Canti travisati, speciale mese mariano (Le 5 cose più # 17)

Mi sa che qualche lettore riconoscerà questo libretto...
La rubrica volutamente copiata da quella di una famosa radio è tornata con nuovi canti da correggere, tanto più che è appena cominciato il mese di maggio, tradizionalmente dedicato a vivere in maniera speciale la devozione verso la Vergine Maria.
Spesso, in effetti, sono proprio i canti dedicati alla Madonna a subire variazioni a seconda dell’orecchio dei fedeli, o per le sviste tipografiche da parte di chi è incaricato di realizzare repertori più o meno ampi per le comunità parrocchiali o religiose.
Stavolta mi sento obbligata a fornire per ciascun canto anche un video con un’esecuzione il più possibile decorosa, se non l’originale, altrimenti non avreste termini di confronto.

5) Alla Madonna di Czestochowa, noto anche come Madonna Nera (Testo italiano: padre Adelfio Cimini – musica: Alicja Gołaszewska)



Qui spartito per voci dispari
Qui spartito per organo e voci dispari

Nella mia parrocchia, da ben prima che arrivassi a viverci, era in uso un foglio aggiuntivo al libro dei canti, per la preghiera comunitaria del Rosario in vari punti del quartiere. Lo scorso anno mi sono accorta che era pieno di refusi, uno dei quali riguardava proprio questo canto.
Il foglio riportava, come primo verso della seconda strofa:
Lei ti guarda e rasserena, lei ti libera dal male
Il testo corretto, invece, recita:
Lei ti calma e rasserena, lei ti libera dal male
Il che, a ben vedere, ha più senso.

4) Andrò a vederla un dì (testo italiano anonimo – musica: padre Pierre Janin)


Qui spartito (senz’armonizzazione) e accordi
Qui spartito con armonizzazione di Marco Ruggeri (corrispondente all’audio sopra)

Esistono due varianti, nella seconda strofa. La prima:
nel viaggio e tra i dolor
Oppure:
nel gaudio e tra i dolor
In questo caso, non riesco a capire quale sia la versione giusta: essendo un canto popolare, non esiste uno standard. A meno che non ci si voglia rifare a quest’articolo della rivista Madre di Dio, dove, insieme a una spiegazione del canto, si trova la variante nel viaggio.
Nel gaudio sarebbe più logica, ma il fenomeno della pareidolia acustica, che sottostà anche alle canzoni travisate profane, spesso comporta la correzione da parte dell’orecchio di chi ascolta. La costanza nella gioia corrisponderebbe a quell’invocazione in un inno della Liturgia delle Ore ambrosiana, in cui si chiede che i fedeli restino sobri negli agi, forti / nelle vicende avverse, / integri al soffio del male.
Neanche il confronto col testo in lingua originale, composto da padre Pierre Janin, della Società di Maria (qui un articolo che dimostra la sua paternità del canto), aiuta. La strofa corrispondente recita:
J’irais la voir un jour
C’est le cri d’espérance
Qui guérit ma souffrance
Au terrestre séjour.
Ossia:
Andrò a vederla un dì
È il grido di speranza
Che guarisce la mia sofferenza
Nel soggiorno terrestre.

3) Nozze a Cana (testo: Lidia Stefani – musica: Guido Pietrogrande)


Qui spartito originale con accordi
Non lo conoscevo ancora, ai tempi, altrimenti avrei potuto inserirlo nella lista dei brani per il mio matrimonio ideale, ma così facendo ne avrei dovuto escludere un altro sullo stesso tema.
In ogni caso, da quando lo fanno nella mia parrocchia anche mia madre l’ha imparato. Solo che, finché non gliel’ho fatto notare, lo eseguiva così:
Cantano con gioia le figlie d’Israele
in barba al fatto che l’ultima strofa dice: Danziamo allor fratelli.

2) È l’ora che pia (tradizionale)

Qui mi trovo costretta a gettare la spugna. Non riesco a trovare nessuna esecuzione audio in cui si senta il verso incriminato, che sul già citato foglio dei canti è così:
E l’onda sonora a Satana ostil
esulta ed onora la Vergine umil
In mancanza di un originale, suppongo che bisogni correggerla così:
E l’onda sonora a Satana ostil
esalta ed onora la Vergine umil
Anche perché le strofe successive (come in questo repertorio) fanno capire che il canto dei fedeli si unisce al suono delle campane, che avrebbe il potere di mettere in fuga il diavolo; ripetono e declinano i verbi “onorare” ed “esaltare”, appunto.
Vedo però che Google da 57 risultati per esulta, solo 5 per esalta; ciò non vuol dire, però, che abbia ragione. A scanso di equivoci, nel rifare il foglio dei canti ho rimosso questa versione, sostituendola con quella presente in uno dei due repertori parrocchiali (con O vista beata! La madre d’amor eccetera).
La popolarità di questo brano lo rende martoriato da esecuzioni approssimative e da variazioni a orecchio come quella di mia zia, che raccontavo nella seconda lista di Canti travisati.

1) Ave Maria, meglio noto come Giovane donna (testo: Luciano Scaglianti – musica: Liliana Bancolini)


Il primo posto di questa terza classifica va a un canto che non è stato pensato per essere eseguito per la liturgia, ma in momenti di preghiera, anche se, guardando agli altri brani del disco in cui era originariamente contenuto, mi fa pensare a un recital natalizio.
Anche qui, popolarità e fraintendimenti del testo vanno di pari passo: ci sono tutta una serie di svarioni che si perpetuano di copiatura in copiatura, di link in link. Ce n’è praticamente uno per strofa: vado quindi a esaminarli, confrontandoli con l’audio che ho messo a inizio paragrafo: è proprio la versione originale.
Spesso si legge, subito all’inizio:
Giovane donna, attesa dall'umanità
Così sembrerebbe che l’umanità attendesse non il Messia, ma la donna in cui lui si sarebbe incarnato (che per i cristiani è Maria promessa sposa di Giuseppe).
Nella seconda strofa, in cui è ancora l’angelo a parlare:
Grembo di Dio venuto sulla terra
In questo caso, c’è una semplificazione: la preposizione “per” indica proprio lo scopo per cui Maria è stata voluta, pensata e creata, ossia permettere l’incarnazione di Dio.
L’ultima strofa, invece, è parafrasi dell’«Eccomi» di Maria:
Ecco l'ancella che vive della sua parola
L’aggettivo possessivo, invece, va alla seconda persona singolare: Maria si rende disponibile non a compiere quello che lei stessa vuole, ma quello che Dio le ha appena detto.

Considerazioni

Quando ho iniziato a cantare in chiesa, circa venticinque anni fa, il sacerdote che guidava il coro parrocchiale diceva a tutti, anche ai bambini, di pensare bene al significato delle parole che dovevamo cantare; se non si capiva qualcosa, bisognava chiedere aiuto. Io ho sempre fatto così, sebbene a volte mi sia risultato molto difficile comprendere quali verità di fede volessero trasmettere gli autori.
Sono sicura che questo lavoro non risulterà inutile, anzi, permetterà a voi che mi leggete di entrare un po’ di più nel senso di questi brani, così da renderli autentiche preghiere e dare loro lo scopo per cui sono stati ideati.


Commenti

  1. Aggiungo un famoso canto di Comunione e Liberazione, "Il Signore è la mia salvezza". La strofa corretta è: "Ti lodo Signore perché un giorno ero lontano da te, poi invece son tornato e mi hai preso con Te", ma a Messa da quando ho 4 anni tutti cantano "Ti lodo Signore perché un giorno eri lontano da me, poi invece sei tornato e mi hai preso con Te"....sigh...

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