Suor Olga della Madre di Dio, infiammata d’amore per la Chiesa e per il mondo
Ritratto di suor Olga
dipinto dalla consorella Antonietta Barbiero (olio su tela, 1945)
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Chi è?
Olga
Gugelmo nacque a Poiana Maggiore, in provincia e diocesi di Vicenza, il 10 maggio 1910, figlia di Antonio
e Candida. Iscritta all’Azione Cattolica dall’età di dodici anni, percorse
tutto il cammino associativo anche quando, ottenuta l’abilitazione
all’insegnamento, dovette recarsi come maestra elementare in vari paesi del
vicentino.
Nel giugno 1935 una collega le parlò di una nuova opera ecclesiale sul punto di nascere. All’inizio di agosto 1937 ne incontrò l’ispiratrice, la Canossiana madre Maria Oliva Bonaldo, che le raccontò il progetto delle Figlie della Chiesa, il nome dell’opera in questione. Il 18 luglio 1938, lasciata la famiglia, Olga si diresse a Roma, dove le Figlie della Chiesa avevano iniziato il loro cammino; con la professione religiosa, aggiunse al nome di battesimo l’appellativo “della Madre di Dio”, come la stessa madre Maria Oliva le aveva anticipato nel loro primo incontro.
Assistette la fondatrice costantemente, dapprima nell’apertura delle prime case, poi, salvo un breve periodo trascorso nell’isola di Ischia, come sua segretaria. Ricoverata in ospedale per meningite il 2 aprile 1943, ne morì nove giorni dopo, nella Domenica di Passione.
Il processo diocesano della sua causa di beatificazione, aperto dall’allora Patriarca di Venezia, il cardinal Angelo Giuseppe Roncalli, l’11 aprile 1956, si è chiuso il 20 maggio 1960. Il 1° novembre 2013 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui è stato dichiarato che suor Olga della Madre di Dio ha vissuto eroicamente le virtù cristiane. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Mestre.
Nel giugno 1935 una collega le parlò di una nuova opera ecclesiale sul punto di nascere. All’inizio di agosto 1937 ne incontrò l’ispiratrice, la Canossiana madre Maria Oliva Bonaldo, che le raccontò il progetto delle Figlie della Chiesa, il nome dell’opera in questione. Il 18 luglio 1938, lasciata la famiglia, Olga si diresse a Roma, dove le Figlie della Chiesa avevano iniziato il loro cammino; con la professione religiosa, aggiunse al nome di battesimo l’appellativo “della Madre di Dio”, come la stessa madre Maria Oliva le aveva anticipato nel loro primo incontro.
Assistette la fondatrice costantemente, dapprima nell’apertura delle prime case, poi, salvo un breve periodo trascorso nell’isola di Ischia, come sua segretaria. Ricoverata in ospedale per meningite il 2 aprile 1943, ne morì nove giorni dopo, nella Domenica di Passione.
Il processo diocesano della sua causa di beatificazione, aperto dall’allora Patriarca di Venezia, il cardinal Angelo Giuseppe Roncalli, l’11 aprile 1956, si è chiuso il 20 maggio 1960. Il 1° novembre 2013 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui è stato dichiarato che suor Olga della Madre di Dio ha vissuto eroicamente le virtù cristiane. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Mestre.
Cosa c’entra con me?
La
mia prima conoscenza di suor Olga è venuta, come per la sua consorella
Maddalena Volpato, tramite un santino che ho preso presso il Centro Eucaristico
San Raffaele, curato dalle Figlie della Chiesa nel centro di Milano. A
differenza di quel caso, però, non l’ho trovata in chiesa, bensì in una saletta
che funge da parlatorio, dove le suore lasciano opuscoli e immagini per chi li
gradisce. Purtroppo, a parte il suo nome e la preghiera con cui invocarla, non
c’erano altre informazioni.
