La biblioteca di Testimoniando #20: “Alpini di Dio”
In questi giorni
Milano sta ospitando la 92a Adunata degli Alpini, organizzata dall’Associazione
Nazionale Alpini (ANA), che proprio nel capoluogo lombardo vide la luce, cent’anni
fa. Tra le manifestazioni civili e religiose e gli eventi collegati a questo
raduno risalta l’uscita di un libro, che evidenzia come l’eroismo di questo
Corpo militare possa, a volte, avere sfumature di carità tale da essere riconosciuto
esemplare dalla Chiesa.
In sintesi
Alpini di Dio, edito da
Mursia, casa editrice che ha in catalogo moltissime opere dedicate agli Alpini
o scritte da loro stessi, presenta le biografie dei quattro Beati appartenuti
alle loro schiere, dando particolare risalto alle azioni compiute quando
indossavano la caratteristica divisa grigioverde.
In ordine
alfabetico per cognome, sono: Andrea Bordino, diventato poi fratel Luigi della
Consolata, beatificato nel 2015; don Carlo Gnocchi, della diocesi di Milano, per
il quale il prossimo 25 ottobre cadranno i dieci anni dalla beatificazione;
Teresio Olivelli, giovane laico vissuto perlopiù nella diocesi di Vigevano, proclamato
Beato lo scorso anno; don Secondo Pollo, della diocesi di Vercelli, che san
Giovanni Paolo II elevò agli altari quasi ventuno anni fa. Due piemontesi e due
lombardi, dunque; due laici (al momento della guerra, per fratel Luigi Bordino)
e due sacerdoti. Tutti determinati a compiere il massimo del bene possibile, anche
in situazioni dove spesso, invece, emergeva il peggio degli uomini.
I quattro capitoli hanno autori diversi: ciascuno ha interpretato la figura assegnata cercando di far capire come la vita militare non fosse una parentesi, ma, in molti casi, uno snodo fondamentale per il percorso spirituale e umano dei protagonisti. Fratel Roberto Colico, dei Fratelli di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, nel capitolo dedicato a fratel Luigi Bordino privilegia però gli anni trascorsi al fronte, quegli stessi su cui il suo Beato confratello preferiva tacere.
Emanuele Brambilla, responsabile dell’Ufficio Stampa della Fondazione Don Gnocchi Onlus, traccia di quest’ultimo un profilo più ampio, che comprende anche accenni alla famiglia, alla formazione sacerdotale, ai primi incarichi come prete in oratorio, all’apostolato come cappellano dell’Istituto Gonzaga di Milano. Ampi stralci delle sue lettere al cardinal Schuster e di Cristo con gli alpini, il testo dove fece confluire l’esperienza sua e dei soldati, aiutano a riconoscere che tra il padre dei mutilatini e il reduce della ritirata di Russia non ci sono differenze.
Sulla stessa linea si muove la giornalista Luisa Bove, che già aveva scritto un piccolo libro su Teresio Olivelli in vista della sua beatificazione. In tutte le fasi della vita di quel giovane, terminata da martire nel campo di Hersbruck in Germania, il suo buon carattere e il suo ottimismo di fondo, o sarebbe meglio dire la sua speranza cristiana, gli servirono per non arrendersi mai.
Don Secondo Pollo chiude il volume, ma è anche il primo membro in assoluto del Corpo degli Alpini a essere stato dichiarato Beato. La sua vita, delineata da monsignor Giuseppe Cavallone della diocesi di Vercelli, non conobbe un “dopo” il servizio da cappellano: una raffica di mitragliatrice lo raggiunse alle gambe, mentre stava portando la Comunione e l’Olio Santo a un soldato ferito.
Consigliato a...
I quattro capitoli hanno autori diversi: ciascuno ha interpretato la figura assegnata cercando di far capire come la vita militare non fosse una parentesi, ma, in molti casi, uno snodo fondamentale per il percorso spirituale e umano dei protagonisti. Fratel Roberto Colico, dei Fratelli di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, nel capitolo dedicato a fratel Luigi Bordino privilegia però gli anni trascorsi al fronte, quegli stessi su cui il suo Beato confratello preferiva tacere.
