo sta per replicare, ma si ferma. Poco dopo, guarda negli occhi Rafael e, indicandogli il panorama attorno a loro, il lago di Verbania e le montagne, gli parla: «Guardati intorno… guarda quanta bellezza ti circonda… sarebbe troppo riduttivo se la vita finisse con la morte! Per questo non è possibile che tutto finisca così».

Il suo amore per l’Eucaristia lo porta anche ad accettare di ricevere il mandato come Ministro Straordinario della Eucaristia: è uno dei più giovani in parrocchia. Spesso i fedeli vanno apposta nella fila al cui termine c’è lui, perché vogliono comunicarsi dopo aver visto il suo sorriso, lo stesso con cui accoglie a Messa i suoi ragazzi ritardatari.

 

L’amore per Anna custodito dall’amico Gesù

 

Nel maggio 2006, dopo una precedente storia d’amore, Filippo si fidanza con Anna Bonisoli, una sua amica d’infanzia. Quattro anni dopo, quando lei parte per l’Erasmus in Russia, le consegna una busta con una chiavetta USB (contiene un film per il viaggio) e una lettera, in cui confida: «Siamo cresciuti molto come coppia negli ultimi tempi e sento che ormai è solo con te che riesco a vedermi in futuro». Hanno infatti deciso di vivere nella castità il fidanzamento fino al matrimonio, per custodire la bellezza del loro amore, già messo alla prova dall’esperienza della separazione dei genitori di Filippo.

Si preparano alle nozze accompagnati anche da don Fabrizio e fissano con lui la data: 15 settembre 2012. La basilica di San Vittore è stracolma di amici e conoscenti, davanti ai quali Filippo e Anna si scambiano le fedi: i metalli che le compongono (oro rosso per l’anello della sposa, giallo per quello dello sposo) rappresentano la diversità delle loro persone, unita ancora di più dall’amicizia di Gesù, simboleggiata da un inserto in oro bianco.

La scelta di diventare padre arriva dopo tre mesi nei quali Filippo si è sentito lacerato da pressioni opposte: c’è chi gli suggerisce di aspettare ancora, ma lui vorrebbe aprirsi alla vita subito, e anche Anna è d’accordo, ma preferisce seguire i tempi del marito. Quando lei scopre di essere incinta, neanche tre settimane più tardi, urla di gioia insieme a lui: da allora attendono insieme l’arrivo del figlio, che hanno deciso di chiamare Luca.

 

Il Signore è la sua forza

 

Il 15 agosto 2013, Filippo e Anna, quest’ultima all’ottavo mese di gravidanza, vorrebbero raggiungere i ragazzi dell’oratorio al campo estivo che, come ogni anno, si svolge a Prascondù, vicino Torino, ma da qualche giorno lui avverte un fastidio all’addome: va in ospedale, ma gli viene chiesto di tornare l’indomani. La Tac evidenzia, oltre a un liquido sospetto già emerso dai primi esami, delle masse non ben precisate: come da prassi, Filippo è ricoverato in Oncologia.

Tre giorni dopo, don Fabrizio gli lascia Gesù Eucaristia sul comodino della sua stanza, perché possa mettersi di nuovo davanti a Lui in quel momento difficile. Dopo l’Adorazione, Filippo prende il suo iPhone e risponde a un messaggio che ha ricevuto poco prima dall’amico sacerdote: «All’inizio volevo dirgliene quattro…». Poi si ferma, medita ancora e aggiunge: «Poi ho capito che Lui carica la croce su chi può sopportarla (anche se ne facevo a meno)». Dopo una “faccina” sorridente, conclude: Quindi gli ho affidato tutto: me, il piccolo e Anna».

I ragazzi e gli animatori non tardano a ricorrere alla Madonna, pregando nel santuario di Prascondù, tappa fissa delle loro gite nel campo estivo. Ricevendo sul proprio cellulare una foto dell’immagine della Vergine lì venerata, Filippo scrive, il 1° settembre: «Grazie Fabri per avermi portato da Lei. Tra l’altro l’ultima volta che con Anna siamo andati a trovarla (a fine luglio, in tempi non sospetti), le abbiamo chiesto aiuto perché Luca possa nascere forte e sano e perché io e Anna possiamo essere non solo genitori, ma educatori di Luca, per condurlo, accompagnato dalla preghiera e da Lei, a conoscere l’amico Gesù che sta anche sui nostri anelli nuziali».

Dal suo letto, il numero 1 dell’ospedale Castelli di Verbania, Filippo continua ad abbracciare tutti. Con quelli che non possono venire a trovarlo, ma anche con chi lo raggiunge, si tiene in contatto con SMS, post su Facebook, brevi messaggi. L’8 settembre, dopo aver ricevuto l’Eucaristia, prende il cellulare e inizia a cercare qualcosa, ma senza riuscirci. Anna e don Fabrizio non capiscono il perché di quell’agitazione, finché lui non spiega: «Volevo ascoltare il canto di Taizé. Volevo che quelle parole fossero la mia risposta al Signore». È il canone «Il Signor è la mia forza», che fa da ritornello a quei giorni di angoscia.

Filippo muore all’alba dell’11 settembre 2013, mentre le infermiere dell’ospedale lo stanno lavando. Solo pochi giorni dopo viene chiarita la natura della sua malattia: tumore rabdoide extrarenale, molto raro, solitamente rintracciato nei bambini dai tre anni in su. Anna partorisce il 6 ottobre: al bambino, oltre al nome Luca, viene dato quello del padre.

La storia di Filippo, dopo una sola settimana dalla morte, viene raccontata sul settimanale «Credere», mentre a un anno di distanza esce, pubblicata da San Paolo, la sua prima biografia, «”Volevo dirgliene quattro…” – Storia di Filippo Gagliardi», a firma di Ilaria Nava. Gli amici di Filippo, sempre un anno dopo, hanno fondato l’Associazione “Pippo c’è”, per continuare a vivere uniti dalla sua testimonianza e raccontarla a quanti non la conoscono.

 

Originariamente pubblicato su Sacro Cuore VIVERE 2 (2024), pp. 22-23 (consultabile qui)

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