Bernadette Soubirous, la “buona a nulla” che vide l’Immacolata



Chi è?

Marie-Bernarde Soubirous, detta Bernadette (italianizzato come Bernardetta), nacque a Lourdes, nei Pirenei francesi, il 7 gennaio 1844. Figlia primogenita di François Soubirous, mugnaio, e Louise Casterot, quando la sua famiglia cadde in miseria venne dapprima accolta da una zia, poi dalla sua balia. Di fatto, oltre che a curarne i figli, si occupava di portare il gregge al pascolo. Un anno dopo, per frequentare la scuola e il catechismo, tornò a casa.
La mattina dell’11 febbraio 1858, uscì con un’amica e una sorella a raccogliere legna. Giunta presso la grotta di Massabielle sulla riva del torrente Gave, in una nicchia a circa tre metri dal suolo vide una giovane donna, vestita di bianco. La visione si ripeté nei giorni seguenti, durante i quali la ragazza si sentì rivolgere messaggi improntati alla penitenza e alla preghiera per i peccatori. Non seppe il nome della sua interlocutrice finché, il 25 marzo 1858, non glielo rivelò lei stessa: «Io sono l’Immacolata Concezione». Le apparve per l’ultima volta il 16 luglio 1858: in tutto, era accaduto diciassette volte. Poco prima, il 3 giugno, Bernadette aveva ricevuto la Prima Comunione; aveva ormai quattordici anni.
Con la rapida diffusione di quei fatti, la ragazza fu spesso interrogata dalle autorità civili ed ecclesiastiche, sebbene manifestasse un certo disagio. Nel 1860, anno in cui ricevette la Cresima, fu accolta dalle Suore della Carità e dell’Istruzione Cristiana di Nevers, che a Lourdes gestivano un ospizio, per curarsi e proseguire gli studi: tre anni dopo, chiese di essere ammessa in quell’Istituto.
Il 7 luglio 1866 arrivò al convento di Saint-Gildard presso Nevers, Casa madre delle suore. Il 29 luglio, con la vestizione religiosa, assunse – o meglio, riprese – il nome di suor Maria Bernarda. All’asma, che dall’infanzia le creava problemi, si aggiunsero altre malattie, non ultimo un tumore al ginocchio destro. Per queste ragioni fu messa alla prova dalle altre consorelle, che la ritennero adatta solo come assistente della suora infermiera. L’8 dicembre 1878 venne costretta a letto e vi rimase fino alla morte, avvenuta il 16 aprile 1879, mentre ripeteva l’invocazione finale dell’Ave Maria.
Beatificata da Pio XI nel 1925, fu da lui canonizzata l’8 dicembre 1933. Il suo corpo, integro, si venera nella cappella della Casa madre delle Suore della Carità di Nevers.

