Don Pablo Domínguez Prieto: in “cima” ai cuori di molti
Pablo Domínguez Prieto è nato a Madrid il 3
luglio 1966 ed è stato ordinato sacerdote nel 1991. Decano della Facoltà
Teologica San Damaso della capitale spagnola, è stato un apprezzato conferenziere
e predicatore di Esercizi Spirituali. Appassionato di alpinismo, ha scalato
numerose vette superiori ai duemila metri in Europa e nell’America Latina. Il
16 febbraio 2009 è stato ritrovato morto a seguito di un incidente occorso a
lui e alla sua compagna di scalata, la consacrata laica Sara de Jesús Gómez,
mentre scendeva dal monte Moncayo, l’ultima cima spagnola oltre i duemila che
gli mancava da conquistare. Dalla sua storia è stato tratto il documentario
campione d’incassi L’ultima cima,
diretto da Juan Manuel Cotelo Onate.
Cosa c’entra con me?
Sul finire di giugno 2010 stavo sfogliando,
come mio solito, Milano Sette,
l’inserto domenicale di Avvenire
nella mia Diocesi, quando mi capitò sotto gli occhi un articolo. Parlava
dell’anteprima prevista per lunedì 5 luglio, presso il cortile della Curia
Arcivescovile di Milano, di un documentario intitolato L’ultima cima, che aveva riscosso un successo straordinario nel
Paese d’origine, la Spagna.
A incuriosirmi fu, in particolare, il
soggetto: don Pablo Domínguez, un sacerdote spagnolo perito in un incidente di
montagna. Se da una parte desideravo conoscere meglio quella storia, dall’altro
ero scoraggiata dalla solita “vocina del cervello” che, ogniqualvolta sento
parlare in bene di qualche sacerdote deceduto, preferirebbe che non me ne occupassi.
Come in altri casi, la vocina è stata sconfitta: così, dopo aver chiesto a
un’amica se volesse venire con me, ho prenotato due posti per l’anteprima.
Probabilmente perché ero ancora scossa
dalla visione di Voglio essere profumo, il film di finzione ispirato al giovane seminarista Alessandro Galimberti,
ma nel trovarmi di fronte ancora una volta la vicenda di un credente che amava
appassionatamente il Signore, gli uomini e la creazione, la montagna nella
fattispecie, mi sono venute le lacrime agli occhi. Comprendevo benissimo quando
il regista dichiarava che, dopo aver conosciuto don Pablo e aver appreso del
suo incidente, aveva iniziato a porsi un sacco di domande sui sacerdoti, tanto
da essersi cacciato in un guaio, per usare le sue stesse parole. Anche a me era
accaduto qualcosa del genere, dopo aver saputo di Alessandro ed
essermi interessata alla vita dei seminaristi ambrosiani.
Per questo motivo, appena terminata la
proiezione, quando si è aperta la possibilità di porre domande al regista lì
presente, ho alzato la mano. Mettendo probabilmente in imbarazzo la suora che
fungeva da traduttrice, gli ho domandato se si fosse mai sentito rimproverare
di aver anticipato il giudizio ufficiale della Chiesa su don Pablo.
Ora che ci penso, temo di aver frainteso le
istanze del pubblico. Qualcuno ha gridato: «¡Una
pregunta!» («Una domanda!»), al
che ho pensato che volesse che io rifacessi la domanda: mi sa tanto, invece,
che voleva a sua volta porre una richiesta. In breve, ho riformulato il mio
intervento in senso interrogativo: che reazioni ha incontrato nell’intervistare
chi ha effettivamente conosciuto quel prete? Il signor Cotelo, dopo la
traduzione, ha risposto di non aver ricevuto rifiuti e di aver incontrato gente
che, nel parlare di lui, lo faceva sempre col sorriso.
Per ringraziarlo della sua gentilezza,
terminato il dibattito mi sono avvicinata a lui e gli ho consegnato, con
l’aiuto della suora traduttrice, due regali: un Rosario di quelli che faccio io e di cui facevo cenno qui
e una fotografia dell’Altare nel Cielo sul Mont Rous (sempre di montagna si
trattava), che portava sul retro una traduzione in spagnolo di Barattolo di nardo, così da istituire un
ponte più concreto tra Alessandro e don Pablo.
