Madre Maria Teresa Fasce, come una rosa sulla culla di Gesù Bambino (Corona d’Avvento dei Testimoni 2022 #1)
Foto scattata dalla nipote Marisa il 10 gennaio 1936 (fonte) |
Chi è?
Maria Giovanna Fasce nacque a Torriglia, in provincia di Genova e diocesi di Tortona, il 27 dicembre 1881, quarta dei cinque figli di Eugenio Fasce e Teresa Valente, borghesi e proprietari dell’Albergo dei Cacciatori. Marietta, come la chiamavano tutti in famiglia, frequentò la scuola elementare, quindi divenne alunna interna, con le sorelle Clorinda e Carmelia, del collegio delle Figlie di Nostra Signora dell’Orto.
Alla morte della madre, Luigia, figlia primogenita di Eugenio e della prima moglie Margherita Valente (sorella di Teresa), rinunciò al desiderio di consacrarsi a Dio, dedicandosi invece all’educazione dei fratelli minori. Anche un’altra figlia, Beatrice, avrebbe voluto farsi suora, ma il padre, pur essendo un fervente cattolico, non accettava per le sue figlie se non una buona sistemazione come spose.
Marietta, rimasta poi orfana anche di padre, frequentava la parrocchia di Nostra Signora della Consolazione a Genova, retta dai padri Agostiniani: era iscritta alle Figlie di Maria, insegnava canto ed era catechista. Anche lei coltivava il sogno di consacrarsi, che si delineò meglio intorno al 1900, anno in cui fu canonizzata santa Rita da Cascia: sicuramente, in parrocchia, le parlarono molto di lei.
Diciannovenne, allora, manifestò ai familiari il suo desiderio: voleva diventare monaca agostiniana, e proprio nel monastero di Cascia. I familiari provarono a orientarla verso quello di Savona, più vicino, ma lei sentiva di dover andare a Cascia, non altrove.
La risposta alla sua lettera di presentazione, inoltre, fu negativa: la badessa temeva che una signorina borghese come lei non avrebbe resistito alla vita monastica, perdipiù in un paesino diverso dalla grande città di Genova. Marietta ripeté la domanda, che fu accolta: arrivò a Cascia il 20 giugno 1906, ma dovette aspettare due giorni per fare l’ingresso in monastero.
Nella notte di Natale del 1906 ricevette l’abito religioso e fu ammessa in noviziato. Un anno esatto dopo, fece la professione semplice, diventando suor Maria Teresa Eletta. Il suo entusiasmo dovette però fare i conti con le difficoltà causate dalla legge di soppressione degli ordini religiosi, datata 7 luglio 1866, e con il clima di rilassatezza spirituale prodotto dall’arrivo, avvenuto il 20 settembre 1897, di sette giovani monache.
Consigliata dal suo direttore spirituale, suor Teresa chiese al Generale degli Agostiniani un periodo di esclaustrazione, dopo il quale avrebbe deciso se rientrare in monastero o meno. Partita nel giugno 1910, tornò a Cascia nel maggio 1911, più decisa che mai a continuare la vita claustrale. Professò quindi i voti solenni il 22 marzo 1912.
Il 17 luglio 1914 fu eletta maestra delle novizie. Decise di non tacere la situazione grave presente in monastero: nel 1916 scrisse tre lettere nelle quali la presentava nel dettaglio. La soluzione da lei auspicata avvenne il 1° agosto 1917, con la nomina d’autorità della nuova badessa, della quale lei divenne la vicaria. Tre anni dopo, il 12 agosto 1920, le succedette come badessa. Fu rieletta per nove volte, sempre all’unanimità, nei ventisette anni successivi.
Madre Maria Teresa promosse l’edificazione del nuovo santuario in onore di santa Rita, lanciando in pari tempo la raccolta delle offerte. A questo servì anche la fondazione del bollettino Dalle api alle rose, il cui primo numero era datato 22 maggio 1923.
L’arrivo a Cascia di una povera vedova con la figlia di sette anni portò alla nascita di una nuova realtà caritativa: l’Alveare di Santa Rita, orfanotrofio femminile, seguito dalle monache e dalla badessa medesima.
Madre Maria Teresa, sin dall’epoca in cui fu eletta badessa, era però malata di tumore al seno, precisamente alla mammella sinistra. A questa malattia si univano l’asma e problemi cardiocircolatori, affrontati con la stessa tenacia con la quale fece fronte agli anni del secondo dopoguerra. Morì alle 11 del 18 gennaio 1947, nella sua camera del monastero di Cascia. Quattro mesi dopo, il 18 maggio, fu inaugurato il nuovo santuario di santa Rita.
