Bufale di Chiesa #5: chi ha scritto le “Litanie dell’umiltà”?
Fonte, dov’è riportata anche un’interessante versione musicata in spagnolo
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Nel suo discorso di ieri ai partecipanti alla Riunione dei Rappresentanti Pontifici, o meglio, nella versione preparata e consegnata, papa Francesco ha stilato un ideale decalogo delle virtù di un buon nunzio, concludendo con quella dell’umiltà.
A tale proposito, scrive:
Vorrei concludere questo decalogo con la virtù
dell’umiltà citando le “Litanie dell’umiltà” del Servo di Dio Cardinale Rafael
Merry del Val (1865-1930), Segretario di Stato e collaboratore di San Pio X, un
vostro ex collega.
Segue quindi il testo di queste invocazioni, tratto
(come indica la nota 14 al testo) dal sito Corrispondenza Romana, al
termine di un articolo biografico sul cardinale in questione.
Il sito del Centro Culturale Gli Scritti
le riporta in forma molto più estesa, in un articolo del 31 marzo 2013 e
affermando che il cardinale
le recitava ogni giorno dopo la celebrazione
della santa Messa
ma con una precisazione:
non è stato possibile verificare la fonte e
l'esattezza della citazione.
Eppure questo testo ha avuto una fortuna
notevole, pari solo a quella della Preghiera semplice a lungo fatta
circolare sotto il nome di san Francesco d’Assisi.
Merry del Val, chi era
costui?
Fatta questa premessa
biografica, si capisce meglio come quel testo sia stato attribuito a lui. Da uomo
che aspirava non a grandi cariche, ma al semplice sacerdozio, si ritrovò a
seguire le grandi trasformazioni della Chiesa all’inizio del nuovo secolo.
Nella Rivista della Congregazione di Somasca, fascicolo LXVII, luglio-settembre 1936, precisamente nell’articolo intitolato Il primo anno di vita, tre chierici dello Studentato dei Chierici Regolari di Somasca, all’epoca a Corbetta vicino Milano, dicono che l’autore è lui:
Grazie a un prete che conosco, ho potuto tenerne una copia che apparteneva a un’anziana signora: ha l’imprimatur datato 1901, ma la prima edizione risale a molto tempo addietro, dato che nel 1876, alla morte di don Riva, la Filotea aveva toccato già le ventidue edizioni.
Sono più simili al testo citato nel discorso papale che a quello presente sul sito de Gli Scritti, effettivamente. Il titolo, però, è Litanie di un’anima che vive di fede.
Gli influssi su altri Santi e Beati
Provando a cercare in Rete quel titolo, ho scoperto che le Litanie di un’anima che vive di fede e che attende alla più alta perfezione erano comprese nelle preghiere comunitarie in uso presso gli Istituti religiosi fondati da sant’Annibale Maria Di Francia.
Sempre come Litanie di un’anima che vive di fede, erano ben presenti a fratel Luigi della Consolata, al secolo Andrea Bordino, religioso cottolenghino vissuto tra il 1886 e il 1977 e Beato dal 2015 (parlavo di lui recensendo il libro Alpini di Dio, ma meriterebbe un post a parte).
Carlo Vetusto, nell’articolo Fratel Luigi della Consolata – un gigante con il cuore di povero, in Fratel Luigi è una proposta 8 (Anno cinque - Numero 1, 1° semestre 1993), racconta:
Anche
Lucien Botovasoa, laico martire nel Madagascar nel 1947, nato nel 1908 e beatificato
nel 2018, le considerava una preghiera importante. Lui pure le aveva ricopiate,
conservandole nel suo manuale del Terz’Ordine francescano, che aveva trovato
casualmente e a cui si era tanto appassionato da voler fondare dal nulla una fraternità
(ossia una comunità di Terziari). In questo file su di lui sono citate come Litanies
de l’homme humble (letteralmente, Litanie dell’uomo umile), ma
alcune invocazioni di quelle citate da Riva mancano del tutto.