Tempo
dopo, ho chiesto alla suora con cui avevo più familiarità se ci fosse una sua
biografia più estesa: dopo aver rovistato in alcuni armadi, l’ha trovata e me
l’ha consegnata, mi pare insieme a quella di Maddalena. Riconosco di non averla
più presa in mano almeno finché non ho deciso di scrivere quest’articolo in
occasione del decreto con cui è stata proclamata Venerabile.
Nel frattempo,
avevo trovato il primissimo testo su di lei, scritto proprio da madre Maria
Oliva sotto lo pseudonimo di e.f. (Ecclesiae Filia, “Figlia della Chiesa”),
tra i libri destinati al macero della biblioteca della mia parrocchia
d’origine.
Tra
gli elementi che me l’hanno fatta sentire vicina spicca anzitutto l’ardore con
cui ha deciso di abbracciare il progetto di vita che le veniva proposto, simile
all’entusiasmo che mi prende quando vengo a sapere di qualche storia di fede da
condividere qui o altrove.
Una suora che avevo conosciuto, una volta, mi
suggerì di non prendere in considerazione, nell’eventualità di una
consacrazione religiosa, Istituti o Congregazioni che avessero meno di
cent’anni di storia: stando a questa norma, allora Olga avrebbe dovuto
orientarsi verso qualcosa di più antico.
Eppure, nel sentir parlare la futura
Fondatrice, deve aver avvertito dentro di sé un’attrattiva particolare, quella
che le persone sentono quando capiscono che Dio le vuole in un certo posto,
indipendentemente da quello che i familiari desiderano per loro.
Tra
le coincidenze marginali, invece, ho notato che lei è arrivata a Roma
quasi quarantasei anni prima della mia nascita. Inoltre, alcuni anni fa
mi sono trovata a passare per Ischia, durante una gita estiva coi miei
familiari.Avrei voluto cercare Mater
Divinae Gratiae, la casa tuttora esistente delle suore (ogni loro
fondazione, infatti, trae il nome da una delle invocazioni delle litanie
lauretane, esclusa Mater Admirabilis,
il nome della fondazione che suor Olga stava per impiantare prima della sua
morte), ma, tenuto conto che ero in abbigliamento balneare e che non volevo far
spazientire i miei, ho lasciato stare a malincuore. Spero, in ogni caso, di
ritornarci prima o poi.
Il suo Vangelo
Come
accennavo prima, il Vangelo vissuto da suor Olga è senz’altro quello dell’amore
ardente, che pervase ogni aspetto della sua vita: l’insegnamento come mezzo per
sostenere sé stessa e la famiglia, l’attività nell’Azione Cattolica, l’adesione
al cammino delle Figlie della Chiesa sin dai primi passi.
Questa passione la
spinse perfino a gridare commossa il suo affetto al Papa durante una proiezione
del film Pastor Angelicus (si
trattava di Pio XII, ma penso che l’avrebbe fatto per chiunque), ma anche ad
avvicinare poveri sfrattati, bambini e anziani soli, quegli stessi che
accompagnarono il suo feretro nell’umile funerale che le fu approntato.
In
una lettera alla Fondatrice, datata 4 febbraio 1941, lo descrive ella stessa:
Non sono più i “tocchi” deliziosi, ma misurati... è una fiamma più intima, più profonda, più larga che dilata il cuore e l’anima, sciogliendoli e trasfondendo una nuova vita, no solo interiore, ma anche fisica.
Ora
che manca solo un miracolo per proporla ad esempio dei fedeli e che la sua
eroicità è certificata, chiedo una volta di più la sua assistenza celeste, di
cui continuano a beneficare numerosissime persone, per me e per le sue
consorelle.
Per saperne di più
Salvatore Garofalo, Olga Gugelmo – Figlia
della Chiesa, Editrice Istituto Figlie della Chiesa, Roma 2004, non
commerciabile (ma richiedibile presso la Casa Generalizia o in una qualsiasi
sede delle Figlie della Chiesa).
Profilo
breve, che attinge agli scritti di suor Olga e alle testimonianze di prima
mano, soprattutto quelle della Fondatrice.
Su Internet
Sezione del sito ufficiale delle Figlie della Chiesa dedicata a lei e all’iter della sua causa.
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