Eleonora Cantamessa: un samaritano in camice bianco



La signora Mariella, madre di Eleonora, racconta la sua storia a un mese dall’incidente, ospite del programma di TV2000 “Nel cuore dei giorni – Azzurro”

Chi è?

Figlia di Silvano Cantamessa e Mariella Armati e sorella di Luigi, Eleonora lavorava come ginecologa alla Clinica Sant'Anna di Brescia, ma aveva anche uno studio privato nel centro di Trescore Balneario (BG). Verso le 22:50 di domenica 8 settembre, mentre tornava a casa con l’amico Luca Bartoli, ha assistito ad una rissa tra alcuni uomini di nazionalità indiana in via Fratelli Kennedy. Mentre cercava di prestare soccorso a Kamur Baldev, operaio trentaduenne residente a Gorlago, è stata investita insieme a lui dall’automobile degli aggressori.
I suoi funerali si sono tenuti nella chiesa di San Pietro a Trescore nel pomeriggio di domenica 14 settembre.

Cosa c’entra con me?

Riconosco che, sulle prime, non volevo affatto scrivere questo post. Avevo sentito di questa vicenda, ma non mi ero sentita toccare più di tanto; dopotutto, non sapevo neppure se la dottoressa fosse cattolica e quindi rientrasse nelle storie di cui tratto qui. Dato che, però, ultimamente ho raccontato in prevalenza storie di personaggi maschili, mi sono messa all’opera.
La molla decisiva che mi ha spinta a scrivere mi è stata fornita da mia sorella, che mi ha fatto leggere la lettera che la signora Mariella, madre di Eleonora, ha inviato al direttore del Corriere della Sera. Quanto scriveva mi ha fatto pensare che, se non altro, sua figlia aveva ricevuto un’educazione improntata al Vangelo e che avesse fatto fermare l’auto dell’amico per soccorrere quell’operaio indiano proprio in base a quanto le era stato insegnato.
Per stendere qualcosa di un po’ più corposo, ho pensato di ricorrere alla cronaca locale, prevalentemente al sito dell’Eco di Bergamo. Ho trovato, quindi, dichiarazioni che mi spingevano sempre di più verso la decisione di scrivere: dalla storia di Anna (nome di fantasia), che a diciassette anni fu aiutata dalla dottoressa a portare avanti la sua gravidanza, passando per il racconto dell’amico Luca, che riferisce di come lei fosse stata così decisa a prestare il suo aiuto da aprire la portiera dell’auto su cui viaggiava anche se non aveva ancora frenato. Infine, leggere che la domenica prima dell’incidente era stata in chiesa mi ha fatto dedurre che, allora, era degna di essere classificata tra i miei “Testimoni recenti” (personaggi morti da meno di cinque anni al momento della stesura del post).
Tuttavia, credo che sia ancora prematuro considerarla quasi un’emula di santa Gianna Beretta Molla, benché le affinità, legate alla comune professione medica, siano innegabili. Bisognerebbe che qualcuno mettesse insieme le testimonianze che in questi giorni continuano a confluire a casa dei genitori, descrivesse la sua vita precedente alla scelta di laurearsi in medicina e specializzarsi proprio in ginecologia.
Sua madre, proprio ad un mese dall’incidente, ha accettato di raccontare la sua storia nel filmato che ho inserito in testa all’articolo, ma è comunque passato troppo poco tempo: spero proprio che, un giorno, se ne occupino giornalisti e scrittori più ferrati di me. In ogni caso, ho approfittato di un incontro-testimonianza che la signora e suo marito hanno tenuto al Centro Asteria di Milano lo scorso 20 ottobre per chiedere loro il consenso a questo articolo.

Il suo Vangelo

Il gesto eroico che ha fatto balzare la dottoressa Eleonora agli onori delle cronache ha una netta somiglianza col noto passo dell’evangelista Luca dove Gesù racconta la parabola del buon samaritano. Ci deve aver pensato anche chi ha scelto le letture per il suo funerale, dato che è stato proclamato proprio questo brano, benché non faccia parte del Lezionario per il Rito delle Esequie. Di solito storco il naso di fronte a operazioni del genere (come ha scritto monsignor Mario Delpini, Vicario Generale della mia Diocesi, in uno dei suoi ironici racconti, può capitare di sentirsi chiedere di far leggere il brano della pesca miracolosa al funerale di un “collega” dei figli di Zebedeo), ma penso che stavolta fosse proprio il caso.
Di sicuro, lei non conosceva il rischio che tante volte papa Francesco ha prospettato ai cristiani, ossia di avere una coscienza addormentata o anestetizzata. Lo hanno dimostrato anche le tantissime mamme con bambini al seguito, che hanno affollato la camera ardente, ospitata nel suo ambulatorio, e la chiesa di San Pietro a Trescore.
Forse tutta quella folla era lì per ringraziarla perché, con il suo lavoro e l’attenzione che prestava loro, aveva concretizzato quello che, domenica 1° settembre, proprio una settimana prima che morisse, aveva affermato a commento di un battesimo celebrato da un prete suo amico:

La vita è come noi la guardiamo.


Per saperne di più (aggiornato al 13/04/2020)

Giustino Perilli, Eleonora Cantamessa – La samaritana moderna, Edizioni Palumbi 2014, pp. 76, € 7,00.
Il mio auspicio è, ancora una volta, divenuto realtà: a un anno dalla morte di Eleonora, è uscita questa biografia.


Su Internet 

Pagina Facebook in sua memoria, approntata da amici e colleghi di Eleonora

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