Madre Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù: amare anche quando il cuore sanguina

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Chi è?

 

Amabile Visintainer (al Battesimo, Amabile Lucia) nacque a Vigolo Vattaro, all’epoca nell’Impero austro-Ungarico e oggi nel Trentino-Alto Adige, il 16 dicembre 1865. Era la seconda dei numerosi figli di Napoleone Visintainer (o Wiesenteiner), scalpellino e muratore, e Anna Pianezzer, contadina e sarta.

A otto anni cominciò a lavorare nelle filande del paese, come addetta alla cernita dei bozzoli di seta. In più badava alla nonna e ai fratelli più piccoli. Nel 1875, a causa della malattia che colpì le piante di gelso, le filande fallirono e molti vigolesi furono costretti a emigrare nello Stato brasiliano di Santa Catarina, dove furono fondati la colonia di Nova Trento e il villaggio di Vigolo.

Pur essendo molto intelligente, Amabile non riusciva a imparare correttamente a scrivere, ma dal giorno della sua Prima Comunione divenne improvvisamente capace di leggere. Quello stesso giorno, promise al Signore che sarebbe appartenuta solo a Lui.

L’amica e compaesana Virginia Nicolodi condivideva quella stessa aspirazione con lei, alimentandola con la preghiera, la lettura e l’insegnamento del catechismo ai bambini del paese. Le ragazze però non potevano essere indirizzate a nessuna congregazione preesistente, perché a Vigolo non c’era un sacerdote stabile.

Dopo la morte della madre e le seconde nozze del padre, Amabile, ormai venticinquenne, lasciò la casa paterna e iniziò a vivere con Virginia in una piccola casa nei pressi della chiesetta intitolata a San Giorgio, il patrono di Vigolo Vattaro e della colonia.

Il 12 luglio 1890 accolsero Angela Viviani, una donna anziana e malata di cancro: diedero quindi inizio all’Ospedaletto di San Vigilio. Alle due amiche si unì Teresa Maule, mentre il primo parroco stabile di Vigolo, il gesuita padre Luigi Maria Rossi, dopo uno scetticismo iniziale si convinse a dare loro una vera e propria forma di vita consacrata.

Il 25 agosto 1895 il vescovo di Curitiba, la diocesi sotto cui cadeva il loro villaggio, concesse l’approvazione canonica alle Figlie dell’Immacolata Concezione, così chiamate per la grande devozione di Amabile, diventata suor Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù, alla Madonna di Lourdes.

Nel 1903 suor Paolina fu eletta superiora generale a vita. Aprì altri ospedaletti e case per poveri a Nova Trento e a San Paolo del Brasile, dove padre Rossi si era trasferito. Tuttavia, nel 1909, monsignor Duarte Leopoldo e Silva, primo arcivescovo di San Paolo, la depose d’ufficio dal suo incarico e cambiò nome alla congregazione.

Le Piccole Suore dell’Immacolata Concezione, come vennero chiamate, stimavano madre Paolina (continuavano a chiamarla così per rispetto), che passò per varie comunità, incoraggiando le consorelle, pur rimanendo senza incarichi di responsabilità.

Malata di diabete, nel 1938 le venne amputato prima un dito della mano destra, poi l’intero arto. Negli ultimi anni di vita fu completamente cieca. Morì per una crisi diabetica con complicazioni polmonari il 9 luglio 1942, nella casa di San Paolo.

È stata beatificata da san Giovanni Paolo II il 18 ottobre 1991 nella Bahia Sul, sulla spiaggia di Florianópolis. Lo stesso Pontefice l’ha canonizzata in piazza San Pietro a Roma il 19 maggio 2002, domenica di Pentecoste: diventava quindi la prima donna canonizzata del Brasile, nonché la prima nativa del Trentino Alto Adige.

I suoi resti mortali sono venerati nella cappella della Sacra Famiglia, presso il quartiere di Ipiranga a San Paolo del Brasile, mentre la sua memoria liturgica cade il 9 luglio, giorno della sua nascita al Cielo.

 

Cosa c’entra con me?

Non credo di aver mai sentito parlare di madre Paolina prima dello scorso anno, quando mi sono procurata Santi in missione, un libro di padre Antonio Maria Sicari (del quale avevo già apprezzato Come muoiono i Santi), uscito a ridosso del Mese Missionario Straordinario.

Il capitolo su di lei mi ha davvero conquistata, perché completo anche dei racconti sulla sua infanzia. A volte, infatti, capita che dei Santi si sappia poco di quel periodo della loro vita. Per Amabile, invece, le conoscenze sono parecchie, tanto più che emigrò proprio da bambina.

