Ancora Canti travisati (Le 5 cose più # 6)
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Dopo
la prima lista di un annetto fa, mi sono accorta di averne lasciato fuori uno,
ma me lo sono segnata, certa che ne sarebbero saltati fuori altri. Eccoli qui:
dato che sono tutti molto famosi, il link nel titolo rimanda sempre a pagine
del sito Canto e prego.
Credo
che quasi tutti sappiano che questo canto è nato con un testo in lingua inglese,
On eagle’s wings, però ignoro chi sia
l’autore del testo italiano. Quel che so è che qualche giovane del mio oratorio
si era messo a storpiare di proposito le parole così:
squali d’Africa ti reggerà
sul parabrezza
dell’Alfa ti farà brillar…
Personalmente,
poi, ho una perplessità: perché spesso la si esegue ai funerali? Il senso è di
affidamento a Dio durante la vita terrena, non di accompagnamento in
quell’altra; a meno che non lo si intenda come incoraggiamento per chi resta.
4) Signore sei tu il mio pastor (T: dal Salmo 22 – M: R. Jef)
Mi
sono ricordata che molti anni fa, ero ancora piccola, ho sentito una vecchietta
che lo cantava, con gli inevitabili strascichi nella voce. Non conoscendo
ancora il testo, avevo capito che dicesse nulla
mi può mancar nei tuoi pastori anziché pascoli. Sarà per questo
che il repertorio Cantemus Domino, in
uso nella mia diocesi, usa la variante nulla
mi può mancar se tu sei con me?
3) Signore, di spighe indori o
Salga da questo altare (T: S. Albisetti - M: L. Picchi)
Una
signora della mia parrocchia mi ha detto che qualcuno credeva che indori fosse un aggettivo riferito a spighe,
come a dire “spighe dorate”. Però la strofa continua con i nostri terreni ubertosi, quindi dovrebbe essere chiaro che si
tratti di un verbo… o no?
Adesso
capisco perché in molti repertori parrocchiali il canto inizia con la strofa
seguente, Nel nome di Cristo uniti:
almeno quello si capisce.
2) Ave Maria di Lourdes o È l’ora che pia
La seconda posizione del podio spetta a uno dei canti alla Madonna più famosi. Una mia zia, sentendolo cantare durante il Rosario da Lourdes su TV 2000, se n’è venuta fuori un giorno chiedendomi: «Che cos’ha detto? La spilla?». Cercando di essere il più comprensiva possibile, ho risposto: «No, zia: la squilla, cioè “la campana”»! Il bello è che la zia non soffre di problemi d’udito!
Anche al primo posto un canto mariano popolare… e altrettanto facilmente travisato. L’autrice del fraintendimento è mia madre, che già la volta scorsa ci aveva regalato una perla simile (gli esuli fili di Eden nel Salve Regina) ma questa vale doppio.
Solo
dopo numerose prove e averle piazzato sotto gli occhi il testo giusto sono
riuscita a farle smettere di cantare: che
vien (anziché pien)
di giubilo oggi ti onora.
Poi
però peggiorava: Addio festevole, non anch’io!
Considerazioni
Il
canto popolare è effettivamente una risorsa da valorizzare, ma quando le parole
perdono significato ci sono due strade: o usare testi più diretti sulle stesse
melodie oppure, con molta pazienza, provare a spiegarli, così da non perdere
un’occasione di catechesi. Lo stesso Mira
il tuo popolo, ad esempio ha la variante o Vergine pia, / madre degli uomini, santa Maria, che il parroco
della mia parrocchia d’origine aveva sostituito alla precedente… ma alla prima
occasione si è sollevato un certo mormorio tra i fedeli convenuti per il
Rosario comunitario, con l’effetto che la colpa di tutto è finita su di lui.
Ci
sono poi brani moderni che alle volte risulta difficile comprendere, ma è
un’altra questione, che spero di affrontare, come in questo caso, con un’ironia
leggera.
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