Infine, il sito del Mother Teresa Center di San Diego in California, le menziona tra le preghiere preferite di santa Teresa di Calcutta. Ribadendo l’attribuzione a Merry del Val, dice anche che sono tratte dal manuale di preghiera dei Gesuiti del 1963. In effetti, madre Teresa ha avuto un lungo rapporto con la Compagnia di Gesù, della quale faceva parte anche il suo direttore spirituale, padre Celeste Van Exem.
Fonte |
Rafael Merry del Val y Zulueta nacque il 10
ottobre 1865 a Londra, perché suo padre era segretario dell’ambasciata di Spagna.
Desideroso di operare per la conversione dell’Inghilterra al cattolicesimo, capì
di dover diventare sacerdote.
Dopo aver completato il corso filosofico presso
il collegio universitario di Ushaw, a vent’anni partì per Roma, inviato al Pontificio
Collegio Scozzese per gli studi teologici. Entrò poi a far parte dell’Accademia
dei Nobili Ecclesiastici, la struttura dove venivano formati i futuri diplomatici
al servizio della Santa Sede.
Non era ancora sacerdote, ma papa Leone XIII si
servì di lui per alcune missioni in Inghilterra, Germania e Austria. Fu
ordinato il 20 dicembre 1888. Nel suo tempo libero, insegnava il catechismo ai
bambini di Trastevere e prestava servizio tra gli aristocratici inglesi
residenti a Roma.
Il 31 dicembre 1891, il Papa lo nominò Cameriere
Segreto Partecipante, facendolo quindi entrare al suo più diretto servizio. Don
Rafael obbedì a quell’ordine superiore, accantonando il desiderio di stare tra
la gente. Proseguì quindi le sue missioni diplomatiche, in Inghilterra e in Canada.
Nominato Presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici nell’ottobre 1899,
poco più tardi, nell'aprile 1900, fu ordinato vescovo; aveva appena trentaquattro
anni.
Alla morte di Leone XIII, divenne Segretario del Conclave
che avrebbe eletto il suo successore, anche perché, quasi contemporaneamente,
era morto il prelato che svolgeva quell’incarico. Fu eletto il cardinal Giuseppe
Sarto, che prese il nome di Pio X. Notando le capacità del giovane vescovo, gli
chiese di restargli accanto in qualità di Segretario di Stato, nomina che
avvenne il 18 ottobre 1903. Poco più di un mese dopo, l’11 novembre, lo creò
cardinale.
In tutto il pontificato, Pio X fu appoggiato dal
cardinal Merry del Val, in particolare per quanto riguardava la lotta contro il
modernismo, ovvero contro le tendenze di rinnovamento della Chiesa ma
cambiandone gli ordinamenti dogmatici e morali. Alla morte di papa Sarto, il
cardinale divenne segretario del Sant’Uffizio. Continuò a dedicarsi anche alla
direzione spirituale e allo studio, mantenendo uno stile di vita sobrio e
raccolto.
Morì a causa di un attacco di appendicite, di cui
aveva trascurato l’importanza, nel pomeriggio del 26 febbraio 1930. La sua tomba
si trova nelle Grotte Vaticane: l’11 luglio 1931 fu benedetto il suo nuovo
sepolcro. Il 26 febbraio 1953 è iniziato il processo informativo ordinario per
la sua causa di beatificazione, mentre l’8 ottobre 1956 è stato emesso il
decreto sugli scritti.
Torniamo alle Litanie
Foto mia (cliccare per ingrandire) |
Nella Rivista della Congregazione di Somasca, fascicolo LXVII, luglio-settembre 1936, precisamente nell’articolo intitolato Il primo anno di vita, tre chierici dello Studentato dei Chierici Regolari di Somasca, all’epoca a Corbetta vicino Milano, dicono che l’autore è lui:
Una particolarità
può essere la recita delle Litanie dell'umiltà del Card. Merry del Val.