Di seguito, per chi ancora non li avesse visti, i primi cinque minuti del film, sottotitolati in italiano.
Non ho dimenticato quella serata e quel
film, come ho riferito a Filippo Ciak quando se ne è occupato su La Luce in sala,
ma credevo che non sarebbe mai arrivato ufficialmente in Italia. Lo scorso
anno, mentre leggevo il forum Cattolici Romani, ho notato un thread sui film cattolici e l’ho
guardato, casomai ci fosse qualche pellicola da suggerire al mio amico
cinefilo. Mentre scorrevo la pagina, ho visto che era ripreso un articolo del blog di Costanza Miriano che parlava
proprio de L’ultima cima. Sono andata
alla fonte e ho appreso che Francesco, un giovane fiorentino, aveva preso i contatti con la
produzione spagnola per sottotitolarlo e distribuirlo anche qui da noi. Dopo
aver invocato l’intercessione del Beato Giacomo Alberione, come ormai sono solita a
riguardo di questioni cinecattoliche, mi sono ripromessa di scrivere a
Francesco, anche perché mi era venuta l’idea di dedicare a don Pablo un profilo
biografico per santiebeati.it. Nel mese
di maggio mi sono decisa a scrivergli: lui, con gran gentilezza, mi ha risposto
e aiutata tantissimo, sia per il profilo (che potete leggere qui) sia sostenendomi nel mio voler
conoscere e diffondere delle storie di fede interessanti.
A causa di un lutto in famiglia, non ho
potuto conoscerlo personalmente né rivedere il signor Cotelo, venuti entrambi a
Milano per la prima proiezione ufficiale, cui hanno dato ampio risalto Credere e Tempi. Nel leggere tramite Facebook che le proiezioni del docufilm
aumentavano sempre più, con lo stesso sistema del passaparola che ne aveva
segnato la fortuna in Spagna, ho auspicato che prima o poi ricapitasse a
Milano, ma per un motivo o per un altro non sono riuscita a tornare a vederlo,
fino allo scorso 3 ottobre, quando è stata organizzata una proiezione per inaugurare
l’impianto digitale di una Sala della Comunità vicina alla mia nuova casa.
A quell’evento erano stati invitati in
particolare i giovani, quindi ho insistito un po’ con i miei nuovi compagni per
andarci, senza dire in alcun modo che avevo già visto il film, né di cosa
parlasse (tanto al giorno d’oggi si fa presto a saperlo). Quando, poco prima
del finale, l’impianto si è inceppato a più riprese, ho tuttavia finito col
rivelarlo alle mie vicine di posto. Temevo che mi avrebbero insultata, dato che
le avevo invitate a vedere la storia di un prete morto, ma non se la sono
affatto presa.
Di seguito, il videoclip della canzone El encuentro amoroso, dedicata a don
Pablo dal seminarista spagnolo, nonché musicista, Jaime Salido Moreno, che lo
conobbe in vita, come racconta sul suo sito ufficiale.
Venendo più direttamente a don Pablo,
rivedere il documentario mi ha fatto ricordare che aveva degli aspetti in
comune con me. Non erano certo l’acume filosofico (era l’unica materia che
avessi insufficiente al liceo) né la passione per la montagna (quelle rare
volte che ci sono andata col mio vecchio oratorio ho rimediato ruzzoloni e
figuracce varie), bensì la curiosità di fronte alle vicende esemplari di altri
sacerdoti come lui, anche vissuti tempo addietro.
