Margherita Candia: un’offerta generosa per la pace
Margherita con la divisa dell’educandato (dall’archivio della famiglia Candia, per gentile concessione del Comitato Margherita Candia) |
Chi è?
Margherita Candia nacque ad Afragola, in provincia e diocesi di Napoli, il 24 agosto 1924, seconda dei cinque figli di Nicola Candia, impiegato delle Ferrovie dello Stato, e Maria Ciaramella.
A otto mesi fu colpita da una grave forma di dissenteria, alla quale seguirono tre broncopolmoniti. Le cure non davano esito, così il padre l’affidò all’intercessione di sant’Antonio di Padova, molto venerato nella sua città. Alle dodici di un giorno imprecisato del novembre 1925, mentre suonavano le campane del santuario di sant’Antonio, non lontano da casa Candia, Margherita si alzò spontaneamente dalla culla, molto sudata: era guarita.
A sei anni fu iscritta alla scuola delle Suore Compassioniste Serve di Maria della sua città. Lì migliorò ancora di più nell’amore a Dio e al prossimo, che già i suoi genitori le avevano insegnato, e fece la Prima Comunione, il 24 maggio 1933.
Nel settembre 1936 iniziò le scuole magistrali al Regio Istituto Pasquale Villari di Napoli, ma fu bocciata a causa del suo scarso rendimento e delle numerose assenze. Venne quindi iscritta come allieva interna all’Istituto Santissima Trinità e Paradiso di Vico Equense (in diocesi di Sorrento-Castellammare), retto dalle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea. Riuscì a recuperare l’anno perso e iniziò anche a stringere qualche amicizia.
Nell’ottobre 1940 conseguì il diploma di ammissione al corso superiore di istituto magistrale, necessario per arrivare agli ultimi tre anni. Nei primi mesi del 1941 manifestò alla madre di voler diventare Terziaria francescana, ma le fu suggerito di aspettare ancora qualche anno.
Divenne però socia dell’Azione Cattolica, appena rientrata all’Istituto. Iniziò anche a pensare di diventare suora, ma la sua insegnante di matematica, a cui era molto affezionata, le propose di aspettare il termine degli studi. Intanto, però, aveva respinto la proposta di fidanzamento da parte di un ragazzo di Afragola.
Nei primi mesi del 1942, nel pieno della seconda guerra mondiale, le educande vennero portate all’Ospedale militare «23 marzo» di Napoli, per confortare i soldati feriti. Margherita, prima di andarsene, si fermò al capezzale di un ufficiale, a cui erano state amputate braccia e gambe. Non avendo più nemmeno un oggetto religioso a disposizione, gli donò, col permesso delle suore, la medaglia dell’Immacolata che era il distintivo della scuola.
Da allora cominciò a chiedersi come poteva fare per diminuire la sofferenza delle vittime della guerra. Dapprima raccolse altri oggetti di devozione, poi, il 5 aprile 1942, manifestò ai familiari, riuniti per festeggiare la Pasqua, di voler diventare suora nella stessa congregazione delle sue insegnanti. Anche allora, la madre le disse di dover attendere.
Confidando lo stesso desiderio alla zia Elvira, venne a sapere da lei che alcune persone pensavano che, per ottenere la fine del conflitto, molte giovani vergini dovessero immolarsi per quello scopo. Subito, Margherita esclamò che dava volentieri la sua vita per la pace.
Nel pomeriggio del 22 maggio 1942, ebbe alcuni sbocchi di sangue e fu costretta a mettersi a letto. Le fu diagnosticata una broncorragia, ma non venne giudicata grave. Margherita, però, era certa che sarebbe morta. Si spense verso le 23 del 25 maggio 1942, a diciassette anni.
Le sue spoglie riposano nel loculo delle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea presso il cimitero di Vico Equense, anche se non è stato possibile rintracciare l’ubicazione esatta.
Cosa c’entra con me?
Penso che la storia del mio legame con Margherita sia una delle più sorprendenti che io abbia mai raccontato da queste parti. Tutto è iniziato il 29 aprile 2015, quando il webmaster di santiebeati.it mi ha inoltrato un’e-mail di un altro collaboratore del sito, Alberto Boccali, in arte Bertino, collezionista di santini e realizzatore lui stesso d’immaginette, dietro le quali scrive un breve profilo del personaggio raffigurato. Alberto gli aveva indicato quattro nomi di ragazze, compresa una giovane suora, che voleva inserire nella serie di santini che avrebbe fatto stampare, ma non riusciva a trovare informazioni su di loro; per questo motivo, il webmaster si rivolse a me.