Imparandone a memoria le litanie si spera che questa benedetta umiltà, il ritornello
del Padre Reverendissimo [evidentemente san Girolamo
Emiliani o Miani, fondatore del loro Ordine, ndr], trovi la via per entrare.
A dire il vero, stando
alla Wikipedia spagnola, invocazioni come quelle
compaiono in manuali di devozione in inglese (1867) e in francese (1865, 1873 e 1866). Anche
in italiano, nel Manuale di Filotea di don Giuseppe Riva, canonico del Duomo di
Milano, si trovano delle litanie molto ma molto simili, di cui però non è
indicato l’autore. Grazie a un prete che conosco, ho potuto tenerne una copia che apparteneva a un’anziana signora: ha l’imprimatur datato 1901, ma la prima edizione risale a molto tempo addietro, dato che nel 1876, alla morte di don Riva, la Filotea aveva toccato già le ventidue edizioni.
Sono più simili al testo citato nel discorso papale che a quello presente sul sito de Gli Scritti, effettivamente. Il titolo, però, è Litanie di un’anima che vive di fede.
Provando a cercare in Rete quel titolo, ho scoperto che le Litanie di un’anima che vive di fede e che attende alla più alta perfezione erano comprese nelle preghiere comunitarie in uso presso gli Istituti religiosi fondati da sant’Annibale Maria Di Francia.
Sono
citate sia a p. 375 del secondo volume degli Scritti, sia al termine della
Preghiera al Patriarca S. Giuseppe per la virtù interiore citata qui,
dove il riferimento al manuale di Riva è testuale:
Si recitano le
Litanie di un’anima che vive di Fede, nella Filotea di Riva, pag. 4.
Erano
presenti anche nel manuale di preghiere per madre Veronica Briguglio, che fece parte della primitiva comunità voluta dal
Di Francia, ma in seguito se ne staccò, diventando la prima superiora generale
di quelle che oggi sono le Suore Cappuccine del Sacro Cuore, fondate dal
fratello di padre Annibale, monsignor Francesco (Venerabile dallo scorso 19 marzo).Sempre come Litanie di un’anima che vive di fede, erano ben presenti a fratel Luigi della Consolata, al secolo Andrea Bordino, religioso cottolenghino vissuto tra il 1886 e il 1977 e Beato dal 2015 (parlavo di lui recensendo il libro Alpini di Dio, ma meriterebbe un post a parte).
Carlo Vetusto, nell’articolo Fratel Luigi della Consolata – un gigante con il cuore di povero, in Fratel Luigi è una proposta 8 (Anno cinque - Numero 1, 1° semestre 1993), racconta:
Al momento della sua
morte ha nel portamonete due immagini, un paio di fogli con i numeri telefonici
essenziali e un biglietto sdrucito dall’uso, con le "Litanie di un'anima
che vive di fede", trascritto di propria mano da un qualche manuale di
devozione.
Fratel
Leone Morelli, già postulatore della sua causa e curatore della parte biografica
della sua Positio super virtutibus citata in Fratel Luigi è una
proposta 23 (Anno dodici - Numero 2, secondo semestre 2000), è incerto sull’attribuzione
al cardinale, ma è sicuro di come fratel Luigi le avesse vissute:
Tra
le poche cose che fratel Luigi teneva con sé alla sua morte è stata trovata una
copia da lui manoscritta delle “Litanie di un'anima che vive di fede”, non
saprei se scritte dal cardinale Merry Del Val, ma sicuramente da lui pregate.
Se un giorno si vorrà approfondire lo studio della spiritualità di fratel Luigi
ognuna e tutte queste invocazioni ne costituiscono la spina dorsale e
potrebbero divenire altrettanti sottotitoli. Queste litanie sono state
profondamente vissute dal Servo di Dio.
