Monsignor Luciano Migliavacca: testimone della Bellezza in musica
Monsignor Luciano Migliavacca ritratto insieme ad alcuni cantori che hanno partecipato lo scorso anno al Pontificale per la Dedicazione della Chiesa Cattedrale (foto mia) |
Chi è?
Luciano
Migliavacca è nato a Milano il 9 ottobre 1919. Entrato nel Seminario diocesano
in giovanissima età, divenne sacerdote nel 1942. Approfondì i suoi studi al Pontificio
Istituto di Musica Sacra di Roma e alla Facoltà Teologica milanese. Nel 1957
venne nominato maestro della Cappella Musicale del Duomo di Milano, continuando
l’attività di docente presso il Pontificio Istituto suddetto. Dopo aver
lasciato l’incarico nel 1998, ha continuato a seguire con attenzione la vita
del Duomo e della Chiesa diocesana e universale.
Ha composto salmi,
mottetti, cantate e brani per organo fino alla morte, sopraggiunta il 21
ottobre 2013, all’età di novantaquattro anni.
Cosa c’entra con me?
Martedì
pomeriggio, come spesso mi accade, ho buttato un occhio al sito della Diocesi
di Milano. Scorrendo la homepage, un titolo ha attirato la mia attenzione: si
riferiva a quello che in gergo si definisce “coccodrillo”, dedicato
a monsignor Migliavacca.
Avevo
già accennato a lui qui,
dedicandogli una tag in previsione di
un articolo da scrivere in caso di sua
scomparsa. Ora che il momento è venuto, ho provato a mettere nero su bianco
quanto sia stato importante per me.
Nella
mia vecchia parrocchia avevo da poco iniziato a cantare nel coro dei bambini,
ma mi era stato concesso di seguire, a volte, alcune prove per gli adulti. In
quelle circostanze sentivo don Maurizio, che all’epoca si occupava della
corale, parlare in tono enfatico di un certo Migliavacca, ma non capivo che si
trattava di un prete ambrosiano. Alcune sue composizioni erano entrate nel
nostro repertorio, specie per le feste più solenni: non vedevo l’ora, quindi,
di far parte del coro dei “grandi” per poterle eseguire. Cristo Gesù, Il sacerdote
offrì, O stupendo mistero, Cristo è risorto, solo per citare
quelle che ricordo con certezza, avevano il potere di farmi davvero intuire qualcosa
di come sia meraviglioso stare per sempre col Signore, quel “per sempre” che
don Luciano (preferiva non farsi chiamare “monsignore”), sacerdote da settantuno
anni, spero stia vivendo dal momento in cui ha reso l’anima a Colui che l’ha
dotato del dono della musica. Non ho partecipato ai funerali perché non stavo
tanto bene, ma col pensiero c’ero di sicuro.
In
verità, le prime volte che cantavo in Duomo col coro di Pastorale Giovanile, mi
sembrava quasi di usurpare lo spazio che dovrebbe invece competere alla
Cappella Musicale della Cattedrale, ora guidata dal suo discepolo don Claudio
Burgio. Penso proprio che, per onorarlo a dovere, canterò al meglio possibile
nella prossima Veglia Missionaria, poco importa se, anziché l’organo,
risuoneranno percussioni africane.
Concludo
segnalando che lo scorso anno, in occasione della Dedicazione della Chiesa
Cattedrale,
sono riuscita ad incontrarlo personalmente. Mi hanno stupita i suoi
azzurrissimi occhi, nei quali lampeggiava ancora un guizzo di vivacità. Sono
veramente felice di averlo finalmente visto da vicino, proprio un anno
liturgico esatto prima del suo passaggio alla vita eterna.
Il suo Vangelo
Pensavo di
proporre, in questo spazio, un brano dei suoi, ma penso che sia meglio far parlare
direttamente lui, con due frasi tratte da un articolo che uno dei giornalisti
ambrosiani, Luca Frigerio, gli aveva dedicato per i suoi novant’anni. Le dedico in particolare ai miei
amici del coro Shekinah e a tutti quelli che amano la musica che guida al
Signore, come una delle vie per incontrare tutti gli uomini che noi sotto la
Madonnina stiamo cercando tenacemente.
«Davvero credo non ci sia arte più efficace del canto e della musica per avvicinarsi e contemplare la bellezza divina».«Non c’è il vecchio e il nuovo... La mia unica attenzione, infatti, è stata quella di comporre musica bella: e se è bella, è sempre moderna, attuale».
Su Internet
Il canale Youtube di MrCarolus79 presenta molte registrazioni di composizioni ad opera di
don Luciano.
Grave perdita per la diocesi.
RispondiEliminaNonostante l'età era pienamente attivo.
Verissimo! Sono sicura, però, che nelle parrocchie dove i suoi canti non vengono considerati vecchio stile la sua eredità continua. Tu l'avrai senz'altro incrociato alla San Galdino, immagino.
EliminaI canti della MESSA DIALOGATA (Ed.Carrara)li ho utilizzati alla prima Messa in italiano, dopo la riforma liturgica Conciliare.
RispondiEliminaGrande emozione in tutta l'assemblea.
Li ho nella mente, li porto nel cuore e li canticchio ogni tanto, perché fanno bene all'anima e riducono all'essenza la teologia eucaristica.
Mi dispiace che nelle raccolte di canti per la liturgia siano stati dimenticati per far mosto a testi e melodie di minor valore lirico e musicale.
Così il canto d'ingresso:
Nella tua santa casa - a Te innalziam le mani:
qual nube d'incenso odoroso -si levi la nostra preghiera.
Dal cuore pentito - si sciolga un pianto sincero:
come onda fresca - dischiusa dal sasso percosso.
Col tuo perdono - riaccendi la luce nel cuore:
Tu che risplendi - qual sole nell'ombre notturne.
Ecc.
Grazie, Don Migliavacca. Nulla di sorpassato per chi ha buon gusto e fiuto.