Pier Giorgio Frassati, il mio ideale di uomo
Chi è?
Figlio di Alfredo Frassati e
Adelaide Ametis, Pier Giorgio nacque a Torino il 6 aprile 1901. Nonostante
fosse cresciuto in un ambiente dominato dal materialismo, trovò
nell’Eucaristia, nell’impegno associativo e politico e nell’assistenza ai
poveri l’alimento per la sua vita. Amava anche molto la montagna e la compagnia
dei suoi più cari amici. All’età di ventiquattro anni contrasse una forma
fulminante di poliomielite, probabilmente durante una delle visite ai
diseredati di Torino, e ne morì il 4 luglio 1925.
A lui sono stati intitolati
associazioni, gruppi di Azione Cattolica, oratori e centri giovanili sin da
prima della sua beatificazione, avvenuta il 20 maggio 1990 sotto il pontificato
di papa Giovanni Paolo II.
Cosa c’entra con me?
La prima volta che ho sentito
parlare di lui è stato nel 1993: sulle pagine de Il Giornalino era infatti serializzato un fumetto, dal misterioso
titolo P.G,F., sceneggiato da Renato
Polese. Mi sono da subito appassionata alle sue avventure, rimanendo molto
dispiaciuta per la sua morte a causa della poliomielite.
Negli anni dell’adolescenza, ammetto
di averlo lasciato un po’ in disparte, come quasi con tutti i santi del resto
(l’avevo scritto anche nell’articolo su papa Benedetto XVI). Si è timidamente
riaffacciato il 7 aprile 2001, durante la Veglia in traditione Symboli “Abbiamo creduto all’amore”, a lui dedicata a
conclusione dell’anno centenario dalla sua nascita e in prossimità della GMG di
Toronto, della quale era fra i patroni. Ricordo in particolare il canto
conclusivo, Un santo vero per amico, tratto
da un recital composto da Guido
Meregalli e profondamente vero nelle sue parole (è ascoltabile qui).
Qualche anno fa, però, ho trovato in
oratorio un librettino su di lui e, dato che ce n’erano delle copie in eccesso,
ho chiesto al mio don se potevo prenderne uno. Mi si è aperto un mondo: nel
fumetto, per quanto ricordo, si metteva molto l’accento sulla sua attività
caritativa, un po’ meno su quella politica e sulla sua adesione, col nome di
fra’ Girolamo, in onore di Savonarola, al Terz’Ordine di san Domenico.
Inoltre, ogni volta che varcavo
l’ingresso degli uffici della Fondazione Oratori Milanesi per iscrizioni ad
attività diocesane o per semplici informazioni, m’imbattevo in una
gigantografia che lo ritraeva, la stessa immagine che ho scelto in apertura. La
frase scritta sotto di essa, “Verso l’alto”, è diventata col tempo un monito a
non accontentarmi della mediocrità a mirare in direzione di mete ritenute
irraggiungibili dai più, prima fra tutte quella della santità di vita.
Quando ho iniziato a bazzicare le
librerie cattoliche del centro di Milano, per acquisti parrocchiali o per un
po’ di shopping compulsivo (a
ciascuno il suo luogo), sono rimasta sconvolta dalla mole di libri su di lui:
dai monumentali ricordi della sorella Luciana, ai volumetti promossi
dall’Azione Cattolica, fino ad uno dei benemeriti libri blu della collana
“Messaggeri d’Amore” edita da Velar e Elledici, che alla fine ho preso. Anche
in quel caso, ho scoperto elementi dapprima sconosciuti e, in un certo senso,
credo di essermi presa una “cotta” per lui.
Ebbene sì: se solo non fosse morto
quasi novant’anni fa, avrei tanto voluto fidanzarmi con Pier Giorgio. Era generoso,
sportivo, pronto alla battuta, con un’intensa vita spirituale, che si
accompagnava, come scrivevo prima, ad un’intensa attività al servizio dei più
poveri. Senza contare, poi, il suo essere di famiglia benestante. Non è, però,
che gli andasse tutto bene, come ha sapientemente e ironicamente scritto la blogger Lucyette.
In ogni caso, ho deciso d’invocarlo
perché mi aprisse gli occhi e mi mostrasse che esistono ancora giovani come
lui. Così è stato: mi sono resa conto di avere accanto, solo per citarne
alcuni, i miei compagni universitari della FUCI, dei quali fu “collega”, quelli
aderenti a Comunione e Liberazione, ma anche quelli che, pur non appartenendo a
nessuna associazione o movimento, cercavano d’intensificare il loro legame col
Signore.
A tutt’oggi non ho ancora capito se
è volere di Dio che io mi fidanzi o no, ma penso che l’ideale rappresentato da
colui che Giovanni Paolo II definì, quand’era ancora Arcivescovo di Cracovia,
“uomo delle otto Beatitudini” (a questo alludevo nel titolo), valga anche per
la mia personale vicenda, in modo da poterlo ritradurre nel mio tempo e nei
miei ambiti di vita.
Con questo spirito, in occasione del
Pellegrinaggio della Diocesi di Milano per l’Ostensione della Sindone, il 6
maggio 2010, sono passata a “salutare” Pier Giorgio nel Duomo di Torino, dove
dal 1990 riposano i suoi resti mortali. Non sono purtroppo riuscita a
trattenermi come avrei voluto, dato che il flusso dei pellegrini doveva
continuare a scorrere verso il Sacro Lino. Era come se il Beato volesse
invitarmi a non fermarmi a lui, bensì a proseguire nel mio cammino, per amare e
riconoscere il dolore di chi soffre, rappresentato dal misterioso oggetto
esposto alla venerazione dei fedeli.
Il suo Vangelo
Il suo Vangelo
Uomo delle Beatitudini e quindi uomo
completo e riuscito fu Pier Giorgio, capace di far entrare Gesù in tutti gli
ambiti della sua vita e di ricambiare il Suo amore visitandoLo nei poveri.
Alcune delle sue più note
espressioni, illluminate dai fatti della sua vita, denotano un carattere forte
e una coerenza estrema. Per lui era lo stesso difendere il Tricolore durante
una manifestazione del Partito Popolare, viaggiare in terza classe, riunirsi
coi membri delle Conferenze di San Vincenzo e scrivere ad un amico, Bonini:
«Vivere senza una fede, senza un
patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è
vivere, ma vivacchiare».
Così spero di riuscire a vivere e
prego che sempre più ragazzi, aiutati da sapienti guide, raggiungano le alte
mete alle quali il giovane torinese pervenne.
Per saperne di più
Un assaggio della sterminata
bibliografia su Pier Giorgio è visibile qui.
Su Internet
Sito dell’Associazione Pier Giorgio Frassati di Roma
Sito dell’Associazione Privata di
Fedeli “Compagnia dei Tipi Loschi”, una delle numerose aggregazioni ispirate al suo esempio
Bella questa "visione" su PG Frassati :o)
RispondiEliminaCredo che l'affidarsi a Dio, magari tramite i Santi, sia fondamentale nella vita cristiana perché ogni giorno bisogna capire la nostra strada
Un sorriso :o)
Già, hai proprio ragione!
RispondiEliminaMi sono ricordata che non avevo inserito il link all'articolo di Lucyette. Ho provveduto, ma lo ripeto qui: http://unapennaspuntata.wordpress.com/2011/05/20/ma-che-santuomo-tu-mi-domandi-se-sono-allegro/.