Rolando Rivi: di Gesù, nonostante tutto
Secondogenito
di Roberto e Albertina Canovi, Rolando Maria Rivi nacque a San
Valentino di Castellarano (RE) il 7 gennaio 1931. Chierichetto nella parrocchia
dei Santi Martiri Eleucadio e Valentino, decise di seguire l’esempio del suo
parroco, don Olinto Mazzocchini, ed entrò a undici anni nel Seminario minore
diocesano di Marola.
Due anni dopo, a causa dell’occupazione del Seminario da parte dei militari tedeschi, fu costretto a tornare in paese, ma non interruppe la propria formazione e non smise di indossare la veste talare, segno della sua appartenenza al Signore.
Due anni dopo, a causa dell’occupazione del Seminario da parte dei militari tedeschi, fu costretto a tornare in paese, ma non interruppe la propria formazione e non smise di indossare la veste talare, segno della sua appartenenza al Signore.
Il
mattino del 10 aprile 1945, andato a studiare in un bosco vicino casa, non
tornò più: era stato sequestrato da un gruppo di partigiani comunisti, che lo
uccisero a colpi di rivoltella tre giorni dopo, il 13 aprile.
La
causa per indagare se l’uccisione di Rolando è realmente accaduta in odio alla
fede si è svolta in diocesi di Modena dal 7 gennaio al 24 giugno 2006. Il 27
marzo 2013 papa Francesco ha firmato il decreto con cui è stata sancito
ufficialmente il suo martirio, reso pubblico il giorno dopo. Si tratta, tra l’altro, del primo seminarista di
un seminario minore diocesano che sale agli onori degli altari. La cerimonia di
beatificazione si svolgerà domani, 5 ottobre 2013, al PalaCasaModena, il palazzetto
dello sport di Modena.
I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa dei SS. Eleucadio e Valentino a San Valentino di Castellarano, in un’urna sotto l’altare maggiore. La sua memoria liturgica, invece, cade il 29 maggio, giorno in cui il suo corpo, finita la guerra, fu riportato al suo paese.
I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa dei SS. Eleucadio e Valentino a San Valentino di Castellarano, in un’urna sotto l’altare maggiore. La sua memoria liturgica, invece, cade il 29 maggio, giorno in cui il suo corpo, finita la guerra, fu riportato al suo paese.
Cosa c’entra con me?
Non
posso negare che ho scoperto questo personaggio grazie alla curiosità che mi
prese a riguardo del seminarista ambrosiano Alessandro Galimberti (di cui
accennavo qui). Dato che, all’epoca,
quest’ultimo era morto da appena due anni, mi era venuto quasi spontaneo vedere
se esistessero casi di seminaristi diocesani per i quali fosse almeno aperto il
processo di beatificazione, se non già beati o santi, da invocare essendo certa
della loro esemplarità ufficialmente sancita.
Punto
di partenza è stata la fondamentale Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni, che, come primi risultati, mi ha dato il
Venerabile Bruno Marchesini di Bologna e, appunto, Rolando. Sicuramente, ho
intrapreso la ricerca dopo il 6 giugno 2006, data in cui il sito suddetto
pubblicò un primo profilo, a firma di Antonio Borrelli (è ancora visibile
cliccando qui, sul fondo della pagina). Le circostanze del suo
martirio – perché ora si può davvero dire che lo fu – m’impressionarono
terribilmente, soprattutto a fronte dello scopo per cui fu perpetrato: fare in
modo che ci fosse un prete in meno.
Per
un po’ di tempo l’ho lasciato stare, almeno finché, nel 2009, non mi è sorto il
desiderio di corrispondere con il professor Paolo Risso, autore della sua prima
ed esauritissima biografia e di un profilo riportato nel libro Fiaccole nella notte. Il tono commovente con cui il professore mi
raccomandò di ricorrere alla sua intercessione mi persuase, quindi, a
contattare la Postulazione della causa per avere qualche immaginetta da
regalare ai miei amici in Seminario, per suggerire loro di raccomandarsi a lui
e di pregarlo per me. Le immagini mi sono arrivate a strettissimo giro di posta
e ho subito preso a regalarle a persone che potevano parermi interessate.
Nel
consultare i libri in mio possesso per scrivere questo post, sono rimasta sorpresa della celerità con cui si è svolto il
processo diocesano sul martirio: appena sei mesi. Inoltre, ho notato che ci
sono state tantissime persone che hanno contribuito a far conoscere il nostro
martire, quasi tutte collegate al movimento di Comunione e Liberazione. Ma un Santo,
e ancor prima un Beato, è patrimonio di tutti, indipendentemente da chi si è
speso per far conoscere ciò che Dio ha operato in lui e dalle limitazioni di culto.