Cosa c’entra con me?
Come già in altri casi, il ricordo del mio primo contatto con santa Bernadette è particolarmente nebuloso. Penso che mia madre, o una delle mie cugine di Napoli, mi abbia raccontato la storia delle apparizioni di Lourdes e di come ne fosse stata oggetto una pastorella. Da quel momento, ho iniziato a indicarla in tutte le immaginette o copie della grotta, ma non sapevo granché di più.
Il primo approfondimento che sento di aver compiuto è stato a scuola, durante alcune lezioni di Religione. La maestra fece vedere a me e ai miei compagni un film: non era quello famosissimo con Jennifer Jones, ma una cosa più recente e a colori, registrata da un’emittente televisiva a pagamento. A stupirmi fu il fatto che la Madonna non si vedeva mai (la voce, invece, mi pare si sentisse): la sua presenza era rappresentata da un chiarore sul volto della ragazza che conferiva con lei.
Non molto dopo aver visto quel film, che credo fosse quello di Jean Delannoy, ho comprato un libro per ragazzi sul medesimo soggetto, presso il santuario di Pompei. Oltre al racconto degli incontri soprannaturali, riferito nel dettaglio, ho appreso cosa le è accaduto al termine di quegli eventi, trovando una particolare coincidenza tra la data del mio compleanno e quella in cui lei vide la sua celeste interlocutrice più bella che mai. Prima di allora, inoltre, ignoravo completamente il suo ingresso tra le suore di Nevers e, ancor più, l’atteggiamento con cui accettò le prove da parte delle consorelle e dei curiosi circa gli eventi che la videro coprotagonista.
C’è poi un episodio particolare che mi riaffiora alla mente. Nella mia parrocchia d’origine, un tempo, era presente un gruppo di Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che si occupavano dell’oratorio, inizialmente solo di quello femminile. Una domenica mattina, una di loro mi chiese di andare a recuperare non so quali foglietti che servivano per la Messa dei ragazzi e mi diede le chiavi per entrare all’oratorio femminile. Correndo all’impazzata, ho svoltato l’angolo tra la chiesa e l’altra struttura, recuperato il materiale e le ho restituito le chiavi giusto in tempo per l’inizio della celebrazione, scusandomi perché non ero stata più rapida. Il suo commento è stato: «Mi sembri proprio Bernardetta!».
Lì per lì non ho compreso il perché di quell’indegno paragone, ma, col tempo, credo che avesse intuito qualcosa che non le avevo mai detto. In effetti, in quel periodo non mi sentivo granché utile agli altri: stavo vivendo i primi impegni comunitari, ma a scuola mi ritenevo davvero inadeguata, presa in giro com’ero dai miei compagni che mi davano costantemente della tontolona. Per quel motivo, avevo deciso d’impegnarmi ancora più a fondo nei risultati scolastici e di farmi notare in parrocchia, per far capire che anch’io valevo qualcosa. Forse, se avessi capito prima il senso delle sue parole, sarei venuta su molto meno arrogante di quanto non sia adesso.
Col passare degli anni, ho iniziato a desiderare di recarmi a Lourdes, appena si fosse prospettata l’occasione più opportuna. Non mi bastavano più le copie della grotta, i racconti di chi ci era stato, i documentari, le visite al santuario della mia città dedicato alla Bianca Signora dei Pirenei ogni 11 febbraio. Nel 2011, quando ho saputo che la mia Diocesi organizzava un pellegrinaggio là, ho capito che era finalmente venuto il momento giusto.
Nel primo post della rubrica Io c’ero ho riferito quello che ho visto e quanto mi è rimasto dentro, anche se con meno dettagli rispetto agli altri pezzi della stessa categoria. Oggi ci ritorno pensando, in particolare, alla visita guidata al cachot, ossia il rifugio dove i Soubirous vivevano in condizioni veramente miserevoli. Un santo, si sa, non viene su bell’e pronto: vale anche per la nostra protagonista, che sapeva l’importanza di una famiglia capace di fare di tutto per i propri figli. Sostando a più riprese alla grotta – quella vera, finalmente! – ma anche bevendo e lavandomi il viso alle fontane, ho provato a ripercorrere l’itinerario di grazia vissuto da lei per prima.
A tutt’oggi, le preghiere che ho rivolto all’Immacolata mi sembrano non aver avuto risposta: torno quindi a rivolgerle, anche se non più in quel medesimo posto, provando ad accrescere la fiducia che, forse, non avevo messo in quel viaggio della fede, tre anni fa.

Il suo Vangelo

La vita stessa di Bernadette è un messaggio, oltre a quelli ricevuti dalla Madonna e che ha rivelato o tenuto segreti a seconda dei casi. Trasmette confidenza, semplicità, consapevolezza di essere a servizio di un piano più grande. La scarsa stima di sé che traspare, a un primo sguardo, dalle sue parole, è temperata in altri punti da una lieve ironia, come quando fece notare di valere esattamente il prezzo delle fotografie che erano state messe in vendita già all’epoca delle apparizioni.
Una volta entrata in convento, l’opinione che aveva di se stessa non è mutata, come emerge da queste parole raccolte dalla consorella suor Philippine Molinéry, a seguito di una conversazione su alcuni dettagli della sua vicenda:
Ho servito da manico di scopa alla Vergine santa. Quando lei non ha avuto più bisogno di me, mi ha collocato al mio posto che è dietro la porta.
Non vorrei contraddirla, ma penso che la sua missione non sia ancora finita. La Madonna si serve ancora di lei per spazzare via, per continuare con quell’immagine, i residui d’arroganza e di superbia presenti in ciascuno di noi.

Per saperne di più

Luciano Nervi, Bernadette - portavoce dell’Immacolata, Velar-Elledici 2004, pp. 48, € 3,50.
Per cominciare a conoscerla, è una buona base.

Elena Bergadano, Bernardetta, Edizioni San Paolo 1987 (quarta edizione 2005), pp. 168, € 5,00.
Pensata per i ragazzi, è utile anche come approfondimento dopo una prima conoscenza.

«Io sono l'Immacolata Concezione». Le apparizioni di Lourdes narrate da Bernardetta a Jean-Baptiste Estrade, Edizioni San Paolo 2012, pp. 260, € 11,00.
Il racconto delle apparizioni, curato da uno dei primi storici nonché testimone oculare dei fatti.

Le parole di Bernadette, Città Nuova 2007, pp. 256, € 6,50.
Una raccolta delle parole pronunciate durante il cammino tra le suore di Nevers.

Vittorio Messori, Bernadette non ci ha ingannati, Mondadori 2012, pp. 291, € 18,50.
Uno dei maggiori scrittori cattolici confuta punto per punto le obiezioni ancora oggi mosse contro il messaggio di Lourdes e nei riguardi di colei che ne fu portavoce.

Su Internet

Sito dei Santuari di Lourdes
Sito della Congregazione delle Suore della Carità di Nevers

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