Il suo sogno di consacrarsi a Dio, vanificato per ragioni contingenti, mi ha commossa davvero, ma ho riconosciuto che lei e Virginia non sono state certo ferme: pur non avendo voti, sapevano di poter servire il Signore mettendosi a disposizione della propria comunità parrocchiale, che praticamente corrispondeva al loro villaggio. La fondazione vera e propria si verificò solo quando arrivò la persona giusta al momento giusto, ossia padre Luigi Maria Rossi, il quale, inizialmente, era più propenso a far terminare quell’esperienza.

Ho poi ammirato l’intraprendenza di madre Paolina, capace d’insegnare alle prime suore il lavoro in filanda e nei campi, che lei stessa aveva sperimentato in giovane età: proprio grazie ai proventi di un campo di manioca era riuscita a far costruire una copia della grotta di Lourdes a Vigolo.

Quanto al capitolo doloroso dell’allontanamento da parte dell’arcivescovo, mi ha ricordato altri casi simili (che Giovanni Marcotullio mi ha sollecitato in questo articolo). Ho però provato ad andare oltre, riconoscendo il comportamento, anche in questo caso ammirevole, di madre Paolina.

Ha avuto un tempo di scoraggiamento, in cui il pensiero di essere dannata per l’eternità non la lasciava. Solo quando il direttore spirituale, il quale pure aveva il suo peso nella faccenda, le raccomandò di essere il cuore agonizzante della congregazione, si dispose a compiere bene quel che le veniva chiesto.

Pensavo che madre Paolina sarebbe stata una delle tante storie di cui ho letto e che ho sintetizzato, ricevendo un beneficio innegabile, ma non sapevo che sarebbe diventata ancora più presente nella mia vita.

Il 6 marzo scorso, il mio direttore spirituale mi ha invitata ad andare con lui a casa di un anziano sacerdote, don Luigi, per aiutarlo a sistemare una questione burocratica. Appena entrata nel suo studio, sono rimasta incantata dall’enorme quantità presente di libri e immagini sacre.

In un mobile con vetrina, poi, c’era un mucchio letterale di santini, tra i quali spiccava uno proprio di madre Paolina. Il mio direttore spirituale, che sa del mio interesse per Santi e affini, l’ha fatto presente al confratello, il quale è stato molto felice di regalarmi quell’immagine; l’aveva (se non sbaglio, credo che abbia anche una sua piccola reliquia) perché anche lui è nativo del Trentino.

Quando l’emergenza sanitaria ha costretto anche me a restare a casa, ho iniziato a pensare a quali articoli per santiebeati potessi dedicarmi. Mi venne subito in mente la scheda di madre Paolina, che era veramente ridotta male. Per la verifica dei contenuti, avrei potuto chiedere alle sue figlie che custodiscono, a Vigolo Vattaro, la sua casa natale.

Basandomi sul testo di padre Sicari e sui contenuti del sito ufficiale, sentivo di aver migliorato parecchio l’articolo. L’ho mandato alle suore a marzo, ma per mesi non ho ricevuto risposta.

Avevo iniziato a pensare a sollecitarle dopo aver rispolverato la scatola dove tengo i ricordi della GMG 2016 e riletto gli appunti che avevo scritto nel diario del pellegrino. In particolare, mi ero segnata alcuni passaggi dell’omelia del cardinal Angelo Bagnasco durante la Messa degli Italiani, il 27 luglio 2016, davanti al Santuario della Divina Misericordia a Cracovia.

L’allora arcivescovo di Genova, a un certo punto, parlò di quando bisogna scegliere che cosa fare della propria vita e come prendere la via della gioia vera, quella che «riempie il cuore anche quando sanguina». Mi ero appuntata la frase, invece, nel modo che ho indicato nel titolo di questo post. Rileggerla e pensare all’esperienza di madre Paolina fu un tutt’uno, ma la decisione di scrivere di lei mi è venuta il giorno successivo.

Dopo aver comprato il numero 27/2020 del settimanale Maria con te, ho infatti visto che si parlava di madre Paolina, a ridosso della sua memoria liturgica, che cade oggi. Ho letto con attenzione l’articolo, trovando menzione di un fatto che non avevo letto altrove (padre Sicari lo menzionava brevissimamente): Amabile ebbe tre sogni successivi, nei quali la Madonna le chiedeva di collaborare con lei per la realizzazione di qualcosa di nuovo.

Tre giorni fa, infine, ho telefonato alle suore di Vigolo. Ho provato a parlare più piano di quanto faccio di solito, spiegando alla mia interlocutrice, suor Marli, che l’articolo mi occorreva entro oggi. Dal tono entusiasta che aveva, credo che abbia afferrato le mie intenzioni e che apprezzerà anche questo post.

 

Il suo Vangelo

 

Santa Paolina ha annunciato un Vangelo fatto di tenacia, costanza e fiducia. Voleva solo essere del Signore e imitare i Santi di cui aveva sentito parlare e si ritrovò a essere un punto di riferimento per il suo villaggio, anche se, come accaduto ad altre fondatrici, inizialmente venne ritenuta folle.

