Don Francesco Spinelli: adorare e servire con carità accesa

Immagine ufficiale scelta per l’arazzo della canonizzazione,
tratta da una vera foto di don Francesco (fonte)
Chi è?

Francesco Spinelli nacque a Milano da Bartolomeo Spinelli ed Emilia Cagnaroli, membri del personale di servizio dei marchesi Stanga. Appena nato venne portato a Verdello, in provincia di Bergamo, il paese d’origine dei suoi genitori. Visse lì fino a tre anni, quando si riunì ai genitori, che, sempre al seguito dei marchesi, si erano trasferiti a Vergo, presso Besana Brianza. Li seguì anche quando dovettero tornare a Milano.
Nell’autunno 1871 fu ammesso come alunno di I Teologia nel Seminario di Bergamo, ma per ragioni economiche divenne alunno esterno. Grazie a suo zio don Pietro Cagliaroli, prima vicario e poi parroco della chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, conobbe don Luigi Maria Palazzolo (beatificato nel 1963), che aveva organizzato un oratorio per i ragazzi maschi.
Sul finire dello stesso anno, mentre pregava nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, in occasione del Giubileo, don Francesco intuì di dover fondare una congregazione religiosa femminile dedita all’adorazione dell’Eucaristia.
Nel corso della predicazione delle Quarantore a Capriate San Gervasio, intorno al 1882, conobbe Caterina Comensoli, consacrata della Compagnia di Sant’Angela Merici, che aveva un ideale simile al suo. Il 15 dicembre 1882 si celebrò l’atto di fondazione delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.
A causa di gravi difficoltà economiche, don Francesco fu estromesso dalla guida della nascente congregazione e dovette dichiarare fallimento. Una sola casa delle Suore Adoratrici non era intestata a lui, ma a suo fratello don Costanzo: quella di Rivolta d’Adda. Don Francesco vi arrivò la sera del 4 marzo 1889, chiedendo alle suore lì presenti di ricominciare con lui la loro opera di adorazione e di accoglienza di poveri e malati. Grazie a monsignor Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona, fu accolto nel clero di quella diocesi: nel 1892 riprese l’opera con le suore di Rivolta d’Adda.
Caterina Comensoli, in religione suor Geltrude, fu invece accolta con le altre suore nella diocesi di Lodi, dove diede vita alle Suore Sacramentine, dette di Bergamo dopo il ritorno nella casa che aveva visto l’inizio della loro opera (è stata canonizzata nel 2009).
Don Francesco morì alle 21 del 6 febbraio 1913, a causa di un tumore allo stomaco. Beatificato da san Giovanni Paolo II presso il Santuario di Santa Maria alla Fonte in Caravaggio il 21 giugno 1992, è stato canonizzato da papa Francesco il 14 ottobre 2018. La sua memoria liturgica cade il 6 febbraio, giorno della sua nascita al Cielo, mentre i suoi resti mortali sono venerati nella casa madre delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda.

Cosa c’entra con me?


Quando frequentavo ancora l’oratorio della mia parrocchia di nascita, l’allora sacerdote assistente aveva portato gli adolescenti – o i diciottenni, non ne sono certa – a Rivolta d’Adda. Lo deduco dal fatto che ricordo benissimo di aver preso un’immaginetta di don Francesco e una di padre Benigno di Santa Teresa di Gesù Bambino, che il don aveva lasciato nel suo studio, semplicemente per la mia collezione di santini. Solo per il secondo ho deciso poi di approfondire la conoscenza; il primo, in verità, non mi attrasse granché.
Nel 2013, partecipando all’incontro dei giovani lombardi in occasione della GMG di Rio de Janeiro (di cui raccontavo qui), sono entrata più direttamente in contatto con le Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda. Durante la notte, c’era la possibilità di lasciare dei messaggi su dei foglietti adesivi. La penna che mi fu data per scrivere e che mi venne concesso di tenere aveva una scritta: «L’accesa carità».
Non ricordo più quando né come, forse leggendo le pagine della diocesi di Cremona su Milano Sette, ma sono venuta a sapere che il miracolo per la canonizzazione di don Francesco era prossimo dal venire ufficialmente riconosciuto. Il sito delle Suore Adoratrici lo raccontava con dovizia di particolari, compreso il nome del bambino coinvolto. Questo mi fece domandare come mai a volte le congregazioni mantengano il riserbo sugli asseriti miracoli e a volte no. In ogni caso, ho preso atto della cosa, preparandomi a menzionarla nell’aggiornamento del profilo biografico del fondatore per santiebeati.
Non ci volle molto: il decreto di riconoscimento del miracolo venne promulgato il 6 marzo 2018. Il vecchio testo era molto stringato, così ho deciso di rifarlo daccapo, chiedendo la consulenza di qualche suora che avesse seguito la causa anche dal punto di vista storico.
L’approfondimento mi ha permesso di cominciare a intuire che tipo di persona fosse: un uomo buono, che aveva deciso di dedicarsi ai fratelli tramite la contemplazione e l’adorazione dell’Eucaristia, insegnate a un gruppo di giovani donne. Contemplazione che si traduceva in azioni caritative anche verso chi poteva causare ribrezzo o disprezzo.
La sofferenza cui andò incontro per i motivi che portarono alla nascita delle Suore Adoratrici m’interrogò a tal punto da portarmi a interpellare anche le Suore Sacramentine di Bergamo, per capire meglio la situazione. A dirla tutta, temevo che tra le due congregazioni non corresse buon sangue, tanto più che, nell’annuncio del decreto sul miracolo, don Francesco non era menzionato come fondatore delle seconde religiose.
Alla fine, entrambe le parti mi hanno rassicurata: giuridicamente ormai sono distinte e le suore di Bergamo considerano fondatrice solo madre Geltrude Comensoli, ma si considerano sorte dalla medesima origine. Nelle memorie liturgiche dell’una e dell’altro, poi, le Adoratrici e le Sacramentine s’incontrano e fanno festa. Chiarita la questione, ho potuto far pubblicare il nuovo profilo.
Quando mi è stato concesso di partecipare alla conferenza stampa di presentazione del pellegrinaggio diocesano in vista della canonizzazione di papa Paolo VI, mi ha fatto molto piacere che si fosse dato rilievo al fatto che don Francesco sarebbe stato uno degli altri sei personaggi che sarebbero stati ulteriormente elevati agli onori degli altari insieme a lui. Dopotutto, era milanese di nascita, anche se i suoi genitori erano bergamaschi, ed era stato battezzato nella basilica di Sant’Ambrogio.
Di seguito, la parte della trasmissione Siamo Noi di TV 2000 andata in onda il 15 maggio 2018, pochi mesi prima della canonizzazione di don Francesco, a lui dedicata.