Sulle prime, non ero molto disposta: mi domandavo perché riesumare figure misconosciute, delle quali la presunta fama di santità era appannata, per non dire scomparsa. Farne dei santini poteva essere controproducente, sia sul piano materiale sia su quello metaforico. Poi mi sono ricordata che valeva la pena, eccome: non tanto per avviare nuove cause, quanto per continuare a meravigliarmi di come il Signore continuasse a suscitare storie buone.
Su una delle quattro ragazze trovai informazioni in polacco, sulla seconda un libro da richiedere tramite il prestito interbibliotecario, sulla quarta un pieghevole tratto dal sito delle suore cui appartenne. La seconda era proprio Margherita: la pista su di lei mi era stata suggerita da un articolo che Bertino aveva trovato, dal quale emergeva che avrei dovuto provare a chiedere al convento di Sant’Antonio ad Afragola.
Il 30 aprile 2015 scrissi una e-mail al dottor Carlo Caccavale, direttore della biblioteca del convento. Nel messaggio scrissi «Come le dicevo ieri»: evidentemente, devo avergli telefonato il giorno stesso in cui mi arrivò la richiesta.
Quando ormai credevo che non avrei più ricevuto risposta, il dottor Caccavale mi scrisse, il 7 gennaio 2016: aveva trovato, proprio nella biblioteca dei frati, un opuscolo di una ventina di pagine, edito nel 1947, a firma di padre Silvestro Candela. Alla fine del testo era riportata una lista di altre piccole opere su Margherita: il bibliotecario aveva provato a cercarle tramite l’OPAC del Servizio Bibliotecario Nazionale e ne aveva reperita una a Roma. Intanto, aveva avvisato un suo collaboratore, Giovanni Russo. Gli chiesi di scansionare o fotografare le pagine dell’opuscolo, così avrei potuto leggerlo e trarne un profilo biografico per la sezione Testimoni di santiebeati.
Trascorsero altri mesi, poi, il 27 ottobre 2016, il responsabile di santiebeati (che non è la stessa persona del webmaster) m’inoltrò un’e-mail da Giovanni Russo: aveva proseguito le ricerche ed era riuscito a imbastire lui un profilo di Margherita, aiutato da padre Michele Giuliano, dei Frati Minori di Afragola, l’autore dell’articolo che mi era già stato trasmesso.
Risposi immediatamente a Giovanni perché, prima della pubblicazione, avevo risistemato la punteggiatura e diviso in paragrafi il testo. Dalla sua replica, scoprii che il ritrovamento dell’opuscolo era avvenuto mentre lui stava catalogando alcuni libri: saltò letteralmente dalla sedia, secondo le sue stesse parole, esclamando che era lei la ragazza che lui e il responsabile avevano cercato mesi prima. Aggiunse poi di aver ritrovato le sue vecchie immaginette e di aver potuto scannerizzare alcune sue lettere, conservate da una pronipote. Aveva poi organizzato una serata nell’aprile dello stesso anno, in cui venne fatta una lettura scenica di quelle missive. Concluse affermando che avrebbe continuato le sue indagini.
Credevo che, con la pubblicazione del profilo, la questione si fosse conclusa. Un mese fa, domenica 1° giugno, ho preso in edicola il settimanale Maria con te: sulla copertina del numero 22 – 31 maggio 2020, era annunciato un articolo su Margherita Candia.
Subito quel nome mi risvegliò vaghi ricordi, tanto che non attesi di arrivare a casa per sfogliare la rivista: l’articolo era alle pagine 38-41 ed era a firma di Flavia Squarcio. Giovanni Russo, che ora lavora nella biblioteca di San Lorenzo Maggiore a Napoli, le ha raccontato di Margherita e del suo amore per la Madonna, di cui ha trovato traccia anche in altre lettere, rinvenute successivamente.
Il 3 giugno gli ho scritto per congratularmi con lui e per lasciargli il mio indirizzo di casa, così da poter ricevere il libro di cui si parlava nell’articolo. Mi è arrivato la scorsa settimana, ma ho avuto tempo di leggerlo soltanto due giorni fa.
Davvero, come scrive Squarcio, la vita di Margherita ha preso colore grazie a quelle ricerche appassionate. Emergono non solo i dettagli della sua vita di fede, ma anche l’affetto per i familiari, specie per i fratellini Arturo ed Elio. Voleva molto bene anche alla sua professoressa di matematica, Maria Rosaria Ficca, e a un’educanda, Flora Longobardi, che ammirava anche lei la stessa insegnante.