A
dirla tutta, mi è dispiaciuto tantissimo vedere che Rolando è stato preso a
bandiera da alcuni che lo citano per descrivere gli orrori di tutti i
partigiani nella seconda guerra mondiale. Secondo me, non gli rendono l’onore
che merita: se, come si presume, ha perdonato chi gli stava per
sparare, perché non dovremmo farlo anche noi?
Un
altro caso per cui viene preso ad esempio è quello che gli è valso la palma del
martirio, ossia la perseveranza nell’indossare la veste anche fuori dal
Seminario. Nella mia pur giovane vita, ho osservato da vicino lo stile di
abbigliamento di parecchi sacerdoti, trovandomi davanti un campionario
variegato: da quello che va in giro in abiti secolari a quello che, alla
stregua del nostro caso, non smette la talare neanche se fa caldo, passando per
chi, su un completo scuro senza camicia col colletto, pone una croce sotto
forma di spilla o di ciondolo, o per quelli che si accostano ai loro fedeli in
un impeccabile clergyman.
Qualcuno
sostiene che il comportamento di chi porta su di sé, quasi ostentandoli, i segni
del proprio servizio, non sia altro che una forma di autodifesa, come se
volesse separarsi dalla società attuale. Se io fossi un sacerdote, sono sicura
che metterei sempre almeno la camicia col colletto, riservando la talare alle
occasioni più speciali, come le celebrazioni in Duomo. Così facendo, non offenderei il ricordo di chi, per
quell’abito, ma ancor più per quello che indica, ha perso la vita per poi
trovarla, come dice Gesù.
Il suo
Vangelo
Qualcuno
potrebbe supporre che un’esistenza tanto breve come quella di Rolando non abbia
alcun elemento interessante. Qualcun altro potrebbe ritenerlo un personaggio
inattuale, non solo per l’importanza che dava all’abito sacro.
In realtà,
una vita può essere compiuta anche se agli occhi umani è durata pochissimo. La
compiutezza del nuovo Beato sta nella costanza esercitata nel vivere ciò che i
genitori e il suo parroco gli avevano insegnato, compendiabile, a mio avviso,
nella nota affermazione di san Paolo nella lettera ai Romani: «Sia che viviamo,
sia che moriamo, siamo del Signore» (cfr. Rm 14, 8).
Di
conseguenza prego, ora più che mai, che la sua intercessione valga in
particolare per i miei amici prossimi all’Ordinazione e perché provveda a ravvedere quei consacrati
che, colletto o meno, dimenticano il vero senso del loro sacerdozio.
Termino con
un avviso ai lettori: questa è solo un’anticipazione degli articoli che dal
prossimo gennaio, una volta al mese, dedicherò a figure di giovani sacerdoti o
seminaristi. Se pensate che io sia una fissata o una monomaniaca, siete liberi
di smettere di leggermi. Dal canto mio, continuerò a parlarne, sicura di non
far nulla di male, esattamente come era certo Rolando nel suo indossare la
veste.
Per saperne
di più (modificato il 13 aprile 2020)
Emilio Bonicelli, Rolando
Rivi seminarista martire, Shalom 2010, pp. 192, € 4,00.
Biografia
sintetica che presenta, in aggiunta,
una novena per chiedere la sua intercessione.
Id., Il sangue e l’amore, Jaca Book 2004 (nuova edizione 2012), pp. 166, € 15,00.
Il romanzo storico che ha contribuito a far crescere la sua fama di santità e di martirio.
Id., «Io sono di Gesù!» – Il Beato Rolando Rivi,
Piccola Casa Editrice 2013, pp. 48, € 14,00.
Il primo
libro in assoluto dedicato specificamente ai bambini e ai ragazzi.
Paola Giovetti, Beato Rolando Rivi – Seminarista
martire, testimone di Gesù,
San Paolo 2013, pp. 88, € 10,00.
Biografia uscita a ridosso della beatificazione.
Paolo
Risso, Beato Rolando Rivi
– Seminarista martire, Velar-Elledici 2015, pp. 48, € 3,50.
Il primissimo libro scritto dallo stesso autore è da tempo fuori catalogo. Nel 2015 lui ha raccontato nuovamente la sua storia in queste pagine.
Su Internet
Sito ufficiale, riorganizzato in vista della beatificazione
Sito della Pieve di San Valentino
Sito ufficiale, riorganizzato in vista della beatificazione
Sito della Pieve di San Valentino
Grazie!
RispondiEliminaVolevo inoltre aggiungere che non ci sono fonti certe che Rolando abbia detto di perdonare i suoi uccisori, lo si suppone, mentre si sa per certo che è morto pregando.
RispondiEliminaMi permetto anche di corregere la data della firma del Papa che è stata il 27 marzo e non il 28 come molti scrivono, il 28 è stato il giorno della pubblicazione.
Grazie di tutto quello che si fa per il piccolo grande Rolando.
Chiediamo a Dio che gli conceda di fare presto un miracolo.
Correzioni effettuate! Grazie a te per avermele indicate.
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