“P. G. F.”: Pier Giorgio Frassati a fumetti



Meno male che i fumetti non hanno l’audio...
Avevo dedicato uno dei primissimi post al Beato Pier Giorgio Frassati, definendolo “il mio ideale di uomo” nella duplice accezione di “mio uomo ideale” e “tipo di persona che vorrei essere”. Inaspettatamente, ho ricevuto un sacco di visualizzazioni: credevo che un personaggio come lui fosse già abbastanza famoso e che, per avere notizie su di lui, quello che avevo scritto non fosse il massimo da cui partire.
Pochi mesi fa ho ricevuto un’e-mail, che aveva come oggetto Pier Giorgio. La mittente era Lucia, ventisettenne di Monza, che, oltre a farmi i complimenti per la mia testimonianza e aver rettificato la data della veglia in traditione Symboli di cui raccontavo (anche lei c’era e ricorda che era quella del 2001), mi chiedeva un aiuto per la sua tesi di dottorato in Scienze Religiose.
Nel mio primo articolo avevo accennato al fumetto che mi fece conoscere questo Beato torinese quando avevo nove anni compiuti e acquistavo ogni domenica, al banco della cosiddetta “buona stampa”, la mia copia de Il Giornalino. Ebbene, Lucia voleva sapere se avessi ancora per casa qualche numero con le puntate di P.G.F., la storia a fumetti a lui dedicata.
Dato che ormai è sicuro che lui sia in Paradiso, mi sono permessa di risponderle che aveva ricevuto una grazia da parte sua: nel corso del trasloco in cui sono stata impegnata lo scorso anno, infatti, ho recuperato una sola copia del settimanale paolino per ragazzi con una puntata, la seconda. Sono stata attentissima a verificare se ce ne fossero altre, ma non è andata come speravo.
Così, nella miglior tradizione dei blogger che si occupano della nona arte, passo a recensire le tavole che mi sono rimaste, relative alla seconda parte, La Compagnia dei Tipi Loschi, edite sul numero 39 (1993) de Il Giornalino, alle pp. 40-46 e 55-61. Non le presento tutte, ma solo quelle che reputo più significative. Pronti?


P. G. F. – Pier Giorgio Frassati è stato pubblicato, come dicevo, ventun anni fa. Alle matite c’era Roudolph (nome d’arte di Raul Traverso), mentre della sceneggiatura si è occupato Renato Polese, specialista del fumetto d’avventura, delle riduzioni di classici della letteratura e di biografie di grandi personaggi. Era strutturato in tre parti, pubblicate dal numero 38 al 40 dellannata 1993 de Il Giornalino.
L’io narrante della vicenda era l’amico Marco Beltramo, detto Perrault. Facendo da tramite coi giovani lettori, riferiva delle avventure compiute al fianco di Pier Giorgio, ma anche dei suoi gesti di carità.
Fate click per ingrandire le tavole
Il disegno di Roudolph rende bene l’atmosfera scherzosa che vigeva tra i “Tipi Loschi”. Il lettering, ossia il testo di didascalie e parole dei personaggi, è fatto a mano, a causa dei mezzi dell’epoca. Ciò nonostante, è ugualmente leggibile, anche se noto un piccolissimo errore nel riquadro viola dove sono menzionati i membri della Compagnia.
 
Notevole l’accuratezza nel riprodurre pari pari l’atto costitutivo della società.

L’episodio della sparizione dei letti viene riferito dal disegnatore con un certo ritmo, nonostante sia ingabbiato dallo schema delle vignette.

Ma P. G. F. non è un fumetto qualunque; è pur sempre un’agiografia con le nuvolette. La vignetta in cui Pier Giorgio prega sembra quasi una pausa tra lo scherzo precedente e quello di cui finisce vittima lui, ma, come lo sceneggiatore fa dire a Beltramo, serve a suggerire ai lettori che è per questo che è degno di ammirazione, proprio come succedeva ai suoi amici.

Il campo lungo della vignetta con cui si apre questa tavola è funzionale alle parole del Beato: la montagna, per lui, era un mezzo per far intuire agli amici di essere parte di una Creazione più vasta, oltre che per svagarsi.



Con l’arrivo delle incombenze della vita adulta, prima tra tutte il servizio militare, i Tipi Loschi persero molti membri. Il cordoglio delle “lestofantesse” (chissà quale di loro è la famosa Laura Hidalgo?) viene espresso con delle curiose onomatopee: non ho mai sentito nessuno piangere facendo «Jiii... ».
Le parole in grassetto, nel primo balloon, possono essere con certezza attribuite al nostro protagonista: le trovo citate, anche se qui sono adattate, a p. 235 della più recente edizione della sua biografia scritta da Cristina Siccardi.


Con la promessa di eterna amicizia tra Marco e Pier Giorgio si chiude la seconda puntata della versione fumettistica della vita di questultimo.

Personalmente, spero che quelli de Il Giornalino, che si appresta a festeggiare i novant’anni dal primo numero, la ripropongano in un volume unico. Penso proprio, tuttavia, che ciò avverrà solo se e quando sarà annunciata la canonizzazione di Pier Giorgio, esattamente com’è successo per san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II. In quel caso, penso che dovrò rimuovere queste tavole, o almeno ritoccarle in modo tale da impedirne la ripubblicazione. Fino ad allora, per favore, se volete riproporle, citate la fonte, grazie!

Un ringraziamento particolare a padre Stefano Gorla,
direttore de Il Giornalino
per aver acconsentito alla pubblicazione delle tavole selezionate. 

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