Leggere i suoi temi scritti durante il periodo fascista mi ha lasciata un pochino perplessa. Già un’altra volta mi ero domandata come fosse possibile che ragazzi proposti a modelli avessero potuto appoggiare quel regime, mentre altri (penso, ad esempio, a Gino Pistoni), avevano avvertito quasi subito la sua incompatibilità di fondo con il cristianesimo.
Giovanni ipotizza che anche Margherita, dopo i patriottici entusiasmi e pur essendo obbligata a partecipare alle adunate, se ne fosse resa conto: ne sarebbe indizio il fatto che nelle missive rinvenute, a partire da quella del 15 dicembre 1939, manca, accanto alla data, l’indicazione dell’anno dell’Era Fascista.
Ho poi trovato incroci di vite sante con la sua: quando lei viveva ancora in famiglia, ad Afragola operava padre Sosio Del Prete (Venerabile dal 2016), che rinverdì il Terz’Ordine Francescano locale e promosse un’attività caritativa nei confronti degli anziani, da cui sorse la congregazione delle Piccole Ancelle di Cristo Re. Margherita stessa voleva associarsi, ma la madre ritenne che fosse troppo giovane. Gli insegnamenti delle fondatrici delle scuole dove studiò, ossia madre Maria Maddalena Starace (Beata dal 2007) e madre Antonia Maria Verna (Beata dal 2011), sono sicuramente passati anche in lei tramite le sue educatrici.
Le ricerche di Giovanni hanno portato anche al ritrovamento di un faldone con le attestazioni di numerose grazie singolari attribuite all’intercessione di Margherita. Si era intanto costituito il Comitato Margherita Candia, allo scopo di accrescere la conoscenza della sua storia e di raccogliere i fondi necessari per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione.
Mi era venuto spontaneo chiedere a Giovanni se l’attore della causa fosse il Comitato e se l’indirizzo scelto fosse la dimostrazione dell’offerta della vita. La seconda risposta era già sul sito ufficiale di Margherita: bisogna ancora verificare se esistono i presupposti indicati dal Motu proprio Maiorem hac dilectionem; in un secondo momento, verrà preparato il supplice libello, ovvero la richiesta formale da presentare al vescovo competente. Quanto alla prima, la Provincia Napoletana dei Frati Minori non si è ancora resa ufficialmente parte attrice, ma la conferma dovrebbe arrivare nei prossimi mesi.
Il suo Vangelo
Con la sua vita, Margherita ha annunciato un Vangelo fatto di affetti generosi verso i propri cari, d’impegno nei doveri scolastici al massimo delle proprie possibilità, di ascolto del volere di Dio espresso nell’obbedienza ai genitori e agli educatori.
Se anche in altri casi era apparsa pigra e svogliata, di certo, secondo le testimonianze, non lo fu quando capì che poteva contribuire alla fine della guerra offrendo sé stessa. Secondo le ricerche, le sue dichiarazioni pubbliche avvennero tre volte: la prima, di fronte alla zia; la seconda, lo stesso pomeriggio, mentre passeggiava col padre; la terza, il 10 maggio 1942 (l’ha testimoniato una sua compagna di scuola, morta pochi anni fa ultranovantenne), durante un pellegrinaggio a Pompei con le altre educande. Proprio parlando col padre, che le suggeriva di pregare ancora di più, affermò infatti:
Se il Signore mi dicesse di dover morire per la salvezza del mondo e il raggiungimento della pace, io esclamerei: eccomi qua, son pronta, prendimi pur sull’istante.
Quanto alla sua repentina fine terrena, non mi viene da pensare che il Signore l’abbia presa in parola. Piuttosto, penso che lei stessa, dopo aver pronunciato pubblicamente la sua dichiarazione, non abbia più voluto tirarsi indietro, accettando la malattia, che pure avrebbe potuto non verificarsi.
Per saperne di più
Giovanni Russo, Margherita Candia – Una vita per la pace, Edizioni San Bonaventura Onlus 2019, pp. 130.
Il libro frutto delle ricerche archivistiche e personali dell’autore.
Si può acquistare a offerta libera nella Sala Offerte della Basilica di Sant’Antonio ad Afragola, presso la Biblioteca «Fra Landolfo Caracciolo» del convento di San Lorenzo Maggiore a Napoli, oppure richiederlo ai contatti indicati sul sito ufficiale.
Su Internet
Sito ufficiale dedicato a lei
Pagina Facebook “Margherita Candia Testimone di pace”
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