Concepción Cabrera de Armida, una madre fra cielo e terra
Ritratto ufficiale per la beatificazione (fonte) |
Chi è?
María de la Concepción Cabrera Arias nacque l’8
dicembre 1862 a San Luis Potosí, in Messico, settima dei dodici figli di Octaviano
Cabrera Lacavex e Clara Arias Rivera. Imparò la fede dai genitori, sentendosi
attratta dalla preghiera e dalla meditazione silenziosa.
Tra i tredici e i quattordici anni conobbe
Francisco Armida, un piccolo commerciante, e accettò di fidanzarsi con lui.
Dopo nove anni, l’8 novembre 1894, si sposarono. Dalla loro
unione nacquero nove figli: due morirono in tenera età, uno a diciott’anni. Due
si consacrarono a Dio, mentre i rimanenti formarono delle famiglie proprie.
Conchita, come la chiamavano tutti
dall’infanzia, ebbe una serie di esperienze spirituali intense, a partire da
quando, durante gli Esercizi Spirituali del 1889, sentì interiormente che la
sua missione doveva essere salvare le anime. Successivamente diede vita alle
Opere della Croce, cinque realtà i cui aderenti s’impegnano ancora oggi a
vivere i propri impegni di ogni giorno in unione al sacrificio di Gesù, per la
salvezza di tutti gli uomini. La quinta delle Opere furono i Missionari dello
Spirito Santo, che Conchita ispirò a padre Félix Rougier, missionario francese
dei Maristi e, dopo un esilio di dieci anni, religioso lui stesso in quella
congregazione.
Nessuno dei familiari sapeva
dell’intenso rapporto che Conchita aveva col Signore, mai venuto meno né
durante i diciassette anni del suo matrimonio con Francisco, né quando, nel
1901, rimase vedova (come indica il “de” nel cognome). Morì il 3 marzo 1937, a
settantaquattro anni compiuti.
Viene beatificata oggi, 4 maggio 2019,
nel Santuario di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico. I suoi resti
mortali sono venerati nella cripta del Tempio di San José del Altillo a
Coyoacán, quartiere di Città del Messico.
Cosa c’entra con me?
Circa
nel 2009, mi trovavo a passare per la chiesa di Maria SS. Ausiliatrice alla
Barona, a Milano, per un concerto col Gruppo Shekinah, il coro giovanile di cui faccio
parte. Come faccio sempre quando visito una chiesa nuova, mi sono guardata
intorno per vedere se ci fosse qualcosa d’interessante da poter prendere.
C’era
un libriccino dalla copertina rossa, che parlava di un tale padre Félix de
Jesús Rougier: l’ho preso, l’ho leggiucchiato, ma ci ho capito poco. Mi
sorprese però sentire che padre Félix fosse stato stimolato da Conchita a
fondare i Missionari dello Spirito Santo: prima di allora non avevo mai letto
nulla di simile, cioè che fosse una penitente a far cambiare vita al proprio
confessore.
Non
lo ricordavo, ma avevo già sentito parlare di lei. Era avvenuto tramite la
lettera della Congregazione per il Clero Adorazione eucaristica per i sacerdoti e maternità spirituale, che mi aveva fatto
scoprire tante altre storie di quel genere, ma, ancor più, mi aveva aiutata a
comprendere che anche io, nel mio stato di giovane nubile, potevo esercitare
quello stile di preghiera.
Le
pagine dedicate al rapporto tra Conchita e suo figlio Manuel mi fecero una
grande impressione, facendomi ricordare quel che già scrivevo cinque anni fa, a
proposito di don Giovanni Bertocchi: un prete non nasce bell’e pronto, ma ha dietro le
preghiere di tante persone, comprese (a meno che non sia contraria o
indifferente alla sua scelta) quelle di sua mamma. Rileggendo il libretto
rosso, ho collegato i due episodi: la donna nel confessionale e la madre del
gesuita erano la stessa persona.
Il
collegamento si è intensificato quando ho conosciuto, in uno dei corsi per gli
operatori pastorali della comunicazione organizzati dalla mia diocesi, un
corsista che era parrocchiano di Santa Maria Liberatrice, a Milano. Non riesco
a ricordare come avevo saputo che quella parrocchia era retta dai Missionari
dello Spirito Santo, però una delle prime domande che ho fatto al collega era
se conoscesse di fama sia padre Félix sia Conchita e se potesse procurarmi la
piccola biografia di quest’ultima; quella del primo nella stessa collana
l’avevo già comprata. Lui disse che si sarebbe attrezzato e mi presentò una sua
conoscente di Legnano, aderente all’Apostolato della Croce, una delle Opere
della Croce. Dopo una settimana, alla lezione seguente, mi diede il libretto.
L’impatto
con la spiritualità di Conchita mi ha lasciata senza fiato. Di solito i
personaggi che hanno avuto visioni o colloqui speciali col divino non mi
attraggono granché, anzi, mi destano qualche perplessità. Lei, però, era già
Venerabile (anche padre Félix lo è ancora), quindi c’era la certezza morale che
non avesse mentito nel raccontare che il Signore le parlava, ma anche che i
suoi scritti fossero privi di errori dottrinali.
Quanto
alle grazie singolari del “fidanzamento spirituale” e del “matrimonio mistico”,
avvenute quando non era ancora vedova, ho provato a dare un’interpretazione che
segue quanto avevo letto sul Beato Giustino Maria Russolillo, fondatore della
Famiglia Vocazionista.