Riproduzione della copia autografa delle Litanie di un’anima che vive di fede, tratta da Fratel Luigi è una proposta 8, p. 8 |
Infine, il sito del Mother Teresa Center di San Diego in California, le menziona tra le preghiere preferite di santa Teresa di Calcutta. Ribadendo l’attribuzione a Merry del Val, dice anche che sono tratte dal manuale di preghiera dei Gesuiti del 1963. In effetti, madre Teresa ha avuto un lungo rapporto con la Compagnia di Gesù, della quale faceva parte anche il suo direttore spirituale, padre Celeste Van Exem.
Eminentissimi…
errori
Circola
anche un’altra attribuzione, in Rete, di questa preghiera. Nasce da quanto l’allora
monsignor Gianfranco Ravasi scriveva su Avvenire nella sua rubrica Mattutino,
il 17 novembre 2004 (copincollo pari pari, refusi compresi):
Signore,
liberami dal desiderio di essere stimato, di essere amato, di essere innalzato,
di essere apprezzato, di essere lodato, di essere scelto, di essere consultato,
di essere approvato, di essere famoso" Signore, liberami dalla paura di
essere disprezzato, di essere condannato, di essere dimenticato, di essere
giudicato male, di essere deriso, di essere sospettato" Avremmo bisogno di
ripetere più spesso, con coraggio, queste "litanie dell"umiltà"
composte da un testimone del Vangelo fino al martirio, Charles de Foucauld,
aristocratico francese, nato a Strasburgo nel 1858, ritornato alla fede nel
1886, divenuto il fondatore dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di
Gesù e morto assassinato nel Sahara algerino nel 1916.
A
parte che Charles de Foucauld non è stato beatificato in quanto martire, come
scrivevo anche nel post su di lui, e che non ha fondato i Piccoli Fratelli
e le Piccole Sorelle in senso giuridico (ma aveva steso delle Regole,
questo sì), non ho affatto idea di dove l’attuale Presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura avesse tratto quelle espressioni e di quali scritti foucauldiani
facciano parte.
Evidentemente
prendendo da Ravasi, il cardinal Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze,
scriveva nella sua lettera ai sacerdoti per il Natale 2005:
Fate vostra la bella litania
dell’umiltà scritta da Charles de Foucauld, recentemente beatificato: «Signore,
liberami dal desiderio di essere stimato, di essere amato, di essere innalzato,
di essere apprezzato, di essere lodato, di essere scelto, di essere consultato,
di essere approvato, di essere famoso […] Signore, liberami dalla paura di
essere disprezzato, di essere condannato, di essere dimenticato, di essere
giudicato, di essere deriso, di essere sospettato».
In
precedenza, però, il cardinal Angelo Sodano, che fu lui pure Segretario di Stato,
ribadiva l’attribuzione a Merry del Val, nell’omelia del 6 novembre 2003:
Di
grandi doti intellettuali, si faceva però piccolo con i piccoli. Lungi dal
desiderio di apparire, egli chiedeva al Signore il grande dono di una sempre
maggiore umiltà. Note sono a tale proposito le sue "Litanie dell'umiltà",
così come il suo apostolato nascosto fra i giovani di Trastevere.
Concludendo
A
quanto pare, ci troviamo di fronte a un altro caso in cui un testo, già profondo
e denso di contenuti di per sé, per avere ancora più forza viene attribuito a
qualche personaggio famoso.
Anch’io
sento, comunque, di doverle ripetere più spesso. Vorrei essere più amata, più considerata,
vorrei che i miei talenti emergessero e che tante persone apprezzassero quello
che scrivo e che faccio.
Pregandole, sentirò tanti altri fratelli e sorelle vicini, seppur lontani nel tempo, che pregano con me per rendermi più umile. In questo modo vivrò ancora più profondamente il mistero della Comunione dei Santi.
Pregandole, sentirò tanti altri fratelli e sorelle vicini, seppur lontani nel tempo, che pregano con me per rendermi più umile. In questo modo vivrò ancora più profondamente il mistero della Comunione dei Santi.
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