Tutta per l’Amore Misericordioso – La Beata Speranza di Gesù (Cammini di santità # 23)


L’immagine ufficiale scelta per la beatificazione (fonte)
Avrei dovuto scrivere da tempo della Beata Speranza di Gesù, ma non ho mai trovato l’occasione migliore per farlo. In verità, il mio legame con lei era veramente esiguo: la conoscevo di fama, dopo aver visto una sua foto e le sue preghiere su una vecchia copia del manuale di preghiere Pregate, pregate, pregate che avevo trovato in una chiesa. Dato che i personaggi dotati di speciali doni m’intimoriscono un po’, non ho mai pensato di approfondire la sua storia, neanche cinque anni fa, quando fu beatificata.
Il direttore di Sacro Cuore VIVERE aveva in mente di farmi scrivere di lei per la mia rubrica, ma di anno in anno l’opportunità veniva meno.
Quest’anno ha deciso di assegnarle il mese di maggio, suppongo non a caso, dato che oggi come cinque anni fa veniva beatificata a Collevalenza, la cittadina umbra dove lei aveva abitato nell’ultima fase della sua vita.
Ho quindi contattato il Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, ricevendo parecchi libri su cui documentarmi. Non intendevo riportare i fatti prodigiosi, ma descrivere in tutta semplicità la sua testimonianza di fede. Attingere alle fonti principali mi ha fatto scoprire tutta la sua ricchezza, ma i tempi per l’articolo si facevano sempre più stretti.
Intanto, un sacerdote che conosco si è trovato a passare per Roma. Allegando una foto a un messaggio WhatsApp, la stessa immagine che ho scelto in apertura, mi ha chiesto se conoscessi la suora ritratta. Era proprio madre Speranza: lui e le altre persone con cui era partito erano stati alloggiati nella casa per ferie delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, situata nella loro prima casa fondata nella Capitale.
Ho quindi realizzato il mio pezzo, ma non è venuto molto bene. Il direttore ha aggiunto un paragrafo sul nucleo del messaggio di madre Speranza, visto che io mi ero concentrata sui dati biografici. Mi è dispiaciuto molto non aver svolto un buon lavoro, ma conto di essere ancora in tempo per tradurre nella vita, più che nello scritto, quello che ho imparato da lei.
Come altre volte, ho scelto il titolo che avrei voluto dare io, non quello adottato dalla redazione, perché mi sembrava più corrispondente all’idea che volevo fornire. Del resto, «Tutto per Amore» era il motto che madre Speranza aveva fatto suo e che la Famiglia dell’Amore Misericordioso da lei fondata continua a portare avanti.


* * *
Santomera, nel sud-est della Spagna, 1905. Suona il campanello della casa di don Manuel Aliaga, il parroco del paese. Ad aprire va María Josefa Alhama Valera, una ragazzina sui dodici anni, che vive col sacerdote e le due sorelle di lui. Si trova davanti una suora molto bella, mai vista prima. Immaginando che sia venuta a chiedere del cibo in elemosina, le chiede: «Suora, dove mette la roba che le do se non ha neanche la bisaccia?». La suora risponde: «Bambina, io non sono venuta per questo. Vedi bambina, io sono venuta a dirti da parte del buon Dio che tu dovrai cominciare dove io ho finito». Inizia quindi a parlarle del fatto che il mondo deve imparare a conoscere Dio non come un giudice tremendo, ma come un padre buono. Solo molti anni dopo sarà chiaro a María Josefa che quella suora sconosciuta era santa Teresa di Gesù Bambino: intanto, lei stessa sarà diventata religiosa, col nome di Madre Speranza di Gesù.

Primi passi nella vita religiosa

María Josefa è nata a Santomera nel 1893; il 29 settembre. I genitori sono braccianti poverissimi, che non possiedono neanche una casa propria e Maria Josefa viene affidata al parroco e alle sue sorelle, grazie alle quali riceve una prima e sommaria istruzione.
Si interroga sulla propria vocazione e a ventuno anni, il 15 ottobre 1914, lascia la casa del parroco e il suo paese per il convento delle Figlie del Calvario, a Villena; cambia nome in suor Speranza di Gesù Agonizzante. Si dedica all’educazione delle bambine del luogo, iniziando a maturare la convinzione che in seguito esprimerà così: «Credo che per educare i bambini che la divina Provvidenza ci ha affidato, dobbiamo avere più cuore che scienza, più pazienza che pedagogia ed essere per loro più madri che maestre».

