Bufale di Chiesa # 13: no, Pier Giorgio Frassati non fu sepolto vivo

 

Un'immagine della festa del Beato Pier Giorgio nel duomo di Torino il 4 luglio 2018
(crediti:Massimo Masone/VoceTempo.it)

Appena papa Francesco aveva promulgato il decreto sul secondo miracolo per la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati, avevo pensato di smontare, una volta per tutte, la notizia falsa maggiormente legata alla sua storia.

Una diceria che si perpetua da anni, infatti, sostiene che la ragione per cui non fu beatificato prima del 1990 sarebbe che, alla riapertura della bara, avesse i segni della disperazione sul volto e, quindi, fosse stato sepolto vivo. 

È un racconto che sembra tratto da qualche romanzo gotico o d’appendice, di quelli che andavano di moda negli anni in cui il futuro Santo visse, ma che non corrisponde alla realtà dei fatti e non fa nemmeno parte delle questioni che hanno effettivamente rallentato la causa. A queste ho poi dedicato un articolo uscito su Avvenire.

Leggere che il prossimo 26 luglio si svolgerà una nuova e temporanea traslazione delle sue reliquie, da Torino a Roma, nel corso del Giubileo dei Giovani, mi ha fatto venire in mente che potevo ancora approfondire la questione e farlo oggi, nel centenario esatto del giorno in cui, quasi inosservato (nella stessa casa era moribonda la nonna materna), Pier Giorgio rendeva l’anima a Dio.

Avrei potuto evitare di farlo, tanto più che, come scrivevo nell’ultimo post riguardo la polemica che è stata recentemente accesa circa Carlo Acutis, non sono la sua postulatrice, quindi non dovrebbe essere affare mio. Però pensavo che potesse essere un servizio utile alla sua memoria.

 

Un’origine sconosciuta

Dalle mie ricerche, non sono riuscita a capire quale base potesse avere il racconto della morte in bara del povero Pier Giorgio. In compenso, ho scovato un’intervista del 2021 a Carolina Pilotti Arecco, lontana parente di Adelaide Ametis, sua madre (la mamma della nonna della signora portava il cognome Ametis), dalla quale evinco che il racconto fosse tramandato nella loro famiglia (i grassetti sono già nella pagina originale, ndr):

La nonna mi raccontava di questo cugino che così giovane e così buono e caritatevole morì prematuramente ed in modo a stento credibile, come testimonia la struggente narrazione della sorella Luciana in una sorta di diario degli ultimi giorni dell’esistenza terrena di Pier Giorgio (che in famiglia chiamavano Dodo). Mi disse anche che avrebbe dovuto essere beatificato molto tempo prima del 1990 ma ci fu un arresto del processo di beatificazione in quanto si riscontrò, esaminando la salma, una possibile morte apparente e quindi pare che il povero Pier Giorgio sia stato seppellito ancora vivo!

 

La dichiarazione di Luciana Frassati

Il 3 luglio 2018 ricorrevano i novantatré anni della morte di Pier Giorgio. In quell’occasione, il sito Il Faustino pubblicò un articolo di Renzo Allegri, in cui erano riportate alcune dichiarazioni di sua sorella Luciana, comprese quelle circa la questione della presunta morte disperata:

«A un certo momento il processo venne sospeso», diciamo a Luciana Frassati. «Si disse che durante una ispezione della salma si era notato che Pier Giorgio aveva le mani nei capelli. Questo particolare fece nascere il sospetto che fosse stato sepolto vivo, in seguito a una morte apparente, e che, svegliatosi nella tomba, si fosse disperato».

«Sono tutte sciocchezze», dice la signora Luciana Frassati. «Quando cominciarono a circolare queste dicerie, intervenni immediatamente. Volli sapere chi avesse aperto la tomba di mio fratello e constatai che nessuno l’aveva toccata. Mi feci rilasciare delle dichiarazioni giurate dai custodi del cimitero, dal parroco di Pollone, dall’arcivescovo di Torino. Quelle voci erano prive di ogni fondamento.

«La cassa che custodisce i resti mortali di mio fratello è stata aperta soltanto al termine dei lavori del processo di beatificazione, nel 1982. Erano presenti i giudici del tribunale ecclesiastico ed ero presente anch’io. Il corpo di Pier Giorgio è apparso ai nostri occhi perfettamente intatto.

«Il volto era uguale, identico a come lo avevo visto il giorno della sua morte. I capelli perfettamente a posto, le orecchie, il naso intatti. Le labbra, leggermente socchiuse, quasi in un dolce sorriso, lasciavano vedere i denti bianchissimi. Il vestito, scuro, con le righine grigie, come si usava allora, sembrava appena indossato. Ho provato una felicità immensa a vederlo. Mi veniva voglia di dire: “Pier Giorgio, svegliati, è ora di alzarsi”».