Madre Maria Teresa fu beatificata dal Papa san Giovanni Paolo II il 12 ottobre 1997, in piazza San Pietro a Roma. La sua memoria liturgica ricorre il 12 ottobre, anniversario della beatificazione, mentre i suoi resti mortali sono venerati nella basilica inferiore del santuario di Santa Rita a Cascia.
Cosa c’entra con me?
Lo scorso 17 gennaio, alla fine della puntata della trasmissione di TV 2000 Di buon mattino, fu anticipato che, l’indomani, si sarebbe parlato di madre Maria Teresa. Almeno di nome potevo dire di conoscerla: non ricordo quanti anni fa, una delle mie cugine di Napoli andò a Cascia e mi portò, oltre alla riproduzione dell’anello nuziale di santa Rita, alcuni santini, compreso uno che la raffigurava.
Ho seguito con molto interesse la trasmissione, annotandomi gli anniversari significativi che sarebbero caduti quest’anno: oltre al settantacinquesimo della morte, appunto il 18 gennaio, lo stesso anniversario relativo all’inaugurazione del nuovo santuario, il 18 maggio. Infine, il 12 ottobre, il venticinquesimo della beatificazione.
Ho pensato allora di poterle dedicare un post in una di quelle date; non prima, però, di essermi procurata materiale a sufficienza per poter capire se tra me e lei potevano esistere delle affinità, o comunque per poter raccontare gli aspetti della sua storia che più mi avevano colpito.
Il giorno della festa di santa Rita sono passata per il santuario milanese a lei dedicato, retto dagli Agostiniani, che non è lontano da casa mia, ma non mi sono impegnata a vedere se ci fosse qualche libro sulla Beata Maria Teresa. Sono poi tornata alcuni giorni dopo, per un funerale, ma neanche allora ho visto nulla, o forse non ho cercato bene.
Lo scorso 3 settembre, invece, mentre mi trovavo a Villa Sacro Cuore di Triuggio per gli Esercizi spirituali predicati dall’Arcivescovo di Milano, ho scovato la sala di lettura, che un tempo ospitava una piccola libreria con testi in vendita. In un espositore appeso a una parete c’erano vari piccoli libri, mentre altri erano sugli scaffali. Lì, finalmente, ho trovato una biografia essenziale di madre Fasce, ma non sapevo se potessi comprarla o meno. Alla fine ho concordato che avrei lasciato un’offerta per quello e per altri due libretti.
Tornata a casa, mi sono subito data alla lettura. Immediatamente sono rimasta meravigliata dalla tenacia della giovane Marietta, e dalla sua insistenza, ben diversa da un capriccio, a farsi monaca proprio a Cascia.
Ho poi riscontrato che, una volta monaca, è rimasta pienamente se stessa, specialmente nel tempo in cui ha insistito per una regolarizzazione della vita in monastero. Se anche appariva severa, era perché sapeva cosa significasse una disciplina eccessivamente rilassata: non voleva che alle giovani monache accadesse quel che era successo a lei. Tuttavia, preferiva non imporre loro penitenze corporali, richiamandole invece al compimento esatto dei propri doveri, salvo però nel tempo della seconda guerra mondiale: voleva che le offrissero a Dio per partecipare alle sofferenze dell’umanità in guerra.
Con le monache, in realtà, però, aveva un intuito simile a quello di una vera mamma (a Napoli si dice «‘o figlio muto, ‘a mamma o ‘ntenne», cioè «La mamma capisce il figlio [anche quando è] muto»): una dote personale, di certo affinata al fuoco dello Spirito Santo.
Contemporaneamente, potevo vedere in lei i segni di una maternità che si espandeva quasi a cerchi concentrici: dopo le consorelle, venivano le orfanelle soprannominate “apette”, quindi i pellegrini, i lettori del bollettino, infine quanti le scrivevano da ogni parte d’Italia e del mondo per chiederle preghiere o per rendere grazie a Dio mediante l’intercessione ricevuta da santa Rita.
È stata madre anche per i cittadini di Cascia, all’epoca poco più di un pugno di case antiche nei pressi di uno sperone di roccia (lo “Scoglio” di Roccaporena, dove santa Rita andava a pregare). Per loro ha favorito la nascita di piccole attività imprenditoriali e commerciali; non per nulla, suo padre era stato proprietario di un albergo.
Mi viene quasi a paragonarla al Beato Bartolo Longo, fondatore del santuario della Madonna del Rosario di Pompei, ma anche della Nuova Pompei inteso come città, e a san Pio da Pietrelcina, per quanto è riuscito a fare per migliorare la vita degli abitanti di San Giovanni Rotondo.
Cascia, Pompei e San Giovanni Rotondo sono effettivamente luoghi dove la spiritualità è forte, ma anche dove il rischio di fare del commercio è sempre in agguato. Di certo, però, nessuna delle tre figure a essi collegate aveva quello come scopo primario.
