Don Mario Ciceri: l’umiltà di un buon prete (Corona d’Avvento dei Testimoni 2016 #2)
Don Mario Ciceri circondato
da alcuni (fonte; lui è quello in piedi e con gli occhiali). |
Chi è?
Mario
Ciceri nacque l’8 settembre 1900 a Veduggio (oggi
Veduggio con Colzano), in provincia di Monza e Brianza e diocesi di Milano; era
il quarto dei sei figli di Luigi Ciceri e Colomba Vimercati.
A
otto anni manifestò la propria vocazione, sostenuto dal suo parroco don Carlo
Maria Colombo, e seppe superare le difficoltà economiche con un notevole
profitto negli studi, che gli valse delle borse di studio. Proseguì gli studi presso il collegio Gervasoni di Valnegra e
nell’ottobre 1912 entrò nel Seminario minore, all’epoca nella sede di Seveso.
In II Liceo fu inviato al Collegio Rotondi di Gorla Minore, come prefetto dei
seminaristi più giovani, anche in modo di mantenersi agli studi. Infine
frequentò il corso teologico nella sede di corso Venezia a Milano e venne
ordinato sacerdote il 14 giugno 1924, nel Duomo di Milano.
Ebbe
come prima destinazione la parrocchia di Sant’Antonino, nella frazione di
Brentana di Sulbiate, come assistente dell’oratorio. Non solo i ragazzi e i
giovani furono oggetto della sua azione pastorale, ma anche gli ammalati, gli
ex carcerati e i soldati al fronte.
Il
9 febbraio 1945, mentre tornava in bicicletta da Verderio, dove aveva aiutato
il parroco nelle confessioni, venne investito da un calesse. Mentre i suoi
parrocchiani, specie i giovani, pregavano ed erano disposti perfino a donare il
sangue per salvarlo, lui offriva la sua vita per la fine della seconda guerra
mondiale e il ritorno a casa dei soldati. Morì quindi due mesi dopo
l’incidente, il 4 aprile, a Brentana.
La
sua fase diocesana si è svolta a Milano dal 13 settembre 2003 al 14 giugno 2004
ed è stata convalidata il 30 settembre 2005. La sua “Positio super virtutibus”
è stata trasmessa nel 2008, anno in cui, il 5 dicembre 2008, è stata
convalidata l’inchiesta su un presunto miracolo ottenuto per sua intercessione.
Il 1° dicembre 2016 è stato promulgato il decreto che lo dichiarava Venerabile.
La sua tomba si trova nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino a Sulbiate,
presso l’altare della Madonna.
Cosa c’entra con me?
Erano
trascorsi quattro anni da quando mi sono riaccostata alle vicende dei Santi e
dei candidati agli altari, con particolare attenzione per quelli della mia
diocesi di appartenenza. Tuttavia, potevo ammettere di non conoscerli ancora
tutti, nemmeno in minima parte.
A
farmi scoprire don Mario Ciceri ha contribuito il racconto della sua vita, in
quattro brevi puntate, sul settimanale Milano
Sette: era il giugno 2010, nell’imminenza delle ordinazioni sacerdotali di
quell’anno. Allora, ho letto con molta attenzione quegli articoletti e
ascoltato con interesse la trasmissione radiofonica che gli dedicò lo stesso
autore.
Per
conoscerlo meglio, quindi, mi sono rivolta all’Associazione che si era
costituita in sua memoria e, tempo dopo, era diventata attore del suo processo
di beatificazione: mi mandarono un grosso libro di testimonianze, una decina di
santini e qualche pieghevole con alcune notizie biografiche.
Mi
è venuto naturale complimentarmi con quelli di Sulbiate, che non si sono tenuti
il “loro” don Mario e che, quindi, non valesse la pena di sprecare tempo e
risorse, specie economiche, per avviare un processo di beatificazione. La loro
generosità, che si esprime in molte realizzazioni e nel volontariato, ha potuto
far sì che, come dimostra il decreto promulgato ormai una settimana fa, il suo
esempio potrebbe valere per l’intera diocesi, dov’è ancora molto poco noto, e
per la Chiesa universale.