Luciana è stata forse la più convinta sostenitrice della santità di suo fratello. A lei si deve la raccolta di testimonianze – ben 955 – confluite poi nei volumi da lei stessa curati, che costituiscono ancora oggi una vera miniera per racconti, aneddoti, curiosità, tutti confermati e autentici.

Si deve quindi anche alla sua tenacia se vennero smontate le altre accuse e le vere motivazioni che avevano condotto al dilata ad mentem, ossia alla sospensione provvisoria, poi anche al reponatur, ossia all’archiviazione del caso.

Un’ulteriore conferma arriva da una testimonianza, purtroppo anonima, riportata in un articolo firmato GiEffe (presumo Giorgio Ferraboschi) presente alle pagine 4-5 del numero 2 del 2014 di Mille Anni – Organo di Formazione e Informazione dell’Unità Pastorale di San Faustino - Fontana - Sant'Agata, che però cita le proprie fonti, ossia L’Osservatore Romano del 20 maggio 1990 e un inserto speciale di Famiglia Cristiana del 14 aprile 1990:

Abbiamo trovato integri i sigilli apposti alla cassa da morto prima che la salma fosse trasportata nel cimitero di Pollone, in provincia di Vercelli, per la sepoltura. Il corpo di Pier Giorgio era intatto e composto. Sulle labbra, un sorriso.

 

Un piccolissimo errore

Luciana Frassati, in quella conversazione riferita da Allegri, ha però sbagliato la data della riesumazione e della ricognizione canonica del fratello.

Il giorno, mese e anno esatti sono il 31 marzo 1981: lo dimostra il numero di quel giorno de La Stampa, il quotidiano di cui Alfredo Frassati, padre di Pier Giorgio e Luciana, era stato proprietario e direttore (precisamente, anno 115, numero 76, 31 marzo 1981, pagina 49). Nelle Cronache di Biella, provincia della quale fa parte Pollone, era presente un brevissimo articolo intitolato Forse sarà beatificato Pier Giorgio Frassati (piuttosto onesto, direi), con occhiello Pollone: oggi riesumata la salma.

 

Pier Giorgio pellegrino” alle GMG

È di pochissimi giorni fa, ovvero del 30 giugno, il comunicato, uscito sul sito ufficiale del Giubileo 2025, che annuncia la temporanea traslazione:

Il prossimo 26 luglio, in occasione del Giubileo dei Giovani, le reliquie del Beato Pier Giorgio Frassati saranno trasferite dal Duomo di San Giovanni Battista, a Torino, presso la Basilica di Santa Maria Sopra Minerva. Nella storica chiesa romana potrà essere venerato dai fedeli fino a domenica 7 settembre, quando si terrà la solenne Santa Messa di Canonizzazione del giovane torinese e del Beato Carlo Acutis in piazza San Pietro.

Il comunicato precedente parlava di “bara”, ma poco fa, ricontrollando, ho visto che è stato giustamente corretto con “urna”.

In ogni caso, non è la prima volta che Pier Giorgio si rende presente, con quel che resta di lui, in qualche grande evento ecclesiale per i giovani. Il 3 giugno 2008 si tenne la prima ricognizione canonica dopo la beatificazione: di lì a poco, dall’11 al 27 luglio, le spoglie sono state traslate a Sydney, in Australia, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, della quale il Beato era tra i patroni.

Invece, dal 4 luglio al 2 agosto 2016, le reliquie hanno lasciato Torino, ma non sono arrivate subito a Cracovia: hanno sostato per ventidue volte tra Italia, Austria e Polonia. Il mio campanilismo ambrosiano mi porta a sottolineare che la prima tappa italiana è stata nel mio territorio diocesano, anzi, che l’urna ha sostato in tutte e sei le località (Borsano di Busto Arsizio, Sesto Calende, Leggiuno, Campofiorenzo di Casatenovo, Monza e Brugherio) che contano oratori intitolati a lui.

Purtroppo, in quell’occasione, non mi fu possibile andare a pregare davanti all’urna: temevo infatti di essere presa in giro, se l’avessi chiesto ai referenti del gruppo con cui avevo partecipato alla GMG. In fin dei conti, tutte le volte in cui ero passata per il Duomo di Torino, avevo comunque fatto una capatina nella cappella dove normalmente sono collocate.

Ho scelto di non essere presente al Giubileo dei Giovani, essenzialmente perché, quest’anno, contavo di avere altre occasioni per vivere il Giubileo a Roma. A Dio piacendo, dovrei averne un’altra a settembre, così da partecipare anche alla Messa con le canonizzazioni di Pier Giorgio e di Carlo Acutis.

Commenti

Post più popolari