Il suo Vangelo

Il modo con cui don Francesco ha interpretato il Vangelo rivivendolo passa necessariamente per la sua profonda spiritualità eucaristica. Dalla sua “doppia” ordinazione sacerdotale (il vescovo girò per sbaglio due pagine insieme del libro pontificale, saltando la parte dell’imposizione delle mani; il rito fu poi ripetuto in forma privata), ma ancor prima, negli anni dell’infanzia, aveva capito che nell’Eucaristia è presente non solo tutto Gesù, ma anche tutta la sua vita, da Betlemme al Golgota. Non per caso, dunque, l’ispirazione per le Suore Adoratrici gli è venuta meditando e pregando davanti alla reliquia della Sacra Culla a Santa Maria Maggiore.
I fatti della vita lo hanno portato a esprimere non solo a parole l’amore che provava per il Santissimo Sacramento: tramite l’accoglienza di poveri, malati e persone con vari problemi fisici e mentali, certo, ma anche quando si trovò coinvolto nel fallimento economico che rischiava di por fine alla nuova congregazione pochissimo dopo la sua nascita.
Già da ragazzo quei «mattacchioni» (l’espressione è sua) dei suoi compagni di Seminario gli attribuivano la qualifica di santo. Il riconoscimento ufficiale, avvenuto con la beatificazione prima e con la canonizzazione poi, ha confermato quel parere e ha dimostrato che si erano rese vere quelle invocazioni che scrisse nelle Conversazioni Eucaristiche, il suo capolavoro:
L'appassionata carità che ti muove a diffondere sopra gli uomini le Tue beneficenze è quella che ti fa stare continuamente tra noi. Che dalla Tua presenza l'anima mia venga illuminata e confermata nella fede, nella conoscenza e nell'eccellenza e sublimità dei divini misteri e specialmente di questo eucaristico.

Per saperne di più

Suore Adoratrici del SS. Sacramento, San Francesco Spinelli – Una presenza reale tra i poveri, Ancora 2018, pp, 72, € 5,00.
Piccola biografia ufficiale uscita per la canonizzazione.

Francesco Spinelli, Conversazioni eucaristiche, Ancora 2018, pp. 344, € 15,00.
Riedizione del testo composto da don Francesco per insegnare a pregare davanti all’Eucaristia.

Ezio Bolis – Loredana Zabai (a cura di), Di Padre per me ebbe non solo il nome – Tratti di paternità spirituale nei carteggi di don Francesco Spinelli, Ancora 2011, pp. 336, € 14,00.
Estratti dal suo epistolario.

Ezio Bolis – Paola Rizzi – Pier Luigi Nava (a cura di), Bastava fossero sacerdoti – Fraternità sacerdotale e santità in san Francesco Spinelli, Ancora 2018, pp. 240, € 12,00.
Testimonianze e documenti su come don Francesco viveva la fraternità con i confratelli, compresi coloro che lo fecero soffrire.

Suore Adoratrici del SS. Sacramento, Le mie conversazioni eucaristiche, Ancora 2018, pp. 72, € 5,00.
Il metodo di don Francesco adattato per insegnare a bambini e ragazzi l’Adorazione Eucaristica.

Su Internet

Sito ufficiale delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda

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