Molto
tempo dopo la lettura del libro, mi è venuto naturale paragonare il
comportamento di don Mario a quello di alcuni preti d’oratorio che conosco:
uno, abile come lui a maneggiare attrezzi elettrici e di falegnameria, ma non
di meno capace di ascoltare le inquietudini dei suoi ragazzi; un altro, che
apre la propria abitazione a tal punto che, come per il coadiutore di Sulbiate,
non si può definire casa “sua”, ma dei giovani; uno che, negli anni in cui è
stato nella mia vecchia parrocchia, ha raccomandato ai diciottenni e più di
partecipare ogni anno agli Esercizi spirituali.
Non
molti mesi fa, poi, mi è tornato in mente quando ho deciso di produrre un
profilo biografico di madre Laura Baraggia, fondatrice della Famiglia del Sacro
Cuore, dette Suore di Brentana (guarda caso, anche lei è stata dichiarata
Venerabile quest’anno). Non lo conobbe, perché morì l’anno prima della sua
ordinazione, però invitò le consorelle a pregare: si sapeva che in paese
sarebbe arrivato un nuovo vicario parrocchiale, ma il suo desiderio era che lavorasse
di comune accordo col parroco.
In
effetti, spiace constatare che, a volte, l’unione nel presbiterio sia
esclusivamente di facciata: eppure l’Arcivescovo e il Vicario generale
raccomandano spesso ai sacerdoti ambrosiani di oggi di vivere piccoli, ma
concreti esercizi di comunione.
Il
suo Vangelo
Assumendo
per un attimo i panni del promotore di giustizia (la figura, un tempo detta
“avvocato del diavolo”, che si occupa di portare le prove contrarie alla
santità del Servo di Dio in esame), ci si potrebbe domandare cos’abbia fatto di
tanto eccezionale don Mario per meritare di essere riconosciuto Venerabile. La
risposta è tanto semplice quanto, al fondo, complessa: ha fatto bene il prete,
proprio come Gesù “ha fatto bene ogni cosa”.
Ne
parlo adesso, dedicandogli la seconda candela virtuale della Corona d’Avvento
dei Testimoni, perché ho letto che realizzava personalmente il presepio in
chiesa, lavorando anche durante la notte della Vigilia (all’epoca non c’era la
Messa di mezzanotte) per i ritocchi finali. Anch’io ho preparato il mio
presepio in questi giorni, anche se non sono ancora brava come lui o come mia
madre.
Di
certo, mentre costruiva la grotta e il paesaggio attorno, don Mario pensava
alla sua chiesa e alle persone che la frequentavano. Così la descrisse, con uno
stile poetico, in una lettera del 15 agosto 1936:
La chiesa deserta è ancora pregna del profumo di
incenso... Fuori una giornata aprica riverbera all’interno i suoi fulgori
attraverso gli ampi finestroni... oh, tutto questo solleva in alto! Oh...
quanto dev’essere bella una spanna di Paradiso!
Penso
proprio che a sua volta lui sia stato «una spanna di Paradiso» per i suoi
(ormai non più tanto) giovani di Sulbiate, quegli stessi che, dopo aver saputo
del decreto, hanno pianto di gioia sulla sua tomba.
Per
saperne di più
Don Mario Ciceri ieri e oggi a Sulbiate, a cura dell’Associazione «Don Mario Ciceri»,
Tipolitografia CM, 2000, pp. 150, offerta libera.
Un
volume di testimonianze uscito nel primo centenario della nascita di don Mario
(si può richiedere all’Associazione a lui dedicata).
Massimiliano Taroni, Don Mario Ciceri – Una vita spesa per gli
altri, Velar-Elledici 2012, pp. 48, € 3,50.
La più
recente biografia in commercio, che attinge largamente al volume sopra
menzionato.
Su Internet
Sito
dell’Associazione Don Mario Ciceri Onlus
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