Il suo temperamento volitivo – «Lo voglio benché costi, lo voglio perché costa, lo voglio a qualunque costo» era una sua espressione ricorrente – si arrendeva solo di fronte alla volontà di Dio: restava quindi fedele a quanto aveva scritto di proprio pugno nel testo per la rinnovazione privata dei voti.
Il 12 ottobre, quindi, avevo iniziato a stendere questo post, per pubblicarlo comunque entro il termine della giornata. Tuttavia, ho riconosciuto che, se l’avessi postato allora, l’avrei fatto in polemica con la mole di post, immagini, condivisioni relative al Beato Carlo Acutis, nel sedicesimo anniversario della sua nascita al Cielo e nella terza celebrazione della sua memoria liturgica. Il mio direttore spirituale mi ha più volte messa in guardia dall’errore di voler contrapporre le storie sante: di conseguenza, ho pensato di rimandare.
Il segno, per così dire, mi è arrivato mentre sfogliavo il libretto che avevo preso a Triuggio, in cerca di una frase da citare nel paragrafo Il suo Vangelo. Mi sono allora ricordata che, quando l’avevo letto per la prima volta, avevo pensato che l’occasione più opportuna non poteva essere uno degli anniversari.
Prima di spiegare il perché, propongo la puntata di Di buon mattino a cui facevo cenno sopra, che ha riacceso in me, come ogni volta che vedo qualche collegamento da Cascia, il desiderio di visitarla, anche per mettermi sui passi della mia defunta nonna, dalla quale ho ereditato il nome e la devozione verso molti Santi, Rita inclusa.
Il suo Vangelo
Alla fine, ho deciso d’inserire la Beata Maria Teresa nella Corona d’Avvento dei Testimoni. Una ragione è perché anche lei, pur avendo un compito di rilievo come quello di badessa, si è chinata sulle consorelle per servirle, seguendo lo “svuotamento” di Gesù con l’Incarnazione, che però non ha in nulla depotenziato la Sua natura divina.
Il motivo principale, però, è che lei ha testimoniato con efficacia il mistero del Natale, essendo tra l’altro devotissima al Gesù Bambino di Praga. Come indicato nel paragrafo biografico, in due Natali successivi, del 1906 e del 1907, ebbe due tappe significative del suo percorso di consacrazione.
Nella sua ultima malattia, infine, temeva di morire a Natale o comunque nei giorni delle feste, ma così avrebbe rovinato la gioia delle “apette” e delle monache; in più, temeva che le orfane avrebbero patito il freddo. La sua preghiera fu doppiamente esaudita: il giorno delle sue esequie, il 20 gennaio, c’era un inconsueto sole primaverile.
Con lo spirito amava mettersi in contemplazione del Dio fatto uomo, arrivando anche a punte di quel senso dell’umorismo che, ormai, è ritenuto dono importante per discernere la santità di qualcuno. Scrivendo alla sorella Carmelia in occasione del venticinquesimo di professione religiosa, le dava un’indicazione particolare:
Nella Notte Santa, ai piedi del Santo Bambino, osserva bene: non un asino troverai, ma, col bue, troverai due asini. Pensa: il secondo sono io!...
Con la stessa vicinanza si accostava alle “apette”, giocando con loro e vegliando sulla loro crescita. Di certo si fa vicina anche a quanti oggi vengono da santa Rita, sorridendo perché non vengono anche da lei e ignorano che quanto hanno sotto i loro occhi è principalmente frutto dell’unione tra il suo volere tenace e quello amorevole di Dio.
Per saperne di più
Mauro Papalini, Beata Maria Teresa Fasce – La sua vita, la sua spiritualità – Con il cuore in Cielo e i piedi per terra, Editrice Shalom 2021, pp. 192, € 7,00.
Biografia che evidenzia anche il contesto storico in cui la Beata visse e sviluppa anche le radici della sua spiritualità.
Mauro Papalini, Preghiere alla Beata Maria Teresa Fasce, Editrice Shalom 2020, pp. 96, € 3,00.
Una raccolta di preghiere (novene, suppliche, litanie e brevi invocazioni), anticipata da un sintetico profilo biografico.
Giovanni Scanavino, "Quando non si raffredda la carità" - Beata Madre Teresa Fasce. Un amore materno crocifisso, Edizioni Palumbi 2022, pp. 96, € 8,00.
Collaboratore della rivista Dalle api alle rose e vescovo emerito di Orvieto-Todi, l’autore sintetizza l’esperienza spirituale di madre Maria Teresa.
Su Internet
Pagina su di lei del sito della Fondazione Santa Rita Onlus, che coordina le attività caritative del santuario di Cascia
Pagina del sito del Dicastero delle Cause dei Santi, con l’omelia della beatificazione
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