Padre Mario Venturini: un prete tutto “per loro”




Ritratto fotografico di padre Venturini
(per gentile concessione
della Congregazione di Gesù Sacerdote)
Chi è?

Mario Venturini nacque a Chioggia il 7 maggio 1886, figlio di Giandomenico e Carlotta Bellemo. Compiuta la sua formazione nei seminari di Chioggia e Padova, venne ordinato sacerdote il 24 agosto 1910. Destinato come cappellano, ossia viceparroco, a Cavarzere, diede nuovo slancio alla devozione verso il Sacro Cuore di Gesù, che aveva appreso entrando in contatto, tra l’altro, con la vita e la spiritualità della Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny.
Il 7 marzo 1912, mentre, a letto ammalato, contemplava un quadro raffigurante Gesù nel Getsemani, comprese che a far soffrire maggiormente il Suo Cuore sarebbe stato, di lì a poco, il tradimento di Giuda e la fuga degli altri Apostoli; quell’abbandono sarebbe stato ripetuto, nel corso dei secoli, da tanti sacerdoti. Don Mario, allora, promise al Signore che avrebbe pregato e operato per sostenere i suoi confratelli più bisognosi.
Sostenuto dalla preghiera di alcune persone generose, tra le quali la maestra Beatrice Di Rorai, il 7 dicembre 1926 diede inizio alla Pia Società dei Figli del Cuore sacerdotale di Gesù, che attualmente è di diritto pontificio e ha il nome di Congregazione di Gesù Sacerdote, ma è meglio nota come quella dei “Padri Venturini”. Tre anni dopo, nacquero le suore Figlie del Cuore di Gesù, guidate da Beatrice, in religione madre Lorenza.
Scrittore prolifico e predicatore appassionato, si spense alla vigilia del giorno di san Giuseppe, il 18 marzo 1957. I suoi resti mortali riposano nella cripta della chiesa inserita nella Casa Madre di Via dei Giardini 36/A, intitolata al Cuore sacerdotale di Gesù.

Cosa c’entra con me?


Credo che difficilmente mi sarei affezionata a padre Mario Venturini se non mi fosse capitato d’incontrare un suo futuro figlio spirituale.
Alcuni anni fa, a Milano, avevo familiarizzato con un giovane studente di lingue, Davide, presso la Cappellania dell’Università Statale. Non l’ho rivisto per molto tempo, finché, nel 2008, non l’ho incontrato nei pressi di un negozio di articoli religiosi del centro di Milano. Conversando con lui, ho finito per seguirlo fino al Palazzo Arcivescovile, sede della Curia, dove dovevo entrare per alcune commissioni. Non ricordo perché, ma il mio discorso cadde sull’omelia che avevo udito la domenica precedente, Giornata Mondiale per le Vocazioni, durante la quale avevo sentito dichiarare che il prete dev’essere uomo dell’ascolto. Proprio davanti all’ingresso del palazzo, Davide mi fece una rivelazione: stava per entrare in una congregazione il cui scopo è proprio assistere i sacerdoti. Per riscuotermi dallo stupore che mi aveva presa, gli ho chiesto il nome preciso: dato che l’ho confusa con l’Istituto Gesù Sacerdote, uno dei dieci rami della Famiglia Paolina, ha chiarito che il fondatore non era il Beato Giacomo Alberione.
Non molto tempo dopo, mentre gironzolavo per la libreria In Dialogo, ho adocchiato in un espositore girevole un libro che aveva in copertina il nome di padre Mario Venturini. Quel nome non mi risultava nuovo, ma ho capito chi fosse leggendo la quarta di copertina: si trattava proprio del fondatore della congregazione dove il mio amico era in procinto di entrare. Ero sul punto di prenderlo, ma la solita vocina del cervello (il mio alter ego che vorrebbe dissuadermi dal leggere vite di santi e affini) mi frenò.
Non sono il tipo da chiedere segni particolari, ma quella volta l’ho fatto: se davvero era volontà di Dio che ne approfondissi la conoscenza per capire bene la strada presa da Davide, ebbene, trascorso un mese avrei ritrovato il libro in quello stesso posto. Passato quel lasso di tempo, sono tornata in libreria: con mia gran sorpresa, era ancora là! Leggendolo, ho riconosciuto di sentirmi affine a quanto padre Mario era andato insegnando: bisogna sostenere i sacerdoti, ricordare loro a cosa sono chiamati e liberarli, per quanto possibile, dall’attivismo sconsiderato.
In seguito, mi sono presa la briga di scrivere alla Casa Madre della Congregazione, per avere un aiuto circa un’angoscia che mi prendeva spesso in materia di preghiera per i sacerdoti. Verso i primi di marzo 2009 (non ricordo la data esatta: se fosse stata il 7, sarebbe stato il colmo!) ho ricevuto risposta direttamente dal Superiore Generale, padre Gian Luigi Pastò, che mi confortava nel mio proposito. Poco dopo, mi sono vista recapitare un altro grosso volume biografico, alcune immaginette del Fondatore e una copia del periodico Piccolo Gregge, cui ho provveduto ad abbonarmi per approfondire il carisma e seguire, in maniera discreta, i passi di Davide verso la Professione religiosa e l’Ordinazione sacerdotale.
Il dipinto che ispirò a padre Mario
la “Prima Idea”
(sempre per concessione
della Congregazione di Gesù Sacerdote)
Il 9 aprile 2009, Giovedì Santo, tornata dalla Messa nella Cena del Signore in parrocchia, mi sono messa a letto con la febbre. Quasi a ripetere quanto aveva portato il fondatore della Congregazione di Gesù Sacerdote a formulare quella che definì “Prima Idea”, ho compiuto la meditazione che avrei dovuto svolgere in chiesa contemplando non un quadro di Gesù nel Getsemani, bensì una riproduzione in scala di quella statua che Lo raffigura così, venerata nell’omonimo Santuario di Paestum. Non ho avuto illuminazioni particolari, salvo quella, una volta guarita, di intensificare il mio impegno ecclesiale e per i sacri ministri.
La mia curiosità, però, non aveva freno: avrei voluto sapere di più circa la particolare vocazione di Davide. Avrei potuto scrivere all’indirizzo del luogo dove stava compiendo il suo postulandato, ma ho preferito evitare. Ho avuto risposta dalla sua viva voce, quando l’ho nuovamente rivisto presso la libreria Àncora di via Larga, l’11 maggio 2009. Per riservatezza, taccio sugli aspetti personali della conversazione; mi limito a ricordare che, mentre mi parlava, sembrava davvero coinvolto in quanto diceva. Mi sono fatta coraggio, quindi gli ho chiesto l’indirizzo di posta elettronica, promettendo di scrivergli ogni tanto, per incoraggiarlo e per chiedergli consiglio.
L’ho rivisto l’ultima volta in occasione della sua laurea. Tramite le sue e-mail e gli articoli di Piccolo Gregge, però, me lo sono sentita vicino lo stesso, rinnovando il mio impegno ogni volta che mi arrivavano.
So che non è normale e che sembra, a chi legge abitualmente queste pagine, che io vada a caccia di preti, ma, come ripeteva colui che ormai posso chiamare “fratel” Davide (ha emesso i primi voti nel settembre 2012), il caso non esiste. È il Signore che mi porta a conoscere persone che, come gli Apostoli, ha chiamato perché stiano sempre con Lui: a me spetta, dunque, affiancarli senza asfissiarli, seguendo le indicazioni che padre Mario ha lasciato.