Mentre mi stavo documentando sul Beato Karl
Leisner (presto su queste pagine anche lui), mi sono imbattuta nell’estratto di
un libro del nostro protagonista, Hasta la cumbre, dove lui raccontava ad alcune monache la sua storia,
sbagliandosi tuttavia in alcuni particolari (qui il brano, qui come realmente andarono le cose). Mi ero invece scordata che, nel
film, verso il finale si facesse menzione di una fotografia che don Pablo
teneva in bella vista nel suo studio: grazie a lui e a Cotelo che ha inserito
la testimonianza di chi ha riferito di quella foto, ora il Beato Martín Martinez Pascual, uno dei numerosissimi sacerdoti martiri durante la guerra
civile spagnola, è molto più noto, per mezzo dell’espressione coraggiosa che
aveva pochi istanti prima di gridare con tutte le sue forze, come tanti altri
martiri, «Viva Cristo Re!» e che catturò l’attenzione di don Pablo.
Il suo Vangelo
Forse l’unico limite de L’ultima cima sta nel non aver
presentato un prete di parrocchia, bensì un teologo, un indagatore delle realtà
soprannaturali con le due ali della fede e della ragione. Tuttavia, ha
l’innegabile merito di far scoprire, tramite il suo protagonista, che bisogna
cercare di trovare qualche lato positivo in tutti i sacerdoti che incontriamo, prima
che ci accada di rimpiangerli per sempre. Non a caso è stato girato nell’Anno Sacerdotale, che, come aveva dichiarato papa Benedetto XVI, è
partito come un tempo di ringraziamento, ma si è mutato in un periodo dove
molti fedeli, me inclusa, hanno visto vacillare la loro
fiducia verso i ministri sacri a causa del male commesso da alcuni di essi.
Nel medesimo libro che citavo prima e che
costituisce una sorta di testamento spirituale, è riportata una lettera di don
Pablo alle monache Clarisse del monastero di Lerma, risalente al dicembre 2008,
di cui ho trovato un frammento che presento in una mia traduzione:
Tutti abbiamo un “giorno e un’ora” che il Padre – nella sua eternità – conosce. M’interrogo: non dobbiamo aspettare questo giorno con lo stesso entusiasmo, ardore, desiderio e sbigottimento davanti al Dono che ci aspetta, col quale aspettiamo gli eventi di Consacrazione di questa vita? Supplico lo Spirito Santo che ci conceda di guardare ora alla nostra vita con gli occhi e col cuore che avremo in quel momento ultimo e definitivo.
Chi ha conosciuto don Pablo assicura che ha
guardato sempre alla vita con gratitudine, gioia e stupore, lo stesso che lo
prendeva al termine delle sue scalate quando, come d’abitudine, celebrava l’Eucaristia
in vetta.
Quasi tutti, infine, concordano sul fatto
che la vera ultima cima da lui raggiunta sia la santità. La prudenza che
ho assunto come linea di condotta m’impedisce di sbilanciarmi in tal senso – in fondo, è
morto da appena cinque anni – però resto del parere che la sua vita, raccontata
dai suoi amici e filmata dal regista, abbia davvero costituito uno sprone a
migliorarsi per chi è uscito cambiato dalla sala dove ha visto il film. In
fondo, è successo anche a me, quella sera d’estate di quattro anni fa,
infondendomi nuova stima e fiducia verso ogni sacerdote.
Per saperne di più
Pablo Domínguez Prieto, Fino alla cima. Testamento spirituale, Edizioni San Paolo 2014, € 14,00.
Il libro che raccoglie i testi degli ultimi
Esercizi Spirituali predicati da don Pablo, spinto dal successo del film anche nel
nostro Paese, sta per essere pubblicato in traduzione italiana (EDIT 5 marzo 2014: adesso è disponibile e, come il DVD del film, è reperibile presso le librerie specializzate).
Su Internet
Sito ufficiale de L’ultima cima in italiano.
Pagina del sito dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC) con i contatti per organizzare una proiezione del film nella Sala della Comunità più vicina.
Grazie Emilia, ieri sera per un caso fortuito una nostra amica ci ha portato a casa il film e lo abbiamo visto senza fiatare, con molti punti di commozione. Non avevo mai sentito parlare di don Pablo e oggi sono andato a cercare qualcosa di più in internet, trovando "ovviamente" che tu ne avevi ampiamente parlato. Grazie, un saluto da Lino
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