Quando cambiò nome con quello da religiosa, di certo non immaginava che avrebbe dovuto vivere pienamente il mistero della vita di Gesù rappresentato da quell’espressione. Peraltro, il Martirologio Romano lo indica in maniera scorretta: non è “del Cuore di Gesù Agonizzante”, ma “del Cuore Agonizzante di Gesù”.

Non è una questione di puntiglio grammaticale: la Lettera enciclica Haurietis aquas del Venerabile papa Pio XII (uscita nel 1956, quattordici anni dopo la morte di madre Paolina), al paragrafo 32, dichiara che il Cuore di Gesù palpitò «di amore e di timore» «nell’imminenza dell’ora della Passione, quando, provando naturale ripugnanza dinanzi al dolore e alla morte ormai imminenti, esclamò: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice”».

Il cuore della santa trentino-brasiliana ha provato lo stesso sentimento nell’essere estromessa da una realtà cui teneva e che era stata il mezzo per sostenere tanti altri emigrati e poveri brasiliani. Dopo l’esortazione del padre spirituale, comprese che doveva pur sempre continuare ad amare, proprio come fece Gesù fino alla fine.

In questo modo, in occasione del cinquantesimo dalla fondazione delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione, poté lasciare una sorta di testamento spirituale:

Siate umili. Confidate sempre e molto nella Divina Provvidenza; mai e poi mai dovete scoraggiarvi, malgrado i venti contrari. Vi dico di nuovo: confidate in Dio e in Maria Immacolata; siate fedeli e avanti!

A questa fedeltà s’ispirano le oltre trecentoottanta suore sparse in settantaquattro comunità, che tra tre giorni festeggeranno il centotrentesimo anniversario dalla fondazione.

 

Appendice: preghiera delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione per la fine della pandemia da Covid-19

 

Le Piccole Suore dell’Immacolata Concezione che operano presso il Santuario di Santa Paolina a Nova Trento hanno composto una preghiera speciale per chiedere la fine della pandemia in corso, che anche in Brasile sta causando migliaia di morti.

Il testo che segue, di cui tento una traduzione italiana, viene recitato tutti i giorni durante le Messe celebrate nel Santuario.

 

Vieni, Spirito Santo, Spirito di speranza, che non deludi mai, conforta l’umanità in questo tempo d’isolamento sociale e di attenzione alla vita e fa’ che abbiamo fede, pazienza e unione nella ricerca solidale, affinché tutte le persone abbiano vita e vita in abbondanza.

Spirito di Luce, illumina le menti degli scienziati, affinché trovino soluzioni giuste e mezzi rapidi per sradicare il Covid-19. Assisti i responsabili delle nazioni, perché agiscano con saggezza, giustizia e solidarietà, soccorrendo i poveri che non hanno il necessario per vivere.

Maria, Madre nostra, infondi fiducia in chi vive ansioso per il futuro incerto a causa delle conseguenze sull’economia e sul lavoro. Intercedi affinché questa dura prova termini e torni a brillare un nuovo orizzonte di gioia e di speranza, di uguaglianza, e lo spuntare di un nuovo giorno, in cui la vita possa riprendere, con serenità, il corso normale.

Santa Paolina, che accogliesti i malati, le persone povere e abbandonate, conforta le famiglie che piangono per i loro cari, proteggi i professionisti della salute, i volontari, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, che in questo periodo di emergenza rischiano la propria vita per salvare altre vite.

Padre Santo, per la morte e risurrezione del tuo Figlio, ci hai scelto come tuo popolo, attendi alle nostre necessità, consola i cuori afflitti, cura le piaghe nascoste. Vieni e ricrea una nuova umanità, un nuovo Cielo e una nuova terra. Amen.

 

Per saperne di più

 

Purtroppo non ci sono biografie recenti di santa Paolina. Anche le suore di Vigolo Vattaro mi hanno detto che ne possiedono alcune, ma sono tutte antecedenti alla beatificazione e fuori catalogo, tranne un volume fotografico a ricordo della canonizzazione.

 

Suggerisco quindi di far riferimento a:

Antonio Maria Sicari, Santi in missione, Edizioni Ares 2019, pp. 304, € 14,50.

Il capitolo su di lei è Santa Paolina Visintainer – «La Fondatrice che seppe nascondersi nel cuore della sua congregazione», pp. 225-246.

 

Su Internet

 

Sito del santuario di Santa Paolina a Ipiranga, quartiere di San Paolo del Brasile (ovviamente, in portoghese brasiliano)


Contatti della comunità delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione a Vigolo Vattaro, custodi di Casa Santa Paolina


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