Corpi santi e reliquie, parte di un tutto
Jules Eugene Lenepveu, I martiri nelle catacombe, 1855, Parigi, Musée d’Orsay (fonte) |
Chi (o se preferite, cosa) sono?
Per “Corpi santi” s’intendono le reliquie di
probabili martiri, estratte dalle catacombe romane e non solo, tra XVI e XVII
secolo, per essere donate a parrocchie, diocesi o privati. Con il sorgere di
una forma di archeologia sacra più accurata, l’estrazione è stata interrotta.
Abitualmente venivano posti alla venerazione dei fedeli con abiti che
rimandavano al loro stato di vita (soldati, fanciulli eccetera), a volte
ricoperti con maschere d’argento o inseriti in figure di cera.
Il culto dei Corpi santi perdura ancora oggi,
in particolare nella diocesi di Milano, in America Latina e in Germania, dove molti
furono traslati all’epoca della Riforma protestante.
Non è ad essi che si riferisce il nome del comune
autonomo, inglobato a partire dal 1873 nella città di Milano, detto appunto dei
“Corpi Santi”, bensì ai cimiteri che sorgevano fuori dalla cinta muraria.
Cosa c’entrano con me?
Credo che non mi sarei mai interessata di
reliquie o simili se nella mia parrocchia di nascita non fosse mai arrivato un
sacerdote che, a dispetto della sua giovane età, sembrava essere molto ferrato
sull’argomento. In effetti, se lui non mi avesse insegnato il modo corretto per
accostarmi a questi sacri resti, anch’io sarei rimasta inorridita o avrei
sorriso se, visitando qualche chiesa, mi fossi trovata di fronte una figura
giacente con accanto uno strano vasetto.
Da allora, ogni volta che mi capitava
d’imbattermi in quello che poteva essere un Corpo santo, prendevo nota e
riferivo al don, il quale era molto felice, specie se riuscivo a procurargli
una fotografia o un santino che ritraesse il personaggio venerato.
Quando lui è stato trasferito in un’altra
parrocchia, per un po’ l’ho lasciato stare, almeno finché non ho visto, su Avvenire del 14 ottobre 2013, un
articolo di Ferruccio Parazzoli che parlava di una certa santa Cristina, da non
confondersi con l’omonima patrona di Bolsena, venerata presso la parrocchia
milanese del SS. Redentore.
Dopo averlo ricontattato per posta elettronica, gli ho mandato qualche
immaginetta, cosicché potesse passarla ai suoi corrispondenti esperti di quel
genere. Lo stesso articolo mi ha fatto venire l’idea di riprendere la ricerca,
stavolta per passare i miei risultati al webmaster
di santiebeati.it, ovviamente in
parallelo con la stesura di schede biografiche a riguardo di personaggi
storicamente esistiti e sicuramente morti da credenti o in odio alla fede.
Qui mi accorgo di dover fare una
precisazione: anche sopra, infatti, ho parlato di “probabili” martiri. Il fatto
è che, contrariamente a quanti ancora oggi pensano, nelle catacombe erano
sepolte anche persone che credevano nel Dio cristiano, ma morte per cause naturali. Uno degli
indizi probanti per riconoscerle come uccise in odio alla fede era ritenuto il vasetto di cui
dicevo, il cosiddetto vas sanguinis,
che si pensava conservasse quel che rimaneva del sangue versato dall’ipotetico
martire, quando perlopiù si trattava di balsamari, ossia contenitori di
profumo.
Nella mia Diocesi, tra l’altro, ho scoperto
che ce ne sono veramente molti, per un motivo ben preciso: il beato cardinal Schuster
si occupò personalmente di affidarne un certo numero a varie parrocchie, che ne
perpetuano il culto ancora adesso. Un caso è quello di santa Lucina, venerata a
Rosate, della quale lo scorso anno è occorso il cinquantesimo anniversario
dalla traslazione.
Credevo di aver visto ogni tipo di
configurazione di questi resti mortali, ma un servizio in televisione mi ha
fatto scoprire gli scheletri ingioiellati custoditi nella basilica di
Waldsassen, in Germania. Spero che non venga rimosso, dato che viene da una
puntata di Voyager (sì, lo seguo e mi
faccio delle grasse risate, ma in questo caso ero particolarmente attenta).
Il loro Vangelo
Quello che ho appreso dal sacerdote di cui
dicevo è che i corpi santi rappresentano una memoria ancora attuale: fanno
pensare ai numerosissimi uomini e donne convinti di non dover abbandonare la
fede che ha cambiato loro la vita. Forse a qualcuno l’accostamento con Asia Bibi e con i
fedeli iracheni o palestinesi, giusto per fare gli esempi più noti, può
sembrare azzardato: d’altronde, papa Francesco ha fatto presente in molte
occasioni (ad esempio nell’Angelus del
26 dicembre 2013)
che i martiri, oggi, sono più
numerosi che in passato.
Quanto all’aspetto macabro, è facilmente
superabile se si pensa che i frammenti di un santo – vale anche per quelli che
non hanno vissuto nell’epoca delle catacombe – costituiscono una piccola parte
di qualcosa di ben più vasto: la comunità dei credenti, la Chiesa tutta.
Ha dichiarato infatti il teologo don Silvano Sirboni (purtroppo il link da cui avevo tratto questa affermazione non è più visualizzabile):
Tutto il culto liturgico è fondato sulla materialità del
corpo. Senza la “materia” non esiste alcun sacramento. Le reliquie non sono
sacramenti, ma semplici elementi materiali che, nel rispetto delle dinamiche
proprie all’umana natura, ci permettono di ravvivare il ricordo e di sentire
vicina una persona che si è allontanata dai nostri occhi. Un ricordo che, per
la fede nella comunione dei santi, supera la semplice dimensione psicologica
per diventare uno strumento di effettiva comunione con la realtà invisibile.
A fargli eco, monsignor Ennio Apeciti, da
poco Rettore del Pontificio Seminario Lombardo a Roma:
Non è la reliquia del santo che interessa, ma lui e ciò
che lui mi ricorda e garantisce: lui è accanto a me e, nello stesso tempo, è
accanto a Dio, in comunione con lui.
Quando prendo la mano di una persona amata, non prendo
quel frammento di lui (o lei), ma lui (o lei) attraverso quella mano che ci
trasmette il nostro reciproco legame di amicizia e di affetto; confido in lui e
nella sua amicizia attraverso quel frammento di corpo, quella mano che è sua,
che è lui.
Concludo con un appello: se nella vostra
parrocchia si trova un martire sotto un altare, di cui poche persone sembrano
ricordarsi, mandatemi una fotografia il più possibile decente all’indirizzo di
posta elettronica che trovate qui a fianco, oppure un messaggio privato tramite
la fanpage di Facebook. Se poi foste
così in gamba da fornirmi altri dettagli, scrivetemi ai medesimi recapiti.
Per saperne di più
Paul Koudounaris, Heavenly
Bodies: Cult Treasures & Spectacular Saints from the Catacombs, Thames
& Hudson 2013, pp. 192, £18.95.
L’indagine di uno studioso specializzato in ossari circa
gli scheletri rivestiti di gioielli venerati in Germania.
Su Internet
Sezione dedicata ai Corpi santi
dell’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni
Articoli sull’argomento presenti sul blog Pregunta Santoral
Reliquiosamente, blog di Nicoletta
De Matthaeis
Commenti
Posta un commento