Nei suoi scritti meditativi, che di certo hanno altre fonti, quel sacerdote
parla spesso dell’unione sponsale tra l’anima e il Signore, indipendentemente
che l’anima sia in un corpo di una persona sposata o meno. Penso proprio che
per Conchita sia andata esattamente così, quasi a dare risposta alle
inquietudini che l’avevano colta, dopo aver accettato di sposarsi per colmare
il vuoto che sentiva in sé.
Nel
novembre di due anni fa ho trovato un pretesto per andare a Santa Maria
Liberatrice: volevo consegnare alla società sportiva del luogo alcuni buoni che
i miei genitori avevano ricevuto in un supermercato. In quell’occasione ho
trovato altro materiale e ne ho preso in abbondanza, senza sapere che il
miracolo per la beatificazione di Conchita era in via di riconoscimento.
Sono
tornata anche lo scorso anno, per la stessa ragione. Intanto, l’8 giugno, papa
Francesco aveva autorizzato la promulgazione del decreto sul miracolo.
Felicitandomi con il collega corsista e con un giovane Missionario dello
Spirito Santo che avevo incontrato, ho promesso loro che mi sarei messa d’impegno
per realizzare un nuovo profilo biografico di Conchita per santiebeati.it: il testo online fino a pochi giorni fa, infatti,
era più un approfondimento sulla spiritualità che una descrizione della sua
vita. Il libretto che già avevo era un buon punto di partenza, ma sentivo di
aver bisogno di altro.
Pensavo
proprio a questo mentre, prima della Messa, mi sono messa a girare per il banco
vendita di libri. Passando in rassegna i libri religiosi, ecco spuntare uno dei
volumi che raccolgono le riflessioni durante gli Esercizi Spirituali stese da
Conchita. Mi sa che ho letto troppe vite di Santi e simili, perché ho subito
esclamato, suscitando il sorriso della parrocchiana addetta al banco, di aver
trovato quello che mi serviva.
Ammetto,
però, di non averlo ancora letto tutto, a distanza di mesi, e di averlo usato
solo in minima parte per il profilo nuovo, approvato dalla Religiosa della Croce che ha
seguito la sua causa. Di certo mi ha permesso di riconoscere che anch’io, come
Conchita, ho ricevuto grazie speciali durante ritiri ed Esercizi seppur in
forma ridotta. Niente visioni o fatti eccezionali, ma consolazioni e
incoraggiamenti sì.
Il suo Vangelo
Il
modo speciale in cui Conchita ha vissuto il Vangelo mi sembra essere basato
sulla sua prima grande intuizione, completata con altri doni durante tutta la
sua esistenza terrena. Salvare le anime per lei voleva dire vivere ogni momento
in unione a Gesù in Croce, sia che stesse cucendo per i propri figli o per qualche
povero, sia che fosse in preghiera.
In
questo desiderio di salvezza si radica la maternità spirituale, che non
comportava solo gioire delle stesse gioie, ma anche condividere le sofferenze,
specie morali, dei sacerdoti, a cominciare da quelli con cui aveva più
direttamente a che fare.
Uno
di questi era monsignor Luis María Martínez, il suo ultimo direttore
spirituale. Dettandole gli Esercizi Spirituali del 1927, le aveva chiesto di
terminarli con uno speciale atto di affidamento. Conchita lo denominò Affidamento esplosivo e lo iniziò così:
Sedotta da tante delicatezze del tuo Cuore di Figlio,
vengo a dirti che accetto davanti al cielo e alla terra e ai mari e nel tempo e
nell'eternità, davanti al Padre, a Te, Signore, e allo Spirito Santo, la
maternità spirituale e mistica, in tutte le sue forme verso Te, mio Gesù
adorato e verso le migliaia di figli che vorrai darmi. Siano sacerdoti, uomini,
donne, quello che Tu vorrai, solo quello che Tu vorrai, perché il tuo piacere sarà
il mio piacere, e il tuo volere il mio volere.
Da
giovane voleva avere tanti figli che amassero Dio più di quanto lei fosse
capace: il sogno si è realizzato ben al di là delle sue attese.
Per saperne di più
Massimiliano Taroni, Concepción Cabrera de Armida
(Conchita) – Mistica e madre delle Opere della Croce, Velar 2016, pp. 48, € 3,50.
Biografia
piccola ma dettagliata.
Joaquín Antonio
Peñalosa, Io sono Conchita – Storia di
Conceptión Cabrera de Armida, Città Nuova 2015, pp. 176, € 10,00.
I
Missionari dello Spirito Santo mi hanno consigliato anche questa biografia più
ampia.
Concepción
Cabrera De Armida, Diario di una madre di famiglia, Città Nuova 2007,
pp. 352, € 18,00.
Il diario
spirituale di Conchita, curato dal padre domenicano Marie-Michel Philipon.
Conchita
Cabrera De Armida, Essere madre -
Esercizi Spirituali 1927, OCD 2010, pp. 114,
€ 12,00
Negli
Esercizi di quell’anno, Conchita fu guidata ad approfondire la maternità, sia
sul piano spirituale, sia su quello che esercitava per i suoi figli secondo la
carne.
Conchita
Cabrera De Armida, Sacerdoti di Cristo,
Città Nuova 2008, pp. 496, € 26,00.
Volume
che raccoglie i colloqui spirituali sul tema del sacerdozio che Conchita ebbe,
durante la preghiera, dal 1927 al 1932.
Su Internet
Sito ufficiale della beatificazione (in spagnolo)
Sito
della Famiglia della Croce, che comprende sia le Opere della Croce sia altre
congregazioni annesse (in spagnolo)
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