Emanuele Brambilla, responsabile dell’Ufficio Stampa della Fondazione Don Gnocchi Onlus, traccia di quest’ultimo un profilo più ampio, che comprende anche accenni alla famiglia, alla formazione sacerdotale, ai primi incarichi come prete in oratorio, all’apostolato come cappellano dell’Istituto Gonzaga di Milano. Ampi stralci delle sue lettere al cardinal Schuster e di Cristo con gli alpini, il testo dove fece confluire l’esperienza sua e dei soldati, aiutano a riconoscere che tra il padre dei mutilatini e il reduce della ritirata di Russia non ci sono differenze.
Sulla stessa linea si muove la giornalista Luisa Bove, che già aveva scritto un piccolo libro su Teresio Olivelli in vista della sua beatificazione. In tutte le fasi della vita di quel giovane, terminata da martire nel campo di Hersbruck in Germania, il suo buon carattere e il suo ottimismo di fondo, o sarebbe meglio dire la sua speranza cristiana, gli servirono per non arrendersi mai.
Don Secondo Pollo chiude il volume, ma è anche il primo membro in assoluto del Corpo degli Alpini a essere stato dichiarato Beato. La sua vita, delineata da monsignor Giuseppe Cavallone della diocesi di Vercelli, non conobbe un “dopo” il servizio da cappellano: una raffica di mitragliatrice lo raggiunse alle gambe, mentre stava portando la Comunione e l’Olio Santo a un soldato ferito.
Anche nel suo
caso, i tratti essenziali della sua biografia sono accennati quel tanto che
basta per spiegare come, accettando la nomina di cappellano, avesse voluto
proseguire la propria vocazione di prete tra i giovani, che seguiva come
assistente diocesano dell’Azione Cattolica dal 1936.
Ogni profilo si
apre con un ritratto fotografico del singolo Beato in abiti militari e con una
sua frase, concludendosi con un’immagine che rimanda alla cerimonia di beatificazione
e con la preghiera per chiedere la sua intercessione. Altre due preghiere sono
riportate in appendice: la Preghiera dell’alpino, che Teresio Olivelli fece
stampare rimaneggiata prima di partire per la Russia, e la Preghiera del
ribelle, composta dallo stesso Beato e da Carlo Bianchi, suo compagno nella
Resistenza cattolica.
L’autore
Monsignor Angelo Bazzari
è oggi presidente onorario della Fondazione Don Gnocchi Onlus. Nella prefazione
ad Alpini di Dio, di cui è il
curatore, lo descrive come «un tascabile “vademecum dell’alpino” di ieri, di
oggi e di domani. È un sicuro strumento per riconoscersi e per non dimenticare;
vuol collocarsi idealmente tra i “professionisti della memoria” e gli intenzionali
inventori di comode e colpevoli amnesie». Ancor prima, è «una specie di piccola
“bibbia dell’alpino” da meditare, un archivio di vite straordinarie e singolari
da onorare incessantemente e da imitare coerentemente».
Consigliato a...
I primi destinatari del libro sono gli
Alpini, che siano credenti o meno. Nelle azioni eroiche dei quattro Beati
possono riconoscere facilmente i tratti dell’“alpinità”, che anche monsignor
Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, ha elogiato ieri, nel saluto d’apertura
della Messa che è stata celebrata nel Duomo della città.
Il volume non è però consigliato solo a loro.
Come scrive il Presidente nazionale dell’ANA Sebastiano Favero nella prima
prefazione, quei quattro Beati appartengono a tutti: «Si tratta di
testimonianze che bussano alla porta di ogni coscienza, a prescindere dalla
fede di ognuno e dalla libertà, che può essere anche quella di non credere».
Così «il raggio di luce che trafigge il buio della guerra» evocato da monsignor
Santo Marcianò, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia nella seconda prefazione,
continuerà a motivare Alpini e non lungo le vie del bene e dell’eroismo.
Monsignor Angelo Bazzari (a cura di), Alpini di Dio – I Beati con la penna nera,
Mursia 2019, pp. 144, € 14,00.
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