Le Ancelle dell’Amore Misericordioso

Intorno alla metà degli anni ’20, suor Speranza comincia a collaborare a distanza col domenicano padre Juan González Arintero, che sta facendo conoscere, in Spagna e non solo, la devozione all’Amore Misericordioso di Gesù. È un comando che sente di aver ricevuto dal Signore stesso, come annota nel diario. Il 5 novembre 1927 scrive: «Ho trascorso parte della notte fuori di me e molto unita al buon Gesù. Lui mi diceva che devo riuscire a farlo conoscere agli uomini non come un Padre offeso dalle ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre amorevole, che cerca in ogni maniera di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli e li segue e cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro».
Due anni più tardi, nel maggio 1929, suor Speranza dà vita ad una nuova congregazione: le Ancelle dell’Amore Misericordioso, il cui intento educativo, di fronte all’emergenza che si sta producendo in Spagna (di lì a poco scoppierà la guerra civile), deve essere integrato da opere caritative. Nella notte di Natale del 1930, insieme alle prime compagne, danno inizio alla nuova congregazione e lei, da allora in poi, si farà chiamare madre Speranza di Gesù.
Negli anni successivi, madre Speranza affronta numerose prove, sia per l’insubordinazione di alcune suore, sia per ottenere l’approvazione diocesana delle Ancelle. Nel 1936 si trasferisce a Roma, dove apre una comunità che avvia laboratori e mense per i poveri. La sua unica certezza è di essere costantemente accompagnata dall’Amore Misericordioso, anche quando Gesù non fa sentire le sue consolazioni o il maligno la tormenta.

I Figli e il Santuario

Il 15 agosto 1951 nasce la nuova Congregazione maschile dei Figli dell’Amore Misericordioso che ha lo scopo di annunciare, appunto, l’Amore Misericordioso e di fomentare l’unione dei suoi membri con i sacerdoti del clero secolare.
Quattro giorni dopo, madre Speranza, i primi Figli e alcune Ancelle si stabiliscono a Collevalenza, un piccolo paese in provincia di Todi. In quel luogo, dal 1953 al 1973, si sviluppa il Santuario dedicato all’Amore Misericordioso, con varie opere annesse. Madre Speranza è certa che sia «il buon Gesù», come lei lo chiama, a volerlo.
Allo stesso modo, è sicura che vicino al Santuario debba essere scavato un pozzo, la cui acqua servirà a guarire ogni tipo di malattia. I lavori si bloccano a più riprese, ma la Madre continua a pregare e a far pregare, persuasa che «il tignoso», ossia il diavolo, non l’avrà vinta neanche stavolta. Nell’estate 1960, a centoventidue metri di profondità, contro ogni calcolo umano, viene scoperta una falda. Madre Speranza prorompe in una preghiera di lode: «Sia quest’acqua, o Signore, figura della tua grazia e della tua misericordia».
Il 22 novembre 1981 il santo papa Giovanni Paolo II visita il Santuario, nella sua prima uscita pubblica dopo l’attentato del 13 maggio. Uscendo da un ascensore, si trova davanti madre Speranza, che già conosceva dal 1964: le aveva chiesto consiglio su come far conoscere il culto alla Divina Misericordia secondo le forme rivelate a suor Faustina Kowalska. Appena la vede, si china verso di lei e la bacia con tenerezza la fronte.

Come un seme che dà frutto

Ormai madre Speranza è prossima alla fine della sua vita. Da quando si è stabilita a Collevalenza si è dedicata in particolare all’apostolato dell’ascolto: moltissime persone, di ogni età e stato di vita, si sono recate da lei per ricevere consigli e incoraggiamenti. Ha sofferto molto, anche a causa di molti uomini di Chiesa, ma si è impegnata ad amare quella sofferenza come modo per unirsi alla Passione di Gesù, di cui porta le stimmate, invisibili ma dolorose.
Un edema polmonare interrompe il suo cammino terreno, l’8 febbraio 1983. Dopo i funerali, celebrati domenica 11 febbraio, la sua salma riceve sepoltura privilegiata nella cripta del Santuario dell’Amore Misericordioso, in una tomba che ricorda un seme prossimo a spuntare dalla terra. Subito i fedeli corrono a pregare lì davanti, sicuri di essere ascoltati come quando lei era in vita.
Il 31 maggio 2014, a Collevalenza, il cardinal Angelo Amato l’ha iscritta tra i Beati per mandato di papa Francesco.

Il messaggio

[I grassetti nel paragrafo sono presenti anche nell’originale, ndr]
Al centro del suo messaggio e della sua spiritualità troviamo Cristo, rivelazione dell’Amore Misericordioso del Padre. Ciò anticipa e prepara, una visione della Chiesa come Comunione tra Dio e gli uomini e di questi tra loro, secondo quanto proporrà il Concilio Vaticano II e il santo papa Giovanni Paolo II proporrà a tutta la Chiesa.
Con la fondazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, si propose di formare una famiglia per accogliere i bambini più poveri, materialmente, moralmente e spiritualmente. Si sentiva madre prima che maestra.
Realizza il Santuario dell’Amore Misericordioso per invocare, proclamare e far conoscere a tutti il Dio “che perdona, dimentica e non tiene in conto le mancanze degli uomini, ma li attende con amore di padre per perdonarli e stringerli di nuovo al suo cuore”.
Rivolge, soprattutto attraverso la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, le sue premure ai Sacerdoti perché siano efficaci e convinti dispensatori della misericordia di Dio.

Originariamente pubblicato su «Sacro Cuore VIVERE» 3 (maggio 2019), pp. 16-17 (visualizzabile qui)

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