Tre (anzi quattro) domande a... Michael Pasotto de «I ParRock»: fede ed emozione attraverso una canzone
I ParRock eseguono dal vivo «Io vagabondo» dei Nomadi, nel corso della Festa della Fede per i giovani della Zona Pastorale III (Lecco, 15 giugno 2013)
Chi sono?
I ParRock (evidente gioco di parole con il termine “parroco” e il genere musicale rock) sono un gruppo musicale formato da alcuni seminaristi dell’Arcidiocesi di Milano. Dopo una prima esibizione in occasione della Missione Vocazionale 2011 a Melegnano, hanno deciso di impegnarsi più intensamente dallo scorso anno, rendendosi disponibili per concerti-testimonianza in parrocchie ed oratori, ma non solo.
L’attuale formazione è così composta:
alla voce, Matteo Cascio, VI Teologia, e
Michael Pasotto, V Teologia;
alla chitarra elettrica solista, Mattia
Bernasconi, VI Teologia;
alle chitarre, Marco Albertoni e Andrea Mencarelli,
entrambi di V Teologia;
al basso, Simone Borioli, V Teologia;
alla batteria, Emmanuel Santoro, IV
Teologia;
alle tastiere, nonché “mente” musicale del
gruppo, Matteo Ceriani, VI Teologia.
I due Matteo e Mattia diventeranno diaconi il prossimo 28 settembre e sacerdoti il 7 giugno 2014.
Cosa c’entrano
con me?
Chi legge abitualmente queste pagine sa quanto io tenga ai seminaristi della mia Diocesi, con un affetto che a volte può sembrare eccessivo. Ebbene, posso quindi ben dirmi una “fan” dei ParRock, pur non avendoli mai uditi suonare dal vivo.
Lo scorso anno, nel leggere il programma
della Missione Vocazionale (per i non ambrosiani, una settimana speciale in cui
i seminaristi del Quadriennio teologico vivono ed operano in un quartiere o
Decanato), ho appreso dell’esistenza di questo complessino. Sulle prime, sono
rimasta un po’ basita: pur facendo parte del coro di Pastorale Giovanile, ho
ancora alcune resistenze circa l’annuncio del Vangelo con mezzi inconsueti e
canori di stile moderno. Per conoscere meglio le loro motivazioni, quindi,
dapprima mi sono iscritta alla loro pagina ufficiale Facebook, poi ho chiesto
al batterista Emmanuel (con l’accento sulla “e” finale), conosciuto casualmente
davanti alla mia vecchia università e rivisto alle ultime ordinazioni
sacerdotali, se potevo scrivere di lui e compagni, ricevendo un’entusiastica e
affermativa risposta.
Alcuni giorni fa ho mandato a tutto il
gruppo un messaggio privato, in cui domandavo se potevo intervistarli al
termine della celebrazione con cui la Chiesa di Milano dà tradizionalmente
inizio al nuovo Anno Pastorale, lo scorso 9 settembre. Non avendo ricevuto
risposta, avevo deciso di lasciar perdere, ma non intendevo darla vinta a chi
vorrebbe che smettessi di scrivere di futuri sacerdoti o simili. Così, dopo
essermi imbattuta in un ragazzo di V Teologia che conosco, gli ho domandato se
ci fosse in giro qualche membro dei ParRock: lui si è guardato attorno, poi mi
ha presentato Michael. Mentre aspettavamo che i suoi compagni di III uscissero
dal portone del Palazzo Arcivescovile e venissero festeggiati da
comparrocchiani e amici, gli ho quindi posto le mie canoniche tre domande, a
cui se n’è aggiunta, nel corso della conversazione, una quarta.
Comincio
con una domanda un po’ leggera: quanto vi gasate quando suonate?
Tantissimo! Ci divertiamo a tal punto da
spingere per poter continuare questa nostra esperienza. I nostri superiori sono
contenti, perché vedono che si tratta di una cosa semplice, a cui partecipano
anche quelli che non sono proprio “cattoliconi convinti”.
Il
vostro stile di nuova evangelizzazione passa senza dubbio da una fede personale
e determinata. Quanto, nel vostro cammino di giovani prossimi all’ordinazione
sacerdotale, vi aiuta esibirvi in concerto?
Sicuramente, ci aiuta a semplificarci.
Solitamente, da un sacerdote o da un seminarista, la gente si aspetta di
ricevere discorsi lunghi e seriosi. Noi, invece, tramite le mini-testimonianze
che prestiamo fra un brano e l’altro, ma anche con la scelta di determinati
pezzi, proviamo a presentare ciò in cui crediamo in una maniera semplice e
diretta. Ci fa crescere, insomma, trasmettendo la gioia vera mediante l’emozione
che una canzone può lasciare nella gente.
Quali
sono, quindi, i vostri punti di riferimento come credenti e come musicisti?
Per quanto riguarda me personalmente, dal
punto di vista musicale, domani andrò a sentire in concerto Renato Zero: sono
un “sorcino”! Purtroppo, di suo gli altri ci fanno suonare solo Il Cielo (ride, ndr). Il nostro pezzo forte è Coraggio sono io (un canto
religioso molto noto negli oratori ambrosiani, ndr), rivisitato in chiave
rock’n’roll.
Nella fede, invece, ciascun membro ha i suoi
punti di riferimento; per me, ad esempio, è il sacerdote con cui mi hai visto
parlare poco fa. Per tutti noi, di sicuro ci è di grande stimolo papa
Francesco.
E se
un giorno vi venisse chiesto di suonare davanti a lui, in Aula Nervi?
Spettacolo!
In questa rubrica, manca il paragrafo «Il
suo/loro Vangelo» perché bastano le parole dirette del testimone a dichiarare
come incarna la Buona Notizia di Gesù per gli uomini di oggi.
Personalmente, ritengo
che l’esperienza vissuta da questi giovani sia una delle vie percorribili per incontrare tutti gli uomini, a cui ci sta continuamente esortando il nostro Arcivescovo, anche nel
Messaggio per la Giornata del Seminario 2013. Per riprendere le sue parole,
auguro loro di crescere nella familiarità col Signore, perché possano mostrare
a tutti con la loro missione musicale e, un giorno, con quella sacerdotale, che
«seguendo Gesù nella Chiesa, compito e compimento coincidono!».
Su Internet
Pagina Facebook ufficiale per seguire i ParRock.
[EDIT 8/10/2013] Un articolo della giornalista Ylenia Spinelli in occasione della Missione Vocazionale 2013.
Da sabato scorso i ParRock c'entrano con me ancora di più, perché sono andata a sentire un loro concerto presso la parrocchia di Sant'Ignazio di Loyola a Milano. Mi hanno sorpresa positivamente, arrivando quasi a farmi commuovere quando alcuni loro compagni, tra un brano e l'altro, hanno presentato le loro storie di vocazione.
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