Il suo Vangelo

Mi sono resa conto che ho raccontato la mia amicizia con fratel Davide piuttosto che spiegare cosa c’entro col suo Fondatore, ma non si dice forse: «Gli amici dei miei amici sono miei amici»? Mi rimetto in carreggiata con questo paragrafo.
Colpito da quanto a suo parere causava maggiore sofferenza al Cuore di Gesù, padre Mario si è messo in gioco in prima persona, fornendo quindi una sorta di supplemento di amore al posto di tanti altri, dimentichi delle promesse pronunciate il giorno dell’Ordinazione.
Il suo stile di orazione era modellato sulla cosiddetta “preghiera sacerdotale” contenuta al capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, compresa la dichiarazione: «Per loro io santifico me stesso». Quel “loro”, secondo lui, si riferiva anzitutto agli Apostoli, poi ai sacerdoti di ogni tempo e luogo.
Col suo insegnamento ai preti in crisi da lui soccorsi, ai figli spirituali e alle suore (non solo i “suoi”, ma anche quelli che raggiungeva coi suoi scritti), ha contribuito a formare una vera e propria coscienza sacerdotale, anche se ammetto che la sua missione è ben lungi dall’essere compiuta. In verità, lui stesso ne era consapevole, tanto da aver dichiarato:
Nel paradiso non mi riposerò, finché ci sarà un sacerdote da aiutare sulla terra. Vorrò essere la continua intercessione per i sacerdoti…
Il pensiero termina così, lasciato in sospeso. Sta a chi vive ora il carisma da lui suggerito aggiungere altre intenzioni e trasformare il verbo “volere” in una decisione concreta.

Per saperne di più

Costantino Caminada, Padre Mario Venturini – Un apostolo del sacerdozio, Ed. Grafiche Argentarium, Trento 2006, pp. 370.
Ristampa della terza biografia edita, molto dettagliata.

Piero Lazzarin, Padre Mario Venturini, Edizioni Messaggero Padova 2007, pp. 216, € 10,00.
Biografia più divulgativa, dallo stile scorrevole, con un utile apparato di note e un’appendice tratta dagli scritti. Non è più in catalogo, ma si può richiedere, insieme all’altra e a delle immaginette, all’indirizzo di Casa Madre.

Id., Padre Mario Venturini, Velar-Elledici 2013, pp. 52, € 3,50
Un breve libro riccamente illustrato, che presenta in sintesi la sua vita e i suoi insegnamenti.

Su Internet

Un profilo più ampio, scritto da me, presente sullEnciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni

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